martedì 25 novembre 2025

I LIGURI: L’ORGOGLIO DELLE MONTAGNE CONTRO L’IMPERO

 


In un tempo in cui il Mediterraneo era solcato dalle grandi potenze – Greci, Cartaginesi, Etruschi – in una terra sospesa tra l’asprezza dei monti e la vastità del mare, un popolo antico e arcigno si stagliava come muraglia viva all’avanzata del mondo romano. I Liguri abitavano un territorio impervio che dalla foce dell’Arno si estendeva fino ai Pirenei, e la loro identità venne forgiata tra fatiche durissime e resistenze ostinate. Ben prima della minaccia di Roma, la Liguria era già passata attraverso l’urto di culture mediterranee, accogliendo in sé retaggi preistorici, influssi greci e commerci etruschi. La posizione della regione, infatti, rappresentava una chiave strategica per il controllo delle rotte occidentali, contesa dalle potenze del mondo antico per il suo valore commerciale e militare.


Gli storici antichi descrivevano i Liguri come uomini e donne indomabili, forgiati dalla povertà della terra e dalla durezza del clima. Abili nel lavoro boschivo, spesso rifugiati in caverne naturali o sotto la protezione di rocce e dirupi, resistettero per secoli ai continui assalti delle genti d’oltre Alpi e dei loro più prossimi vicini. Pur definiti talvolta rozzi dagli autori greci e latini, essi avevano sviluppato una società capace di traffici costieri e di scambi con la sponda africana e con i mercati dell’Est, testimoniati sia da reperti archeologici sia dalle stesse testimonianze sulle sepolture, come a Ponte di Varè, dove le tombe svelano riti di matrice orientale.


Schiacciati tra Greci e Cartaginesi, i Liguri finirono però per pagare i loro contrasti anche con la neonata potenza romana. La divisione politica, che vedeva Genova filoromana e le popolazioni apuane e del ponente legate a Cartagine, gettò la regione in un vortice di guerre drammatiche. I primi scontri documentati risalgono alla metà del III secolo avanti Cristo, quando Roma varcò l’Arno per assicurarsi il controllo della costa e dei suoi approdi strategici. Furono scontri sanguinosi e reiterati: al comando di Tiberio Sempronio Gracco, prima, e di Lucio Cornelio Lentulo poi, i Romani spezzarono le resistenze degli Apuani, portarono il confine a Pisa e garantirono la sicurezza delle rotte marittime. Ma la regione era tutt’altro che domata.


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Durante le Guerre Puniche le genti liguri combatterono da ambo le parti, mercenari per Cartagine o ausiliari nel campo romano, secondo opportunità o necessità. Nella battaglia del Metauro, gli uomini di Asdrubale, tra cui molti Liguri, vennero sopraffatti, ma la fiera combattività della regione restava inscalfibile. Nonostante la sconfitta, i Liguri continuarono a osteggiare l’avanzata di Roma. La spedizione di Magone, fratello di Annibale, nel 205 avanti Cristo ridestò la speranza di un fronte ligure-gallico anti-romano e portò nuova devastazione tra le città costiere, compresa Genova, che subì saccheggi e incendi come monito per la sua alleanza con Roma.


Le tribù dell’entroterra, in particolare gli Apuani, opposero ancora una violenta resistenza, costringendo il Senato romano a ripetute campagne di repressione: un ciclo di conflitti che solo nella seconda metà del secondo secolo avanti Cristo vide la definitiva sottomissione. La guerra contro i Liguri non fu mai semplice impresa di conquista, ma una lotta serrata tra due differenti visioni del mondo. Mentre Roma cercava l’ordine e l’assimilazione, i Liguri incarnavano la fierezza di chi difende con ferocia e dignità la propria montagna e la memoria degli antenati.


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