mercoledì 24 aprile 2024

TUTA

 



"Machecazzo ha fatto..." Aveva fatto gol. Seguì esultanza solitaria, compagni frastornati, uno che si mise le mani nei capelli, un altro che guardò smarrito verso la propria panchina, un altro che gli corse dietro, mica per abbracciarlo, voleva picchiarlo; avversari di sasso, molta nebbia intorno. Il gol che nessuno avrebbe dovuto segnare lo fece un brasiliano allampanato: si chiamava Moacir Bastos Tuta, aveva 24 anni, il Venezia l'aveva comprato dall'Atletico Parananense e quello fu il giorno più complicato della sua vita. Era il 24 gennaio 1999, Venezia-Bari, si giocava al Penso, l'unico stadio al mondo che galleggia sull'acqua. Si stava sull'1-1, ci stavano da un po', in attesa di un finale lento ma scontato: non facciamoci del male. In campo erano tutti d'accordo, tranne uno. Che non sapeva o fece finta di non sapere. Lui, Tuta, "il Mostro della Laguna". Capitò all'ultimo minuto: arrivò un cross, lui saltò di testa e fece gol a Mancini. In campo smarrimento, l'arbitro fischiò la fine, nel tunnel che portava agli spogliatoi ci fu una rissa, Tuta si beccò un paio di pugni e disse: "Mi hanno messo al muro: volevano farmela pagare". Gli avversari, ma anche i compagni di squadra. Il brasileiro candido disse ai giornalisti: "Maniero mi ha detto che non dovevo segnare perché doveva finire 1-1". Intervenne l'ufficio indagini della Federcalcio, furono interrogati i giocatori. La combine non fu mai provata: Tuta ne uscì come un idiota, uno che aveva serie difficoltà con l'italiano: "Bisogna fargli le domande, dirgli le risposte e lui fa sì o no con la testa" malignò un compagno di squadra. La vicenda finì in farsa, con Valerio Staffelli che qualche tempo dopo si presentò al campo d'allenamento del Venezia, consegnò il Tapiro d'oro a Tuta, pacca sulla spalla, applausi, linea al Gabibbo, 2 minuti di pubblicità.

(Poco tempo dopo Moacir Bastos Tuta lasciò l'Italia nell'indifferenza generale e la carriera lo portò a girare il mondo, tra il Brasile, l'Ucraina e la Corea del Sud. Sempre fece il suo dovere di centravanti. Segnò gol, ne segnò molti e ogni volta cercò negli occhi dei compagni una risposta: ho fatto bene stavolta?)


Facebook 

Nessun commento:

Posta un commento