L'isola di Trinacria, ben prima di assurgere a perla della Magna Grecia, fu teatro di una storia complessa e frammentata. Essa fu animata da popolazioni autoctone e migranti che ne modellarono il paesaggio culturale in un lungo periodo preistorico e protostorico.
Tra queste popolazioni, i Sicani e i Siculi rappresentano le anime più antiche e misteriose. I loro domini si scontrarono e si fusero per secoli, lasciando tracce profonde negli strati archeologici e nelle narrazioni degli storici posteriori.
I Sicani sono spesso considerati il popolo più antico dell'isola. Il loro insediamento, secondo alcune fonti antiche in contrasto tra loro, è fatto risalire addirittura al 3000 a.C. circa. Inizialmente, si estendevano su gran parte della Sicilia.
Sulla loro origine permangono incertezze. Se alcuni storiografi, come Timeo, li ritenevano autoctoni, altri autorevoli, tra cui Tucidide e Filisto, propendevano per una provenienza dalla penisola iberica, forse scacciati dai Liguri dalle rive di un fiume Sicano. Quest'ultima ipotesi, tuttavia, è considerata da alcuni studiosi moderni una speculazione toponomastica greca.
I Sicani si stabilirono prevalentemente nella parte occidentale e centro-meridionale dell'isola. Svilupparono una civiltà che, in età del Ferro, è archeologicamente documentata dalla cultura di Polizello-Sant'Angelo Muxaro. Questa cultura è caratterizzata da una specifica ceramica dipinta in rosso o incisa.
I loro centri principali inclusero Iccara, Inico e Indara. La loro architettura difensiva si concentrava in villaggi fortificati su alture strategiche, a testimonianza di una conoscenza avanzata del territorio. Essi furono anche in contatto con le civiltà orientali, come quella minoica.
I Siculi, invece, sono quasi unanimemente identificati come una popolazione migrante di origine indoeuropea, proveniente dalla penisola italiana. Secondo la tradizione storica, attraversarono lo Stretto di Messina, probabilmente due o tre secoli prima della colonizzazione greca (attorno all'XI secolo a.C.).
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Il loro arrivo portò a spingere gradualmente i Sicani verso occidente e a stabilirsi nella metà orientale dell'isola. Questo processo di espansione fu lento ma inesorabile e non esente da conflitti, come suggerito dalle violente distruzioni di villaggi sicani.
La lingua sicula, di cui si è trovata traccia nell'iscrizione più lunga pervenutaci, mostra significative affinità con il latino, riconducendo i Siculi alla famiglia linguistica dei Latino-Falisci.
La loro cultura, specialmente nel secondo periodo, fu fortemente influenzata dai Micenei e dai Fenici, con cui intrapresero scambi commerciali. Questo portò a una fioritura artistica e religiosa che vide i Palici, divinità protettrici della navigazione e dell'agricoltura, tra i loro dei più venerati.
L'arrivo dei coloni greci, a partire dal 735 a.C., trovò l'isola divisa: i Sicani a occidente e i Siculi a oriente. Questo nuovo e potente influsso culturale portò a una rapida ellenizzazione delle popolazioni indigene, assorbendone usi e costumi. Già nel V secolo a.C. gli autoctoni erano profondamente ellenizzati.
Un'eccezione notevole a questa progressiva assimilazione fu rappresentata da Ducezio, un siculo ellenizzato nato attorno al 488 a.C.. Egli guidò le popolazioni sicule in una ribellione contro la dominazione greca nel 452 a.C., fondando la capitale Palikè.
Nonostante la sua sconfitta e l'esilio, il suo tentativo rappresenta l'ultima grande fiammata di autonomia prima che i signori perduti della prima Sicilia venissero definitivamente inglobati nel complesso mosaico della storia mediterranea.
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