sabato 27 aprile 2024

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NON DATE LA COLPA A KLOPP? IL LIVERPOOL SI ARENA A FINE STAGIONE

 



Dopo la sconfitta secca e senza appello nel derby contro l’Everton, Jurgen Klopp si è personalmente scusato con i tifosi per il momento della sua squadra, che appare la pallida copia di quel che era solo poche settimane fa. Ma che è successo al Liverpool? È giusto gettare la croce addosso al tecnico tedesco, giunto ormai al giro d’onore con la squadra dove aveva trovato l’ambiente ideale per il suo calcio?


È vero, farsi scivolare tra le dita due o tre trofei che sembravano alla portata nel giro di qualche settimana non induce all’ottimismo e alle analisi misurate. Dopo aver alzato la Coppa di Lega a febbraio, strappandola al Chelsea nei supplementari, il Liverpool era ampiamente in corsa per l'Europa League, l’FA Cup e la Premier League. Il fatto da non scordare è che lo era comunque fuori pronostico, visto che la stagione dei Reds del Merseyside era partita come un anno di ricostruzione, in cui tornare a essere squadra e integrare i nuovi. 


Le sconfitte con lo United in FA Cup, l’Atalanta in Europa League e adesso l’Everton in Premier League sono però arrivate in rapida sequenza a far crollare una squadra che solo ora sembra apparire un gigante dai piedi d’argilla. Il capitano Van Dijk davanti ai microfoni ha parlato di mancanza di carattere, del fatto che l’Everton arrivasse prima sul pallone. Nelle sue parole sembra palesarsi quella mancanza di energia, innanzitutto mentale, che Klopp aveva indicato come causa del suo addio nell’annuncio di gennaio.


Di mezzo si sono messi anche gli infortuni, perché nella vita si sa, piove sempre sul bagnato. Mohamed Salah, se ve lo foste scordati, aveva saltato 10 partite in 7 anni al Liverpool, trascinando la squadra nei momenti difficili. In questa stagione quando è stato presente lo è stato raramente a pieno servizio, sempre alle prese con un acciacco o un altro. Stessa cosa per Diogo Jota, che non ha potuto dare quanto avrebbe sperato. Quelli che non avrebbero dovuto farli rimpiangere, Darwin Nuñez e Luis Dias, non sono stati all’altezza. Sicuramente non sono giocatori mediocri in senso assoluto, semplicemente non sono ancora al livello dei compagni in questa stagione, pur avendo totalizzato nel caso dell’uruguagio un gol ogni 180’.


A questo punto ci vorrà ben più di un miracolo nelle quattro partite che restano per provare fino in fondo a lottare per il titolo. Quattro gare da vincere contro avversari di alta classifica tostissimi come West Ham, Tottenham, Aston Villa prima di trovare da ultimi i più abbordabili Wolves. Il sempre più popolare modello statistico di OPTA – non chiamatelo supercomputer! – dà ai Reds il 2.7% di chances residue di mettere nel sacco Arsenal e City. Non impossibile, ma quasi, con Guardiola che stasera va a far visita al discepolo De Zerbi a Brighton. 


“You lost the League at Goodison Park” cantavano tutti in coro i tifosi dell’Everton dopo aver battuto i rivali e possiamo caprine bene il sentimento di rivalsa. La vendetta d’altronde è un piatto che va servito freddo ed era da molto che aspettavano, da quando c’era ancora Rafa Benitez. Nonostante le tante azioni da gol create e non concretizzate, resta la sensazione che si potesse fare di più. Soprattutto la difesa ha mollato sul più bello, concedendo occasioni ad avversari sulla carta meno attrezzati e facendo fare bella figura agli attaccanti avversari (se Calvert-Lewin può staccare di testa in area da solo…) 


Sicuramente Klopp potrà imparare anche da questi errori per la sua prossima avventura, così come il suo successore – per molti si tratta del tecnico del Feyenoord, Arne Slot – starà prendendo appunti per evitare di caderci mani e piedi anche lui alla prima occasione. Perché i manager vanno – anche quelli che resteranno sempre nel cuore – il Liverpool resta.

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🇮🇹 Notte...🎶 e per sempre GRAZIE!




https://youtu.be/4CI3lhyNKfo...✊🏻🇮🇹🌹

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venerdì 26 aprile 2024

49

 


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Hyun-seok Hong

 


Tra i vari giocatori che stanno stupendo in Belgio, forse quello più sottovalutato gioca nel Gent. Parliamo del coreano Hyun-seok Hong, metronomo della squadra, che sta lottando per un posto in Europa.

Classe 1999, arriva in Europa a 20 anni, passa dalla Germania e dall'Austria e, nell'Agosto del 2022, arriva a Gent, per l'irrisoria cifra di 1 milione e mezzo.


Intelligenza calcistica applicata, questo è Hyun-seok Hong. Il suo mancino nasconde sempre grandi sorprese e, grazie alla versatilità che lo contraddistingue, è diventato quest'anno l'uomo squadra per eccellenza. Si inserisce spesso e volentieri in area e dà un apporto significativo alla manovra offensiva dei "Buffalo's".


Il primo anno al Gent, 17 g/a. Quest'anno 14 partecipazioni al gol, ma con un bel po' di partite in meno. Il rullino è quello di un trequartista, di un 10, ma lui è molto più 8. È questo che fa divertire sia noi, Redazione di Sottoporta, che tutti i tifosi del Gent sparsi per il mondo.


Il ragazzo è estremamente preciso palla al piede, non tanto nella progressione, piuttosto nel "decision-making". Infatti, dati alla mano, è il migliore in Pro League nel "second assist", cioè i passaggi fondamentali nella costruzione del gol (pre-assist direttamente o quelli chance-creator). Ma anche senza usare i dati, le sue doti di regia sono oggettivamente fuori scala per la Pro League.


In zona difensiva, solitamente si limita a fare da diga a centrocampo, un po' per il gioco del Gent un po' perché non si sente molto protagonista in zona difensiva. Nonostante questo, marca sempre l'avversario in maniera precisa, diventando un cliente difficile anche nell'altra fase.


In conclusione, se il Gent dovesse raggiungere l'obbiettivo Europa, vincendo il girone che, ad oggi, lo vede 1^, tanto merito sarà di Hyun-seok Hong. La valutazione (sempre crescente) di Transfermarkt dice "8,00 mln" - chissà se qualche squadra furba, quest'estate, si farà avanti per accaparrarselo... 🇰🇷 🇧🇪

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I tram sospesi di Wuppertal, Germania

 


📸 Guido Kosch

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DONNE PARTIGIANE ...❤🌹

 


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LILY

 


Lillian Parr nasce in Inghilterra il 26 aprile 1905, in una famiglia di estrazione operaia.

Soprannominata "Lily", lavora come infermiera e inizia a giocare a calcio.

Acquistata dalla più forte squadra femminile dell'epoca, la "Dick Kerr's Ladies Football Club", gioca fino al 1951, segnando oltre mille goal.

Lesbica dichiarata, Lily convive con la sua compagna Mary e diviene un simbolo dei diritti LGBT.

Lily muore nel 1978 e, nel 2002, è l'unica donna a essere inserita nella "Hall of Fame" dei più grandi calciatori inglesi della storia.

Occhi di un mondo altro

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Corvinul Hunedoara

 


Due semifinali di coppa negli anni ‘80, qualche partecipazione in massima serie, due turni di Coppa UEFA giocati nella stagione ‘82/83.

Dopo di ciò, poco altro.


Il Corvinul Hunedoara, attualmente in Liga II, è tornato alla ribalta grazie al suo percorso in Coppa di Romania.

Vinto il girone preliminare a punteggio pieno con 9 gol fatti e 0 subiti, ha poi rifilato un sonoro 4-0 al CFR Cluj e un incredibile 3-1 al Voluntarii. 


Una storica finale conquistata con tanti meriti.

Protagonista il 27enne attaccante Marius Coman, attaccante che in coppa ha firmato 5 gol e 2 assist in 6 partite.


Il classico “Davide contro Golia” ripetuto più volte. Adesso oltre alla promozione in SuperLiga, c’è una coppa da alzare e Coman è pronto a scrivere la storia a suon di gol. 🇷🇴

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26 Aprile 1998, Stadio Delle Alpi.

 


Lo scudetto, o almeno una bella fetta di esso, passa dalla partita che va in scena a Torino.

Juventus-Inter.


Per capirci, in campo i valori sono decisamente alti da entrambe le parti.

Zidane,Inzaghi e Del Piero da una parte.

Zanetti,Simeone e Ronaldo dall’altra.


La Juventus passa subito con Del Piero, poi la partita si congela.

Sì, perché per assistere a ciò che renderà  famoso il match bisogna attendere fino al minuto 70’, quando tutto, ma proprio tutto, prenderà una strana direzione.


Ronaldo, impegnato in un dribbling su Iuliano, viene clamorosamente steso dentro l’area, ma l’arbitro Ceccarini lascia proseguire.

Sugli spalti, in campo e dalla panchina infuria la protesta, con un Simoni decisamente e comprensibilmente inferocito.


Il ribaltamento di fronte è dei più pazzi di sempre.

Dopo essere entrato in area, Alex Del Piero viene steso: rigore per la Juve.


Rigore che non si concretizzerà, ma nonostante ciò, appena due giornate dopo, per la Juventus sarebbe arrivato lo scudetto.

Se non altro il più discusso di sempre.🖋


#nonèpiùdomenica

#memories

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Viva la Resistenza!

 


"I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse.


Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!».


Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza''.


Buon 25 aprile con le parole di Piero Calamandrei.

Leonardo Cecchi 

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Non bisogna mai aver paura dei mostri!



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Buon venticinque aprile a tutti!

 



«I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi». 


Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi».


Tutto questo i ragazzi non lo sanno: aveva ragione Pasolini nel dire che siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell'oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com'è.


Se l’Italia avesse cura della sua memoria, si accorgerebbeche i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.


Piero Calamandrei su Pasolini. ➡️ Se vi piace ciò che pubblico, potete trovarmi anche su Instagram, dove vi parlerò dei grandi classici, mi trovate a questo link: https://www.instagram.com/ilprofessorx


#cultura #liberazione

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Forza Udinese

 

🟨🟥👏🏻⬜️⬛️



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giovedì 25 aprile 2024

Lukaku

 


Secondo quanto riportato da alcune fonti, il Chelsea sarebbe pronto a ridurre le richieste per Romelu Lukaku.

Non più i 40 milioni della clausola, dunque, ma un prezzo inferiore, o addirittura il rinnovo del prestito.

Dal canto suo, sembra che Romelu sarebbe felice di rimanere alla Roma e disposto ad abbassarsi l'ingaggio rispetto a quanto percepito al Chelsea.

È stato più volte criticato per qualche prestazione sottotono, soprattutto con l'arrivo di Daniele in panchina, ma Romelu è uno che sposta gli equilibri e quando non c'è lui la sua assenza si sente eccome.

Trattenere un attaccante come lui, con le sue doti, il suo fisico e la sua caratura, facendogli fare tutta la preparazione estiva con la squadra sarebbe un colpo incredibile.

Ripartiamo da lui, ripartiamo da Big Rom.

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Iker Muniain

 


Con un video sui canali social dell'Athletic Club, Iker Muniain ha annunciato che a fine stagione, dopo 15 anni in prima squadra, lascerà il club. 


«Sono arrivato a Bilbao quando avevo dodici anni, da bambino, e oggi, quasi due decenni dopo, vi annuncio la mia partenza al termine di questa stagione, dopo quindici anni in prima squadra. Lascio dopo aver conquistato la tanto desiderata Coppa del Re, salire sulla Gabarra quarant'anni dopo è stato qualcosa di incredibile. È stata una decisione molto difficile, ma penso che sia la cosa migliore per l'Athletic e per me. Amore mio, è arrivato il momento di separarci».

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Buongiorno 😘

 


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La corsa europea di De Rossi si è fatta in salita. Udine decisiva

 



La Repubblica (P.Torri)

La salita è appena cominciata, ma non è finita. E’ il concetto che la Roma deve mettersi bene in testa dopo i tre schiaffi presi da un Bologna che all’Olimpico ha ribadito di essere la squadra più bella di questo campionato, anche più di quell’Inter che si è appena cucita la seconda stella sulla maglia. I numeri dicono che quella rincorsa alla qualificazione Champions League deve ricominciare, il tutto dopo due delle otto tappe di un ciclo terribile che in ventiquattro giorni hanno visto e vedranno la Roma scendere in campo per sette sfide una più difficile dell’altra (dopo Milan e Bologna, la doppia sfida europea con il Bayer Leverkusen, Napoli e Atalanta in trasferta, la Juventus all’Olimpico), più la ventina di minuti del recupero di Udine che la Lega dei casini, pardon di Casini, ha pensato bene di imporre giovedì prossimo.


Il brutto risveglio contro il Bologna in questo senso può dare una scossa, anzi deve darla. E’ stata la prima vera sconfitta della gestione De Rossi. Le precedenti due, la prima contro l’Inter peraltro con tanti rimpianti, la seconda ininfluente a Brighton, avevano regalato più certezze che amarezze. Questa rischia di lasciare il segno. La Roma deve essere brava a non consentirlo, deve ripartire dalle certezze acquisite in questi ultimi tre mesi, nella consapevolezza che se la può giocare contro chiunque.

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Melona dai che ce la fai😎

 


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Eddie Murphy, 48 Hrs. (1982)

 


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Buongiorno 😘

 


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Roma, zona Champions a rischio per le 7 sconfitte con le big

 




La Roma al quinto posto in classifica si spiega facilmente con un numero: 7 sconfitte nei 7 incontri di campionato contro Inter, Milan e Bologna due volte, più Juve una volta.


Come scrive il Corriere della Sera, la sconfitta contro il Bologna – la seconda dell’era De Rossi, dopo quella contro l’Inter – nasce dalla fatica extra in Europa League, dove la Roma ha giocato in 10 contro 11 per 70′, ma anche da alcuni difetti strutturali ai quali bisognerà porre rimedio in futuro.

De Rossi nuovamente a rischio ? secondo nostre indiscrezioni ad oggi apparte una promessa di rinnovo non cè nulla di firmato! Dan Friedkin vorrebbe altro mentre Rayan che ha stretto un certo legame con il mister vorrebbe tenerlo......decisivo sarà il nuovo direttore sportivo e la qualificazione in champions piu dell'eventuale finale europea

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I #pampinih di Bugliano sono bravini con la sabbia…

 


#ih4tesand

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N'Dicka sorride: può tornare in campo


 



Il Tempo (M.Cirulli)

Arrivano buone notizie dallo staff medico di Trigoria su N'Dicka. il centrale ivoriano ha ottenuto nuovamente l'idoneità per riprendere l'attività sportiva, già da oggi. Nelle scorse ore l'ex Eintracht si è sottoposto a una serie di accertamenti cardiologici e polmonari di terzo livello a Villa Stuart dopo quanto successo a Udine. Gli esami hanno confermato l'assenza di patologie cardiache oltre alla guarigione del minimo pneumotorace verificatosi durante la partita di campionato in Friuli. N'Dicka potrebbe così tornare a disposizione di De Rossi già dalla sfida col Napoli di domenica (trasferta vietata ai residenti nel Lazio), dove sarà assente Llorente per squalifica - oltre a Paredes.


Situazione simile per Lukaku, che dopo l'infortunio subito con il Milan vuole provare a strappare una convocazione per la trasferta in Campania per poi partire titolare nell'andata di Europa League con il Bayer Leverkusen. Il belga ieri non ha preso parte al primo allenamento dopo la sconfitta con il Bologna in vista del recupero di domani con l'Udinese: il gruppo si è diviso tra scarico in palestra per chi ha giocato lunedì pomeriggio con i felsinei, mentre hanno lavorato in campo quelli rimasti in panchina o subentrati a gara in corso.

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Mourinho number one

 


Paolo un nostro caro lettore e fans della pagina scrive questo commento che riteniamo esemplare ,un commento che ci tocca il cuore che racchiude l'espressione massima di quello che abbiamo sempre pensato!

grazie Paolo per averci concesso la possibilità di condividerlo con tutti gli atri.


Se ripenso che lo special one

Ha portato sto Pandino Co le gomme lisce prima a Tirana e poi a Budapest...

Senza svilar e senza lukaku ma con rui patricio in porta e abraham centravanti....

Dovendo fare fra l altro er GM er DS er DT e l addetto stampa...

Capisco ancora di più l immensità dell impresa fatta e della grandezza de miracolo sportivo raggiunto....

Grazie per sempre

Special one

JM N.1❤️

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mercoledì 24 aprile 2024

Giancarlo Siani vivrà per sempre!

 


Che immensa tristezza sale nell'apprendere che a Napoli mentre in una scuola proiettavano il film su Giancarlo Siani, alcuni studenti si sono messi ad applaudire alla scena del suo omicidio. 


Purtroppo - lo si vede in giro - ormai il degrado avanza a passo di carica in tutto il Paese. Non scado nell'assolutismo della retorica semplicistica dei prodotti cinematografici che esaltano le mafie (e la camorra in particolare qui in Italia), ma d'altronde è impossibile negare che questo abbia avuto un'influenza in un terreno assai fertile, concimato a "tronismo", tv spazzatura, promozione di valori degradanti come il consumismo sfrenato, l'iper individualismo e il disprezzo per la cultura (che anzi s'irride). 


Un sistema che rinuncia a scegliere i modelli da promuovere e trasformare in simboli (e lo si fa con la scuola, il cinema, le istituzioni, la tv ecc.), lascia che altri figuri prendano il sopravvento, diventando esempi. Da noi questi sono quasi tutti camorristi e malviventi che anche solo nella finzione televisiva o persino nelle canzoni mostrano vite di azione, ricchezze e sedicente coraggio. 


Nel degrado, nella fossa, essi prosperano. 


Al fratello Paolo, solidarietà per quanto accaduto.

Leonardo Cecchi 

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Lorieri si aggiusta i meravigliosi Uhlsport.

 

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Ti lovoo Morona

 


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Eloi



 🔥🔥 È lui o non è lui? Certo che è… Eloi 🇧🇷! 


Francisco Chagas Eloia, conosciuto da tutti come Eloi, fantasista brasiliano classe 1955. 


Nel 1983, il Genoa lo strappò al Vasco da Gama, cercando di replicare i colpi di Falcao alla Roma e Zico all’Udinese. Arrivato sotto la lanterna con grandi aspettative, l’avventura genoana di Eloi si rivelò decisamente deludente. 😔


Nell’agosto 2020, in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘Il Secolo XIX’, Eloi ha spiegato il suo flop genoano: “Per un giocatore è molto difficile fare la differenza quando non hai la piena fiducia. Mi è mancato un po’ di aiuto in campo. Ricordo che parlai con Zico e lui disse: “Eloi, non ti passano la palla abbastanza velocemente. I marcatori italiani sono i più forti, sanno che sei il più pericoloso con la palla tra i piedi e così ti chiudono e non ti danno spazi”. Mi mancavano gli allenamenti che facevo in Brasile, dove lavoravo più duramente e per il mio fisico era importante. E poi, come Zico, ero specialista dei calci piazzati, ma mentre in Brasile ci fermavamo ore a provare, in Italia i portieri andavano a casa a fine seduta e non ci allenavamo abbastanza. Però dopo il Genoa sono andato al Botafogo e ho fatto molto bene, come pure in Portogallo, tra Porto (28 presenze e 12 gol in due stagioni ndr) e Boavista (21 presenze e 4 gol ndr). Non avete visto il vero Eloi, ma ero un giocatore forte”. 💪💪


Ricordate, ogni giocatore ha la sua storia, ogni storia ha il suo eroe. E questa è la storia di Eloi. 🌟🌟

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Incredibilmente bella 😍

 



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La sciagura

 


Il mio tour partirà da Pietrasanta lunedì prossimo. Mancano 20 posti al sold out: affrettatevi!


Dopo Pietrasanta sarò in altre 17 città da qui fino al 31 maggio. A questo link potete scegliere la data più vicina e acquistare il biglietto. Vi aspetto!


Scopri la data più vicina a te: https://bit.ly/LasciaguraScanzi2024

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ELENA



"ELENA" è una tragedia scritta da EURIPIDE che offre una versione alternativa del mito di Elena di Troia. 

In questa storia, Elena non è mai stata a Troia, bensì è stata portata in Egitto dagli dei. 

In particolare, ERA, desiderosa di vendicarsi di PARIDE per non aver scelto lei come la più bella, ha creato un fantasma di Elena e lo ha dato a Paride, mentre la vera Elena è stata portata in Egitto dal dio ERMES.

Elena si trova quindi in Egitto, sotto la protezione del re TEOCLIMENO, che la desidera come sua sposa. È tormentata dalla sua situazione, consapevole che tutti credono che sia stata a Troia e che abbia causato la guerra e la distruzione, ma lei sa di essere innocente. Nel frattempo, suo marito MENELAO, dopo la caduta di Troia, è naufragato in Egitto senza sapere che Elena si trova lì.

Quando Menelao scopre che Elena è viva e si trova in Egitto, i due si riuniscono con gioia e pianificano insieme la fuga. Devono trovare un modo per sfuggire al re Teoclimeno, che desidera sposare Elena. 

La serva di Elena, TEONOE, li aiuta a elaborare un piano: far credere a Teoclimeno che Menelao sia morto e che Elena voglia onorare suo marito con i rituali funebri. 

Approfittando di questo stratagemma, riescono a rubare una nave e fuggire dall'Egitto.

Durante la loro fuga, Elena e Menelao affrontano pericoli e incertezze, ma grazie alla loro astuzia e all'aiuto di Teonoe, riescono a sfuggire alla furia di Teoclimeno. 

Infine, tornano a Sparta per ricominciare la loro vita insieme.

La tragedia di Euripide si distingue per la sua interpretazione originale della storia di Elena, presentandola come una vittima innocente degli eventi e sottolineando il ruolo degli dei nel determinare il suo destino.

La tragedia è stata rappresentata durante le Grandi Dionisie, intorno al 412 a.C. 

Questo evento annuale era dedicato al dio Dioniso e ospitava gare tra tragedie di poeti tragici.


Giuseppe Di Crosta.

Mitologia greca 

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LE TROIANE

 


A mio personale avviso in una guerra non ci sono mai né vincitori e né vinti. Sono convinta che in ogni conflitto ognuno perda qualcosa, i vinti la propria libertà, perché costretti a piegarsi e sottomettersi alle volontà altrui, mentre invece i vincitori perdono la propria umanità, comportandosi al pari delle bestie, se non addirittura in maniera peggiore e spesso tutta la loro violenza sfocia, senza alcuna pietà, sugli esseri più deboli ed indifesi.

Questo è ciò che ci narra l’ateniese Euripide, uno dei più grandi poeti tragici antichi (488-406 a. C. ) nella sua opera  “Troiane”, descrivendoci la guerra di Troia, (ma soprattutto ciò che avvenne quando questa vide la fine), come non era mai stata raccontata prima, ovvero dal punto di vista delle mogli dei guerrieri vinti e ammazzati. Donne della casata reale, tenute in catene nell’attesa di conoscere il proprio triste destino e costrette ad osservare i resti, della loro amata città, dati alle fiamme.

Euripide vive al tempo di un’Atene potente, ma egli non è schierato dalla parte degli ideali tirannici della città e ciò si evince in questa sua opera nella quale segue le tragiche vicissitudini di tre figure femminili travolte dalla spirale della violenza: Ecuba, che era la moglie del re Priamo e verrà assegnata come schiava ad Odisseo, Andromaca, che ha assistito alla morte  del valoroso marito Ettore, in un duello contro Achille e verrà invece assegnata a Neottolemo, figlio di Achille e infine Cassandra, figlia del re e sacerdotessa di Apollo che finirà tra le grinfie di Agamennone. Su ciascuna di esse grava un doloroso imminente futuro: saranno costrette a partire verso un altrove che le porterà ad essere umiliate, schiavizzate ed oltraggiate in ogni modo.

Con le Troiane Euripide vuole dare voce alle vinte anziché ai vincitori, evidenziando le follie della guerra e manifestando il proprio desiderio di pace tra i popoli, l’opera è inoltre lo specchio di tutte quelle donne che sopravvivono alle guerre che imperversano in ogni tempo e che sono condannate dai vincitori ad essere schiave, esiliate, violentate e sottoposte a fatiche e privazioni.

Il primo a narrare le vicende della bellissima Andromaca è Omero nell’Iliade, egli descrive la preoccupazione di una moglie che vede il proprio sposo Ettore prepararsi per andare in battaglia contro il semidio Achille e tenta di dissuaderlo scongiurandolo con il loro figlioletto Astianatte tra le braccia:

“Ettore, tu sei per me padre, madre, fratello, e sei anche il mio giovane sposo. Abbi pietà di me e resta qui sulla torre, non rendere orfano tuo figlio e vedova tua moglie!”

Ettore, seppur consapevole del pericolo a cui sta andando incontro,  riesce a farla desistere dai suoi intenti e si rivolge a lei con parole profetiche:

“Soffro per te, che qualcuno dei Greci dalla corazza di bronzo potrà trascinare via piangente e priva per sempre della libertà… ma ora vai a casa, ritorna al telaio e al fuso, e ordina alle ancelle di fare il loro lavoro: la guerra spetta agli uomini, a tutti gli uomini di Troia e soprattutto a me”.

Andromaca è costretta ad allontanarsi dal marito, ma porta con sé, racchiuso nel suo cuore, l’infausto presagio ch’egli non avrebbe più fatto ritorno e che non lo avrebbe mai più rivisto, dunque, una volta giunta alla reggia, esorta tutte le ancelle a piangere con lei per l’amara sorte del suo sposo.

Nella tragedia di Euripide Andromaca, apprestandosi a salire sulla nave che la condurrà come prigioniera di guerra alla reggia di Neottolemo (detto anche Pirro), figlio di Achille, si rivolge ormai colma di rassegnazione ad Ecuba:

“Godevo un tempo della buona fama che una vita onesta giustamente suscita: quando ero sposa di Ettore, fui attenta ad evitare ciò che poteva offendere il suo e il mio onore. Ho rinunciato a molte frivolezze, alle chiacchiere con care amiche, preferendo a tutto la quiete della mia casa. Quando mio marito ritornava, il mio viso era limpido e sereno; e dolce parlavo con lui, pronta a tacere, ma anche a prevalere, se fosse giusto. Queste virtù, note anche ai Greci, mi hanno perduta. Il figlio di Achille mi ha preteso per sé, e così sarò serva nella casa dell’assassino di Ettore! Ora, se mi concedo al mio nuovo signore, mi sentirò pessima donna. Se lo disprezzo, mio figlio ed io saremo in pericolo. … Mi ripugna colei che dimentica il primo amore e passa al secondo…ma che posso fare io, trascinata a forza nella casa di un altro, se non piegarmi al giogo?”

Pur non mostrando alcuna intenzione di ribellione, ma pronta a piegarsi alle volontà di Neottolemo, le viene comunque strappato dalle braccia il figlioletto Astianatte. Oramai i Greci ne hanno decretato la morte e per volere di Odisseo, il piccolo viene scaraventato dalle mura della città, affinché la stirpe di Priamo non  avesse discendenza alcuna e nell’attimo in cui gli afferrano a forza dalle braccia il figlio,  ella urla con tutta la disperazione che ha in sè:

“Figlio adorato, conforto estremo dei miei giorni, devi lasciare sola tua madre... Ti getteranno dalle mura, senza pietà, una piccola cosa buttata via … quante volte ti ho stretto al mio seno, accarezzandoti il viso profumato! Quante dolci fatiche ho compiuto per te, con tanta gioia, cullandoti e avvolgendo nelle fasce il tuo tenero corpo” e poi rivolta ai Greci: “Belve crudeli, che sapete escogitare supplizi nefandi, degni della barbarie più selvaggia … perché uccidere un bimbo? Sono gli inermi cuccioli la preda dei leoni?”

Costretta a divenire concubina di Neottolemo, genera con lui un figlio, Molosso, ma questo scatena la gelosia di Ermione, che di Neottolemo è la sposa legittima e la accusa di esercitare arti magiche che la rendano sterile, soltanto perché ambisce a prenderne il posto. Per questo motivo Neottolemo cede Andromaca allo schiavo Eleno,  fratello di Ettore.

La ritroviamo nell’ “Eneide” di Virgilio, in Epiro. Come ella stessa racconta ad Enea, (sbarcato in Epiro durante le sue peregrinazioni alla continua ricerca della nuova patria destinata dal Fato), Neottolemo è stato assassinato a tradimento, lei ha sposato Eleno che è diventato il patrigno di Molosso ed il quale ha ereditato una parte della regione dell’Epiro, dove ha costruito una città, una piccola Troia in cui lei è riuscita a ritrovare un minimo di serenità benché non sia mai riuscita a dimenticare Ettore. Infatti Enea la vede nell’atto di celebrare un solenne rito funebre in onore del suo defunto marito. Inoltre la donna mostra una notevole premura verso Ascanio, figlio di Enea, che le ricorda tanto il suo piccolo Astianatte.

Cassandra era sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui aveva ricevuto la facoltà della preveggenza. Era la figlia di Priamo ed Ecuba. Apollo per guadagnarsi il suo amore le aveva donato questa capacità ma, una volta che l’ebbe ricevuta, Cassandra rifiutò di donarsi a lui, così, infuriato, il dio la condannò a rimanere per sempre inascoltata, difatti le sue premonizioni non verranno mai credute da nessuno.

Questo triste destino la perseguiterà finché avrà vita. Infatti ella non riesce a convincere i suoi concittadini quando vaticina che Paride avrebbe portato alla rovina Troia, né quando profetizza che il rapimento di Elena si sarebbe concluso in un disastro e neppure quando cerca d’impedire che il cavallo di legno, lasciato dai Greci  sulla spiaggia, venga trasportato in città, avvertendo ch’era colmo di soldati nemici.  Quando Troia fu distrutta, ella diventa la preda di guerra di Agamennone, che si narra fosse preda di Eros e perciò costretto a piegarsi all’amore per una schiava che in quanto sacerdotessa di Apollo, viene violata in maniera abominevole e poi, costretta ad abbandonare il sacerdozio, viene condotta in Grecia ma non come servitrice bensì come concubina di Agamennone, il quale oltre a questo supplizio, firmerà la loro condanna a morte, per mano di Clitemnestra che di Agamennone ne era la moglie.

Ecuba era la seconda moglie di Priamo e generò al marito diciannove dei cinquanta figli che si dice il re di Troia avesse avuto, tra cui vi erano: Ettore, Paride, Eleno, Polissena e Cassandra.

Omero nell’Iliade le assegna un ruolo importante, ella si reca con le matrone della città, al tempio di Pallade, per offrire un peplo alla dea, in seguito la ritroviamo intenta a supplicare il figlio Ettore, dall’alto delle mura che cingono Troia, di non affrontare Achille, ma non può far altro che piangerne afflitta la morte e quando Priamo decide di andare in campo nemico per chiedere ad Achille di restituirgli il corpo del figlio, ella gli sconsiglia di farlo, perché teme per la sua incolumità.

Nelle Troiane Euripide ci racconta che persino il Dio del mare Poseidone è afflitto e piange per la caduta di Troia, di cui lui ne ha costruito le possenti mura insieme al dio Apollo e inoltre prova un’immensa pietà per il dolore di Ecuba:

“Fin da quando, con Apollo a compagno, innalzai queste mura… rotolando e sovrapponendo pietra su pietra su pietra … ebbene, ho avuto nel cuore questa città. Ma ora essa è cenere e fumo…. Ora i sacri recinti sono deserti, i templi grondano sangue, il vecchio re Priamo giace sgozzato ai piedi dell’altare di Zeus. E gli Achei trascinano alle navi, carico immenso di oro e ricchezze, aspettando ansiosi il vento favorevole per tornare alle case lontane, alle spose e ai figli che non ricordano più. Ha vinto l’odio implacabile di Era e di Atena, ed anch’io, sconfitto, lascerò la città, dove ogni culto è cessato e regna soltanto l’orrore. Udite? Il fiume rimanda le grida delle troiane, tratte a sorte per l’uno o l’altro guerriero:…. Ma se volete sapere che cos’è l’infelicità, guardate Ecuba, strazio vivente. Come sopportare il pianto e l’angoscia? È stato trucidato il suo sposo, sono caduti tutti i suoi figli. Ma non sa ancora che la piccola Polissena è morta, offerta quale vittima sulla tomba di Achille; e che l’amata Cassandra, la povera vergine preda dei furori di Apollo, sarà condotta tra poco al letto di Agamennone. O mia città! Mie torri, un tempo alte e felici! Senza l’odio di Pallade, sareste ancora il baluardo invitto di Troia!”

La stessa Ecuba, di fronte allo scempio della città che va in fiamma, esclama:

“Si consuma in un vasto incendio la città di cui ero regina. Era bella e gloriosa, e regnava sui popoli, dispensando giustizia e abbondanza. O Dei! Tutto è cenere ormai. Ma quali Dei invocare? Anche prima li invocavo, e non udirono. Allora corriamo, su, gettiamoci nel rogo! Sarà molto meglio morire gettandoci tra le fiamme che distruggono la patria!”

Poi rivolgendosi verso altre donne che le sono accanto, assiste all’uccisione del piccolo nipote:

“Restate, vi prego, non lasciatemi sola. Abbiamo ancora molto da piangere insieme. Guardate, donne di Troia, il corpo di Astianatte! L’hanno scagliato a forza dalle mura, come si lancia un disco: gara mostruosa”.

Nella tragedia che porta il suo nome: “Ecuba”, costretta ad assistere alla morte di sua figlia Polissena sacrificata sulla tomba di Achille e appresa la notizia della morte dell’altro figlio, Polidoro, costretto a giacere senza alcuna sepoltura ed ucciso a tradimento dal re Polimestore presso il quale era stato inviato dal padre Priamo, si trasforma e da madre distrutta dall’immane dolore, diviene una giustiziera vendicativa e insieme alle altre Troiane prigioniere come lei, uccide i due figli di Polimestore e acceca lui, ma il gesto non le viene perdonato poiché i nobili della città s’avventano contro di lei per vendicare il proprio re e le scagliano addosso sassi e dardi, poi, quando vanno a rimuoverli, per recuperarne il cadavere, si accorgono che al posto del corpo della donna ormai senza vita, vi è una cagna.

Ulisse getta dalle mura il neonato Astinace davanti all'impotente Andromaca. Autore Euripide. Titolo originale Τρῳάδες. Lingua originale greco antico. Fonti letterarie Iliade di Omero. Ambientazione accampamento greco davanti a Troia. Prima assoluta 415 a.C. Teatro di Dioniso Atene.

Mitologia greca 

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TUTA

 



"Machecazzo ha fatto..." Aveva fatto gol. Seguì esultanza solitaria, compagni frastornati, uno che si mise le mani nei capelli, un altro che guardò smarrito verso la propria panchina, un altro che gli corse dietro, mica per abbracciarlo, voleva picchiarlo; avversari di sasso, molta nebbia intorno. Il gol che nessuno avrebbe dovuto segnare lo fece un brasiliano allampanato: si chiamava Moacir Bastos Tuta, aveva 24 anni, il Venezia l'aveva comprato dall'Atletico Parananense e quello fu il giorno più complicato della sua vita. Era il 24 gennaio 1999, Venezia-Bari, si giocava al Penso, l'unico stadio al mondo che galleggia sull'acqua. Si stava sull'1-1, ci stavano da un po', in attesa di un finale lento ma scontato: non facciamoci del male. In campo erano tutti d'accordo, tranne uno. Che non sapeva o fece finta di non sapere. Lui, Tuta, "il Mostro della Laguna". Capitò all'ultimo minuto: arrivò un cross, lui saltò di testa e fece gol a Mancini. In campo smarrimento, l'arbitro fischiò la fine, nel tunnel che portava agli spogliatoi ci fu una rissa, Tuta si beccò un paio di pugni e disse: "Mi hanno messo al muro: volevano farmela pagare". Gli avversari, ma anche i compagni di squadra. Il brasileiro candido disse ai giornalisti: "Maniero mi ha detto che non dovevo segnare perché doveva finire 1-1". Intervenne l'ufficio indagini della Federcalcio, furono interrogati i giocatori. La combine non fu mai provata: Tuta ne uscì come un idiota, uno che aveva serie difficoltà con l'italiano: "Bisogna fargli le domande, dirgli le risposte e lui fa sì o no con la testa" malignò un compagno di squadra. La vicenda finì in farsa, con Valerio Staffelli che qualche tempo dopo si presentò al campo d'allenamento del Venezia, consegnò il Tapiro d'oro a Tuta, pacca sulla spalla, applausi, linea al Gabibbo, 2 minuti di pubblicità.

(Poco tempo dopo Moacir Bastos Tuta lasciò l'Italia nell'indifferenza generale e la carriera lo portò a girare il mondo, tra il Brasile, l'Ucraina e la Corea del Sud. Sempre fece il suo dovere di centravanti. Segnò gol, ne segnò molti e ogni volta cercò negli occhi dei compagni una risposta: ho fatto bene stavolta?)


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martedì 23 aprile 2024

In genere gli uomini sono inclini a credere vero ciò che desiderano.

 



Fere libenter homines id quod volunt credunt.

               Caio Giulio Cesare, De Bello Gallico, lib. Ill, 18.

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Grande Thiago Motta

 


Quest'uomo sta riscrivendo la storia moderna del Bologna, facendole firmare una stagione veramente stratosferica.


Non soltanto il Bologna si ritrova al quarto posto a -2 dalla Juventus di Allegri, ma è anche una realtà magnifica, capace di giocare con una coralità ed un entusiasmo a dir poco contagiosi che non lasciano indietro nessuno, nemmeno quelli che sembrano essere i più gregari in assoluto.


Stasera all'Olimpico, contro la stessa Roma di Daniele De Rossi che ad oggi risulta la squadra italiana più in forma in termini di risultati e di proposta di gioco, il Bologna ha giocato un calcio magistrale, con cui tutto si è visto esprimersi al suo meglio.


La solidità difensiva di Beukema e Lucumí, le sfuriate offensive di Calafiori, la leadership a centrocampo di Freuler, l'estro di Zirkzee, la sorpresa El Azzouzi, la duttilità di Saelemaekers, lo spirito di sacrificio di Ndoye e la splendida coralità del palleggio sono stati alcuni degli ingredienti di questa ennesima impresa dei rossoblù, questa volta nella tana della Roma, là dove qualche mese fa avevano già battuto la Lazio.


Il Bologna è dove merita di stare, e i meriti sono principalmente di questo allenatore, Thiago Motta, che gli sta permettendo di sognare in grande.


Mostruoso.


Gabriele Gilli ✍🏻

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Maresca servo del sistema

 


Partiamo dai omplimenti al Bologna, si merita la classifica che ha.


Poi sulla Roma: squadra stanca, lunga, senza equilibrio. 


Squadra sopratutto nervosa. Il “merito” qui va a Maresca. 


Complimenti anche a lui, sempre “esemplare” quando deve arbitrare la Roma. Atteggiamento perfetto per far innervosire la Roma con gialli incredibili a due diffidati e falli inventati. Perfetto quando pure non ammonisce il calciatore del Bologna che “esulta” sotto la Sud.


Dopo il comunicato della Roma contro la scelta folle della Lega di farci giocare giovedì contro l’Udinese è arrivata precisa la risposta del palazzo.


In ultimo, ma è la cosa più importante: oggi è il compleanno di Dino Viola. Auguri Presidente! 


Non dimentichiamo mai le sue parole: “Noi possiamo avere tutti amici a una condizione di ritornare al settimo-ottavo posto. Questa legge dell’antipatia, delle ostilità è una legge che si usa contro quello che dà noia. E noi daremo sempre noia”. 


Forza Roma!

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Lollobrigida è fortemente limitato di cervello

 


Caro Ministro, ma lei sa che tra gli antifascisti c'erano tanti, tantissimi uomini di destra?


C'era la Dc, anche nella sua parte più conservatrice. C'erano monarchici, militari tutto d'un pezzo. C'erano liberali. 


C'era, per farla breve, quel pezzo del Paese che trovava sgradevole il fatto che centinaia di migliaia di stranieri, tedeschi, avessero occupato l'Italia, massacrando i civili. E ancora più sgradevole il fatto che altri italiani, i fascisti, li aiutassero a rastrellare, deportare e mettere al muro loro connazionali. 


C'era il pezzo d'Italia che si definiva patriota e ci credeva davvero nella Patria. Una terra libera, forte, democratica. 


Se oggi c'è qualche cretino che si definisce antifascista e dà fuoco alle macchine, non è certo motivo per ripudiare un valore che unisce tante e tanti per l'Italia. 


Lei, che si definisce un patriota, dovrebbe capirlo.

Leonardo Cecchi 

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Buon pomeriggio Dalema

 


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Gaza

 


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Fenomenale Baroni: in gennaio

  


15 cessioni, 9 acquisti e sta salvando  il Verona


A cinque giornate dalla fine, l'allenatore dell'Hellas sta costruendo un'impresa che, se riuscirà a tagliare il traguardo salvezza, sarà stata eccezionale. E i 27.662 mila spettatori della vittorias sull'Udinese sono stati testimoni di un'altra partita di grinta e determinazione, trasmesse loro da un tecnico che merita solo applausi


Nell'arco della sua carriera, Marco Baroni, 60 anni, ha allenato venti squadre, diciassette dalla Serie D alla A, alle quali aggiungere le esperienze maturate nel campionato Primavera con il Siena e con la Juve. Nel 2017, ha firmato la storica promozione in Serie A del Benevento; nel 2022, ha riportato in Serie A il Lecce, adesso sta costruendo un'impresa che, se riuscirà a coronare fra cinque giornate, sarà risultata eccezionale: la salvezza del Verona. All'inizio dell'anno, l'Hellas era terz'ultimo in classifica con 14 punti: oggi ne conta 31, è +3 sulla Zona B. E tutto questo ,nonostante dal 2 febbraio, all'indomani della chiusura del mercato invernale, Baroni sia stato costretto a rimontare la squadra che, obbligata da ragioni di bilancio, la società aveva smontato. Ricapitolando (tabella ricostruita per filo e per segno da L'Arena, storico quotidiano veronese). Cessioni:

1) Jordi Mboula: al Racing Santander nell'ultima giornata di calciomercato

2) Bruno Amione: ai messicani del Santos Laguna per circa tre milioni di euro

3) Riccardo Saponara: trequartista, a titolo definitivo all'Ankaragücü (Turchia)

4) Jayden Braaf: in prestito al Fortuna Sittard

5) Milan Djuric: a titolo definitivo al Monza

6) Koray Gunter: in prestito al Karagümrük (Turchia)

7) Josh Doig: a titolo definitivo al Sassuolo

8)Cyril Ngonge: capocannoniere della squadra, ceduto per 20 milioni al Napoli

9) Marco Faraoni: capitano della squadra, in prestito alla Fiorentina

10) Martin Hongla: a titolo definitivo (3 milioni di euro) al Granada

11) Yaya Kallon: in prestito al Bari

12) Filippo Terracciano: 4.5 milioni al Milan

13) Isaak Hien: all'Atalanta a titolo definitivo

14) Siren Diao Baldo: nella stessa operazione di Hien, ceduto anche il giovane spagnolo

15) Ajdin Hrustic: il centrocampista australiano a titolo definitivo all’Heracles Almelo


Acquisti: 

1) Tijjani Noslin: attaccante olandese, a titolo definitivo dal Fortuna Sittard

2) Elayis Tavsan: attaccante olandese, a titolo definitivo dal NEC Nijmegen

3) Dani Silva: centrocampista portoghese, a titolo definitivo dal Vitoria Sport Clube

4) Reda Belahyane: centrocampista francese, a titolo definitivo dal Nizza

5) Ruben Goncalo Vinagre: in prestito dallo Sporting Lisbona, via Hull City 

6) Karol Swiderwski: attaccante polacco, in prestito dagli americani di Charlotte

7) Andrej Popovic: 17enne, serbo, a titolo definitivo dal Partizan 

😎 Fabien Centonze: terzino destro, francese, 28 anni, in prestito dal Nantes 

9) Stefan Mitrovic:'attaccante, a titolo definitivo dalla Stella Rossa Belgrado


Dite voi se, al posto di Baroni, di fronte a questo tsunami di mercato, nel bel mezzo del torneo, qualunque altro allenatore al mondo non avrebbe protestato. O non avrebbe rilasciato dichiarazioni pilatesche del tipo: visto come mi hanno smontato la squadra, non pretendiate che la salvi. O ancora, a ogni passo falso non avrebbe accampato alibi. Baroni invece no. Raccontano a Verona che alla nuova, nuovissima Hellas, abbia parlato chiaro: "La squadra è questa e, ve lo garantisco, ha ancora i mezzi per salvarsi. Se vogliamo riuscirci, dobbiamo correre il doppio degli avversari e so che lo farete perché mi fido di voi". I giocatori l'hanno preso in parola, i tifosi pure, dopo che in gennaio la contestazione contro la strategia societaria aveva raggiunto il culmine. Ricordate il bazar, ironicamente aperto all'esterno dello stadio con gli oggetti di seconda mano che i fan gialloblù proponevano a Setti di vendere per aiutare le casse Hellas? Baroni, che la passione gialloblù conosce bene, avendo giocato per tre anni nella squadra veneta, dal '95 al '98, è stato formidabile a convincere anche i suoi sostenitori perché non mollassero. Sabato scorso, al Bentegodi, sono stati 27.662 gli spettatori testimoni della vittoria all'ultimo respiro sull'Udinese, siglata da Coppola. Comunque vada a finire, un fatto è certo: Baroni si nasce. https://www.tuttosport.com/news/calcio/serie-a/verona/2024/04/22-126289316/fenomenale_baroni_in_gennaio_15_cessioni_9_acquisti_e_sta_salvando_il_verona #Baroni #HellasVeronaFc #verona #serieA #Tuttosport

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Renzi & Salvini?

 


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Carellata di sculture by Laura Fish