Provvedimenti governativi che contraddicono decisioni vincolanti dell’autorità giudiziaria e i principi fondamentali del diritto del mare. È questo che sta accadendo nel Mediterraneo.
A bordo dell’imbarcazione si trovavano 92 persone soccorse in tre diverse operazioni.
La procuratrice per i minorenni di Palermo aveva disposto lo sbarco immediato dei minori e dei vulnerabili, tra cui 31 adolescenti e tre ragazze sole.
Il capo della Procura di Agrigento, Giovanni Di Leo, ha poi autorizzato lo sbarco per tutti, riconoscendo la necessità di un porto sicuro e prossimo.
Nonostante ciò, il Viminale contesta a Mediterranea di non aver raggiunto Livorno, un porto che la nave non avrebbe potuto dirigere senza violare i provvedimenti delle procure e una diffida della Guardia costiera che autorizzava l’approdo in Sicilia.
Siamo di fronte a una situazione paradossale: si punisce chi ha rispettato le disposizioni della magistratura e si ignorano fatti, prove, evidenze mediche e diritti fondamentali delle persone soccorse nel Mediterraneo.
La criminalizzazione delle ONG non solo contrasta con il diritto internazionale e con i doveri di soccorso, ma si traduce in un accanimento che colpisce chi salva vite umane e chi è in cerca di protezione.

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