Nemesio Stacippa Persistenza della proteina spike: origine da vaccino o da infezione COVID?
La domanda è cruciale e tocca un dibattito scientifico attivo: la proteina spike di SARS-CoV-2 (o parti di essa, come la subunità S1) può persistere nel corpo sia dopo l’infezione naturale da COVID-19 sia dopo la vaccinazione mRNA, ma i meccanismi, la durata e le implicazioni differiscono. Non è un “o/o” esclusivo, ma un “e/e” con sfumature. Basandomi su studi recenti (2023-2025), ecco un’analisi equilibrata: l’infezione tende a causare una persistenza più prolungata e sistemica (legata a “reservoir” virali), mentre dal vaccino è più rara, transitoria nella maggior parte dei casi, ma prolungata in eventi avversi specifici come miocardite o sindrome post-vaccinale (PCVS). Entrambe le origini possono contribuire a infiammazione cronica, ma l’infezione è più fortemente associata al long COVID.
1. Persistenza dalla infezione COVID-19 (origine virale)
• Meccanismo: Durante l’infezione acuta, il virus SARS-CoV-2 produce spike come parte del suo ciclo replicativo. In alcuni casi (fino al 50-60% dei long COVID), frammenti virali (inclusa spike e RNA) persistono in “reservoir” tissutali (es. intestino, cervello, polmoni, monociti), rilasciati gradualmente via esosomi o cellule infiammate. Questo non implica replicazione attiva, ma una “persistenza antigenica” che elude il sistema immunitario.
• Durata e evidenze:
• Rilevata nel plasma, monociti CD16+ e tessuti fino a 245 giorni (o più: 1-2 anni in long COVID), con livelli elevati di S1 libera o in esosomi.
• Studio cinese (2024): Persistenza tissutale (fegato, rene, cervello) correlata a sintomi long COVID come affaticamento e infiammazione vascolare.
• Nel cervello: Spike persistente per anni, accelerando invecchiamento neuronale e causando sequele neurologiche.
• Frequenza: Più comune in long COVID (PASC), con ~0.5% delle infezioni che persistono >60 giorni, aumentando rischio di infiammazione endoteliale (via ACE2).
• Implicazioni: Questa persistenza è un driver chiave del long COVID, con meccanismi come disregolazione immunitaria (es. IFN-γ elevata) e infiammazione cronica.
2. Persistenza dal vaccino mRNA (origine sintetica)
• Meccanismo: I vaccini mRNA (es. Pfizer/Moderna) istruiscono le cellule a produrre spike modificata (stabilizzata, non infettiva). Normalmente, si degrada in giorni, ma in rari casi (soprattutto dopo 2+ dosi), può persistere libera nel sangue o in monociti/esosomi, non neutralizzata da anticorpi – forse per tolleranza immunitaria (es. switch a IgG4).
• Durata e evidenze:
• Nella maggior parte: Spike circolante per pochi giorni post-vax, con mRNA rilevabile fino a 28-30 giorni in linfonodi.
• In casi rari (es. miocardite post-vax): Spike piena libera nel plasma fino a 3 settimane, correlata a troponina cardiaca e citochine infiammatorie (IL-6, TNF-α). Assente nei vaccinati asintomatici.
• Prolungata: S1 in monociti CD16+ fino a 245 giorni in PCVS (sindrome post-vaccinale, simile a long COVID), potenzialmente sostenendo infiammazione.
• Epigenetica: Vaccinazione induce “memoria immunitaria innata” persistente in macrofagi (2025), ma non necessariamente spike proteica.
• Frequenza: Rara (<0.01% per miocardite), ma studi 2025 legano PCVS a marker immunitari simili al long COVID, con spike persistente come possibile fattore.
3. Differenze chiave tra i due contesti
• Durata media: Infezione > Vaccino (mesi/anni vs. giorni/settimane).
• Localizzazione: Infezione più tissutale/multisistemica (reservoir virali); vaccino più circolante/ematica, spesso in eventi cardiaci/vascolari.
• Risposta immunitaria: Infezione induce più IgA e risposta a nucleocapside (broader); vaccino più IgG4 (tollerogenica, potenzialmente pro-persistenza). Entrambe elicitano memoria B anti-spike, ma con cross-reattività simile a varianti.
• Rischio sovrapposto: Sintomi simili (fatigue, infiammazione endoteliale), e vaccinazione può ridurre long COVID post-infezione (clearing reservoir), ma in rari casi mimarlo.
• 2025 updates: Studi confermano che spike persistente (da entrambi) può causare “eterogeneità biologica” in post-acuti, ma causalità non universale – multifattoriale con genetica/età.
Conclusioni e consigli
La spike persistente deriva principalmente dall’infezione per long COVID, ma dal vaccino in contesti avversi rari. Non è “colpa” esclusiva di uno: i vaccini hanno prevenuto milioni di infezioni gravi, riducendo overall persistenza virale. Per distinguere: test per RNA virale (infezione) vs. anticorpi anti-spike/IgG4 (vaccino).
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