mercoledì 19 novembre 2025

Mario Gramsci

 


Antonio Gramsci è uno dei volti più noti dell'antifascismo italiano. Eppure... non tutti sanno che in seno alla sua famiglia c'era chi la pensava in maniera diametralmente opposta: suo fratello, Mario, di appena due anni più giovane. La sua figura è stata pressoché ignorata dalla storiografia ufficiale gramsciana non solo per la evidente disparità dei ruoli svolto dai due fratelli, ma perché sia da parte della sinistra che degli stessi familiari si è teso, se non ad ignorare, quantomeno a sminuire la militanza fascista di Mario.


Ebbene sì, Mario fu un fascista, e della prima ora anche.


Nato nel 1893, crebbe con un carattere gioviale ed estroverso, irrequieto e chiassoso, esattamente il contrario di Antonio che era invece posato e taciturno. Eppure i due si facevano buona compagnia e il loro divertimento consisteva nel cimentarsi in improvvisazioni poetiche che mettevano alla berlina i personaggi del loro paesello, Sòrgono, in provincia di Nuoro.

Mario studiò in seminario, ma, ad un certo punto, buttò via la tonaca e così parlò ai propri familiari: «Voglio sposarmi, io l’idea di farmi prete non ce l’ho. Piuttosto mandateci Antonio in seminario. Lui alle ragazze non ci pensa e il prete può farlo!» 

Nel dicembre 1911 Mario riuscì ad arruolarsi nell’Esercito. Partecipò poi alla prima guerra mondiale ed anche nel dopoguerra continuò ad indossare la divisa conseguendo il grado di sottotenente. A Varese, dove risiedeva, sposò Anna Maffei Parravicinidell’aristocrazia lombarda.


Proprio a Varese divenne il primo segretario del fascio locale e rimase ferito gravemente in uno scontro con i ‘sovversivi’. Partecipò anche alla marcia su Roma. Ma, pur nel contrasto politico, i rapporti tra i due fratelli furono sempre ottimi: Mario scrisse al fratello in carcere lettere affettuosissime sino a quasi tutto il 1927. 

Il rapporto si guastò probabilmente quando la moglie di Mario inviò una lettera a Ghilarza ai familiari di Antonio, nella quale lamentava che la detenzione del cognato ostacolava la brillante carriera politica del marito. La cosa non appare tanto campata per aria visto che la nomina di Mario a federale fascista della provincia di Varese, data per certa in tanti scritti biografici su Gramsci e persino nell’intervista di Paolo Pili, non risulta nell’annuario dei federali fascisti. Volendo chiarire la questione, Mario andò a trovare Antonio in carcere nel novembre del 1927. In quell’occasione si ruppe il rapporto fra i due per motivazioni mai chiarite, anche perché sono andate perdute, o sono state fatte sparire, certe lettere che avrebbero potuto spiegare il fatto.


Mario a un certo punto lasciò la carriera militare per dedicarsi al commercio dei generi coloniali. Partì poi volontario in Africa orientale e, all’età di 47 anni, partecipò, sempre come volontario, al secondo conflitto mondiale. Combatté  in Libia, nel 4° Reggimento “Libico”, col grado di capitano.

Fatto prigioniero dagli australiani nel dicembre 1940, fu internato prima in Egitto e poi in Australia. Dopo l’8 settembre 1943 divenne prigioniero non collaboratore. Rientrò a Varese molto provato dalla prigionia, nel settembre 1945. Due mesi dopo, a novembre, morì a soli 52 anni. Non molti più di Antonio che alla morte ne aveva 46.


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