giovedì 30 giugno 2022

Chiamate la neurodeliri!

 


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Se lo dice lei...

 


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Il grande demiurgo

 


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Hoara Borselli

 


Questa persona, Hoara Borselli, di cui io ignoravo l’esistenza ma che fa l'opinionista, oggi va dicendo che manca “sacrificio e fame” ai giovani. Perché lei a 15 anni faceva la barista e si faceva pagare un gelato al giorno. 


Voglio provare a spiegare una cosa a chi parla di sacrifici e fame.

Vanno bene entrambi, nessuno lo nega. Per andare avanti nella vita servono. Questo è vero come il giorno. 


Ma il problema è che oggi dietro quel “sacrifici e fame” non c’è nessuna bella novella del giovane che si impegna, lavora duro e quindi del “padrone”, benevolo saggio, che lo premia e lo fa avanzare. Non esiste la retorica da film del padrone che ti schiavizza per “educarti” e lo fa per il tuo bene.


C’è il padrone che ne approfitta e continua a tenerti alla fame facendoti fare sacrifici perché vuole guadagnare di più alle tue spalle. 


Quel gelato di cui le parla, dunque, non è “educativo”. Non c’è nessuna lezione dietro, perché al padrone di dare lezioni al ragazzo/a non gliene può fregare di meno. A lui gliene frega di pagarti il meno possibile così i soldi se li prende lui. E non c'è lieto fine fiabesco. 


Quindi finiamola con la retorica “dell’educazione” fatta facendoti lavorare 10 ore al giorno a 300 al mese. Perché è una fregnaccia che giustifica chi sfrutta gente alla fame - spesso giovani - con la scusa di educare.


Si educhino loro a pagare il giusto e non sfruttare, altro che storie.

Leonardo Cecchi 

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Bacoli

 


A Bacoli, il sindaco ha proposto ai percettori del Reddito di cittadinanza di aiutare la comunità. 


In foto, potete vedere cosa stanno facendo. E come ha ricordato il giornalista Ciro Pellegrino, questa è la risposta migliore che si potesse dare a chi li chiama parassiti e fannulloni. Tanti, tantissimi di loro sono soltanto persone che vengono da situazioni di fragilità. Persone che non vogliono rimanere "sul divano", come dice qualcuno. Ma che vogliono guadagnarsi il pane.


Qui lo stanno facendo rimediando alla cafonaggine di altri individui, che sono i veri parassiti della società, quelli che se ne fregano e inzozzano spiagge e strade. 


A loro buon lavoro.

Al sindaco bravo per l'idea, che dovrebbe essere applicata in tutta Italia.

Leonardo Cecchi 

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Questa è mafia!

 


A Ostia, Roma, delle persone sono state prese a calci e pugni dai balneari perché non hanno voluto pagare una sorta di “pedaggio” per raggiungere una spiaggia libera. “Quando si entra in casa d’altri si saluta”, ha detto loro uno dei balneari, prima di picchiarli. 


Tra perquisizioni ai bagnanti che portano cibo da casa, richieste di pedaggio per passaggio, boe messe per chiudere il mare e impedire a chi va alle spiagge libere di fare il bagno, la situazione di una parte delle spiagge in concessione sta iniziando ad assomigliare più al brigantaggio ottocentesco che ad imprenditoria. 


I balneari con sale in zucca prendano le distanze da questa gente. 


Perché davvero siamo arrivati a situazioni da Terzo mondo e con questi atteggiamenti stanno forzando MOLTO la mano dei cittadini, che sono i VERI proprietari delle spiagge.

Leonardo Cecchi 

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Boicottate il mondiale in Qatar!

 


⚠️Rappresentante del Qatar:

 “Chiunque alzerà la bandiera LGBT ai Mondiali sarà arrestato per 7 o 11 anni. Siamo qui in un Paese islamico, dovete rispettare la nostra religione, le nostre convinzioni e la nostra cultura".

Vi ricordo che i Mondiali del 2022 si terranno in Qatar.

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mercoledì 29 giugno 2022

Sally Todd

 


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Mamma anatra con i suoi anatroccoli alla stazione di piazza Mancini, Roma

 





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L'ologramma italiano

 


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Che cafolavoro!

 


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Debra Paget

 


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Banano con frutto

 


Cinzia Galli 

Seimming pool


Cinzia Galli 


Olivo

 


Cinzia Galli 

Medusa

 


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La destra ha paura di Cloe Bianco

 


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Matteo Iacobacci

 


"Lui è Matteo Iacobacci ed è il ragazzo di 21 anni che ieri sull’Aurelia ha aiutato a salvare 30 bambini dal rogo, dirigendo le operazioni di evacuazioni dell’edificio. 


“Beh, cosa c’è di strano? È un eroe.” Domanderete voi. 


Ecco. Ve lo dico subito. 

La cosa strana è che Matteo sogna di fare il vigile del fuoco, ma una settimana fa è stato bocciato alla prova scritta del concorso, per soli due punti. 

Una prova scritta che, come la stragrande maggioranza delle prove scritte per i concorsi pubblici, ha pochissimo a che vedere con il lavoro che poi si andrà a fare. 


Una prova che spesso non fa altro che eliminare persone di talento, che, per un motivo o per un altro, sono deboli in cultura generale o in materie che non gli saranno mai utili per fare meglio il lavoro che sognano di fare.


Spero che Matteo venga riconsiderato al concorso e che la sua storia diventi una occasione per ripensare i concorsi pubblici".


Concordo con le parole di Valerio Capraro, che ha ben sintetizzato il punto sui concorsi.

Leonardo Cecchi 

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Alessandro Scanagatti

 


Lo costringevano a portare ai forni non solo i suoi compagni morti, ma anche quelli moribondi, ancora in vita. Un ragazzo, raccontò anni dopo Alessandro, aveva il padre accanto, deportato anche lui, che piangeva disperato perché voleva prendere il suo posto.


Furono centinaia le persone che Alessandro Scanagatti dovette portare ai forni, a Mauthausen. Era un ragazzo, aveva 17 anni quando venne internato. Catturato in Italia perché partigiano, fu prima torturato a San Vittore e poi spedito nel lager. Lì lo picchiarono, gli spaccarono il naso con il calcio di un fucile. Poi lo assegnarono alle barelle: doveva portare i morti ai forni crematori, ma a volte i tedeschi gli davano anche i moribondi. Gente che finiva bruciata viva.


Alla liberazione del campo, Alessandro pesava 26 kg. Come lui, tanti altri. 


Per decenni non è mai riuscito a parlare di ciò che ha visto e vissuto in quegli anni. Voleva scacciarne persino i pensieri, i dettagli. Tutti tranne uno: il numero 126425, la sua matricola. Quando correva a portare i suoi compagni morti, la doveva ripetere ai tedeschi che lo fermavano di continuo. 


Poi, passati anni, ha deciso di aprirsi. Da lì, il tenere viva le memoria, le manifestazioni, le interviste, i 25 aprile mai mancati.

Si è spento oggi, a 95 anni, dopo una vita di lotte e di dolore. 


A lui, al ricordo di un uomo che ha lottato e ha vissuto tanta tragedia, l’ultimo saluto.

Leonardo Cecchi 

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Ranucci indagato

 


Che “meraviglia”. 

Ora indagano Ranucci per minacce. 


Perché? Perché quando dalla Commissione vigilanza Rai resero pubblica la lettera anonima a loro indirizzata su di lui (la lettera sulle avance sessuali, poi rivelatasi ufficialmente falsa), Ranucci scrisse giustamente arrabbiato a Ruggieri, deputato Forza Italia della Commissione. Gli scrisse dicendogli che avevano fatto una cosa vergognosa a pubblicarla, perché le lettere anonime, se non suffragate da prove, non si pubblicano. E portando a evidenza il fatto che lui stesso, a Report, ne riceve migliaia sui politici ma non le pubblica perché rispetto vuole che non si rovinino le persone sulla base di false accuse. 


Aver detto ciò, aver detto una cosa ovvia di rispetto umano, è da indagarsi per minaccia. 


Un “atto dovuto” perché Ruggieri lo ha denunciato. 


Ma la risposta migliore a questi che sono episodi vergognosi è l’1.5% di share in più che Report ha portato a casa quest’anno. 


Sta tutto lì il fallimento di chi voleva rovinarlo.

Leonardo Cecchi 

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Il ponte di Banpo si arcobalenizza!🤩😍🌈 Spettacolo fino a Novembre. #visitkorea

 


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martedì 28 giugno 2022

Yusupha Joof

 


Yusupha Joof aveva trentacinque anni. Lavoratore, brava persona, si spaccava la schiena nei campi, nei nostri campi, probabilmente per una miseria o, come tanti altri, persino sotto ricatto.


Stanotte è morto bruciato vivo, in Puglia. Viveva in una baraccopoli, stipato con decine di altri braccianti. In condizioni miserevoli, vergognose, da farci dubitare che si parli di Europa, Italia, XXI secolo. A causa di un piccolo incendio, la sua baracca è andata a fuoco ed è morto tra le lamiere che sono diventate un forno.  


Yusupha è l'ennesima vittima di un sistema marcio, quello del caporalato basato sullo schiavismo. Gente sfruttata come bestie da soma e costretta a vivere in ghetti, a gelare d'inverno e bruciare d'estate. Strumentale solo a far guadagnare di più alcuni proprietari terrieri e aziende agricole che con gente disperata hanno l'occasione di ammortizzare i costi d'impresa, lucrando sulla sofferenza altrui e avvalendosi, spesso, di minacce, botte, persino torture. 


Lo sfruttamento, in Italia, riguarda tutti.

Perché a chi ti mette nei campi per pochi euro che tu sia bianco, nero, fucsia o lillà non gliene frega niente. Ciò che guardano è la fragilità. 


Sradicarlo si può, basta fare controlli a tappeto, continui, sistematici. E se ti trovo con dei braccianti presi con caporalato, tu un'azienda non la apri per un secolo.

Leonardo Cecchi 

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Poveri ribellatevi!

 


Fa un'enorme tristezza leggere che a Canicattì un uomo di 33 anni, disoccupato, sia morto dissanguato mentre tentava un furto a un distributore di merendine in una scuola. 


Non fa rabbia, fa solo grande tristezza. 

La tristezza della disperazione, profonda, che può indurre una persona senza lavoro e senza prospettive a cercare di sottrarre qualcosa da mangiare e delle monetine da un distributore. Fa tristezza la sua maldestrezza, che gli ha provocato la morte, derivata probabilmente da un suo non essere avvezzo a certe pratiche, iniziate per sopravvivenza. 


Quando un Paese inizia a riempirsi di "ladri di merendine", persone che spinte dalla sopravvivenza fanno ciò che non farebbero mai in condizioni normali, la colpa non è mai di quelle persone, ma di un sistema che crea povertà su povertà e aumenta le disuguaglianze. 


Ed è ciò che sta avvenendo in Italia proprio adesso.

Leonardo Cecchi 

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Liliana Segre

 


"A me dispiace da matti avere 91 anni e sapere che ho pochi anni ancora davanti anche se gli odiatori ogni giorno mi augurano di morire, mi dispiace tantissimo di dover abbandonare la vita. Perché la mia vita mi piace moltissimo.

Non scegliemmo di attaccarci ai fili elettrificati per scegliere la morte, che sarebbe arrivata in un secondo. 

Noi scegliemmo la vita, parola importantissima che non va sprecata e non va mai dimenticata nemmeno un minuto.

Siete persone libere, dovete pensare con la vostra testa, non con quella di chi grida più forte. 

Non bisogna perdere neanche un minuto di questa straordinaria emozione che è la vita. 

Perché nel tic-tac che è il tempo che scorre, il tic è già tac..."

(Liliana Segre)

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Costruire una nave

 


Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave. #AntoinedeSaintExupery


🌊 Art by Rafal Olbinski

Esoterica

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Persone viste come fastidi

 


Ci svegliamo e la sensazione, aprendo i giornali on line, è quella di un nodo in gola. 46 migranti sono stati ritrovati senza vita a bordo di un camion ai confini tra gli Stati Uniti d’America e il Messico. Morti asfissiati. “Dirò a Dio cosa mi hanno fatto. Gli dirò tutto”.

Sandro Ruotolo 

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Un massacro senza giustificazioni



"Guardate le immagini dell'invasione verso l'Europa", twitta l'ex ministro degli Interni Matteo Salvini di fronte a 27 morti a terra.


L'uomo dell'Improvvidenza, l'estimatore dei cocktail del Papeete, non ha pietà: le immagini di coloro che tentano di superare la barriera che separa il Marocco dall'enclave spagnola di Melilla, per lui sono "gente per cui in Europa non c'è posto".


Sia chiaro: Matteo Salvini non è l'unico che sguazza nel sangue dei vinti. E' l'intera Europa che nega, silenzia e se ne frega. E' in primis colpa della Spagna che si è accordata con la polizia marocchina e che sulle cifre dei morti dice "sentite loro", come se quei morti fossero qualcosa che non li riguardasse. Come se non fossero morti nel tentativo di raggiungere proprio la Spagna; come se gli accordi per usare qualsiasi mezzo per fermarli non li avesse fatti proprio la penisola iberica con la polizia del Marocco.


Mani e gambe rotte ovunque, le ONG che chiedono un'inchiesta accurata, veloce e superpartes e nel frattempo implorano "di non seppellire i morti", per avere la possibilità di farli visionare a un personale medico adeguato e capire come sono morti, tanto per iniziare. Perché seppellire velocemente i morti è spesso la pratica di chi vuole nascondere le prove. Perché con tutta la buona volontà del mondo – in effetti – è complicato credere alla versione degli stessi che nei video si vedono prendere a manganellate persone inermi, distese fra altre già morte.


Matteo Salvini ha la colpa – o forse il pregio – di dirlo più chiaramente di altri: lui gli immigrati non li vuole perché è evidente che gli fanno politicamente schifo e dunque per loro "non c'è posto", neanche parlasse di una scopa in un ripostiglio troppo affollato.


Matteo Salvini non ha nessuna statistica, nessun numero o idea di cosa sia un flusso migratorio, di cosa sia la fame, di cosa voglia dire scappare dal proprio Paese in fiamme, di cosa significhi lasciare in quel Paese invivibile chi ti vuole bene. Semplicemente il fu camicia verde vede la foto di 27 morti a terra e pensa che in Europa – neanche nella sola Italia, proprio in tutta l'Europa! – per loro non ci sarebbe stato posto. E così – sincero come un bambino che non vorrei mai incontrare – pensa di twittarlo convinto in questo modo di accrescere il suo consenso politico, almeno fra gli italiani con i denti digrignati.


Però ripeto: Matteo Salvini è pericoloso, ma io preferisco il pericolo quando posso vederlo in volto, quando posso attribuirgli un nome, perciò in questo caso mi spaventa meno lui dei subdoli sotto il banco. Qualche volta meglio scrutarlo in faccia l'orrore, meglio lui di certi silenzi, o di certe solidarietà complici date alla Spagna come se la Spagna fosse sotto attacco, invece che la prima responsabile di quella enclave in Marocco e di quei morti. Come se sotto attacco non fossero invece i Paesi più poveri a cui noi sottraiamo risorse, terreni, acqua, e i cui figli abbiamo ridotto in miseria, e poi respingiamo quando domandano a "mamma Europa" il diritto alla sopravvivenza.

E' indegna l'Europa dei respingimenti, non era questo il sogno dell'Europa maturato a Ventotene. Non aveva niente a che vedere quell'idea di Europa con l'ammazzare quelli che indietro non vogliono tornare – quelli su cui il respingimento è fallito – quelli che con un paio di cesoie, nell'enclave spagnola di Melilla in Marocco, tagliano la recinzione di filo spinato che li separa da una speranza, almeno quella.


Responsabile di questo massacro – il più grande della Storia, in quell'enclave – è tutta l'Europa, con le sue regole sempre a tutela dei più forti. Responsabile è il nostro continente, che trova unità soltanto nella repressione e nel garantire chi tiene il tonfa della Storia (il tonfa è un tipo particolare di manganello, spesso usato per i colpi più brutali) dalla parte dell'impugnatura.


Io sono felice – e mi batto – per l'accoglienza dei profughi ucraini, ma non vedere la differenza che l'Europa riserva verso i non caucasici, è impossibile.


Se lo chiamiamo razzismo qualcuno si alza sulla sedia, s'indigna, chiede "come ci permettiamo". Ebbene: alzatevi dalle vostre poltrone, perché questo è razzismo istituzionalizzato. Non c'è nessuno oggi in Spagna, o in Italia, o in Europa, che segreghi formalmente in base al colore della pelle. Ma la segregazione è nei fatti quella verso i poveri che urlano alle porte dell'Europa, e che poi – guarda tu a volte il caso – hanno quasi sempre la faccia marrone.


Saverio Tommasi per Fanpage.it

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lunedì 27 giugno 2022

Tommasi sindaco

 


Damiano Tommasi ha scritto la storia. Sindaco di Verona senza proclami, promesse sguaiate, insulti agli avversari. Mantenendo quello stile e quella sensibilità umana che nel mio piccolo ho potuto constatare già da 20 anni fa.


Ero un bambino disinteressato al calcio con amici pazzi di calcio in una città pazza di calcio. Tommasi abitava nel mio stesso quartiere, il Torrino. Lo incontravamo spesso e lui si fermava puntualmente a giocare con noi. 


In fondo ciò che ha fatto a Verona, con semplicità. Camminare tra la gente, ascoltandola, a partire dalle periferie. Con un gioco di squadra vero, con la sua ondata gialla intergenerazionale. Senza prime punte, senza protagonismi, egocentrismi.


Tommasi era soprannominato l’anima candida in un mondo spesso superficiale e poco edificante. Non solo non è stato cambiato da quel contesto, ma ne è uscito rafforzato, migliore, con l’esigenza di impegnarsi nella sfera pubblica a partire dal tutelare le fasce più deboli della sua città.


Più che un lavoro da mediano, un lavoro di vero uomo di sinistra. Un mediano non è una punta, ma Damiano oltre ad aver svolto come sempre il suo compito di infaticabile giocatore che si sacrifica per gli altri, ha segnato un gol fondamentale di cui ci ricorderemo a lungo: ha aperto una stagione nuova, basata sull’antico e profondo rispetto per la politica, ma soprattutto ha reso visibile a tutti – qualora ce ne fosse ancora bisogno -  il livello bassissimo del centro destra italiano e la possibilità reali di vittoria del centro sinistra quando fa l’unica cosa che è deputato a fare per non snaturarsi: partire dai fragili e tenere unita la collettività democratica.


Grazie Damiano.

Leonardo Cecchi 

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Che massacro!

 


Guardate questa foto. C’è tutta la disumanità di cui siamo capaci, in quanto italiani, europei, esseri umani. Corpi ammassati l’uno sull’altro. 

Ci siamo NOI, che guardiamo, e poi ci sono LORO: picchiati, calpestati, lasciati morire come in un mattatoio. La loro unica colpa? Desiderare diritti, speranza, futuro, una vita che non venga compromessa da guerra e carestie. Una vita come quella che abbiamo a disposizione NOI, ricevuta senza alcun merito, ma solo per il caso che ci ha fatto nascere in Europa.


Questi sono i corpi ammassati dei ragazzi che hanno cercato di raggiungere l’Europa. Arrampicandosi sulle altissime reti o sfondandole in gruppo. Reti che dividono la vita possibile in Europa dalla condanna a vivere in Africa. Fra loro, i cadaveri degli oltre 37 migranti morti a Melilla. 


Succede questo, quando si crede di risolvere problemi immensi con semplici divieti, controllare generazioni intere che cercano la vita con recinti, gestire flussi enormi di persone con accordi fra Stati: in questo caso fra Spagna, quindi Unione Europea, e Marocco. 


Vi chiedo di guardare questa immagine e non distogliere lo sguardo. Senza accoglienza non c’è alcuna speranza di crescita per l’Europa, e senza crescita, lavoro e diritti nei Paesi africani, non ci sarà altro destino che migrare.

Roberto Saviano

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domenica 26 giugno 2022

Francesco Totti

 


26 giugno 2006.


E chi se lo scorda quel giorno Francé. 

Era Estate e faceva un caldo pazzesco.

Il mondiale era l'evento da celebrare, il mese del rito sacro. 

La Germania sembrava ad uno schiocco di dita dalla casa di tutti. 


Me lo ricordo bene quell’ultimo minuto di quell’ostica partita contro l'Australia. 

Fabio Grosso scattò come un funambolo sulla fascia e dopo un paio di dribbling cadde in area: 


RIGORE! 


Ci siamo, quello era il tuo momento. 

Te lo eri preso con la forza quel mondiale, dopo quel brutto infortunio in campionato che ci fece stare in apprensione per mesi. 

Quello era il tuo attimo, l'attimo giusto per la resurrezione, per tirare fuori la testa dopo mesi di buio.

L'australiano Schwarzer pareva un gigante, ma tu, Francesco Totti, i rigori li sapevi calciare, e anche bene. 


Sguardo implacabile, palla nel sette e pollice in bocca. Il triplice fischio fu un trionfo e tu eri l'eroe da celebrare.

Da quel giorno, in ogni oratorio, su ogni campo di provincia e di città, con la  tua maglia, comprata con pochi spiccioli al mercato, ci abbiamo provato tutti a calciare un rigore così e ci siamo pure infilati quel pollice in bocca, anche se sapeva di terra, anche se era tremendamente sporco. 


E sai perché? 


Perché ci hai fatto sognare, tanto.🖋


#nonèpiùdomenica

#Totti


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Totò Schillaci

 


“Al mondiale del '90 speravo di giocare qualche minuto, ero già al settimo cielo per la convocazione in Nazionale. Certo, in allenamento davo tutto me stesso per convincere l'allenatore, ma nemmeno un folle avrebbe mai potuto immaginare cosa mi stava per accadere. Ci sono periodi nella vita di un calciatore nel quale "basta che respiri e la metti dentro". 

Per me questo stato di grazia è coinciso con quel Campionato del Mondo. 

La mia storia può essere d'esempio per i giovani d’oggi, una generazione svogliata. 

Io quando andavo ad allenarmi sui campetti palermitani mi portavo sulle spalle la borsa con le scarpe bullonate per tre chilometri buoni; ora sono i genitori a svolgere questo compito mentre i figli digitano sullo smartphone. 

Non va bene: senza sacrifici lo sport non ti porta da nessuna parte. E poi il calcio ti dà molto, ma ti toglie anche molto. Io per il pallone mi sono fatto quindici lunghi anni di mazzo tra ritiri, trasferte e assenze in famiglia. Sono diventato ricco e famoso, ok, ma forse quindici anni spesi così non sono esattamente l’ideale per un diciottenne odierno.


Sono arrivato dal nulla e sono diventato capocannoniere del Mondiale e secondo nella classifica del Pallone d’Oro, nonché uno dei calciatori più importanti al mondo in quel momento, ma per fortuna ero diverso da molti altri giocatori.

In tutto questo tempo, la mia popolarità non è mai diminuita e se sono amato, non è solo per quello che ho fatto in campo, ma anche fuori. C’è chi è un giocatore di livello mondiale ma è anche uno str**zo, il fatto di essere entrato nel cuore degli italiani dipende dal mio comportamento. Sono una persona normale, non sono falso e i tifosi lo sanno e mi amano per questo".


Totò Schillaci


Brividi.

Che notti, quelle notti.💙


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sabato 25 giugno 2022

La trasfigurazione di Gesù

 

Mosè, Elia e Gesù


«E non è tutto: pensiamo al momento in cui lo stesso Gesù subisce la cosiddetta "trasfigurazione", sul Monte Tabor. Da chi viene visitato, quella notte?».



Da Elia e Mosè, che appaiono "lucenti".


«Esatto: e sono due personaggi che, stando alla Bibbia, non risultano essere mai morti». Di li a poco, Gesù li avrebbe raggiunti?


<Mettendo assieme questi eventi - ragiona Biglino - possiamo forse immaginare che, in effetti, sia Elia che Mosè fossero stati portati via dagli Elohim».


Ma non erano vissuti in epoche lontanissime, da quei fatti? Ecco, appunto: si può supporre che gli Elohim, con le loro tecniche, fossero in grado di mantenere in vita per lungo tempo le persone che per loro erano importanti».

Mauro Biglino

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Salvatore Bennici

 


A Salvatore Bennici immobilizzarono il figlio Vincenzo davanti agli occhi. Volevano che guardasse mentre lo ammazzavano. Quello gridava, voleva soccorrere il padre, ma non ci fu niente da fare: i mafiosi gli esplosero quattro colpi alla testa, crivellandogliela. Fu uno spettacolo orrendo per il figlio, che rimase solo in quel cantiere con il padre morente con la testa ridotta a brandelli.


La colpa dei due, padre e figlio, era stata quella di essersi opposti al pizzo. Erano proprietari di una piccola azienda edile, di quelle che in Sicilia tiri su con enorme fatica, se non sei amico degli amici. Loro c’erano riusciti dopo anni di sacrifici, di lavoro duro. Di imprenditore che scende in cantiere con l’operaio.


Poi era arrivata l’occasione per un piccolo salto: un subappalto per un acquedotto. Immediatamente erano arrivate le richieste di pizzo. Telefonate minacciose, escavatori bruciati, porte di casa date alle fiamme. Salvatore disse no e denunciò tutto, sistematicamente. Non si piegò e non mollò.


Per questo lo ammazzarono. Era il 25 giugno del 1994. E vollero che il figlio guardasse affinché si piegasse.


Salvatore Bennici, come Libero Grassi, pagò il coraggio e l’onestà con la vita.


E in questo giorno, il ricordo va a lui. Eroe civile di cui va tenuta in vita la memoria.

Leonardo Cecchi 

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Ennesimo sputtanamento epocale per Renzi

 


Bene.


Ricordate l'accusa sul complotto, quando Report fece il servizio su Renzi e lo 007? 


Dicevano che fosse tutto orchestrato da servizi russi, cinesi e vattelapesca. E che la persona che aveva filmato l'incontro non fosse un'insegnante, ma evidentemente un'agente o chissà cosa. Dunque Report e Ranucci sarebbero stati complici di questo grande complotto.


Oggi la Digos ci dice che non c'è stato nessun complotto, nessuna carbonara attività per distruggere questo o quello. La persona era davvero un'insegnante. C'è la firma dello Stato sul fatto. 


Più lo attaccano, più la verità viene fuori.

Perché farselo piacere non un obbligo. Difendersi è SEMPRE un diritto (anche da chi è al centro delle inchieste). Indiscutibile, inalienabile. Di tutti. Ma farlo cercando di rovinare la vita alle persone no, non è un diritto. Farlo provando a distruggerle in ogni modo e maniera tirando in mezzo complotti internazionali non è un diritto. 


Un abbraccio a Ranucci. 

Continui così che le persone lo sostengono.

Leonardo Cecchi 

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Castrokkupato

 


GIOVEDI 25 GIUGNO 2003 IL MONDO DI BASSO SI RIPRENDE CIO' CHE LI SPETTA


Diciannove anni fa un manipolo di famiglie senza casa hanno deciso di riprendersi ciò che lo Stato aveva loro sottratto.

L'hanno fatto sapendo di essere nel giusto, in quanto non si poteva e non si può pagare mille euro al mese, mentre ci stanno centinaia di palazzi abbandonati nell'incuria. 

E' uno di questi era il palazzo di Viale Castrense, angolo Via Caltagirone. 

La proprietà è della famiglia VASELLI, uno dei grandi speculatori.

Cento persone sono entrate a riempire quell'enorme fabbricato, gli hanno ridato vita grazie ai bambini che hanno ripopolato quel cortile, da anni in silenzio.

Lo hanno difeso il 9 maggio di due anni dopo, quando il Prefetto Serra ne aveva chiesto lo sgombero.

A quelle famiglie rivolgo il mio grazie, perché so che, nonostante il Castrokkupato è tornato ad essere un immobile senz'anima, ognuno di noi porta nel cuore un pezzo di Castrense.

AUGURI CASTRENSE, PUO' DARSI CHE UN GIORNO TORNEREMO A RIPRENDERTI!

Giovanna Cavallo Serena Tarabini Paolo Armillotta Jungle Debby Alessandra Petri Andrea Catarci Anubi D'Avossa Lussurgiu Bruno PapaleCecilia Aguilar Claudio Ortale Dante Pomponi Fabrizio Nizi Guido Lutrario Loredana Paglioni Lorenza Gamal Ismail

Alessandro Verga

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L'agriturismo di Fabrizio De Andrè a Tempio Pausania, Sardegna

 




Cinzia Galli 

Carpe diem

 


Alba di giugno al Circeo


Campo di girasoli su autostrada 


Alba a Fondi







Cinzia Galli

venerdì 24 giugno 2022

Corso di Francia, Roma

 



Elodie

 


“Meloni? Vedo una donna molto arrabbiata, mi dispiace per lei, non dovrebbero esserci queste distinzioni, e mi spiace ci siano persone che le fanno. Famiglie di serie A, serie B, serie Z… I diritti sono per tutti e poi bisogna capire come vivere bene, in società, assieme.


 C’è troppa rabbia in queste persone. Io pure sono arrabbiata, ma vado in terapia e non la sfogo sugli altri. Solo che devi essere cosciente di questo problema con la rabbia”.


Poco o nulla da aggiungere alle parole di Elodie.

Con garbo, ha detto quello che tutti pensiamo sulla Meloni e il suo poco onorevole spettacolo dato in Spagna pochi giorni fa.


Brava.

Leonardo Cecchi 

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Giuseppe Conte

 


Non entro nel merito di un partito che non è il mio, il M5S. Ma a me dispiace solo una cosa e sento di dirla.


Questo signore, nel bene e nel male, si è fatto carico di una funzione complicatissima con l’obiettivo di risollevare – per quella classe dirigente – un partito, togliendo non poche castagne dal fuoco. E dal primo giorno ha dovuto gestire problemi enormi, spesso creatigli ad hoc da stessi rappresentanti del suo stesso partito per paura che potesse prendere troppo spazio. 


Conte può piacere o non piacere, ci sta è legittimo. Ma penso proprio che avrebbe potuto scegliere strade ben più comode e sicure di questa. Sicuramente meno stressanti, meno problematiche, più appaganti. Una strada era farsi un partito suo e far saltare il governo – o provare a farlo – nei primi mesi, portando a casa il consenso oggettivamente stellare che aveva. Un altro era mettersi all’opposizione, come fa la Meloni. Tutte e due molto più comode e strategiche, per una certa politica con meno scrupoli. 


E questi sono dati oggettivi, che – ripeto – prescindono dall’opinione che si ha di lui.


Non ha fatto nessuna delle due cose e ha scelto una strada in salita. Ora ha pagato – e sta pagando – per tutti. 


Una cosa che umanamente, debbo dirlo, trovo molto ingiusta.

Leonardo Cecchi 

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Ornella Muti

 


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giovedì 23 giugno 2022

Deaghi politicamente vale Gasparri

 "Sembra che Draghi abbia pronunciato una frase a dir poco grave contro il Parlamento. Di fronte alla richiesta di Giuseppe Conte circa la necessità di lasciare che sia il parlamento a decidere sulla posizione dell’Italia nella guerra tra Russia e Ucraina, il Presidente del Consiglio avrebbe detto che “non può stare sotto tutela”. La frase virgolettata è stata riportata dai maggiori quotidiani.


Ora, nell’ordinamento italiano il potere esecutivo è sotto tutela del parlamento. Può piacere o meno, ma è così. Il Parlamento è del resto l’unico organo nazionale direttamente eletto dai cittadini. Con quella frase Draghi si è dunque messo fuori dalla Costituzione italiana, sulla quale ha pure giurato. 


E badate non si tratta di un formalismo o di un cavillo burocratico. Attraverso una complessa operazione trasformistica, realizzata con la complicità di Mattarella, Draghi sta guidando l’esecutivo con continue forzature del nostro ordinamento democratico. Non solo, i suoi stessi ministri prendono decisioni in opposizione alla volontà popolare. Sarebbe anche l’ora di finirla. Questo governo non ha nessuna legittimità per muoversi fuori dalla prassi parlamentare. 


Mi auguro dunque che Conte ritiri la fiducia, lasci Di Maio al suo destino e metta in crisi questo governo senza arte né parte, buono solo a difendere gli interessi americani e dei ceti più abbienti."


Paolo Desogus


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