venerdì 24 ottobre 2014

Addio ad Albacete, il prete-scienziato amico dei papi che spiegò Gesù a Fidel Castro

Il monsignore, scrittore ed editorialista americano è morto a 73 anni. E’ stato tra le figure più influenti nel mondo cattolico Usa degli ultimi decenni

Monsignor Lorenzo Albacete

MARCO BARDAZZI

A metà degli anni Settanta, a un giovane prete portoricano che lavorava presso l’arcidiocesi di Washington fu affidato un incarico in apparenza secondario. “E’ qui in città per qualche giorno un vescovo polacco, portalo in giro”. “E cosa gli faccio fare?”, chiese. “Fai tu, non ha impegni ufficiali”.  

Il giovane prete, un po’ controvoglia, iniziò a fare da autista al vescovo polacco. In breve tempo scoprirono una molteplicità di interessi comuni, tra cui la drammaturgia. Ne nacque una grande amicizia, proseguita anche quando – qualche anno dopo – l’amico polacco divenne papa Giovanni Paolo II. 

Il giovane sacerdote, Lorenzo Albacete, negli anni successivi è diventato monsignore e soprattutto una delle figure più autorevoli e insolite del cattolicesimo americano. E nei suoi viaggi romani è stato ricevuto come un amico da due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. 

Monsignor Albacete è morto la notte scorsa a New York a 73 anni, lasciandosi alle spalle un’ampia raccolta di testimonianze, discorsi, interventi come editorialista sul “New York Times Magazine”, decine di presenze sui network Tv americani e un libro per spiegare Dio in modo inconsueto (“God at the Ritz”). 

Quella con Karol Wojtyla è stata una delle tre amicizie che hanno segnato la sua vita. Le altre sono state quelle con Sean Patrick O’Malley, attuale cardinale di Boston, a cui era legatissimo, e con don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, il movimento di cui Albacete finì per diventare il punto di riferimento e il teologo negli Stati Uniti. 

Il modo semplice e chiaro di Albacete di “spiegare” Gesù Cristo attirava sia le persone qualunque (soprattutto quelle dubbiose o agnostiche), sia i grandi personaggi che ha incontrato. Nel 1998, per esempio, era a L’Avana in occasione dello storico viaggio di Giovanni Paolo II e non appena il papa lasciò Cuba, Albacete si trovò a parlare di quello che era avvenuto direttamente con Fidel Castro. Al lider maximo che gli faceva domande sull’evangelizzazione nel mondo, Albacete si mise a spiegare le radici del “senso religioso” (attingendo all’omonimo libro di don Giussani), l’importanza della figura umana di Gesù e il fatto che era per questo che il papa “ha ripetuto a Cuba che l’impegno e la difesa dell’umano è essenziale per l’evangelizzazione”. Castro ne rimase colpito, chiedendosi perché i religiosi che aveva frequentato da ragazzo non gli avessero mai presentato la questione in questi termini.  

Albacete aveva una formazione da scienziato e scoprì la fede interrogandosi sul mistero della vita mentre lavorava in un laboratorio. Nel suo libro, “God at the Ritz” e nelle sue apparizioni televisive al “Charlie Rose Show” e sui grandi network, era questo approccio scientifico al “problema” della fede a caratterizzarlo. Non è un caso che il grande ateo Christopher Hitchens abbia scelto proprio Albacete nel 2008 per un seguitissimo duello televisivo sulla fede, promosso dalla fondazione Templeton.  

Una delle ultime iniziative che portano l’impronta di Albacete è stata la nascita di un network di centri culturali cattolici, Crossroads, di cui era il presidente del comitato scientifico e che ora ne portano avanti l’opera e l’approccio in numerose città degli Usa.  

http://www.lastampa.it/2014/10/24/cultura/addio-ad-albacete-il-pretescienziato-amico-dei-papi-che-spieg-ges-a-fidel-castro-tCk4Ph9DIqyBelEw9nt1yL/pagina.html

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