Che sia chiaro.
Il genocidio non è finito. Non è mai finito. Ha solo cambiato volto, obiettivi.
In poco più di un mese di quella che i media occidentali unificati chiamano “tregua”, l’esercito israeliano ha ammazzato oltre 300 palestinesi, tra cui una quantità spropositata di civili, donne, bambini, persone inermi, innocenti, “colpevoli” solo di aver scavalcato una linea.
Tutto questo in tempo di “pace”.
Figuratevi cosa sarebbe successo in tempo di guerra.
Non solo. Netanyahu ha appena lanciato una nuova minaccia dagli esiti incalcolabili, da Gaza al Libano.
"Se Hezbollah non si disarmerà, non ci sarà altra scelta che intervenire di nuovo con forza in Libano" ha avvisato poco fa il ministro della Difesa Katz.
Mentre una nuova vasta operazione si sta per scatenare nel nord della Cisgiordania contro cosiddetti “gruppi armati palestinesi”.
Israele sta facendo quello che è sempre accaduto negli ultimi decenni, e con una forza senza precedenti negli ultimi due anni.
Minaccia. Bombarda. Uccide. Affama. Occupa. Colonizza. Segrega.
La differenza è che tutto ciò oggi avviene di nuovo nel silenzio complice, assordante, dei governi. In testa quello italiano. Mentre l’opinione pubblica, lentamente, si assopisce.
Mai smettere di parlare, di denunciare, di tenere gli occhi aperti.

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