Roma – quartiere Eur – 20 dicembre 1983: José Garramon, appena tredicenne, esce di casa per svoltare l’angolo e recarsi dal barbiere. Viene ritrovato invece privo di vita a 20 km dalla sua abitazione, nella pineta di Castel Porziano, investito da un Ford Transit (foto in fondo all’articolo) guidato da Marco Fassoni Accetti. Per la giustizia italiana si tratta di un incidente stradale e Accetti viene arrestato e condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo e omissione di soccorso, vengono escluse quindi sia la pedofilia che l’investimento volontario per bloccare il ragazzino in fuga da pretese sessuali. Accetti viene fermato dalle forze dell’ordine nella zona della pineta, dove era tornato, a suo dire, a prendere alcune attrezzature fotografiche, con i vestiti ancora sporchi di sangue: non nega di aver investito con il suo furgone il ragazzo e di averlo lasciato sulla strada. Ma come ha fatto José, che viveva con la famiglia all’EUR, a raggiungere quella pineta? Le indagini dell’epoca si rivelano lacunose e caratterizzate da una serie di omissioni che, ancora oggi, non danno pace alla madre di Jose, Maria Laura Bulanti, che da allora non ha mai smesso di chiedere giustizia per suo figlio. Il caso però subisce un definitivo stop nel 2017 con l’archiviazione, con buona pace di Fassoni Accetti che sul suo blog visionabile su https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2017/02/11/archiviazione-caso-garramon/ annuncia l’archiviazione del Caso Garramon con questo annuncio: “Il caso Garramon è stato archiviato, ed è assolutamente quel che desiderava la signora Bulanti-Garramon. Cristallizzare la storicità del fatto alla prima ipotesi investigativa: che fossi stato io e solo io. Per 30 anni, non avendo fatto nulla di nulla per sovvertire tale assunto, ha dimostrato dunque di accettarlo“. Ma la madre di Jose non si arrende e lo fa scrivendo Segnali, libro-intervista che comprende un’appendice con materiali documentali e testimonianze; alimentando una pagina Facebook nata per la Giustizia per José Garramon e appellandosi alla Corte di Strasburgo per denunciare l’inadeguatezza della giustizia italiana. Ma il libro non è piaciuto a Fassoni Accetti che, sempre attraverso il suo blog riporta: “ricordo che tale libro diffamatorio, già dai miei legali denunciato per quanto tale, è stato presentato con la partecipazione della giornalista Sciarelli, autrice di un programma di servizio pubblico della rete pubblica, nonché già condannata in via definitiva dalla Cassazione per il reato di diffamazione, e nonostante ciò ancora al suo posto di responsabilità e decisione”. Il Caso Garramon è uno di quei casi che non può lasciare indifferenti e anche i dubbi sui legami con le scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi restano e sono ancora di grande attualità.


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