lunedì 22 aprile 2024

Ettore e Andromaca

 


L’incontro straziante tra Ettore e Andromaca è uno dei passi più belli e coinvolgenti dell’Iliade di Omero.

Ettore e Andromaca sono due personaggi della mitologia greca: lui è il figlio del re di Troia Priamo e di Ecuba, mentre lei è la principessa di Tebe Ipoplacia e la sposa di Ettore. I due hanno un figlio, Astianatte, destinato a crescere senza la figura del padre che, spinto dal desiderio di non essere considerato un codardo, si avventura in guerra pur consapevole che non vedrà mai più la sua famiglia. Il testo che racconta il confronto, sofferto, appassionato, straziante, tra Ettore e Andromaca rappresenta uno dei più belli dell’Iliade di Omero. La donna supplica il marito di rimanere con lei e il bambino in onore del legame che li unisce e del loro amore, ma il richiamo della guerra è troppo forte per Ettore, che non ha alcuna intenzione di rinunciare ai suoi doveri di uomo. “ Su, torna a casa, e pensa all’opere tue, telaio, e fuso; e alle ancelle comanda di badare al lavoro; alla guerra penseran gli uomini tutti e io sopra tutti, quanti nacquero ad Ilio”, dice Ettore ad Andromaca mettendo in evidenza la netta separazione dei ruoli maschili e femminili nella società dell’epoca. Nel passo dell’Iliade in cui Ettore raggiunge Andromaca e i due hanno un confronto intenso prima della partenza di lui per la guerra, la donna chiede insistentemente e appassionatamente al marito di rinunciare alle armi per amore della famiglia e del figlio Astianatte. La scena si apre con Ettore che rientra nelle mura di Troia per fare una richiesta specifica alle donne: dovranno offrire sacrifici ad Atena al fine di cambiare le sorti della battaglia che in quel momento risulta essere nettamente sfavorevoli ai Troiani. Dopo un incontro con la madre Ecuba, e poi con Elena e Paride, Ettore decide di recarsi a casa per salutare la moglie Andromaca. Ma lei non c’è. Dopo aver saputo che la guerra sta mettendo in ginocchio i Troiani, la donna è salita insieme al figlioletto Astianatte sulla torre che si trova presso le Porte Scee per osservare cosa sta succedendo sul campo di battaglia. Ettore raggiunge la moglie e il figlio e qui avviene il lungo e intenso dialogo tra i due durante il quale Andromaca richiama Ettore ai suoi doveri di marito e di padre, cercando di dissuaderlo dal tornare in battaglia. “Misero, il tuo coraggio t’ucciderà, tu non hai compassione del figlio così piccino, di me sciagurata, che vedova presto sarò, presto t’uccideranno gli Achei balzandoti contro tutti – dice Andromaca ad Ettore lasciandosi andare ad una sciagurata previsione sulla fine del marito - . Oh, meglio per me scendere sotto terra, priva di te; perché nessun’altra dolcezza, se tu soccombi al destino, avrò mai, solo pene”. Andromaca qui supplica il marito di rimanere a casa, consapevole che non farà mai più rientro da lei e dal figlio se continuerà la battaglia. Ma Ettore non può restare: è suo dovere combattere in difesa della patria anche a costo di morire. In questa parte del testo che racconta l’addio tra Ettore e Andromaca, Omero evidenzia un aspetto di quella società: il valore di un individuo dipende dal suo riconoscimento da parte della società. “E dirà qualcuno che ti vedrà lacrimosa: ‘Ecco la sposa d’Ettore, ch’era il più forte a combattere fra i Troiani domatori di cavalli, quando lottavan per Ilio’”. Ettore, così, dice per sempre addio alla moglie e al figlio e, quando saluta quest’ultimo, si augura che un giorno possa diventare come il padre. “Zeus, e voi numi tutti, fate che cresca questo mio figlio, così come io sono, distinto fra i Teucri, così gagliardo di forze, e regni su Ilio sovrano; e un giorno dica qualcuno: ‘È molto più forte del padre!’, quando verrà dalla lotta. Porti egli le spoglie cruente del nemico abbattuto, goda in cuore la madre!”.

L'addio di Ettore ad Andromaca e Astianatte opera di Carl Friedrich Deckler.

Mitologia greca 

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