martedì 31 maggio 2022

Gennaro Gattuso

 


Mamma mia Ringhio…


“Durante quella finale Henry si buttava spesso a terra. 

Era un giocatore fantastico ma voleva fare il furbo. 

Durante la partita vedevo che puntava sempre Zambrotta, essendo ammonito voleva farlo espellere. 

Si lamentava spesso con l’arbitro, anche se veniva solo sfiorato. 

Avevamo paura e infatti tutti ci raccomandammo con Zambro: “Non lo toccare”. “Non farti provocare”.

In una partita ci sta, perché se c’è un avversario ammonito tu giustamente cerchi di farlo cacciare fuori, ma non in quella maniera, non simulando e andando sistematicamente a lamentarti con l’arbitro per cose inesistenti.

Quando ci fu la pausa prima dei supplementari gli dissi: “ci stai provando, ma non esagerare. Gioca e non rompere i co**ioni”.

Lui abbassò la testa e non disse nulla, e da grande giocatore qual’era credo che abbia capito a cosa mi riferivo. 

Poi però nel secondo tempo supplementare fece quel gesto Zidane, e dentro di me pensai: “Siamo italiani, siamo nati prima noi e poi la furbizia”.


-Gennaro Gattuso


Qualcuno potrebbe clonarlo?

Grazie.🖋


#nonèpiùdomenica

#Ringhio


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Ne racconta miserie e splendori.


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Youssef Hirnou

 


L’empatia


Se riuscissi a dare alle sue lacrime il valore che dai a quelle di tuo figlio, avremmo risolto il male del mondo.


Se riuscissi a convincerti che potrebbe essere tuo figlio, se riuscissi a sentirti per un istante sua madre o suo padre.


Sarebbe un mondo perfetto.


                                                    Youssef El Hirnou

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Stop War!

 


L'ABBRACCIO DELLA MADRE AL FIGLIO CON IL CRANIO DEFORMATO DALLA GUERRA: L'IMMAGINE SIMBOLO DELL'ORRORE DI TUTTI I CONFLITTI


Lo squillo del telefono nel cuore della notte. Le parole confuse dell'addetto militare al telefono, 'danni cerebrali', 'non ce la farà', 'esplosione'. Nellie si sentì mancare. Suo figlio José rientrò dall'Iraq senza quasi metà del suo cervello. Un'esplosione lo aveva sbalzato fuori dal suo Humvee, i danni erano irreversibili.

In quella guerra sua madre non voleva mandarlo. Ma lui ci teneva, perché suo padre e suo nonno prima di lui furono Marines. Non partecipare al conflitto sarebbe stato un disonore.

Ed è proprio quello il problema: il fatto che ancora oggi partecipare ad una guerra dev'essere un onore. Sono sempre di più, in realtà, i militari che una volta tornati in patria diventano attivisti contro la guerra. Per essere precisi, contro tutte le guerre.

"Era come essere tutti pronti e ben vestiti senza alcuna destinazione precisa. Eravamo pronti a morire ma non avevamo motivo di farlo. Ma molti alla fine morirono davvero. Centinaia di miei commilitoni". Così parla Joe Glenton, veterano britannico della guerra in Afghanistan. E aggiunge: "Ad un certo punto capisci che quello che dovrebbe essere il tuo ruolo eroico nella storia del mondo è solo un'immensa bugia. Hai dunque una scelta. Puoi continuare a combattere conscio del fatto che non ne vale assolutamente la pena, o puoi resistere. E se scegli la seconda opzione avrai contro l'intero apparato militare che proverà a distruggerti".

Tenendo presenti le parole di Glenton, la foto del sergente José Pequeño provoca ancora più dolore, rabbia e frustrazione. Per quale motivo José è andato a combattere una guerra lontana? Perché è tornato a casa con poco più di metà del suo cranio? Chi ne ha tratto giovamento?

Sono domande che oggi ci poniamo troppo poco spesso. Anzi, avanzano movimenti dai sentimenti nazionalisti e spesso anche militaristi. Si esaltano personaggi dall'atteggiamento guerrafondaio. Si celebra la guerra, l'orrore più grande prodotto dall'essere umano.

La foto del post fa parte di un bel progetto del fotografo Eugene Richards chiamato 'War is Personal' che racconta di come la guerra abbia cambiato le vite di 15 famiglie statunitensi. Un racconto crudo ed ingiusto, ma che dimostra chiaramente chi patisce le conseguenze delle decisioni di capi senza scrupoli.


Cannibali e Re

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Carlo Smuraglia

 


Quando muore un Partigiano, senti le radici sulle quali cammini, muoversi perché persino loro sentono d'avere meno forza.


Quando muore un Partigiano, va in fiamme una biblioteca, un libro che parla di libertà.


Quando muore un Partigiano senti che a chi resta tocca fare uno sforzo in più per conservare la memoria.


Quando muore un Partigiano è sempre un giorno più nero del nero che ha contribuito a sconfiggere.


Quando muore un Partigiano, siamo tutte e tutti piu soli.


A Carlo Smuraglia.

Luca Pladini

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Bruce Lee and Robert Clouse behind the scenes of Enter the Dragon.

 


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Questo paese sta impazzendo

 

Ma che bella fiera del disagio. Facce sveglie che trasudano letture importanti, competenza e lucidità.



E poi un programma politico davvero granitico, soprattutto il passaggio sull’immancabile 5G e il conclusivo: “Con Trump e con Putin!”. E magari anche con Hitler, Bokassa, Pol Pot, lo Scrondo del Missouri, il Gengio della Rassinata e Scaramacai.


Voglio Mazzorato al governo, Moretto al Quirinale e Agnoletti nuovo Badoglio.


Daje Basaglia!

Andrea Scanzi 

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Confindustria è nemica del progresso

 


"Probabilmente, il presidente di Confindustria Bonomi ha la fortuna di non aver bisogno del reddito di cittadinanza, perché se si mettesse nei panni di chi è povero e senza lavoro, ragionerebbe di certo in modo diverso. Non è colpa del reddito di cittadinanza se non trovano lavoratori ma del fatto che pagano poco e sfruttano molto"


Maurizio Landini a Fanpage, 31 maggio 2022

Popolo Viola

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Nauma Guidi

 



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Clint Eastwood

 


Oltre ad essere un grande attore e un grande regista, Clint Eastwood è anche un ottimo musicista.

È lui, infatti, l'autore della colonna sonora di molti dei suoi stessi film, da "Gran Torino", passando per "Mystic River" e "Changeling" fino anche a "Million dollar baby".


Immenso Clint.

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Clint Eastwood in Laurel?

 

Lo sapete che da anni gira una leggenda metropolitana secondo la quale Clint Eastwood sarebbe il figlio di... Stan Laurel?



Ebbene sì, la leggenda racconta di come Clint Eastwood sia figlio del mitico Stanlio. I motivi sarebbero correlati sia ad una vaga somiglianza, nei lineamenti del viso, tra i due artisti, oltre che ad una bizzarra coincidenza: il 31 maggio del 1930, infatti, Stan Laurel ebbe davvero un figlio, che però fu dichiarato morto 9 giorni dopo e cremato. C'è chi crede che in realtà la dichiarazione di morte fosse farlocca e quel figlio altro non fosse che Clint Eastwood.


Ovviamente, solo leggende e niente più.

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Futurismo...

 


Construction of Autumn, a proposal by Rafael de Cárdenas (@architectureatlarge) from de Cárdenas’s series the Four Humors.


#proposal #concept #interior  #parametricarchitecture

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Giappone

 


“Devi essere disponibile, non a disposizione”. 


Rudy Bandiera


🇯🇵🌸🇯🇵🌸🇯🇵🌸🇯🇵🌸🇯🇵🌸🇯🇵🌸🇯🇵🌸🇯🇵🌸


#kimono #tramonti #aforismi #vita #Hanami2022 #traveltherapy #japanbeauties Traveltherapists Il mio viaggio in Giappone 

#IlMioViaggioInGiappone  #おはようございます  #traveltherapists  #日本  #Japón  #Japan  #Japon #Япония #Japão #hanami2022 


📸 nabecam

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Massimiliano Allegri



"Tutti dicono che la Juventus ha perso 7 finali di Champions League, ma è anche vero che ne ha giocate 9... e la finale rappresenta comunque un evento.

Quindi non è vero che la Juventus gioca male. È nella scelta dei giocatori, invece, che non puoi tradire quello che è il tuo dna vincente.

Nessuno ha mai parlato del gioco del Real Madrid, hanno sempre parlato dei campioni del Real Madrid.

Tutti hanno parlato del gioco del Barcellona, però il grande Barcellona per anni non ha vinto niente, quando poi sono arrivati i giocatori come Messi, Iniesta, Xavi, Busquets e tutti gli altri con Guardiola che ha fatto qualcosa di straordinario... allora hanno poi incominciato a vincere perché quei giocatori hanno delle qualità straordinarie.

In Italia andiamo a scimmiottare quello che fanno gli altri invece di lavorare su quelle che sono le nostre qualità.

Però andando a rincorrere una volta il Barcellona, un'altra volta il Bayern Monaco una volta si rincorre il Paris Saint-Germain... finiamo col rincorrere tutti ma allo stesso tempo si resta sempre indietro.


Poi bisogna trovare una soluzione al fatto che il portiere dentro l'area non può tenere la palla più di un tot di secondi.

Lo spettacolo nel calcio avviene quando c'è spazio, tecnica, velocità e tecnica in velocità. 

Questa mentalità di rifugiarsi sempre al portiere toglie responsabilità ai giocatori.... ormai la prima cosa che fanno quando sono in difficoltà è passare palla al portiere.

In campo invece bisogna pensare, perché le situazioni  che si creano, sono sempre diverse. Quindi è fondamentale allenare i ragazzi giovani a pensare, a leggere le situazioni a scegliere la soluzione migliore in quel preciso istante.

Questo l'abbiamo un pò perso, i giocatori, fin da bambini, li indottriniamo troppo. 

Così vengono fuori polli d'allevamento. E questo non va proprio bene".


[Massimiliano Allegri]


Fonte: TeoreMax - Dazn

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Alessandro Preziosi

 


"A chi del mio mondo si lamenta, e succede spesso, dico: Hai capito o no che per mezza giornata di lavoro ti danno lo stipendio mensile di tre persone?. E poi i soldi sui diritti di immagine: qui non esistono i diritti veri".


Alessandro Preziosi ha ragione da vendere. E lo dico da privilegiato consapevole. Esigere il massimo, sì. Sempre. Lamentarsi per le stronzate, ecco, anche no.


Bravo Alessandro.

Andrea Scanzi 

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Oriali vs Cruijff

 


31 maggio 1972

Rotterdam

Finale di Coppa dei Campioni

Ajax-Inter


L'Inter incontra l'Ajax del calcio totale.

I nerazzurri lottano ma la squadra di Kovacs è di un altro pianeta.

Johan Cruyff in quel momento è il miglior giocatore in Europa e l'allenatore dell'Inter, Giovanni Invernizzi, per cercare di limitarlo gli mette un giovanissimo Lele Oriali in marcatura a uomo.


"Quella era una squadra che giocava un calcio da paradiso.

Il collettivo era formidabile, unico, poi c’era lui, l’immenso Cruijff che regalava acuti su acuti. Mi chiamavano l’olandese volante, proprio perché avevo le caratteristiche dei giocatori olandesi, ma quella notte soffrii le pene dell’inferno.

Quando me lo trovai di fronte Johan Cruijff era all’apice della carriera, l’uomo che stava cambiando il calcio per sempre: io avevo 19 anni, e sapete tutti come andò a finire”

(G.Oriali)


Oriali gioca un partita attenta, prova in tutti i modi a fermare il Profeta del Gol ma alla fine sarà proprio il 14 a sfruttare due disattenzioni collettive e segnare i gol che decidono l'incontro.

Lele quella sera capirà che la "vita da mediano" è difficile, tosta ma anche che non sempre dovrà affrontare Johan

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Vacchi è il trionfo del nulla...

 


La “rabbia” montata attorno al fenomeno #vacchiout è di una mestizia totale. Infatti è esplosa su Twitter, il social più inutile, morto, autoreferenziale e rancoroso dell’universo: ormai non ci sta dentro nessuno e i trending topics sono quasi sempre patetici, eppure molti giornali gli stanno ancora dietro (forse perché dentro Twitter ci sono tanti scribi bolliti).


Chiedere ad Amazon Prime di cancellare dalla piattaforma la docuserie su Vacchi, “altrimenti disdico l’abbonamento”, è ridicolo. Per una serie di motivi.


1. Quasi tutti quelli che minacciano di cancellarsi da Prime, non riuscirebbero a vivere senza Amazon per più di sei minuti. E questo Amazon lo sa.


2. La serie Mucho Mas è fattabene, e se la guardi fino in fondo Vacchi ne esce ancora peggio. La serie non è uno spot celebrativo: è l’autopsia del niente.


3. Vacchi ha milioni di followers e non ha mai saputo fare nulla. Il suo successo è l’ulteriore prova di un paese al capolinea: il nostro. La cosa che viene meglio a Vacchi, ed è l’unica che gli invidio, è giocare a padel (grazie al cazxo: ha un trainer personale 24 ore su 24 e campi tutti suoi). Per il resto: zero. Eppure ha successo. Vi serviva lo scandalo delle colf per capire che Vacchi tutto è fuorché un mito? 


3 bis. Temo che non pochi tra coloro che ora si indignano per la docuserie su Vacchi, fino a ieri si esaltavano per i suoi balletti da sottosviluppo mentale e venderebbero la madre per essere come lui. 


4. Soprattutto: l’idea di boicottare una serie perché il protagonista è immorale, fa ridere. Se così fosse, dovremmo boicottare tutto Scorsese, Coppola e De Palma. E le serie? Che facciamo? Lapidiamo tutti gli autori delle serie sui serial killer? Sui ladri? Su quella criminale odiosa che ha rubato milioni di dollari fingendosi ereditaria? Sgozziamo chi ha interpretato Narcos, visto che parla di boss del narcotraffico? Dai, su.


A me Vacchi ha sempre interessato quanto le pulezze e l’ho sempre trovato stimabile, dotato e simpatico come una colonscopia effettuata con un trapano, ma queste “indignazioni via social” a scoppio ritardato dimostrano in pieno la morte cerebrale in cui versa questo paese.


Condoglianze.

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Javier Zanetti

 


“Avevamo appena vinto la finale di Coppa Italia contro il Palermo e stavamo tornando verso Milano per festeggiare con i nostri tifosi. 

Ho ricevuto un messaggio da mia mamma: “Figlio mio, congratulazioni! Sono felicissima per te. Ti voglio bene!”. 

La festa per la vittoria è finita tardi, quindi ho pensato di ringraziare mia mamma la mattina seguente. 

Non ho mai avuto la possibilità di farlo. È deceduta nel sonno.

Mia madre ebbe il merito di portarmi dai dottori, per capire se davvero fossi troppo gracile, e a chiedere come curarmi. 

Mia madre ci ha lasciati presto, e oggi non posso più dirle a voce quanta gratitudine provo nei suoi confronti, quanto sia presente nei miei pensieri."


Undici anni fa Javier Zanetti perde l’adorata madre Violeta, poche ore dopo la vittoria della Coppa Italia contro il Palermo. 

Un grave lutto per il capitano, che con queste sofferte e commosse parole ricorda la donna che gli è stata sempre vicina e lo ha visto coronare il suo sogno.


Dietro ad un grande uomo, c’è sempre una grande donna. ❤️

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Paolo Maldini

 


"La mia ultima partita in Serie A è stata il 31 maggio 2009 a Firenze. La sfida valeva una qualificazione alla Champions League successiva. La Fiorentina con una vittoria con due gol di scarto si sarebbe potuta qualificare per la Champions e quindi era una partita reale. 

In tutto questo, Carlo Ancelotti decise di togliermi per far sì che il pubblico presente al Franchi potesse salutare la fine della mia carriera. Mancavano 3 minuti alla fine, e 3 minuti nel calcio possono essere un’eternità. Chi ha giocato a calcio lo sa. 

Nicola Rizzoli, l’arbitro della partita, decise di interrompere la gara senza giocare quei 3 minuti finali per farmi avere il tributo di tutto lo stadio. 

È stata una forma di rispetto che ho apprezzato tantissimo".


Paolo Maldini

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Federico il Grande

 


31 Maggio 1740

Federico II Hohenzollern è incoronato Re di Prussia, dopo la morte del padre Federico Guglielmo I


Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande, fu uno dei personaggi più importanti e rappresentativi del suo tempo, raffigurando il prototipo settecentesco del monarca illuminato. La complessa azione di governo del suo Stato si svolse sul piano politico e militare, su quello dell’economia e dell’amministrazione statale estendendosi anche nel campo dello sviluppo delle scienze e delle arti. Fu egli stesso un musicista e un intellettuale di stampo illuminista, seppur controverso per alcuni dei suoi atti politici, ricevendo il soprannome di re filosofo. Il 31 maggio 1740, per sua soddisfazione il "re soldato", Federico Guglielmo I di Prussia, morì al castello di Potsdam e venne sepolto il 4 giugno di quello stesso anno nella chiesa della stessa cittadina. Prima della sua ascesa al trono, D'Alembert scrisse a Federico: "i filosofi e gli uomini di lettere in tutte le terre hanno sempre somigliato a voi, Sire, così come le loro terre ed i loro modelli".


Quando dunque Federico ascese al trono come "Re in Prussia" nel 1740, la Prussia era di fatto caratterizzata da una serie di territori sparsi tra cui Cleves, Mark e Ravensberg nella parte occidentale del Sacro Romano Impero; il Brandeburgo, Vorpommern e la Pomerania nella parte est dell'Impero; il Ducato di Prussia era posto fuori dai confini imperiali, al confine con la Confederazione polacco-lituana. Federico II ottenne il titolo imperiale dal momento che la sua sovranità era formalmente sottoposta a quella dell'Imperatore del Sacro Romano Impero ma di fatto si dichiarò Re di Prussia dal 1772 quando espanse i confini del proprio Stato. L'obiettivo di Federico giunto al governo fu quello di modernizzare e unire i suoi possedimenti, vulnerabili e distanti tra loro. Combatté fino alla fine della sua vita contro gli Asburgo d'Austria, che possedevano da secoli il controllo del Sacro Romano Impero ed ostacolavano l'espansionismo prussiano. Federico II riuscì in buona misura nell'intento di far diventare la piccola Prussia la quinta grande potenza europea, utilizzando le risorse che suo padre aveva coltivato frugalmente negli anni. Condottiero del suo esercito, da lui rafforzato e preparato, abile stratega e tattico, Federico fu uno dei maggiori capi militari della storia, molto apprezzato dai suoi soldati, da cui era soprannominato “der alte Fritz”, “il vecchio Fritz”.

CroniStoria 

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Diop Papadam

 


“Mi sento un corpo estraneo, mi chiedono sempre il permesso di soggiorno”. 


Sono parole di Diop Papadam, attivista senegalese di Bolzano, volto noto del volontariato, che però emigrerà in Francia per dare altre prospettive ai propri figli: troppo razzismo in Italia, dice. 


“Sono stanco del razzismo qui in Italia, vado via dopo 20 anni per dare un futuro ai miei figli”. 


Diop è lavoratore alla Iveco, “sindacalista militante e primo delegato africano per lo stesso stabilimento, incrollabile presenza all'interno del mondo del volontariato di Bolzano” - cito Fanpage - “autore di innumerevoli iniziative a favore dei migranti, fondatore di una palestra popolare per i ragazzi della Don Bosco”.


Un esempio, ma tutto questo non è bastato per evitare il razzismo. Rendiamoci conto: in Italia si è ancora costretti ad emigrare per il colore della pelle. 


Sempre peggio.

Andrea Scanzi 

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I lazziesi gridano al gomblotto

 


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Cascate di Rioscuro, Cineto Romano

 


📷 Ibuxus da Instagram.

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Bagni Stromberg in nazionale...qualche contro in sospeso dal campionato??



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Susanna

 


Se c’è un capolavoro assoluto della Screwball Commedy, il riferimento assoluto del genere, sicuramente è SUSANNA, Bringing up Baby, 1938 di Howard Hawks. Katharine Hepburn interpreta una donna moderna che trascina Cary Grant in una serie di situazioni tanto assurde quanto imbarazzanti. Lui non sorride per tutto il film, interpreta un serio paleontologo assorto nei suoi pensieri. Nelle note di sceneggiatura gli si chiede di interpretare il personaggio come se fosse “il pensatore” di Rodin, mentre il regista gli chiede di ricalcare la figura giovanile del comico Harold Lloyd. In una scena iniziale al ristorante, Cary Grant, infastidito, chiede a Katharine Hepburn, che per errore gli ha appena strappato una manica della giacca, di andarsene e di uscire per sempre dalla sua vita. Lei, offesa, si allontana con prepotenza, non accorgendosi che il piede di lui è rimasto sullo strascico del sul suo vestito da sera e che le strappa completamente la parte posteriore della gonna, lasciandola in, se pur molto caste, mutande. Il litigio, che dovrebbe separarli per sempre, li incolla, letteralmente, uno all’altra. Grant segue la Hepburn, camminando dietro di lei e incollandosi al suo sedere, per nascondere agli altri la di lei nudità. In questa scena c’è tutto il genio del regista, l’abilità degli attori, la follia della Screwball commedy, che rende una situazione, di per sé imbarazzante e potenzialmente osè, comica, innocente e assolutamente indimenticabile. Il film, ancora oggi godibilissimo e assoluto cult, e’ troppo avanti con i tempi. Non viene capito e all’uscita e’ un totale flop che mette quasi fine alla carriera di Katharine Hepburn ritenuta veleno al botteghino.

Vecchia Hollywood e dintorni 

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Paolo Maldini

 


31 Maggio 2009.

Una settimana dopo l'assurda contestazione di alcuni vergognosi ingrati nella Curva del Milan, Maldini gioca la partita numero 902 con la maglia del Milan a Firenze.

L'ultima partita di Paolo Maldini.

Questa volta non ci sono idioti.

Il pubblico di Firenze si alza in piedi e regala al capitano del Milan un'ovazione infinita con un lungo applauso, che è l'applauso di tutta l'Italia calcistica, anzi di tutto il mondo calcistico.


Tutti in piedi per Paolo Maldini

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Luciano Spalletti

 


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Mario Scuffer

 


Esordio in serie A a 17 anni , meraviglioso per un portiere e poi di questi tempi. Quattro mesi dopo avviene il gran rifiuto, di cui si parla anche adesso, dopo 8 anni:  "A diciassette anni parti con l'idea di giocare in Serie A. l'aspettativa di molti era la Nazionale in pochi anni, ma il percorso che sto facendo è al di sotto. Tuttavia, nel corso della mia carriera ho guadagnato una promozione, ho disputato quaranta gare in A, ho giocato in Turchia. Il mio rifiuto all’Atletico Madrid ? In quel momento non sentivo la necessità di cambiare aria. E' stato facile fare i titoloni , ma non c'entrava niente con la scuola".

Allo Spezia il ragazzo fa la storia due volte: promosso in serie A e miglior portiere della cadetteria. Premio : se ne torna all'Udinese e gioca 1 (una) partita di campionato in un anno. E se ne va, per fortuna aggiungiamo: "Ho accettato l’Apoel perché avevo voglia di ricominciare dopo un periodo difficile, l’anno scorso è stato perso, avevo bisogno di continuità e di vivere un calcio diverso. E poi essere stato scelto da un club prestigioso come l’Apoel Nicosia mi ha inorgoglito, è un club che gioca le coppe. Avevo bisogno di intraprendere un nuovo percorso e ricominciare. E poi la cultura cipriota è simile alla nostra, mi trovo molto bene".

Sta facendo un campionato di vertice e con un buon numero di clean sheet. 


Ma adesso Simone Scuffet vuole tornare in Italia.

A proposito, buon compleanno


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(fonti: mondoudinese - udineseblog)

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Manhattange




Noto anche come solstizio di Manhattan, è un fenomeno in cui il tramonto del Sole si allinea perfettamente con le strade che attraversano il distretto di Manhattan.

Ciò avviene due volte all'anno, a pari distanza temporale dal solstizio d'estate ed è visibile dalla 14esima alla 57esima strada. 

Quest’anno il Manhattanhenge sarà visibile il 29 Maggio e l’11 Luglio.

Per chi di voi progetta di andare a New York in quel periodo è un evento assolutamente da non perdere!


👉🏼 Vi consiglio di arrivare almeno un’ora prima del tramonto per assicurarvi i posti in prima fila.

Il posto più suggestivo da dove ammirare questo allineamento perfetto è sicuramente il Tudor City Bridge vicino alla Grand Central Station (dove ho scattato questa foto).


❇️ Armatevi di pazienza e di macchina fotografica o un telefono con un ottima fotocamera; aspettate che il sole sia al centro della griglia di Manhattan e che illumini la strada e i grattacieli di un arancio dorato e SCATTATE! 📸

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Padre Elia

 

*La storia della icona della Madonna di Kazan, lì arrivata da Costantinopoli nel '200, fatta sparire durante le invasioni dei Tartari, ritrovata nei 1579 dopo il sogno miracoloso di una bambina, Matrjona (cui la Madonna rivelò il  nascondiglio sotto terra), poi fatta sorvolare su Leningrado da Stalin..*


..Ecco una notizia che farebbe sobbalzare chiunque, specie se non credente (dal libro di Vittorio Messori, _Ipotesi su Maria_, 2015).

Ebbene, sì!  Si tratta di dell'icona della Madonna miracolosa di Kazan, proprio *quella che Putin presentò a Papa Francesco e che il pontefice rifiutò di baciare..*


*La lettera di padre Elia con le tre richieste della Madonna..*

Si racconta che un venerato *asceta ortodosso libanese, Padre Elia* (non si conosce il cognome..) avesse scritto una lettera per Stalin. P. Elia aveva trascorso tre giorni e tre notti inginocchiato in preghiera, senza mangiare né bere,  supplicando che i pagani nazisti non potessero calpestare il sacro suolo della Madre Russia, che,  comunque, anche sotto il comunismo, restava la cosiddetta "Terza Roma".  

P. Elia rivelò che la *Madonna, apparsa su una colonna di fuoco, gli aveva detto che occorreva fare tre cose: riaprire chiese e monasteri, liberare dal carcere il clero, portare l'icona in processione a Leningrado, Mosca e Stalingrado.*

Un generale della Armata Rossa portò la lettera a *Stalin che, terrorizzato dalla invasione nazista, obbedì alla Madonna!!!*  Fu così che l'icona fu portata in processione  e sorvolò Leningrado, che fu risparmiata come Mosca e Stalingrado dove i nazisti furono sconfitti clamorosamente. *La persecuzione religiosa fu sospesa fino alla fine della guerra* e, anche dopo, non ebbe più la virulenza iniziale. 


*Il premio Stalin a p. Elia!!*

Una prova di autenticità di questa vicenda straordinaria potrebbe essere che, nel 1947, *Padre Elia, metropolita della Chiesa Ortodossa del Libano*, fu sorprendentemente insignito del premio Stalin, che, generalmente, era  conferito a benemeriti della Urss, iscritti al partito comunista): una specie di Premio Nobel sovietico. 

*P. Elia, però, rifiutò* la decorazione e la sostanziosa somma di denaro, che chiese fosse devoluta agli orfani di guerra insieme ad una colletta da lui fatta in Libano.


*Per chi dubita*

P. Elia era uno sconosciuto pope straniero: perché il regime ateo sovietico avrebbe dovuto conferirgli un premio così prestigioso e rimangiarsi il suo ateismo "scientifico" marxismo?? 


http://www.scuolaecclesiamater.org/2015/12/quando-stalin-vide-la-madonna.html?m=1

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Opera d'arte. Disegni prendi spunto invece di scrivere stronzate!

 

stamattina il grande Stefano Disegni ha replicato, sul fatto quotidiano, a quel decerebrato de Padellaro…

Strepitoso ..

“ Caro Antonio,metto giù queste poche righe nel consueto, sobrio gentlemen style che ci contraddistingue, per rassicurarti sulla condizione psicologica di noi laziali. Ci descrivi come “tifoseria afflitta da dosi massicce di infelicità” per il vostro recente successo. Puoi tranquillizzarti, ormai da tempo viviamo immersi nella più appagata serenità, visto che sono tre anni che finiamo i campionati sopra di voi (come sempre, verrebbe da dire, ma sarebbe inelegante). Né ci turba il vostro essere primi tra i settimi. Da estensore corretto quale sei, tu stesso definisci il trofeo vinto “non certo paragonabile a una Champions” e io apprezzo l’onestà prendendo le distanze da chi lo definisce ingenerosamente “Coppa del Nonno”. Al limite si possono trovare simiglianze con un portafiori acquistabile da IKEA senza tutto quel casìno. Sono ora costretto a scomodare Sigmund Freud. Affermi che abbiamo “la sfiga di vivere nella stessa città” che ospita anche voi. Come sai, siamo la prima squadra di calcio nata a Roma, 27 anni prima di voi e non per decreto del Duce. Il transfert analitico è palese, “la sfiga di vivere qua” non è nostra. Mi accorgo che queste note rischiano di essere freddamente analitiche, concludo pertanto con una boutade trovata sui social che ti regali un sorriso. Allude alla rarefazione estrema di titoli nei vostri scaffali, i nostri fortunatamente traboccano. Il linguaggio era troppo plebeo per il nostro livello, la riporto in un italiano da Accademia della Crusca senza, spero, tradirne lo spirito: “Dopo quattordici anni senza coiti, anche una masturbazione è un trionfo.” Col virile affetto di sempre, nonostante ciò che sobriamente ci divide.
Stefano Disegni

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Cruijff alla Rubentus...

 


CALCIOMERCATO, CRUIJFF ALLA JUVE ?  - Si gioca il 30 maggio '73 a Belgrado. Noi andiamo in ritiro in un tetro castello lontano dalla capitale jugoslava: mancavano solo i vampiri. Quelli dell'Ajax invece al Grand Hotel, in piscina (e non solo) con mogli e fidanzate. Era una bella Juve con Vycpalek. Ma succede che Haller e io giochiamo insieme solo dieci minuti. La partita , nata male con un gol di Rep, ci vede rassegnati a subire gli avversari. Nello spogliatoio ritrovo un Haller incavolato nero: "Inutile io costruire palle gol, io cerco te, ma te non ci sei . Trovo sempre soltanto Longobucco....".

E non era certo colpa di Longobucco. Ma di una mentalità europea che la SuperJuve italiana non aveva. 

Passa un po' e l'Avvocato Agnelli mi invita a cena con Haller e Altafini. Eravamo al Tempio sui colli, cameriere in guanti bianchi,  cibi raffinati e buona conversazione (di calcio, naturalmente). Poi l'Avvocato ci porta nella saletta cinematografica e ci fa vedere "Il profeta del gol" di Sandro Ciotti su Johan Cruijff. 

Finisce il film e l'Avvocato fa: "Vi è piaciuto? Cercherò di portarlo alla Juve". Ma non ci riuscì.


Franco Causio

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lunedì 30 maggio 2022

George Weah



CALCIOMERCATO, GEORGE WEAH AL NAPOLI .

Tra il 1991 e il 1992, George Weah segna a raffica con la maglia del Monaco , in Francia: 18 gol in 34 presenze. Un talento su cui puntare. Un sabato sera di primavera, il direttore generale del Napoli, Giorgio Perinetti, decide, insieme ai colleghi Sogliano e Braida, di prendere il bloc notes e andare nel principato di Monaco: "Quel ragazzotto di colore chi è? Sembra fortissimo".

Weah impressiona da ogni punto di vista: fisico, tecnico, mentale, di squadra. Tutti gli sguardi sono per lui. Da comprare subito. Braida del Milan fissa Perinetti: "Certo, è buono, ma ho già mille fenomeni in attacco. Dove lo metto ?".

E Perinetti del Napoli decide senza esitazione. Poi Ferlaino dà l'ok. Dopo una serie di incontri al Westin Palace , le parti raggiungono un'intesa di base su tutto. Ma qualche osservatore del Napoli ritiene che Weah non sia pronto per la serie A, nemmeno come terzo attaccante. Il parere sposta gli equilibri e l'affare salta.

Weah va al Paris Saint-Germain. Nel secondo turno di Coppa Uefa, l'anno dopo c'è Napoli-Paris Saint-Germain. 


Volete sapere il risultato? 0-2 e doppietta di Weah.


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Fonte: G. Di Marzio, "Grand Hotel Calciomercato"

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Edwige Fenech

 


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Gubbio

 


A #Gubbio, poco fuori le mura della città, si erge il teatro romano. È un luogo iconico, iper fotografato e visitabile tutto l’anno. 

Ma è d’estate poi che diventa scenario magico per momenti di puro intrattenimento. Oggi ve lo vogliamo mostrare da una visuale inedita grazie al drone. Un regalo che sottolinea ancora di più la sua importanza.Il teatro romano infatti realizzato nel 20 a.C. poteva ospitare ben 6.000 spettatori.


Foto @federicoluciani_ph

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Chiamate l'oculista...

 


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Sigourney Weaver mentre cerca di indossare un costume di scena durante le riprese di Alien (1979)

 


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Barbadillo in famiglia




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Robert Lewandoski

 


"Non mi piace questa situazione. Quello che è certo al momento è che la mia storia con il Bayern è finita. Non vedo nessuna possibilità di continuare a giocare in questo club, la soluzione migliore è la cessione. Ora vorrei concentrarmi sulla Polonia; dopo la Nations League avremo tempo per parlare della situazione ma non ci sono possibilità che io resti al Bayern. 

È un club serio e spero che non mi tenga bloccato solo perché può farlo grazie al contratto".


Robert Lewandowski

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Agostino Di Bartolomei

 


"Non ho mai vissuto di gelosie, né di ripicche o invidie, i miei compagni sono come fratelli e io sono un ragazzo semplice che vive di cose semplici: non dovete ringraziarmi, sono io che mi sento grato a voi. A fine partita lasciate che sia io a battervi le mani". 


Il 30 maggio 1994 (10 anni esatti dalla finale di Coppa Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool) muore Agostino Di Bartolomei. 

Capitano storico della Roma, personaggio pulito per un calcio che stava cambiando pelle. 


Per sempre, Ago ❤️

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Giacomo Matteotti

 


Tenne una lunghissima arringa, quel 30 maggio 1924. Denunciò tutto: brogli, violenze, repressione. I pestaggi che avevano provocato la morte di tante persone. 


Provarono a farlo tacere, interrompendolo decine di volte con grida, schiamazzi, insulti. Non si fermò e continuò a denunciare. E lo fece sapendo benissimo che quanto stava dicendo gli sarebbe costato caro. Lo sapeva al punto tale da chiudere l'arringa con un presagio funesto: “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.


Dieci giorni dopo, gli squadristi lo rapirono e lo ammazzarono. Gli piantarono una coltellata sotto l’ascella e morì dopo ore di agonia.


In ricordo dell’uomo, del parlamentare, dell’italiano Giacomo Matteotti, il pensiero di tutto un Paese, il nostro Paese, che oltre vent'anni dopo il suo discorso riacquistò la democrazia che Matteotti, in questo giorno, denunciava star ormai morendo.

Leonardo Cecchi 

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Steven Gerrard

 


"Quando la mia vita starà per finire, non portatemi in ospedale. 

Portatemi ad Anfield: qui sono nato e qui voglio morire".


Buon compleanno Steven Gerrard.

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Brescia, 2002. Baggio, Appiah e Guardiola.




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Veleno per marito

 


Lo sapevate che ?

Nel medioevo, in una città francese, le donne mettevano al mattino un leggero veleno nella colazione dei propri mariti,e poi quando  tornavano a casa, a tarda sera ,gli veniva dato l'antidoto , quindi questo veleno non era danno per gli esseri umani. Nel caso gli uomini non tornavano a casa perchè erano altrove e quindi l'antidoto veniva ritardato, agli uomini veniva mal di testa , nausea , mancanza di respiro , depressione ,dolore , vomito.

Più l'uomo era lontano da casa e più stava male , e poi quando tornava a casa , a sua insaputa , la moglie gli dava l'antidoto e stava meglio in pochi minuti.

Con questo orribile trucco , gli uomini venivano truffati, perchè immaginavano che stare lontano da casa gli provocasse dolore e depressione e quindi si affezionavano alle loro case e alle loro mogli.

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Gki schiavi d'Africa

 


"I neri dell'Africa erano molto robusti e resistenti alla fatica. 

 Alla fine del XVIII secolo. un uomo giovane veniva acquistato per 26 sterline sulla costa occidentale e rivenduto per 40 in America. Gli schiavi sbarcati oltreoceano tra il 1501 e 1888 furono circa 9.475.000. 

A iniziare la tratta, cioè la deportazione di centinaia di migliaia di neri verso l'America, furono i portoghesi nel secolo XV, fin dai primi contatti con le popolazioni nere della Guinea e, poco dopo che le tre caravelle di Cristoforo Colombo sbarcarono nel nuovo mondo (12 ottobre 1492), Lisbona diventò un gigantesco mercato di schiavi"

Tratto dal sito "Africa, tratta degli schiavi"

@MamafricaO

www.mamafricaonlus.it

Maria

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Giorgio Chiellini

 


"Quando ho saputo di Italia-Argentina a Wembley ho pensato che fosse un regalo del destino. 

Un’ultima opportunità, la passerella finale contro Messi, che è uno dei più forti della storia del calcio. Sono pronto a godermi questa partita ed è il mio unico pensiero, perché voglio farla ad alto livello. Wembley è un posto simbolico, s’affrontano i campioni d’Europa contro quelli del Sudamerica. Senza questa occasione avrei lasciato in Turchia, nella tristezza di Konya, perché la Nations League appartiene al nuovo ciclo.

A dicembre 2020, quando arrancavo e faticavo per recuperare dall’infortunio al crociato e non sapevo nemmeno se sarei riuscito a strappare la convocazione, un pensierino lo avevo fatto. 

Mi dicevo: «Arrivo all’Europeo e poi smetto». L’emozione del trionfo invece mi ha dato la spinta giusta per provare ad arrivare fino al Mondiale. 

Ora è arrivato il momento giusto per lasciare, perché il crollo arriva in un attimo e sia la Juve sia la Nazionale hanno bisogno che qualcuno riempia il vuoto lasciato da me: servirà a far fare il salto di qualità ai giocatori più giovani.

Cosa mi mancherà di più? La quotidianità dello spogliatoio. Io sto benissimo in mezzo ai giovani, anche se a mia moglie pare impossibile che io possa essere in sintonia con persone che hanno 15-20 anni meno di me. Mi hanno trasmesso un’energia pazzesca e tanta spensieratezza. 

Chi è riuscito a farsi contagiare dalla leggerezza dei giovani ha vissuto meglio il post carriera".


Giorgio Chiellini


Fonte: Gazzetta dello Sport

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Delle Chiaie a Capaci

 


REPORT: CONFERME SU QUANTO DENUNCIATO NELL' INCHIESTA DI LUNEDI' SCORSO SULLA PRESENZA DI DELLE CHIAIE A CAPACI. 


La presenza di Stefano Delle Chiaie, il fondatore di Avanguardia Nazionale, a Capaci e i suoi contatti con esponenti mafiosi continuano a emergere dalle parole dell'ex brigadiere dei carabinieri Walter Giustini e da quelle di Maria Romeo, ex compagna del pentito Alberto Lo Cicero. Nel racconto della Romeo a #Report emerge la testimonianza da lei fornita all’allora ufficiale dei carabinieri Gianfranco Cavallo. Nella informativa scaturita da quell’incontro si attesta il coinvolgimento di Stefano Delle Chiaie nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. 

Nella puntata di oggi parleremo anche delle registrazioni audio del collaboratore Lo Cicero che sono state consegnate agli investigatori. 


Che fine hanno fatto? 


#Report questa sera ore 21.20 Rai3

Sigfrido Ranucci 

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Steven Gerrad

 


Il 15 aprile 1989 accadde la terribile strage di Hillsborough.

Tra le 96 vittime, c'era un ragazzino di 10 anni di nome Jon Paul Gilhooley, tifosissimo del Liverpool.

Quel bambino era il cuginetto di Steven Gerrard che, a causa della morte di Jon Paul, attraversò dei momenti davvero terribili:


"È stata dura quando ho saputo che uno dei miei cugini aveva perso la vita, vedere la reazione della sua famiglia mi ha spinto a diventare il giocatore che sono oggi. 

Da lì ho pensato: "Giocherò per il Liverpool e per Jon-Paul."

Aveva otto anni quando quel pensiero aleggiò nella testa del piccolo Steven, così dopo pochi mesi chiese ed ottenne di potersi allenare con il Liverpool.


Nel 1998, a distanza di 9 anni da quella terribile tragedia, Steven esordì con la maglia dei Reds. 

Giocò per 17 anni, di cui 11 da capitano, collezionando 710 presenze, segnando 186 gol e servendo 143 assist, sempre con la stessa maglia addosso.

Una carriera fatta di gioie, lacrime, emozioni, trofei sfiorati e imprese riuscite. 


Gerrard è l'esempio lampante del ragazzo che ha inseguito il pallone non tanto per lavoro, quanto per amore della maglia e della sua famiglia, facendo del calcio, semplicemente una missione e uno stile di vita.


"Quando staranno per terminare i miei giorni, non portatemi in ospedale, ma ad Anfield. 

Qui sono nato e qui voglio morire".


Buon compleanno Steven Gerrard! ❤

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Il bimbominkia lazziese

 


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Agostino Di Bartolomei

 


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My Football Heroes



Sono passati quasi 7 anni da quando ho iniziato a parlare di calcio su questa pagina.

7 anni in cui ho discusso con molte persone di calcio rendendomi conto che i social sono un mezzo potenzialmente stupendo per la capacità di interagire con il mondo, ma praticamente lo è molto meno perché l'assenza di responsabilità per quel che si dice permette a molti di dire cose assurde che vanno oltre l'espressione di un'idea.

Ripenso che, prima dei social, si discuteva di calcio al bar, a cena o che ne so negli spogliatoi prima e dopo gli allenamenti. Si dicevano anche lì grosse sciocchezze ma il bello era che, chi le diceva, veniva "deriso" o "attaccato" così tanto che nell'occasione successiva avrebbe riflettuto più volte prima di fare il fenomeno.

Invece ora, al sicuro dietro lo schermo e con la tastiera calda, si esagera sempre, volendo sempre salire sul pulpito per "insegnare" calcio.

Così ho scoperto che per molti la frase standard è:

"Alla fine conta solo vincere" (anche nella versione "Dei secondi non si ricorda nessuno").

Rispettabili concetti? Sicuramente.

Veri? Non sempre visto che per molti tra le migliori squadre della storia ci sono L'Olanda del calcio totale e la Grande Ungheria che hanno perso le loro finali mondiali.

Ma la cosa che poi rende tutto così assurdo è che, per i tuttologi da social, non esistono vittorie inoppugnabili.

Sì perché per loro:

- se vince Guardiola, per loro è "facile, spende 200 milioni". Però non dicono che li spendono anche altre 5/6 squadre che combattono per il titolo in un campionato in cui il Norwich retrocesso ha speso quasi 70 milioni di euro nel mercato.

- se vince Ancelotti, è "tutto culo". 

Componente che serve in ogni vittoria, ma che da sola non giustifica la crescita della squadra da inizio anno né una Champions in cui il Real ha battuto PSG; Chelsea, Man City e Liverpool.

- se Klopp vince due Coppe in Inghilterra, ma perde finale di Champions e Premier League (per un punto) è solo un perdente o un "eterno secondo".

Poi si va con altre perle tipo:

- "facile vincere in quel campionato"

- "è solo una competizione inutile"

-"ha vinto perché gli avversari si sono scansati"

- "ha vinto grazie agli arbitri e al Var".


Quindi, la legge sostanzialmente è:

"Conta solo vincere. Chi vince ha ragione. A meno che non abbia soldi da spendere, non abbia vinto con fortuna, non abbia vinto con un episodio discusso, non abbia una squadra superiore alle altre sulla carta".

Allora non basta nemmeno vincere.


Davvero così assurdo.

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