Nel cuore del Medioevo, tra ombre leggiadre di boschi e rocche arroccate sulla bruma, nasce la leggenda di Merlino e Artù, intrecciandosi a un mosaico di profezie che segneranno per sempre la letteratura europea. Merlino, il mago misterioso, sembra emergere dagli scritti più antichi già come voce profetica: nella Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, testo fondamentale per la tradizione arturiana del XII secolo, Merlino offre visioni oscure e luminose su destini regali, scontri di popoli e l’avvento di una Britannia rinnovata. Queste profezie non sono semplici pronostici, ma portano la carica di sogni politici e spirituali, imprimendo sui sovrani l’anelito a una guida illuminata.
Nel racconto di Goffredo, Merlino narra le lotte tra i popoli della Britannia, fra cui il drago rosso e il drago bianco, allegorie potenti di gallesi e sassoni. Dagli scavi filologici sembra che la figura di Merlino sia stata costruita fondendo tradizioni celtiche, con echi delle leggende irlandesi e gallesi sugli uomini dotati di visioni. Attraverso questa veste di profeta, Merlino diventa voce della natura, interprete di segni e rivelatore dei segreti che avvolgono Artù, il sovrano predestinato.
Artù si staglia come monarca ideale, portatore di una giustizia perfetta e destinato a un regno che sfida i limiti del tempo. Accanto alla sua ascesa, le profezie di Merlino diventano strumento di legittimazione: la spada Excalibur, la tavola rotonda, la ricerca del Sacro Graal, ogni gesto e ogni scelta di Artù sono previsti, incoraggiati o messi in guardia dalle visioni arcane del mago. Da fonti accademiche emergono dettagli: il nome di Artù appare già in cronache gallesi del IX secolo, ma è con la valorizzazione delle figure destinate dal fato che il ciclo arturiano assume la sua forma mitica più celebre.
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Le profezie attribuite a Merlino si arricchiscono via via nei testi successivi, come le Prophetiae Merlini e la Vita Merlini, sempre di Goffredo, e in manoscritti francesi e italiani che rielaborano motivi simbolici e storici. Questi oracoli promettono la rinascita della Britannia sotto Artù, narrando anche la sua misteriosa partenza verso Avalon, luogo ai confini del mondo, dove il sovrano attende di tornare quando il regno avrà ancora bisogno di lui. La ricchezza delle varianti mostra una tensione fra la storia e il mito: se le profezie di Merlino rispondono a esigenze politiche (come la legittimazione degli anglonormanni), si intrecciano anche con sogni mistici e visioni escatologiche che alimentano la speranza popolare.
Recenti studi accademici hanno illuminato la stratificazione di questi testi antichi, evidenziando come Merlino sia figura di confine fra paganesimo e cristianesimo, fra saggio druido e consigliere sovrannaturale. Le fonti mostrano la sua capacità di predire eventi storici realmente accaduti, camuffandoli sotto il velo del mito. Così le profezie di Merlino non furono solo un racconto meraviglioso, ma anche una forma sottile di critica e speranza collettiva, un modo per parlare di guerra, pace e futuro usando la lingua della leggenda.
La riscoperta dei manoscritti perduti, le nuove interpretazioni storico-filologiche e le indagini archeologiche nei luoghi associati a Merlino e Artù – come l’area di Tintagel – aggiungono ogni anno nuove tessere a un mosaico intricato. La leggenda si fa voce che attraversa i secoli, invitando lettori e studiosi a interrogarsi sulle verità nascoste fra storia e mito, fra destino e libero arbitrio. Le profezie di Merlino continuano ad affascinare, suggerendo che dietro le parole antiche si nasconda ancora un segreto pronto a essere rivelato.
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