mercoledì 30 novembre 2022

Kirill Stremousov, chi era il numero due dei filorussi di Kherson. Da No Vax a volto dell’occupazione russa

  

Ricopriva il ruolo di vice capo dell'Amministrazione militare-civile di Kherson dal 26 aprile scorso. La sua morte in un’incidente d’auto è stata confermata dal suo capo Vladimir Saldo

Ritratto di un personaggio controverso
Stremousov era un personaggio controverso anche prima dell'occupazione russa. Nato a Holmivskyi, nell'oblast di Donetsk, aveva inizialmente lavorato come ispettore per la pesca, ma nel 2007 si era dimesso, lanciando un blog nutrizionista, dove incitava a mangiare argilla. Negli anni aveva abbracciato sempre più teorie complottiste ed esoteriche. Di ritorno da un lungo viaggio negli Stati uniti, aveva aderito All'Associazione dei partigiani della sicurezza sociale, un movimento mistico-pagano russo e antisemita. Su posizioni sempre più filorusse, Stremousov ha poi tentato varie strade politiche, in una carriera da agitatore che comprende anche il pestaggio di un poliziotto e una sparatoria nella sede di un giornale locale a Kherson. Ha fatto anche molto discutere un agghiacciante video su Youtube, in cui faceva roteare in aria la figlioletta di quattro mesi, affermando che si sentivano le sue ossa scricchiolare e che questo faceva bene «alla circolazione del sangue». Nel 2019, Stremousouv si era candidato come indipendente alle elezioni da sindaco di Kherson, ottenendo solo il 2% dei voti. Poi, durante la pandemia, era diventato un attivo sostenitore di teorie No vax.

Posizioni controverse sulla pandemia
Durante la pandemia di Covid-19, Stremousov ha iniziato a promuovere convinzioni anti-vaccinazione e teorie complottiste sul virus. Nei suoi video ha accusato le autorità di diffondere il Covid, ha parlato di «biolaboratori statunitensi in Ucraina» e ha esortato i residenti a non indossare maschere e a non rispettare le restrizioni.

La vita di Stremousov dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina
Dopo il 24 febbraio e da quando la regione di Kherson è stata occupata dai russi, Stremousov ha assunto una posizione filorussa. Il 16 marzo 2022, insieme ad altri attivisti filorussi locali tiene una riunione del Comitato di salvezza collaborazionista per la pace e l'ordine, nell'edificio dell'amministrazione regionale. Per questo motivo, il giorno seguente, il governo ucraino lo accusa di tradimento e avvia un procedimento penale contro di lui.
Il Cremlino decide di nominarlo vicepresidente dell'Amministrazione civile-militare di Kherson il 26 aprile, e, a dimostrazione dell'intenzione di separarsi dall'Ucraina, il 28 aprile Stremousov annuncia che da maggio la regione avrebbe cambiato la propria valuta in rublo russo, sostenendo che «reintegrare la regione di Kherson in un'Ucraina nazista è fuori questione».
Solo un mese fa, durante la controffensiva in corso nella regione, esprime la sua insoddisfazione per i «comandanti incompetenti» e accusa il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu di aver «permesso che questa situazione accadesse», aggiungendo che molti suggeriscono al ministro di spararsi.

https://www.lastampa.it/esteri/2022/11/09/news/chi_e_kirill_stremousov-12229261/

Putin71 

Kirill Stremousov

 

Kirill Stremousov (1976-2022)

HENICHESK, UCRAINA - Vogliamo ricordarlo così, Kirill Stremousov, blogger e politico ucraino schieratosi infine coi nemici della sua patria in nome di Madre Russia: mentre fa roteare la sua figlioletta di appena quattro mesi. Nel video si può sentire l'eroico Kirril che dice con non poco orgoglio "posso sentire le sue ossa scricchiolare!". Altre cose degne di nota: era seguace di una teoria cospirazionista post-Soviet, neo-pagana, anti-giudaica e neo-Stalinista (qualunques cosa significhi) mascherata da partito, ha picchiato uno sbirro durante un consiglio comunale, ha partecipato ad alcuni attacchi a convogli della forza di polizia ucraina e durante la pandemia bloggava cacate cospirazioniste invitando a non seguire i protocolli di mascherine e compagnia bella. Tutte cose che al sior Putin devono essere piaciute parecchiotto, visto che qualche mese fa lo ha nominato vice-capo dell'Amministrazione militare/civile dell'Oblast di Kherson. Purtroppo, però, questo bel personaggino va a crepare in un incidente d'auto e quindi non sentiremo più parlare di lui, sebbene ne sentiremo certo la mancanza.

link

https://www1.ilmortodelmese.com/

Putin71

ABBIAMO PERSO LA BUSSOLA

 

ABBIAMO PERSO LA BUSSOLA – IL LOCALE SIMBOLO DELLA VERSILIA APRE LE PORTE IL 4 GIUGNO 1955 CON RENATO CAROSONE. POI ARRIVERANNO MINA, CELENTANO, MODUGNO, LOUIS ARMSTRONG, I PLATTERS, ELLA FITZGERALD, MARLENE DIETRICH, MILES DAVIS… – È QUI, NELL'ESTATE DEL 1961, CHE NASCE L'AMORE SCANDALOSO TRA STEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLI. ED È SEMPRE QUI CHE, DOPO UN CONCERTO, MOGOL CONSIGLIA A BATTISTI DI NON ESIBIRSI PIU' – LA FEROCE CONTESTAZIONI DEL 1969 ORGANIZZATA DA GIORGIO PIETROSTEFANI (“LOTTA CONTINUA COMINCIÒ LÌ”) – PEPPINO DI CAPRI: “QUANTE SERATE A GIOCARE A RAMINO POKERATO, ARRIVAI A PAGARE..."

 

1 - C'ERA UNA VOLTA LA BUSSOLA

Paolo Giordano per “il Giornale”

 

RENATO CAROSONE ALLA BUSSOLA RENATO CAROSONE ALLA BUSSOLA

Basterebbero già le foto all'ingresso. Mina, Celentano, Ray Charles, Tom Jones. Una di fianco all'altra. Una più simbolica dell'altra. Quando entri nella Bussola di Marina di Pietrasanta, passeggiando fino ad arrivare in riva al mare, entri in un mondo senza tempo. Perché quel tempo, ossia gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, è ormai depositato nella banca dei nostri ricordi e da lì mica se ne va, anzi.

 

Oggi la Bussola è rinata e germoglia un'altra volta per una generazione di ragazzini che naturalmente non c'erano quando tutto questo è nato, ossia il 4 giugno 1955. Dice la leggenda che il celebre Sergio Bernardini avesse avuto come regalo di Natale l'affitto di questo locale dal proprietario Alpo Benelli e da allora iniziò a costruire un mito. Quella sera fu Renato Carosone a inaugurare con la sua orchestra (cachet, si dice, di 1 milione e 600mila lire) quello che alla velocità della luce sarebbe diventato un tempio della musica, del costume e pure del gossip italiano. Se eri un cantante, puntavi a esibirti alla Bussola per diventare una vera star.

 

bernardini davanti alla bussola bernardini davanti alla bussola

Se eri un aspirante famoso (oggi si dice influencer), la Bussola era il tuo crocevia. Se poi di mestiere facevi il paparazzo, beh, come si faceva a non avere una postazione fissa alla Bussola, dove passava chiunque «facesse titolo», gli aristocratici, le dive, gli attori, gli imprenditori rampanti e i rampolli di buona famiglia che trasformavano l'estate in un set di amori, amorazzi, eccessi, intrighi e passerelle di abiti nuovi.

 

TRADIMENTI CELEBRI

Per capirci, d'estate le pagine dei rotocalchi grondavano di storie uscite dalla Bussola. Quando finì l'anno di militare, Adriano Celentano scelse la Bussola per tornare dal vivo con la sua band I Ribelli. Era l'agosto del 1961, gli italiani si erano ripresi dalla crisi del Dopoguerra e iniziavano ad andare davvero in vacanza. C'era il «boom», che non era soltanto un dato economico ma si dimostrava soprattutto uno stato d'animo. Si respirava la voglia di ripartire, di divertirsi, di rimediare alle angosce degli ultimi decenni con quella salutare dose di leggerezza che adesso, nel nostro tempo, abbiamo purtroppo dimenticato un'altra volta.

 

MINA BUSSOLADOMANI MINA BUSSOLADOMANI

Allora la Bussola diventa un riflettore dell'italianità che dappertutto rinasce. Nella Roma della Dolce Vita (non quella di oggi cantata da Fedez) arrivano divi hollywoodiani e paparazzi, a Palazzo Chigi c'è Amintore Fanfani con quello che sarà il «governo delle convergenze parallele», a Palazzo Pitti sfila per la prima volta una collezione di Valentino. Si torna a respirare. Ad agosto i Beatles fanno il loro primo concerto al Cavern di Liverpool e qui da noi, in Italia, arriva il primo tormentone, ossia Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco. Il bello è che tutto sembra inedito.

 

mina alla bussola mina alla bussola

Proprio in quell'estate del 1961, alla Bussola nasce l'amore tra Stefania Sandrelli e Gino Paoli, che era sposato con Anna Fabbri: «Mi innamorai di lui per una canzone» ha detto poco tempo fa questa attrice superba. In ogni caso, «l'affaire Paoli Sandrelli» diventò di dominio nazionale, con diluvio di foto e di chiacchiere, di indignazione perché lei era minorenne e di illazioni sul loro futuro (si lasciarono definitivamente nel 1968). Di quell'epoca si sente ancora il «profumo» entrando alla Bussola passando di fianco al bar che precede di pochi passi la spiaggia. A destra c'è la piscina. Più avanti le tende e le sdraio.

 

L'atmosfera è cambiata ma il filo conduttore resta lo stesso di allora, quando «ci si vestiva bene» per andare alla Bussola e godersi qualcosa di totalmente unico. Qualche settimana fa, Mario Lavezzi parlando proprio alla Bussola ha ricordato che, dopo un concerto in questo locale, Mogol consigliò a Lucio Battisti di rinunciare alle esibizioni dal vivo perché non era abbastanza empatico con il pubblico. Una decisione che ha cambiato la musica d'autore italiana.

 

GOTHA INTERNAZIONALE

STEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLI STEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLI

Anno dopo anno, alla Bussola arrivano tutti, ma proprio tutti. I cantanti, da Louis Armstrong a Neil Sedaka, dai Platters a Peppino Di Capri, Don Marino Barreto jr, Milva, Ella Fitzgerald, Domenico Modugno, Gilbert Bécaud, Marlene Dietrich, Juliette Greco, Josephine Baker, Wilson Pickett, Edoardo Vianello, Lola Falana, Miles Davis, Walter Chiari, Lelio Luttazzi eccetera. E si vedono anche i volti noti, quelli che oggi si chiamano vip e che facevano a gara per trascorrere una serata davanti ai fotografi.

 

Non c'erano i social, c'era la Bussola di Sergio Bernardini.

gino paoli e stefania sandrelli gino paoli e stefania sandrelli

Pochi chilometri più avanti, verso Forte dei Marmi, c'era la Capannina, altro epicentro di vita notturna visto che già nel 1939 ci transitò un giovanissimo John Fitzgerald Kennedy. Ora, a poche centinaia di metri dalla Bussola c'è il Twiga, simbolo di una mondanità lontana anni luce da quella che ha reso celebre (e immortale) la Bussola. E il Bussolotto? Era un locale collegato alla Bussola, ma dedicato alla musica jazz, dove, fra gli altri, si esibì diverse volte Romano Mussolini. In sostanza era un «privè» nel quale si ritrovavano anche personaggi famosi in cerca di riservatezza.

 

COSTUME D'ESTATE

MINA LA BUSSOLA MINA LA BUSSOLA

In poche parole, la Bussola dettava il tempo dello spettacolo e del costume d'estate. Per capirci, era l'epoca delle vere dive, il momento nel quale Mina e Ornella Vanoni si contendevano i riflettori. Una rivalità che Sergio Bernardini, autentico scopritore di Mina ma amico leale anche della Vanoni, racconta così nel suo libro Non ho mai perso la bussola, pubblicato da Garzanti nel 1987: «C'è Mina e c'è la Vanoni. Se Mina è in un modo, Ornella è il suo opposto».

 

Alla Bussola, se c'è una, non c'è l'altra. Una volta, Mina ha la febbre alta e Ornella Vanoni, che è in vacanza a Forte dei Marmi, accetta di sostituirla. Quasi a fine concerto, tra il pubblico si ritrova proprio Mina avvolta da una coperta che la applaude persino più degli altri. Un'altra volta, Ornella Vanoni stupisce davvero tutti. Sergio Bernardini lo racconta così: «Non capisco davvero perché, al pomeriggio durante le prove, (lei) si rivolga in continuazione al tecnico delle luci ricordandogli che, quella sera, ad un certo punto di una canzone il cui titolo ora mi sfugge (ritengo possa trattarsi di Senza fine) vuole che lo spot solare la illumini dal basso verso l'alto. Non mi pare una cosa così importante.

 

MINA BUSSOLA MINA BUSSOLA

Sbaglio, naturalmente. Lei ha già preparato il suo grande colpo di teatro. Questo: vestito bianco aderentissimo, espressione del viso da civetta come mai. S' accende il famoso e richiestissimo riflettore e per la gente (i maschietti in particolare) c'è Ornella che sotto il vestito non porta proprio nulla, come direbbero i Vanzina». Immaginatevi che cosa accadrebbe oggi con gli smartphone e i social a moltiplicare all'infinito quelle foto galeotte: se ne parlerebbe per giorni.

 

CAPODANNO «CALDO»

Della Bussola si parlò molto anche il primo gennaio del 1969 perché nella notte di Capodanno, quando avrebbero dovuto esibirsi Fred Bongusto e Shirley Bassey, una violenta contestazione portò anche in questo locale della Versilia il clima del tempo. Il «Potere Operaio di Pisa» aveva organizzato una manifestazione contro la sfilata di lusso che si sarebbe vista alla Bussola dove, tanto per capire, il cenone sarebbe costato 36mila lire, ossia lo stipendio mensile di un operaio.

 

LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA

Per convocare la protesta fu lanciato un manifesto preparato da due futuri dirigenti di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani e Paolo Brogi. L'obiettivo era chiaro: «Il 31 dicembre faremo la festa ai padroni». Uno slogan talmente truce che, ha rivelato tanti anni dopo Pietrostefani, Adriano Sofri lo giudicò «una caduta di stile». Arrivarono migliaia di persone (tra loro anche Massimo D'Alema), molte con sacchi di vernice rossa, qualcuno con buste piene di escrementi. Come spesso accadeva, si unirono i cosiddetti «facinorosi» e qualche gruppetto di neofascisti. La polizia intervenne. I ragazzi costruirono barricate e poi scapparono in spiaggia e tra le ville lì intorno. Su di una barricata rimase Soriano Ceccanti che aveva 16 anni e da allora vive sulla sedia a rotelle (paradosso burocratico: nel 2013 l'Inps gli ha revocato la pensione d'invalidità).

 

adriano celentano ALLA BUSSOLA adriano celentano ALLA BUSSOLA

«Lotta Continua cominciò lì» ha riassunto Pietrostefani. La Bussola rimase uno dei centri nevralgici dell'Italia popolare per tanto tempo pagando, com' è naturale, un calo di popolarità, qualche cambio di gestione e persino una chiusura per «rumore molesto».

 

Adesso c'è la Bussola 2.0, che è gestita dalla famiglia Angeli e interpreta lo spirito del tempo ospitando i concerti (straesauriti) di Lazza, Tedua, Rhove e altri eroi della nuova scena musicale. Ma non solo. Ci sono i pomeriggi con protagonisti come Mara Venier o Rita Dalla Chiesa e Matteo Bassetti. E c'è comunque un ritorno a quella riservatezza elegante che è stata il marchio di fabbrica della Bussola fin da quella prima serata nel 1955 con Renato Carosone. I tempi sono cambiati. Ma, passando all'ingresso davanti alle foto di Mina, Celentano e Ray Charles, l'atmosfera rimane indiscutibilmente la stessa.

 

 

 

2 - "LE NOTTI PASSATE A GIOCARE A CARTE E QUEL DEBITO DA QUATTRO MILIONI"

Paolo Giordano per “il Giornale”

 

PEPPINO DI CAPRI PEPPINO DI CAPRI

Ascoltarlo è un piacere. Quando canta, si sa, Peppino Di Capri ha un repertorio come pochi. E, quando parla, ha il garbo senza tempo che rende fascinoso ogni racconto. Ottantatrè anni e non farli sentire. «La Bussola? Che tempi quei tempi».

 

La sua prima volta?

«Nel 1960. Però l'anno prima avevo partecipato al tour Bussola On Stage in giro per l'Italia con Romano Mussolini, Chet Baker e altri. Ma nel 1960 mi sono esibito proprio alla Bussola con la mia band. Stavamo lì per un mese, suonando tutta la sera anche se poi a una certa ora arrivava l'attrazione principale. Quell'anno c'era Caterina Valente. Ma poi ci furono Ray Charles e altri...».

 

E Mina?

«Lei era in cartellone nel 1961, era già famosa, aveva cantato Tintarella di Luna e Le mille bolle blu».

 

LA BUSSOLA ANNI SESSANTA LA BUSSOLA ANNI SESSANTA

Come fu il vostro incontro?

«In realtà la conoscevo già da anni, direi dal 1958. A Ischia io cantavo al Rangio Fellone, lei al Moresco che era a cento metri. Si chiamava ancora Baby Gate e andava sul palco con la sua band, I solitari. Eravamo giovanissimi. Lei era bellissima, molto simpatica e si faceva notare. Chi finiva prima, andava a prendere l'altro. Quando toccava a me, prendevo la mia Lambretta, la accendevo e partivo».

 

Più o meno a che ora?

«Si iniziava alle 22 circa e non si finiva prima delle 3.30 o le 4».

LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA

 

E poi?

«Andavamo in giro a svegliare pescatori o cuochi per fare uno spaghetto alle vongole o un piatto di pesce perché avevamo una fame pazzesca. Lei non lo può certo sapere, ma i nostri concerti avevano un ritmo frenetico, mica potevamo mangiare tra una canzone e l'altra. Appena rallentavamo un po' il ritmo, il proprietario del locale arrivava subito a dire: E allora? Forza su! Suonate, suonate così la gente balla. Quanti ricordi, che tempi».

 

Quindi alla Bussola vi conoscevate già.

«Eccome. Ed eravamo pure in qualche modo concorrenti. Però io alla Bussola credo di esserci andato molte più volte».

 

peppino di capri 4 peppino di capri 4

Ci fece pure il pranzo di nozze.

«Con Roberta, la mia prima moglie, mi sposai lì vicino, alla chiesa delle Focette. L'avevo conosciuta a Ischia, dove la vidi ballare con William Holden. Lei faceva l'indossatrice».

 

Oggi si direbbe modella.

«Mi innamorai subito e le dedicai una canzone. Sergio Bernardini ci offrì di fare il pranzo di nozze proprio alla Bussola: Ci penso io, tu pensa ai 200 invitati. Accettammo. Fu un pranzo meraviglioso con tanta gente, tutti elegantissimi. Gino Paoli arrivò in jeans, ma lui è sempre stato un tipo strano».

 

E poi?

«Dopo aver aperto tutti i regali di nozze, mi accorsi che mancava proprio quello di Bernardini. Pensai che, come regalo, mi avesse offerto il pranzo. E invece no».

 

Niente regalo?

«Anzi, il direttore della Bussola mi chiese quattro milioni e mezzo di lire di allora. Io gli dissi: Ma il regalo?. E lui rispose: Quello è già stato scalato».

 

Da cosa?

PEPPINO DI CAPRI 2 PEPPINO DI CAPRI 2

«Dal debito che avevo scoperto di avere».

 

Oddio.

«Dopo i concerti avevamo preso l'abitudine di giocare a carte. Io, Sergio, Carletto Pirovano il cuoco della Bussola che sapeva preparare piatti favolosi anche alle quattro di notte, poi Bruno Martino, Fred Bongusto e altri».

 

Scusi quale gioco?

«Allora si chiamava ramino pokerato. Però se vincevo io, Sergio Bernardini voleva subito la rivincita. Se vinceva lui, segnava subito. Alla fine dovetti pagare 4 milioni e mezzo per il mio pranzo di nozze, anzi no per il debito a carte».

gerry bruno peppino di capri gerry bruno peppino di capri

 

Poi partì per il viaggio?

«Sì ma durò due giorni perché avevo già un concerto fissato al Covo di Nord Est a Santa Margherita Ligure».

 

C'era la Bussola e c'era il Bussolotto, una sorta di privè con musica più sofisticata.

«Un anno alla Bussola arrivò Joao Gilberto ma nessuno se lo filò. Allora Bernardini lo fece suonare al Bussolotto, dove noi andavamo ad ascoltare i grandissimi Renato Sellani, Romano Mussolini e tutti i jazzisti più famosi».

 

C'è una foto in cui lei alla Bussola canta in piedi sopra il pianoforte davanti a una platea di ragazzi che ballano.

«Era l'epoca di Let's twist again e Saint Tropez, erano tutti scatenati».

 

CHET BAKER ALLA BUSSOLA CHET BAKER ALLA BUSSOLA

Scatenati ma elegantissimi.

«Erano belli puliti, il look non era certo da rockettari. Alla Bussola arrivavano persone importanti, tanto per capirci arrivavano anche Gianni e Umberto Agnelli... L'atmosfera era divertita e scatenata ma c'era un certo stile, uno stile indimenticabile ma pure irripetibile perché quell'epoca della Bussola non tornerà più. Adesso è cambiato tutto e si riparte daccapo».

 

PEPPINO DI CAPRI PEPPINO DI CAPRI peppino di capri foto di bacco peppino di capri foto di bacco peppino di capri al pianoforte foto di bacco peppino di capri al pianoforte foto di bacco LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA LA BUSSOLA - MARINA DI PIETRASANTA 

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/abbiamo-perso-bussola-ndash-locale-simbolo-versilia-apre-321180.htm

Costanzo71 

 

NICO FIDENCO, SCOMPARSO A 89 ANNI, E’ STATO ANCHE UN PROLIFICISSIMO COMPOSITORE DI MUSICA DA FILM

 

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – NICO FIDENCO, SCOMPARSO A 89 ANNI, E’ STATO ANCHE UN PROLIFICISSIMO COMPOSITORE DI MUSICA DA FILM CHE NON SI È FATTO MANCARE PROPRIO NIENTE, DAI FRANCO E CICCIO MOVIES COME “2 SAMURAI PER CENTO GHEISHE”, PER IL QUALE INCIDE IL “JUDO TWIST”, AGLI SPAGHETTI WESTERN, “PER IL GUSTO DI UCCIDERE” DI TONINO VALERII, DAGLI EUROSPY PIÙ FOLLI, “2+5: MISSIONE YPOTRON” DI GIORGIO STEGANI, AL BIOPIC SU CHE GUEVARA, “EL CHE GUEVARA” CON FRANCISCO RABAL DI PAOLO HEUSCH PRODOTTO DA FERLAINO, DALLE COMMEDIE SEXY ITALO-SPAGNOLE, “LA STRANA LEGGE DEL DOTTOR MENGA” DI FERDINANDO MERINO CON SYLVA KOSCINA E IRA VON FURSTENBERG, AI FILM DI SUPEREROI…

 

Marco Giusti per Dagospia

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

Se ne va a 89 anni Nico Fidenco, autore di incredibile successi anni ’60 come “Legata a un granello di sabbia” (un milione e mezzo di copie nel 1961…) o “Come nasce un amore” o “Se mi perderai” o “Con te sulla spiaggia”, voce storica della RCA e delle nostri meravigliose estati al mare con i 45 giri. Sempre in competizione con Edoardo Vianello, Little Tony, Gianni Meccia e gli altri cantanti big del tempo.

 

Ma anche, più segretamente, prolificissimo compositore di musica da film che non si è fatto mancare proprio niente, dai Franco e Ciccio Movies come “2 samurai per cento gheishe”, per il quale incide il “Judo Twist”, agli spaghetti western, “Per il gusto di uccidere” di Tonino Valerii, dagli eurospy più folli, “2+5: Missione Ypotron” di Giorgio Stegani, al biopic su Che Guevara, “El Che Guevara” con Francisco Rabal di Paolo Heusch prodotto da Ferlaino, dalle commedie sexy italo-spagnole, “La strana legge del dottor Menga” di Ferdinando Merino con Sylva Koscina e Ira von Furstenberg, ai film di supereroi “Crash! Che botte… strippo, strappo, stroppio” di Bitto Albertini.

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

 

Per non parlare di capolavori di Lucio Fulci come “La pretora” o della serie “Emanuelle nera” di Joe D’Amato con Laura Gemser, “Zombi Holocaust” di Marino Girolami e “Porno Holocausr” di D’Amato. La sua è già una filmografia impressionante, quando grazie a Joe D’Amato, diventa col nome di Dominak, il musicista di tutti i primi film hard o mezzo hard (e mezzo soft) italiani. E lì parte un altro elenco sterminato di titoli, “Super climax”, “Stretta e bagnata”, "Labbra bagnate”, fino a tornare al cinema, diciamo, normale, con i sotto Pierini.

 

Nato a Roma nel 1933 come Domenico Colarossi, si trasferisce con la famiglia all’Asmara nel 1939, dove rimane fino al 1949. Quando torna a Roma, alla fine degli anni ’50 inizia a occuparsi di cinema e di musica, quasi indistintamente. Lo troviamo assistente alla regia (col suo nome di Colarossi) nel 1955 di “Il padrone sono me”di Franco Brusati , per poi spaziare nel cinema da attore a compositore a cantante. Per “I delfini” di Francesco Maselli incide sia in italiano che in inglese “What a Sky” di Giovanni Fusco, visto che i diritti per una canzone di Paul Anka erano troppo cari.

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

 

E compare come cantante e attore in “Pesci d’oro, bikini d’argento”, “Un marito in condominio” di Angelo Dorigo, “I maniaci” di Lucio Fulci, “Appuntamento a Dallas” di Piero Regnoli, ma anche nel più ricercato “Trio” di Gianfranco Mingozzi. Incide le versioni italiani di canzoni tratte da film celebri. Ricordo che avevo il 45 giri di “Exodus” di Otto Preminger, ma incide anche in italiano “Moon River”, la canzone di “Colazione da Tiffany”. E’ una delle vie, italiane, al cinema americano.

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

Ma si legge sul Corriere della Sera (agosto 1962) di un suo esordio come attore a fianco di Nancy Sinatra nel film di guerra "Trenta baionette contro la morte" di Gino Mangini, che non verrà mai girato. La prima colonna sonora originale che firma dovrebbe essere quella di “Due samurai per cento geishe" di Giorgio Simonelli con Franchi e Ingrassia, ma poco dopo appaiono anche quelle per “Ringo il texano”, “Appuntamento a Dallas”, “Agente Logan-Missione Ypotron”. Nei primi anni ’80 si divide tra le musiche per il cinema hard italiane e le colonne sonore dei cartoni animato giapponese, “Don Chuck castoro” (vende quattrocentomila copie!), “Bem”. Fonda anche un nuovo gruppo, I Super 4, con vecchi colleghi ancora in forma come Riccardo Del Turco, Jimmy Fontana e Gianni Meccia, che spaziano dal 1984 al 1994. Una decina d’anni.

NICO FIDENCO NICO FIDENCO Nico Fidenco Nico Fidenco  

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/necrologio-giusti-ndash-nico-fidenco-scomparso-89-anni-rsquo-332722.htm

 

 

Kissinger71 

È MORTO QUESTA NOTTE A ROMA, ALL'ETÀ DI 89 ANNI, IL CANTAUTORE E COMPOSITORE NICO FIDENCO

 

È MORTO QUESTA NOTTE A ROMA, ALL'ETÀ DI 89 ANNI, IL CANTAUTORE E COMPOSITORE NICO FIDENCO - RAGGIUNSE IL SUCCESSO NEGLI ANNI '60, CON BRANI TRATTI DA COLONNE SONORE, PRIMO FRA TUTTI “WHAT A SKY” (IN ITALIANO 'SU NEL CIELO'), DAL FILM DI FRANCESCO MASELLI “I DELFINI”, MA SOPRATTUTTO CON LA CANZONE “LEGATA A UN GRANELLO DI SABBIA”, CONSIDERATA IL PRIMO TORMENTONE ESTIVO DELLA STORIA DELLA MUSICA ITALIANA - VIDEO

 

https://youtu.be/i3Uol--O3gc

https://youtu.be/XFCEtS1EsWo

Da https://www.liberoquotidiano.it

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

È morto questa notte a Roma, all'età di 89 anni, il cantautore e compositore Nico Fidenco. La notizia è stata confermata all'agenzia Adnkronos dalla moglie Annamaria e dalla figlia Guendalina. Fidenco, all'anagrafe Domenico Colarossi, era nato a Roma il 24 gennaio 1933 e raggiunse il successo negli anni '60, con brani tratti da colonne sonore, primo fra tutti What a Sky (in italiano 'Su nel cielo'), dal film di Francesco Maselli I delfini, ma soprattutto con la canzone Legata a un granello di sabbia, considerata il primo tormentone estivo della storia della musica italiana.

 

Nel 1960 era già nella scuderia della Rca Italiana a Roma, dove era stato presentato da Franco Migliacci, soprattutto come autore. Ma il direttore artistico Enzo Micocci giudicò interessante anche la sua voce. E infatti, quando Maselli cercava un brano per il suo film I Delfini, Micocci, gli propose un brano inedito, What a Sky, composto dal maestro Giovanni Fusco. Il provino fu inciso da un giovane Little Tony, dal figlio di Fusco e da Fidenco.

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

Ma fu proprio quest'ultimo a essere preferito dalla produzione. La casa discografica inizialmente non prevedeva la pubblicazione del pezzo su 45 giri, ma le pressioni da parte dei negozianti e dei grossisti, dovute alle richieste del pubblico (il film fu accolto molto favorevolmente nelle sale), spinsero l'etichetta non solo a pubblicare la versione inglese, ma a riportare di corsa Fidenco in sala d'incisione per registrare sulla stessa base orchestrale la versione in italiano 'Su nel cielo' da mettere sul lato B del 45 giri che dal 31 dicembre 1960 rimase primo in classifica per quattro settimane.

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

Dopo What a sky Fidenco incise altri brani in inglese e in italiano tratti da colonne sonore di grandi film di successo come: Just that same old line dal film La ragazza con la valigia con Claudia Cardinale, Il mondo di Suzie Wong dal film omonimo con William Holden che raggiunge la prima posizione in classifica per cinque settimane nel 1961, Exodus, dal film omonimo con Paul Newman, Moon River dal film Colazione da Tiffany con Audrey Hepburn, L'uomo che non sapeva amare dal film omonimo con George Peppard e Una donna nel mondo dal film La donna nel mondo.

 

Ma i suoi successi non si fermarono alle colonne sonore. A metà degli anni '60, Fidenco inanellò diversi grandi successi in classifica: Con te sulla spiaggia (seconda classificata a Un disco per l'estate 1964), Se mi perderai, Come nasce un amore, A casa di Irene, La voglia di ballare (finalista a Un disco per l'estate 1965), Goccia di Mare, Non è vero, Tutta la gente, ma soprattutto Legata a un granello di sabbia (1961), che rimase prima in classifica per 14 settimane e fu il primo 45 giri a superare in Italia il milione di copie vendute (ne raggiunse addirittura il milione e mezzo).

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

Nel 1966 lasciò la Rca per passare alla Parade ma, da qui in poi la sua popolarità subì una flessione, nonostante una partecipazione, la sua unica, al Festival di Sanremo nell'edizione del 1967 ricordata soprattutto per la morte di Luigi Tenco. Fidenco, che presentava il brano firmato da Gianni Meccia Ma piano (per non svegliarti) in coppia con la cantante statunitense Cher, non riuscì a portare il brano in finale.

 

Dopo aver ridotto le proprie incisioni pop, Fidenco tornò a occuparsi nuovamente di colonne sonore, componendo per il cosiddetto Cinema di genere per tutti gli anni settanta e ottanta, spaziando dallo spaghetti-western (la prima colonna sonora fu per All'ombra di una colt) ai film della cosiddetta sexploitation come La strana legge del dott. Menga (1971), La ragazzina (1975) e la serie di culto Emanuelle, frequentando anche l'horror per il film Zombi Holocaust del 1980 e il crossover Porno Holocaust di Joe D'Amato.  Sul finire degli anni settanta e i primi anni ottanta ritrovò una inaspettata popolarità presso il pubblico dei più piccoli, anche in termini di vendite, grazie alle numerose sigle incise per gli anime giapponesi, vero e proprio fenomeno di costume televisivo di quel periodo.

 

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

La sigla Don Chuck Castoro infatti riuscì a vendere oltre quattrocentomila copie, riportandolo in classifica. In questo decennio tornò anche a incidere album pop come La mia mania del 1981 e Direzione vietata del 1989. Dal 1984 al 1994 con i colleghi Riccardo Del Turco, Jimmy Fontana e Gianni Meccia diede vita a I Super 4, quartetto con il quale ripropose successi tratti dai rispettivi repertori degli anni sessanta riarrangiati in chiave moderna, con cui pubblicò tre album di discreto successo commerciale.

NICO FIDENCO NICO FIDENCO

 

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/morto-questa-notte-roma-all-39-eta-89-anni-332686.htm

 

 

 

Kissinger71

 

“IRENE CARA CI HA INSEGNATO A BALLARE PER LA NOSTRA VITA, A IMPARARE A VOLARE”

 

“IRENE CARA CI HA INSEGNATO A BALLARE PER LA NOSTRA VITA, A IMPARARE A VOLARE” – CATERINA SOFFICI: “SE NE VA GIOVANISSIMA, A 63 ANNI, E NOI RIMANIAMO ATTONITI, PERCHÉ SEMBRAVA IMMORTALE COME I SOGNI CHE CI HA FATTO SOGNARE” – IL SUCCESSO DI FAME E POI CON LA CANZONE “WHAT A FEELING” IN FLASHDANCE: “È IN CIMA A TUTTE LE CLASSIFICHE, E NEI NOSTRI MANGIANASTRI LO CONSUMIAMO FINO A FONDERE LE CASSETTE. CHE SENSAZIONE /ESSERE È CREDERE/ POSSO AVERE TUTTO, ORA STO BALLANDO PER LA MIA VITA. POTEVAMO AVERE TUTTO, O ALMENO LO CREDEVAMO”

 

https://youtu.be/miax0Jpe5mA

IRENE CARA IRENE CARA

Caterina Soffici per “La Stampa”

 

Quando hai tutte le strade davanti e quando il tuo futuro di teenager incontra il futuro del mondo. Erano i fantastici anni Ottanta, vituperati e maledetti, ma a guardarli adesso com' erano belli. E lei, Irene Cara, è stata un pilastro degli anni Ottanta, di quei sogni, di quelle possibilità, di quel futuro. Li ha cantati e ballati in «Fame» e in «Flashdance», e noi con lei. Se ne va giovanissima, a 63 anni, e noi rimaniamo attoniti, perché sembrava immortale come i sogni che ci ha fatto sognare.

 

Diventa regina partendo Cenerentola senza neppure passare per principessa.

Nata nel Bronx, a New York, il 18 marzo 1959. Il suo nome per intero era Irene Cara Escalera, ed è stata la prima a mostrare con il suo esempio che i sogni erano possibili. Aveva studiato musica, ballo e recitazione fin da bambina. Era apparsa in varie produzioni teatrali e programmi tv fin dagli anni Settanta.

 

Caterina Soffici 5 Caterina Soffici 5

Appena ventenne esordisce in una serie («Radici», le nuove generazioni), ideata e prodotta da Marlon Brando. Poi l'esplosione di popolarità con «Fame», («Saranno famosi») nel 1980. Lei era Coco, e tutte volevamo essere lei. La scuola di ballo e di artisti, la New York dei loft, quando ancora non si chiamavano loft. Loro andavano a scuola con la felpa e in canottiera, e noi dovevamo lottare per un paio di «trasgressivi» leggings e per gli scaldamuscoli.

https://youtu.be/H1gMQ_q3FSM

IRENE CARA OSCAR IRENE CARA OSCAR

 

Io li comprai di nascosto - i miei genitori non volevano - al mercato di San Lorenzo, a Firenze. C'erano banchetti pieni di scaldamuscoli stile «Flashdance». Li tenevo nello zainetto Invicta con cui andavo a scuola, perché non li trovassero e quindi sequestrassero. A noi il latino e seduti ai banchi, a loro i salti e le capriole e la musica. E c'erano Leroy e Lee, ed eravamo tutte un po' innamorate di quei due ragazzi, mentre a scuola c'erano compagni di classe che volevamo assomigliassero a quei due, invece erano sfigati e per niente svalvolati come i due ragazzi ballerini e canterini del film. «I' m gonna live forever, I' m gonna learn how to fly», cantava Irene.

 

«Vivrò per sempre/Imparerò a volare», la cantavamo a squarciagola anche noi e non c'era Google per trovare le parole delle canzoni. Le dovevamo ascoltare e riascoltare sul mangianastri, per capirle.

 

lee curreri irene cara saranno famosi lee curreri irene cara saranno famosi

In «Fame» Irene Cara canta il tema della pellicola e con quella canzone vincerà l'Oscar per la miglior canzone. Nello stesso anno, il 1980, ottiene anche due nomination al Grammy Award nel 1980 come migliore nuova cantante femminile e migliore nuova artista pop.

 

Quando poi hanno fatto la serie televisiva (e non ci siamo persi una puntata neppure di quella) Irene non c'era più, aveva detto di no e non si è mai capito perché.

Fame ha dato l'avvio agli anni Ottanta, un calcione per lasciarsi alle spalle i tetri anni Settanta, pieni di piombo e rapimenti.

 

Era la porta aperta sul benessere e la modernità, che per forza veniva dall'America.

irene cara e amici in spiaggia nel 1982 irene cara e amici in spiaggia nel 1982

«Fame» sembrava insuperabile, ma poi nel 1983 è arrivato «Flashdance» di Adrian Lynch e l'ha superato. «Flashdance What a Feeling», brano scritto in collaborazione con Giorgio Moroder, tema portante del film, è stato l'apice della sua carriera.

 

Di nuovo Oscar per la miglior canzone (e Irene Cara è stata la prima cantante ispanica a riceverlo anche come autrice), Golden Globe e anche il Grammy alla miglior interpretazione vocale femminile pop.

 

È in cima a tutte le classifiche, e nei nostri mangianastri lo consumiamo fino a fondere le cassette. «What a feeling/Being' s believin'/ I can have it all, now I' m dancing for my life. Che sensazione /Essere è credere/ Posso avere tutto, ora sto ballando per la mia vita».

 

Potevamo avere tutto, o almeno lo credevamo. Quando hai ancora tutte le strade davanti, quando il futuro sembra non finire mai, quando non ci sono strade segnate e pensavamo di poter davvero seguire una passione e fare in modo che accadesse. («Take your passion and make it happen», cantava Irene).

dick clark irene cara dick clark irene cara

 

Ieri, alla notizia della morte di Irene Cara sono andata su Youtube per riascoltare quella canzoni e tutto è tornato a galla, come fosse ieri. L'amarcord di un mondo senza influencer e niente telefonini e niente social. Solo telefoni a gettoni per dire che arrivavi tardi o non arrivavi proprio a cena (poi cadeva la linea e non eri più rintracciabile e sapevi che l'avresti pagata, ma intanto te la godevi).

 

E telefono fisso da litigarsi, perché c'era sempre qualcuno in casa che aspettava una telefonata e il telefono era sempre occupato. Era libertà. Era la possibilità di vivere sicuri che era meglio un rimorso che un rimpianto. Potevamo sbagliare e riprovare, non avevamo gli occhi degli altri sempre puntati addosso a spiarci tramite gli account.

 

irene cara coco hernandez in saranno famosi irene cara coco hernandez in saranno famosi

Irene Cara è stata anche un po' questo. Ci ha insegnato a ballare per la nostra vita, a imparare a volare. Forse hanno davvero ragione le generazioni Z e i Millennials e tutti quelli che sono venuti dopo di noi nati alla fine degli anni Sessanta (che non siamo Boomers ma non so se abbiamo un nome), a rimproverarci di avergli rubato il futuro. Non so se davvero glielo abbiamo rubato, ma se così fosse, potremmo togliergli le cuffiette piene di rapper sempre così arrabbiati e dargli indietro qualche pezzetto di libertà facendogli vedere quei film e ascoltare quelle canzoni.

irene cara (sinistra) nella serie radici irene cara (sinistra) nella serie radici jennifer beals irene cara keith forsey matthew broderick jennifer beals irene cara keith forsey matthew broderick irene cara canta a melbourne nel 2006 irene cara canta a melbourne nel 2006 la casa di irene cara in florida la casa di irene cara in florida irene cara grammy irene cara grammy annuncio della morte di irene cara annuncio della morte di irene cara irene cara gene ray saranno famosi irene cara gene ray saranno famosi irene cara e il cast di saranno famosi irene cara e il cast di saranno famosi irene cara irene cara irene cara alla premiere di downtown 2004 irene cara alla premiere di downtown 2004 irene cara in saranno famosi irene cara in saranno famosi  

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ldquo-irene-cara-ci-ha-insegnato-ballare-nostra-vita-imparare-333627.htm

Costanzo71