lunedì 31 marzo 2014

A POCHE SETTIMANE DALL'INAUGURAZIONE A SAN PIETROBURGO DI MANIFESTA 10, LA BIENNALE PIÙ GIOVANE D'EUROPA, LA CRISI POLITICA ARRIVA A GUASTARE LA FESTA: PER GLI ARTISTI GIOVANI E IMPEGNATI MANIFESTA NON PUÒ ESSERE INDIFFERENTE ALL'INVASIONE DELLA CRIMEA

Insomma un bel pasticcio art-politico. Persino in Russia si avverte qualche imbarazzo. Lo sbarco di Manifesta con le inevitabili discussioni, provocazioni ed esibizioni di rinunce dell'ultim'ora, desta preoccupazione. Pubblicità di cui si vorrebbe volentieri fare in meno. In fondo non è mica un business come le Olimpiadi e l'amore per la cultura contemporanea ai tempi di Putin segna il passo…


Alessandra Mammì per Dagospia
SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10
Bel guaio. Quando si decise di portare Manifesta10 a San Pietroburgo come simbolo dell'unione artistica d'Europa e omaggio ai 250 anni dell'Hermitage, nessuno pensava che Putin avesse intenzione di invadere la Crimea. Invece a poche settimane dall'inaugurazione della Biennale più giovane d'Europa e più simbolica dell'Unione (28 giugno), la crisi politica arriva a guastare la festa.
SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10
Tutto diventa improprio. Il Manifesto col transgender imparruccato; il pacifista chief curator di questa edizione Kasper König l'uomo che fondò Portikus sulle ceneri della biblioteca distrutta a Francoforte e ne fece uno dei centri di ricerca artistica più importanti della rinascita MittleEuropea; gli artisti giovani e impegnati che già scalpitano e manifestano dissenso a varcar la frontiera per una Manifesta che a loro parere non può essere indifferente all'invasione.
SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10
Insomma un bel pasticcio art-politico. Persino in Russia si avverte qualche imbarazzo. Lo sbarco di Manifesta con le inevitabili discussioni, provocazioni ed esibizioni di rinunce dell'ultim'ora, desta preoccupazione. Pubblicità di cui si vorrebbe volentieri fare in meno. In fondo non è mica un business come le Olimpiadi e l'amore per la cultura contemporanea ai tempi di Putin segna il passo.
SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10SAN PIETROBURGO-MANIFESTA 10
Per non parlar del problema di tenere a bada un manipolo di scalmanati creativi olandesi- spagnoli- italiani- tedeschi o belgi convincendoli a non provocar troppo il comune senso del pudore o dell'opportunità della Russia di Putin che, com'è noto, è diverso dal nostro. "Sesso, religione, politica omosessualità... ragazzi mettete un freno" deve aver detto König. Almeno è quanto si evince da diplomatiche interviste rilasciate qua e là dove il direttore rassicurava di non voler mostrare opere che avessero l'aspetto di una provocazione.
kasper konigKASPER KONIG
Sembra facile, ma. Intanto da Amsterdam sede dell'organizzazione della biennale, Hedwig Fijen a capo di tanta impresa ricorda che quando fu bombardato l'Iraq nessuno si sognò di cancellare mostre a New York. Ma se lei ha bisogno di dire una cosa simile vuol dire che siamo già nella tempesta. Tanto nella tempesta da pubblicare sul sito una problematica e bellissima intervista sul tema a Mikhail Piotrovsky direttore dell'Hermitage. Dalla parte della Russia. Eccola: http://manifesta.org/2014/03/interview-dr-m-piotrovsky-on-manifesta-10/


http://www.dagospia.com/rubrica-31/arte/a-poche-settimane-dall-inaugurazione-a-san-pietroburgo-di-manifesta-10-la-biennale-pi-74581.htm

NON È TUTTO IOR QUEL CHE LUCCICA - UN OLANDESE E UN AMERICANO PROVANO LA “STANGATA”: DEPOSITARE ALLO IOR TITOLI DI CREDITO AL PORTATORE FALSI PER OTTENERE UNA LINEA DI CREDITO CON CUI OPERARE SUI MERCATI - - -

I due portavano una valigetta e la loro intenzione era quella di depositare alla “Banca di Dio” titoli falsi per miliardi di valuta pregiata - L’obiettivo era ottenere l’apertura di una linea di credito con cui, poi, agire sui mercati internazionali…

Valeria Pacelli per il "Fatto quotidiano"
Il torrione Niccolò V, sede dello Ior  niccolovIL TORRIONE NICCOLÒ V, SEDE DELLO IOR NICCOLOV
L'idea era tanto ambiziosa quanto spregiudicata. Portare a termine una mega truffa ai danni dello Ior, l'istituto di credito del Vaticano. Tutto era pronto: titoli di credito, timbri, sguardi e modi da professionisti, accento straniero ma educato, che non guasta mai. Il piano è stato mandato a monte da una collaborazione inedita fra la Guardia di finanza e la Gendarmeria vaticana.
I DUE AUTORI della tentata truffa allo Ior sono stati fermati proprio dai gendarmi e dai militari delle Fiamme gialle, proprio quando pensavano di essere riusciti a portare a termine la "stangata".
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"Non sono clienti, tantomeno erano attesi da qualcuno allo Ior" hanno detto le autorità vaticane; insomma, i due cittadini stranieri - un americano e un olandese - risultano almeno per il momento totalmente estranei all'attività dell'istituto e sconosciuti da funzionari e personale dello Ior.
Secondo quanto si apprende - le notizie sono filtrate con il contagocce - sono stati sequestrati titoli di credito al portatore per migliaia di miliardi di euro, dollari e altre valute pregiate. Uno dei due denunciati aveva a disposizione tre passaporti, particolare che la dice lunga sulla "professionalità" del truffatore.
Come sono andati i fatti? Anche su questo si conoscono pochi particolari, quel che è certo è che sia la Gendarmeria sia la Finanza sospettavano dei due "uomini d'affari" che sono stati bloccati mentre entravano in Vaticano dall'ingresso di S. Anna. Con loro portavano una valigetta e la loro intenzione era quella di depositarne il contenuto - i titoli falsi per miliardi di valuta pregiata - allo Ior.
RICICLAGGIO DI DENARO jpegRICICLAGGIO DI DENARO
Al posto di controllo i due uomini hanno cercato di eludere la sorveglianza e hanno chiesto di andare allo Ior, l'istituto di deposito vaticano che ha sede a pochi passi dall'ingresso, nel Torrione Nicolò V. Quando la Gendarmeria ha chiesto loro di fornire spiegazioni e i motivi di quella richiesta, i due hanno millantato conoscenze con due cardinali, come se questo particolare potesse proteggerli e permetter loro di proseguire.
Ma il piano era ormai saltato: il loro obiettivo era ottenere l'apertura di una linea di credito con cui, poi, agire sui mercati internazionali. L'operazione è stata possibile grazie alla nuova normativa anti-riciclaggio approvata dal Vaticano.
GENDARMERIA VATICANAGENDARMERIA VATICANA
LA GUARDIA DI FINANZA ha poi proceduto alla perquisizione delle camere d'albergo occupate dai due truffatori, dove sono stati ritrovati timbri, certificazioni di carattere finanziario , telefoni, computer e tre passaporti validi rilasciati da Olanda e Malesia. I due uomini sono stati denunciati sia all'autorità vaticana sia a quella italiana. Sulla base degli accordi previsti dal Trattato lateranense sono stati comunque consegnati alle autorità italiane. Ora sarà la Procura a proseguire l'inchiesta.

GENDARMERIA VATICANAGENDARMERIA VATICANA
http://www.dagospia.com/rubrica-29/Cronache/non-tutto-ior-quel-che-luccica-un-olandese-e-un-americano-provano-la-stangata-74563.htm

GRAN BUFFET ITALIA - CINESI, AMERICANI, RUSSI, ARABI PRONTI A PARTECIPARE AL GRANDE BANCHETTO DELLE PRIVATIZZAZIONI BY RENZI-PADOAN - NEL MIRINO BANCHE, INDUSTRIA MANIFATTURIERA, MODA E TURISMO - - -

La fortuna politica di Renzi si gioca sul successo delle vendite di Stato: l’incasso per il Tesoro potrebbe arrivare a oltre 15 miliardi da Poste (il cui 40% da solo vale 4-5 miliardi), Fincantieri, Enac, Cdp Reti, Sace, Grandi Stazioni, StMicroelectronics - Per i fondi si tratta di comprare a prezzi favorevoli, per le banche d’affari di guadagnare sugli incarichi di vendita…

Fabrizio Massaro per il "Corriere della Sera"
Logo LOGO "ENI"
L'ultima mossa è stata dei cinesi: la Banca centrale di Pechino ha messo sul piatto 2,1 miliardi per comprare il 2% di Eni ed Enel. Un segnale di fiducia nell'Italia, sia sotto il profilo industriale sia di quello delle relazioni politiche, essendo due colossi controllati dal Tesoro. Ma a Piazza Affari in questo periodo la fanno da padrone gli americani.
Solo ieri BlackRock, il più grande investitore al mondo con 4.300 miliardi di dollari in gestione, ha reso noto il suo ingresso nel Banco Popolare con l'1,3% dopo aver preso quote importanti in Unicredit (5%), Intesa Sanpaolo (5%) e Montepaschi (8,5%).
EnelENEL
Sono investimenti finanziari per definizione, trattandosi di fondi d'investimento, anche se tradizionalmente operatori di lungo periodo e non raider mordi-e-fuggi. Ma sono anche la parte più visibile di un ritorno dei capitali esteri in Italia dopo la grande fuga del 2011-2012 causata dalla crisi del debito sovrano e dalle convulsioni dell'euro.
Un ritorno certificato dallo stesso governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo il quale ci sono «rinnovati segnali di interesse per i mercati italiani, incluso quello dei titoli di Stato». In effetti quello del ritorno degli investitori esteri sul debito pubblico italiano è un segnale importante: la quota di debito in mano a soggetti esteri è risalita attorno a 663 miliardi su poco più di 2 mila miliardi totali.
ROSNEFTROSNEFT
MILANO TRA SOROS E I RUSSI
Per tornare alla Borsa, la stima degli investimenti in azioni solo da parte americana è di circa 90 miliardi di euro in azioni: una cifra cresciuta del 70% nel 2013. Tra questi c'è il fondo del finanziere George Soros, Quantum Strategic Partners, che come prima mossa in Italia ha puntato 22 milioni di euro su Igd, l'immobiliare delle coop (che non a caso domani comincia un roadshow a New York).
Poste Italiane jpegPOSTE ITALIANE 
Poi ci sono gli investimenti in gruppi non quotati, per esempio nella moda e nel lusso: i cinesi di Shenzen Marisfrolg Fashion hanno rilevato Krizia; il gruppo americano Haworth ha preso il controllo di Poltrona Frau, il colosso Blackstone (sempre Usa) ha acquistato il 20% di Versace. La Cina in particolare, dopo la visita del presidente Xi Jinping in Europa, si sta muovendo con particolare attenzione proprio su due Paesi manufatturieri come Germania e Italia (ma anche sulla Francia), come sottolineava un'analisi del Wall Street Journal di due giorni fa.
FINCANTIERIFINCANTIERI
Nonostante le fibrillazioni in Ucraina, i russi del colosso petrolifero Rosneft non si sono tirati indietro dall'investire 500 milioni per il 13% di Pirelli. Addirittura lo stesso braccio finanziario della Cassa depositi e prestiti, il Fondo strategico italiano - nato per sostenere l'italianità delle imprese - ha stretto a fine 2013 un'alleanza con il fondo sovrano del Kuwait, Kia, per una società in comune da 2 miliardi di euro (500 milioni messi dagli arabi) che custodirà le partecipazioni del Fondo stesso in Ansaldo Energia, Metroweb, Hera, Kedrion, Sia, Valvitalia. Altre operazioni potrebbero essere messe in cantiere, secondo vari osservatori, sulle infrastrutture turistiche come l'immobiliare alberghiero, anche in un'ottica di Expo.
logo saceLOGO SACE
FOCUS SULLE AZIENDE DI STATO
Insomma l'Italia è tornata a piacere: «Sta facendo meglio, ma non ancora bene», recita un recente rapporto del Credit Suisse. Il Pil è visto in crescita, sia pure di poco (0,5-0,75% le attese per il 2014, e verso l'1% per l'anno prossimo); le quotazioni di mercato sono ancora basse; c'è una forte componente di export che traina almeno una parte dell'economia; il cambio politico con l'arrivo di Matteo Renzi viene visto con grande favore, così come le possibili prossime mosse della Banca centrale europea a sostegno dei prezzi (dati i rischi di deflazione) con azioni non convenzionali come l'acquisto di titoli di Stato, sull'esempio della Federal Reserve in Usa.
RENZI E PADOANRENZI E PADOAN
Ma l'acquisto di azioni a Piazza Affari potrebbe essere solo un assaggio in vista di quella che si annuncia come la più grande operazione di privatizzazione degli ultimi anni. Lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non ha nascosto l'ambizione del governo di volere mettersi in scia: «L'attenzione del mercato è crescente e va sfruttata nel migliore dei modi», ha detto giorni fa a Cernobbio. L'obiettivo delle privatizzazioni è duplice: «Accrescere l'efficienza delle imprese privatizzate e ovviamente ridurre in modo consistente il debito pubblico». Il primo banco di prova potrebbero essere le Poste: «È stato avviato il processo di privatizzazione, è una sfida importante per il Paese e verrà sottoposta al vaglio del mercato».
CREDIT SUISSECREDIT SUISSE
Gran parte della fortuna politica del governo si gioca sul successo delle vendite di Stato: l'incasso per il Tesoro potrebbe arrivare a oltre 15 miliardi da Poste (il cui 40% da solo vale 4-5 miliardi), Fincantieri, Enac, Cdp Reti, Sace, Grandi Stazioni, StMicroelectronics. Per i fondi si tratta di comprare a prezzi favorevoli, per le banche d'affari di guadagnare sugli incarichi di vendita.
Sempre che il mercato non giri in negativo e che la fiducia degli investitori non venga meno per la mancanza delle riforme sulle quali aspettano al varco il governo: «L'Italia potrebbe senza dubbio essere più competitiva e crescere più rapidamente», mette nero su bianco il Credit Suisse, «se verranno attuate le riforme specifiche».


http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/gran-buffet-italia-cinesi-americani-russi-arabi-pronti-a-partecipare-al-grande-banchetto-delle-74569.htm

Tifoso ucciso, ultras invadono il campo


@ Tv

Tragedia e follia in Svezia prima del fischio d'inizio di Helsingborgs-Djurgaarden, la partita che apriva la nuova stagione calcistica nel Paese scandinavo.
 
Un tifoso della squadra ospite è stato ucciso durante una rissa con alcuni ultras della squadra di casa nei pressi dello stadio Olympia appena prima dell'inizio del match.
 
L’uomo, che veniva da Stoccolma, aveva 43 anni.  Quando si è diffusa la notizia,  a match iniziato, per protesta i tifosi del Djurgaarden hanno invaso il campo di gioco nell’intervallo della gara sul risultato di 1-1 urlando  "assassini, assassini" e determinando la sospensione della partita.  Resta altissima la tensione, nonostante l'intervento massiccio delle forze dell'ordine.
 
Già sabato cinque persone erano state ricoverate in ospedale a seguito di scontri tra opposte tifoserie.


http://www.sportal.it/articoli/calcio/campionati-esteri/tifoso-ucciso-ultras-invadono-il-campo/1030921/

Addio ad Antoniotti


@ Getty Images

Si è spento a 86 anni Lelio Antoniotti.
 
Detto 'Lello', a cavallo fra gli anni '40 e '50 fu attaccante di Pro Patria, Lazio, Torino, Juventus, Vicenza e soprattutto Novara. Per lui 52 reti in 249 presenze in serie A.
 
Terminata la carriera di calciatore, entrò a far parte dello staff della Federcalcio come docente di tecnica calcistica prima e come responsabile dei N.A.G.(addestramento giovani calciatori) poi, direttamente al centro di Coverciano. E' stato inoltre uno degli esaminatori del Supercorso.

http://www.sportal.it/articoli/calcio/serie-a/addio-ad-antoniotti/1030989/?

COME SI “RIEDUCA” IL BANANA? BERLUSCONI SPERA DI SCONTARE LA PENA AI SERVIZI SOCIALI SENZA L’OBBLIGO SI SVOLGERE ALCUN LAVORO - I SUOI LEGALI GIOCHERANNO LA CARTA DELL’ETÀ: TROPPO ANZIANO PER “PULIRE I CESSI DA DON MAZZI” (MA ARZILLO PER IL BUNGA) - - - - -

L’affidamento ai servizi sociali porterebbe a estinguere le pene accessorie, compresa l’interdizione dai pubblici uffici appena fissata nella misura di due anni - Resterebbe l’incandidabilità sancita dalla legge Severino m a laCorte europea dei diritti dell’Uomo potrebbe contestare l’applicazione della legge…

Ugo Magri per "la Stampa"
Se i magistrati seguiranno il loro buon senso, ragiona una fonte molto prossima a Berlusconi, «non gli faranno svolgere i servizi sociali presso una comunità». Immaginiamo il circo che si scatenerebbe, la morbosità mediatica, tivù da tutto il mondo per raccontare come sconta la pena il quattro volte premier.
BERLUSCONI PIANGE DURANTE IL COMIZIO DOPO LA SUA CONDANNA A ANNIBERLUSCONI PIANGE DURANTE IL COMIZIO DOPO LA SUA CONDANNA A ANNI
C'è chi, dentro Forza Italia, non chiederebbe di meglio in vista: tanto clamore sarebbe benzina ideale per la propaganda in vista delle Europee. Sono gli stessi pasdaran che, estremizzando, vorrebbero vedere il loro leader dietro le sbarre, in modo da giustificare manifestazioni di piazza al grido di «Silvio libero». Il diretto interessato, però, non pare abbia questa vocazione al martirio.
La sola prospettiva di scontare la condanna in un centro di recupero offende l'immagine che l'uomo ha di sé. Addirittura, Berlusconi preferirebbe il carcere a domicilio, se l'alternativa fosse qualche mansione davvero umiliante (potrebbe «pulire i cessi», ipotizzò una volta Don Mazzi).
Ma gli avvocati Coppi e Ghedini sperano che non si arrivi a tanto. «I giudici prenderanno atto che Berlusconi ha 78 anni», è l'auspicio dello staff legale, «una persona di quell'età andrebbe affidata ai servizi sociali senza pretendere che svolga chissà quale lavoro...». Alcune ore a settimana di colloquio con l'assistente sociale sarebbero in quest'ottica la soluzione meno traumatica.
FRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINIFRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI
L'udienza davanti al Tribunale di sorveglianza è fissata tra 10 giorni, la decisione arriverà entro martedì 15 aprile. Il condannato Berlusconi non pare abbia in animo di chiedere un rinvio fino al 25 maggio, data delle elezioni europee. Due le ragioni: anzitutto, perché probabilmente il rinvio non gli sarebbe concesso. E poi, perché la convenienza del Cavaliere consiste nell'affrettare i tempi.
Prima inizia a scontare, e prima se ne libera. Per quanto ardita possa apparire, la scommessa è di tornare in pista già dai primi di marzo 2015. L'affidamento ai servizi sociali, per sua natura, porterebbe a estinguere le pene accessorie, compresa l'interdizione dai pubblici uffici appena fissata nella misura di due anni. Resterebbe l'incandidabilità sancita dalla legge Severino.
Don MazziDON MAZZI
Tuttavia nel giro stretto berlusconiano nutrono parecchia fiducia nella Cedu (Corte europea dei diritti dell'Uomo) con sede a Strasburgo: «Abbiamo serie indicazioni che l'applicazione della Severino potrebbe essere contestata». In quel caso, trascorsi 10 mesi e 15 giorni dall'inizio della pena, Berlusconi tornerebbe candidabile, senza bisogno di trascinare in lista i figli o i nipoti.


http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/come-si-rieduca-il-banana-berlusconi-spera-di-scontare-la-pena-ai-servizi-sociali-74558.htm

ERDOGAN DA GUARDIA DEL POTERE - IL VOTO IN TURCHIA È LA PROVA DEL NOVE PER IL “REGIMETTO” DEL PREMIER, TRAVOLTO DA MOLTI SCANDALI DI CORRUZIONE - - -

Bettiza: “Queste elezioni sono per Erdogan anche un referendum che investe, al di là del suo partito Akp, l’intero sistema che va sotto il nome Turchia. Sapremo oggi se l’Akp, che resta in vantaggio in moltissime grandi città, è riuscito o meno. Sarà giudicato per i non pochi meriti con cui ha saputo tenere insieme una nazione semiasiatica nel contesto europeo”…

Enzo Bettiza per "la Stampa"
TURCHIA - PROTESTE CONTRO IL GOVERNO ERDOGAN.TURCHIA - PROTESTE CONTRO IL GOVERNO ERDOGAN.
Domenica elettorale non di poco conto. Si vota ad Ankara in un momento in cui sulla Turchia, nazione chiave del grande Medio Oriente, incombono responsabilità delicate per l'ordine e la stabilità tra Asia ed Europa mediterranee. La dice lunga quanto è già accaduto nella burrascosa appendice del Mediterraneo che è il Mar Nero. Basterà nominare la Crimea che ha visto Putin tirare fuori la mano e prendersela in un colpo solo: un colpo da baro, eseguito forse con la collaborazione passiva della stessa vittima.
La Turchia, che del Mar Nero è la seconda potenza, dopo esserne stata la prima in altri tempi, non ha potuto che tacere e difatti ha taciuto. Fa comunque una certa impressione contemplare e misurare il ridimensionamento storico subito dalla Turchia, ridotta da impero intercontinentale a una penisola autarchica e più asiatica che europea.
PROTESTE ANTI ERDOGAN A BERLINOPROTESTE ANTI ERDOGAN A BERLINO
Tuttavia, in virtù anche dello scossone datole negli Anni Venti da Ataturk, continuiamo a vedere in piedi sempre una nazione importante, degna di molteplice considerazione per la statura economica, geopolitica e strategica. C'è libertà più che democrazia, la quale ultima, a dire il vero, non rientra nel costume politico tradizionale: lo stesso Ataturk era tutt'altro che un democratico.
Oggi, comunque, più di un terzo della Nato dipende dalla posizione d'avanguardia che Ankara presidia con le sue efficienti forze armate nello scacchiere orientale. Tutti, alleati e meno, sanno che il soldato turco è uno dei più solidi: la sua fama di militare, che preferisce la morte sul campo piuttosto che la prigionia nel campo, è rimasta intatta fin dai tempi del sultanato.
erdogan merkelERDOGAN MERKEL
La Turchia odierna non va comunque commisurata soltanto al passato imperiale. È tuttora, pur nelle più modeste dimensioni anatoliche, una nazione solida, scontrosa, gelosa della propria dignità, misurata e attenta nei suoi corsi e ricorsi sui binari della modernità. La più laica tra le nazioni musulmane, essa ha avuto, almeno fino ad oggi, in Tayyip Erdogan un dirigente islamico moderato anche se di tendenza autocratica e personalistica.
I tentacoli della corruzione sembrano non aver risparmiato neppure lui. Ma, probabilmente, non verrà giudicato dalla storia soltanto per questo; sarà anche giudicato, o meglio soppesato, con ogni probabilità, per i non pochi meriti con cui ha saputo tenere insieme, guidare e inserire in parte una nazione semiasiatica nel dinamico contesto europeo.
Più di un decennio nel complesso positivo. Queste elezioni sono per Erdogan anche un referendum che investe, al di là del suo partito Akp, l'intero sistema che va sotto il nome Turchia. Sapremo oggi se l'Akp, che resta in vantaggio in moltissime grandi città, è riuscito o meno. La riuscita potrebbe costituire un punto di notevole prestigio e sostegno per una Turchia destinata a svolgere anch'essa un ruolo, per ora esterno, nella costruzione di un'Europa allargata.

IL NOME DI ERDOGAN RIMOSSO DAI CARTELLONI NEL TG NAZIONALEIL NOME DI ERDOGAN RIMOSSO DAI CARTELLONI NEL TG NAZIONALEproteste in turchia contro il governo erdoganPROTESTE IN TURCHIA CONTRO IL GOVERNO ERDOGAN

























http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/erdogan-da-guardia-del-potere-il-voto-in-turchia-la-prova-del-nove-per-74560.htm

GRASSO NON CI PENSA A SUICIDARE IL SUO SENATO E A MEZZO “REPUBBLICA” SFERRA UN GANCIO A RENZI: “CON UNA SOLA CAMERA POSSONO SALTARE GLI EQUILIBRI COSTITUZIONALE E RIDURSI GLI SPAZI DI DEMOCRAZIA DIRETTA” - - -

“Parte dei senatori va eletta dai cittadini. E poi affidare a una sola camera anche le scelte sui diritti e sui temi etici potrebbe portare a leggi intermittenti, che cambiano ad ogni legislatura. Con una sola Camera politica, il rischio è che possano saltare gli equilibri costituzionali e ridursi gli spazi di democrazia diretta”…

Liana Milella per "la Repubblica"
PIERO GRASSO SENATOPIERO GRASSO SENATO
Sindaci e governatori nel nuovo Senato? «Ci sarebbe una sovrapposizione di poteri diversi ». Chi dovrebbe scegliere i futuri senatori? «Anche la gente». Il nome? «Sempre Senato». I rapporti tra Montecitorio e Palazzo Madama? «No al bicameralismo perfetto». La fiducia? «Solo alla Camera». L'obiettivo istituzionale? «La stabilità e la rappresentatività indicata dalla Corte costituzionale ». Nel suo studio le foto sono soprattutto quelle della vita da magistrato, anche se spicca l'ultima con Papa Francesco. Lui, il presidente del Senato Pietro Grasso, ragiona solo da politico.
Quando gli si dice che un accreditato gossip lo descrive come il futuro capo dello Stato, con aria visibilmente seccata, replica: «Non scherziamo. Io penso a fare bene il mio lavoro, e da presidente parlo della riforma del Senato, nel mio pieno ruolo istituzionale e
super partes».
PIERO GRASSO AL SENATOPIERO GRASSO AL SENATO
E come si sente come probabile ultimo presidente di questo Senato?«Da fuori mi vedono come l'ultimo imperatore, io mi sento l'ultimo dei mohicani...».
Renzi è stato netto, ha detto «se il Senato non va a casa, vado a casa io». Domani esce il suo testo. Se vestisse i suoi panni che farebbe?
«Quello che sta facendo lui, lavorando con tutte le mie forze per superare il bicameralismo perfetto, diminuire il numero dei parlamentari, semplificare l'iter legislativo».
Ma da qui come la vede? Abolire il Senato è davvero necessario e indispensabile?«Aldilà delle semplificazioni mediatiche nessuno parla di abolire il Senato, ma di superare il bicameralismo attuale. L'urgenza è prima istituzionale che economica: dobbiamo accelerare il processo legislativo, senza indebolire la democrazia».
BLDRINI NAPOLITANO GRASSOBLDRINI NAPOLITANO GRASSO
Che aria ha avvertito nei suoi incontri con la gente, ritengono il Senato un'inutile fonte di sprechi? Un duplicato della Camera? Una perdita di tempo? Un residuo del passato?
«Certamente la gente pensa, a ragione, che quasi mille parlamentari siano troppi, che la politica costi molto e produca poco, che sia venuto il momento di dare una sterzata. Ma avverto anche la forte preoccupazione di mantenere, su alcuni temi, la garanzia di scelte condivise. Con un sistema fortemente maggioritario, con un ampio premio di maggioranza e una sola Camera politica, il rischio è che possano saltare gli equilibri costituzionali e ridursi gli spazi di democrazia diretta».
RENZI ALFANO FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSERENZI ALFANO FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
E sarebbe?«Affidare a una sola camera anche le scelte sui diritti e sui temi etici potrebbe portare a leggi intermittenti, che cambiano ad ogni legislatura, su scelte che toccano profondamente la vita dei cittadini e che hanno bisogno di essere esaminate anche in una camera di riflessione, come ritengo debba essere il Senato».
Quindi il suo Senato ideale come si chiama e com'è fatto?«Non rinuncerei mai a una parola italiana che viene usata in tutto il mondo. Lascerei il nome di Senato, e dovrebbe essere composto da rappresentanti delle autonomie e componenti eletti dai cittadini...».
Che fa, la stessa proposta del capogruppo di Forza Italia Romani? Ancora un Senato di eletti? Ma così crolla il progetto Renzi...
«Non è la stessa proposta, perché io immagino un Senato composto da senatori eletti dai cittadini contestualmente alle elezioni dei consigli regionali, e una quota di partecipazione dei consiglieri regionali eletti all'interno degli stessi consigli. Per rendere più stretto il coordinamento tra il Senato così composto e le autonomie locali, prevederei la possibilità di partecipazione, senza diritto di voto, dei presidenti delle Regioni e dei sindaci delle aree metropolitane ».
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSEFIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Renzi vuole come senatori sindaci e governatori regionali, lei perché è contrario?«Perché ritengo che per una vera rappresentatività sia indispensabile che almeno una parte sia eletta dai cittadini, come espressione diretta del territorio e con una vera parità di genere. Una nomina esclusivamente di secondo grado comporterebbe una accentuazione del peso dei partiti piuttosto che di quello degli elettori».
Quindi un fifty-fifty?«Non si tratta di percentuali, su quelle vedremo. Credo sia utile la presenza di rappresentanti delle Assemblee regionali, proprio per rafforzare la vocazione territoriale del Senato, estendendo la funzione legislativa regionale a livello nazionale. Ma sindaci e presidenti di Giunte regionali, che esercitano una funzione amministrativa sul territorio, a mio avviso non possono esercitare contemporaneamente una funzione legislativa nazionale, ma soltanto consultiva e di impulso».
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSEFIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Altro che Senato delle autonomie, il suo assomiglia a quello di adesso, solo con meno poteri e competenze.«Niente affatto. Il Senato che immagino io, anche in parallelo con la riforma del Titolo V, è un luogo di decisione e di coordinamento degli interessi locali fra di loro e in una visione nazionale, e in questo senso dovrebbe sostituire la Conferenza Stato-Regioni».
E come la mette con i soldi? Questo suo Senato, sicuramente, avrà un costo maggiore rispetto a uno di sindaci e governatori perché gli eletti, proprio come quelli di illustri che siano? adesso, dovranno necessariamente essere retribuiti. Quindi, con questo sistema, dove va a finire il risparmio previsto da Renzi?
«Possiamo ottenere risparmi maggiori diminuendo il numero complessivo dei parlamentari e riducendo le indennità, solo per iniziare. Poi mi faccia dire che non si può incidere sulla forma dello Stato solo con la calcolatrice in mano».
Questo suo Senato rispetto alla fiducia al governo che fa?«Non dà la fiducia, non si occupa di leggi attuative del programma di governo, né di leggi finanziarie e di bilancio. Il rapporto col governo su questi punti deve restare solo e soltanto alla Camera».
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSEFIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Di quali leggi dovrebbe occuparsi?«Oltre a tutte le questioni di interesse territoriale, delle leggi costituzionali o di revisione costituzionale, di legge elettorale, ratifica dei trattati internazionali, di leggi che riguardano i diritti fondamentali della persona».
Solo questo?«Io immagino che una Camera prettamente ed esclusivamente politica debba essere bilanciata da un Senato di garanzia, con funzioni ispettive, di inchiesta e di controllo, anche sull'attuazione delle leggi. Chiaramente il Senato dovrà partecipare, in materia determinante, ai processi decisionali dell'Unione Europea, sia in fase preventiva che attuativa».
Prevede anche i senatori a vita o cittadini«L'apporto di grandi personalità del mondo della cultura, della scienza, della ricerca, dell'impegno sociale non può che essere utile. In che modo e in che forma sarà da vedere».
Due questioni calde, la tagliola sulle leggi del governo che vanno a rilento e i poteri "di vita e di morte" del premier sui ministri. Progetto ammissibile e condivisibile?
«Un termine chiaro entro cui discutere le proposte del governo, in un sistema più snello, non può che accelerare e semplificare l'iter legislativo. La ritengo una buona proposta. La seconda ipotesi non mi sembra sia prioritaria in questo momento».
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSEFIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Praticabilità politica. Dopo il caos del voto sulle province, finito con la fiducia, che prevede per il voto su questa riforma?
«Se si vuole un'accelerazione e una maggioranza di due terzi non si deve procedere mostrando i muscoli, ma cercando proposte più possibili condivise e aperte alla riflessione parlamentare. I senatori non sono tacchini che temono il Natale, e sono pronti a contribuire al disegno di riforma del Senato».
Ne è davvero convinto o s'illude?«Hanno compreso, credo, le aspettative dei cittadini: partecipazione democratica, efficienza delle istituzioni, diminuzione del numero di deputati e senatori, taglio radicale ai costi della politica. Diminuendo di un terzo il numero dei parlamentari tra Camera e Senato, e riducendo le indennità, si otterrebbe un risparmio ben superiore a quello che risulterebbe, bilancio alla mano, dalla sostituzione dei senatori con amministratori dei comuni, delle aree metropolitane e delle regioni».
Un prossimo voto di fiducia di questo Senato sul futuro Senato è ipotizzabile?«Non penso che si possa riformare la Costituzione con un maxi-emendamento e senza alcun contributo delle opposizioni».
Il timing di Renzi prevede prima la riforma del Senato, poi quella elettorale, il famoso Italicum. Forza Italia dice già di no e vuole il contrario. Lei che tempistica prevede?
«Dal momento che la legge elettorale riguarda solo la Camera approviamo prima la riforma del Senato, per poi passare immediatamente all'Italicum».
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSEFIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Lei sta già riorganizzando gli uffici di questo Senato. Perché? Per mantenere lo status quo o in vista della riforma?«Sto lavorando per proporre al Consiglio di presidenza una riorganizzazione che risponda ad alcune esigenze attese da anni. Questo non ostacola le riforme, anzi le anticipa: razionalizzando le strutture, eliminando quelle non necessarie, valorizzando la prospettiva regionale ed europea del Senato, tagliando dal 30 al 50% le posizioni apicali e andando a ricoprire i posti restanti con nomine a costo zero, senza alcun aumento in busta paga per nessuno. Inoltre è già stato deliberato l'accorpamento di molti servizi con quelli corrispettivi della Camera, e si va verso l'unificazione dei ruoli del personale di Camera e Senato. Voglio che il nuovo Senato parta già nella sua piena efficienza».
Politica e mafia. La polemica sul 416-ter. La sua proposta, appena eletto, è agli atti. Adesso? È d'accordo sull'ipotesi del decreto legge cambiando il testo uscito dal Senato?
«Come ho detto, la mia proposta è agli atti. L'ho presentata il primo giorno, ho ancora il braccialetto bianco al polso e spero che si faccia presto e bene».


http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/grasso-non-ci-pensa-a-suicidare-il-suo-senato-e-a-mezzo-repubblica-sferra-74561.htm

DIPARTITO DEMOCRATICO - LA SINISTRA HA PASSATO VENT’ANNI A INFAMARE IL “PARTITO AZIENDA” DI BERLUSCONI E OGGI NON FIATA DAVANTI AL DUCETTO RENZI CHE METTE TUTTI IN RIGA, TRASFORMANDO IL PARTITO IN UNA SIGNORIA - - -

La mutazione antropologica del Pd è compiuta: da partito-comunità, dove tutti parlano e nessuno decide (né vince), si è passato alla satrapia del Capo e dei suoi fedelissimi - AL punto che a Milano è apparso lo striscione “Forza Renzi”, a sottolineare che per Matteo il Pd è più una palla al piede che un valore aggiunto…


1 - È GIÀ IL PARTITO DI MATTEO? PER ORA C'È "FORZA RENZI!"
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"
IL SALUTO TRA RENZI E BERSANIIL SALUTO TRA RENZI E BERSANI
«Forza Renzi». E d'incanto, passeggiando ieri a Milano, l'incubo più incubo di bersaniani, dalemiani e varie altre fresche tribù della sinistra era diventato realtà: la mutazione antropologica compiuta, la devastazione finale, il leaderismo becero fatto e finito. Insomma: dal Pd a «Forza Renzi».
Lo striscione se ne stava lì, sfrontato in mezzo a corso Buenos Aires, davanti a Porta Venezia, accanto al negozio di Hilfiger e alla pubblicità, giallognola e rossa, di un sexy shop (poi bisognerà riflettere sulla simbologia di queste vicinanze). «Forza Renzi». La scritta rossa, una firma in verde, «Gli amici di Milano», la faccia di Renzi sulla sinistra, e sulla destra un gruppo di ragazzi - alla minoranza del Pd dovranno certamente sembrare dei giovani berlusconiani, forse peronisti - che esultano. Inaudito.
HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIAROHAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO
Nei giorni in cui l'unica scelta assennata sarebbe mettere il nome di Renzi nel simbolo alle europee - accanto al logo Pd? in grande? in piccolo? o addirittura, blasfemia, solo il nome Renzi? - l'improvvisa epifania dello striscione milanese colpiva molti. «Sarà l'inizio di una campagna personalizzata?», domandava per esempio Gad Lerner.
No, nessuna campagna personalizzata, né nel Pd, né nei comitati renziani milanesi nessuno ha lanciato una campagna, e neanche in «Milano metropoli», l'associazione che si costituirà come il referente di tutti i comitati renziani. Lo striscione è opera dei commercianti di quel tratto di Buenos Aires.
E qui si apre un interessante capitolo: lo stesso gruppo di persone in passato ha già partorito, almeno altre tre volte, trovate analoghe, e sempre per la destra, mai per un uomo del centrosinistra. Fecero uno striscione per il Senatùr (tutto verde, è gente pragmatica), «W Bossi re del nord!!»; acclamarono la Moratti sindaca del berlusco-leghismo, «Buon Natale per Letizia»; soprattutto organizzarono una rumorosa iniziativa per chi? Ovviamente per lui, il Silvio: nel 2009 gli fecero lo stesso omaggio durante una manifestazione per rilanciare il suo governo, già abbastanza moribondo.
CONFRONTO SKYTG RENZI CUPERLO CIVATICONFRONTO SKYTG RENZI CUPERLO CIVATI
Paolo Uguccione, uno di questi commercianti, spiega il senso: «Oggi Renzi è il meglio sul mercato. Peccato sia del Pd, un partito litigioso». E ora ripetiamo il mantra: è una bestemmia, uno scandalo, basta col leaderismo e meglio perdere coi voti di sinistra che vincere coi voti dei commercianti.
2 - LA «DITTA PD» CHIUDE PER LUTTO ORA COMANDA SOLO IL PADRONE
Laura Cesaretti per "il Giornale"
L'ex spin doctor di Bersani, Miguel Gotor, la dice così: «Finché soffia il vento, non si può che seguirlo». Il vento è quello che soffia nelle vele di Matteo Renzi, i suoi seguaci- alquanto sballottati dalle raffiche- sono le diverse anime della minoranza Pd. Il variegato fronte anti-renziano (bersaniani, lettiani, cuperliani, civatiani, giovani turchi e chi più ne ha più ne metta) che, al di là dei propositi bellicosi enunciati dai più irruenti, tipo Stefano Fassina, si è quasi rassegnato ad un'idea tutta nuova, a sinistra: la "Ditta" è stata chiusa, e oggi il Pd si sta trasformando nel partito del leader.
RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIARENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA
Anni passati a dire peste e vituperio del «partito padronale» di Berlusconi, ad esorcizzare l'idea blasfema dell'«uomo solo al comando», a rivendicare la diversità della sinistra, «noi siamo una comunità, il Pd non diventerà mai la salmeria del capo », come avvertiva Bersani. E ora tutti lì muti ad ascoltare Renzi che spiega che alle Europee no, ma alle prossime elezioni politiche il nome sulla del leader sulla scheda ci sarà eccome. E che chiede - e vince - la conta sulle sue proposte, «prendere o lasciare».
«E che dovremmo fare?»,si interroga un bersaniano pronto alla pugna come Nico Stumpo, regista della macchina schiacciasassi delle primarie 2012, perse da Renzi. «Quello è come Re Mida, ciò che tocca si trasforma in oro, le cose più indigeste diventano appetitose: chi sarebbe così scemo da mettersi di traverso?».
Certo, i tentativi di frenare l'avanzata del premier e delle riforme a getto continuo che intende portare a casa ci sono, ma assai meno convinti di come appaiano. La sinistra Pd vuole fare una bandiera della sua opposizione al decreto Poletti sul lavoro, cercando una sponda identitaria nella Cgil. Avverte che «in commissione Lavoro siamo maggioranza noi», e che il presidente Cesare Damiano farà scudo col suo corpo contro le «forzature» del governo.
RENZI-DALEMARENZI-DALEMA
«Così com'è il decreto non passa, questo è poco ma sicuro», tuona Guglielmo Epifani che, da buon sindacalista, sa che bisogna entrare in una trattativa suonando la grancassa, per poter sbandierare come conquista il poco che si ottiene. Come stiano in realtà le cose lo dice, a taccuini chiusi, un cuperliano: «Renzi si è appositamente lasciato dei piccoli margini di trattativa, ce li concederà e noi canteremo vittoria annunciando di aver ottenuto grandi passi avanti. Poi voteremo con lui».
D'altronde, fa notare il giovane turco Matteo Orfini, «a tirar troppo la corda si rischia pure di passare per i conservatori che ostacolano le riforme e negano il lavoro ai giovani», anche perché è chiaro a tutti che Renzi non avrebbe remore a muovere l'accusa ai suoi compagni di partito. Anche sulla riforma del Senato, araba fenice dell'ultimo ventennio, i margini di manovra per ostacolarla non sono proprio autostrade.
Stefano Fassina e Matteo OrfiniSTEFANO FASSINA E MATTEO ORFINI
«Ci sono buone possibilità che si faccia nei tempi previsti», ammette Gotor, «anche perché sui tre paletti posti da Renzi (il Senato non voterà più la fiducia, sarà a costo zero e non elettivo, ndr ) la maggioranza del Pd ci sta, e un aggiustamento che metta tutti d'accordo è possibile».
Ad esempio,spiega,sull'elettività è possibile un compromesso che veda i senatori eletti nelle liste dei Consigli regionali, e quindi comunque «a costo zero».Martedì si riuniscono (separatamente) i bersaniani e i «turchi», il 12 aprile i cuperliani chiamano a raccolta tutte le aree per discutere di «dove va il Pd». In realtà, a dividere le correnti è innanzitutto una cosa: chi si intesterà il ruolo di interlocutore del leader, entrando nel governo del partito? Perché una cosa è chiara a tutti: per il momento, il Pd va dove dice Renzi.
Matteo Orfini e Massimo D'AlemaMATTEO ORFINI E MASSIMO D'ALEMA












http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dipartito-democratico-la-sinistra-ha-passato-ventanni-a-infamare-il-partito-azienda-di-berlusconi-74562.htm