domenica 26 ottobre 2014

LA CLASSIFICA DELLE AZIENDE ITALIANE. SOLO CHE NON SONO PIÙ ITALIANE! FIAT ARRIVA AL VERTICE (GRAZIE A CHRYSLER), PRADA VINCE NELLA MODA (QUOTATA A HONG KONG), GUCCI È RICCA MA NON APPARE PERCHÉ È IN MANO AI FRANCESI, TELECOM È UNO SPEZZATINO

Eni resiste al vertice nonostante la scalata di Exor (Agnelli), i cui dipendenti sono al 26% in Italia (nel 1989 erano l’80%) - Tra le tv la prima è Mediaset con 3,35 mld (in calo), Sky Italia al secondo posto (2,8 mld), la Rai ultima - Rcs raggiunta da Mondadori, Unicredit sopra Intesa. Ma le banche prestano 195 mld in meno!...

Le auto stanno correndo più della benzina. È questa la più rilevante novità della consueta classifica dell'Ufficio Studi di Mediobanca sulle principali società italiane, che da anni non vedeva ribaltoni al vertice: il sorpasso è avvenuto nel corso del primo semestre 2014, con il gruppo Exor che ha realizzato vendite per 58,1 miliardi contro i 56,6 miliardi di Eni, penalizzata dal calo del greggio. Se i numeri saranno confermati sull'intero anno, per il colosso petrolifero si tratterebbe della perdita del primato dopo un decennio incontrastato di supremazia.

Nel 2013 tuttavia la classifica è ancora guidata dall'Eni, che mantiene anche lo scettro di regina degli utili (12,9 miliardi): lo scorso anno il fatturato, seppur in contrazione del 9,8%, è stato di 114,7 miliardi, tallonato comunque da Exor-Fiat con ricavi per 113,7 miliardi (di cui 54,3 in capo a Chrysler).

Già dall'anno scorso, comunque, Exor-Fiat guida la classifica dei gruppi con il maggior numero di dipendenti: quasi 306mila addetti, in aumento del 6,5% rispetto al 2012. Ma sempre meno lavorano in Italia: il 26% contro l'80% del 1989. Exor è anche l'unico gruppo privato presente sul podio, e il solo a non occuparsi di energia. Proseguendo nella classifica, infatti, al terzo posto troviamo Enel, come nel 2012, con 78 miliardi di fatturato. E in quarta posizione si attesta il Gse, società pubblica che compra e vende energia elettrica, con 34,3 miliardi, davanti a Telecom Italia, quinta con 22,9 miliardi.

Nella moda primeggia Prada, che guadagna nella classifica sette posizioni: con un fatturato di 3,587 miliardi è davanti alla Giorgio Armani (2,186 miliardi), che pur sale di nove. Da rilevare, tuttavia, come nella classifica non è compreso il marchio Gucci che da solo vale 3,6 miliardi ma non redige il bilancio consolidato in quanto parte del gruppo francese Kering.

Tra le tv primeggia per ricavi Mediaset con 3,358 miliardi, seppur in flessione dell'8,8% sul 2012. Sky Italia mantiene il fatturato a 2,8 miliardi mentre la Rai lascia un altro -1,1% dei ricavi a 2,6 miliardi e ciò le costa quattro posizioni (56esima). Rcs resta il maggiore editore a 1,315 miliardi, ma con la caduta del 17,7% nel 2013 è stata di fatto raggiunta da Mondadori (1,276 miliardi). Stabili le banche: nel 2013, come l'anno precedente, troviamo al primo posto Unicredit, davanti a Intesa Sanpaolo e Banca Mps. Ma prestano sempre meno soldi: nel 2013 i finanziamenti erogati dalle big del credito si sono ridotti in termini assoluti di 195 miliardi.

Fra tanti cambiamenti, una certezza: esportare conviene. Le 11 aziende più «dinamiche» che nel 2013 hanno realizzato un incremento delle vendite pari al 20% sia rispetto ai livelli pre-crisi del 2007 che a quelli del 2012 e un'incidenza del risultato sul fatturato 2013 maggiore del 4%, hanno un solo fattore comune: la forte vocazione all'export.

Che può rappresentare il 90% del fatturato e oltre: è il caso di Euroitalia (cosmetici), Casa Vinicola Botter Carlo & Co, Fosber (macchine per carta) e Stevanato Group (vetro per farmaceutica). Con percentuali di export superiori all'80% ci sono Uteco Converting (macchine da stampa), Stefano Ricci (abbigliamento) e Chimec (chimica). E superano il 60% Ballarini Paolo & Figli (pentole), Mcz Group (caminetti) e Smigroup (macchine per imbottigliamento). Unica del gruppo a non superare la soglia del 50% dei ricavi ottenuti con le esportazioni è la Ecuador (abbigliamento).


Alessandro in Lotta

Alessandro Verga

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