domenica 31 marzo 2024

giganti di Vinadio, in Piemonte, Battista alto 265 cm e Paolo Ugo, di poco più basso; qui insieme alla famiglia nel 1910.

 




Il Piemonte ha avuto la sua coppia di famosi freak. Si chiamavano Battista e Paolo Antonio Ugo.


La loro storia, che sembra quasi una fiaba dei fratelli Grimm, si svolse durante la Belle Époque, a cavallo tra Ottocento e Novecento, ed ebbe inizio nella tranquillità delle montagne della Valle Stura di Demonte per terminare nella frenesia di Francia e Stati Uniti.

Battista e Paolo erano nativi di Vinadio, paesino famoso per il forte albertino e le terme. Battista vide la luce il 21 giugno 1876, Paolo il 28 giugno 1887. Il padre Antonio e la madre, Maria Teresa Chiardola, erano gente umile e operosa che doveva crescere sette figli.

La particolarità di Battista e Paolo era evidente: erano due giganti. Battista era alto 265 centimetri e pesava oltre 200 chili, Paolo era più basso di poco. Mangiavano mezza dozzina di uova alla volta e bevevano in boccali da mezzo litro. Anche vestirli era un’impresa, perché avevano bisogno di abiti e scarpe fatti su misura. I due fratelli si prodigavano per contribuire al sostentamento della famiglia lavorando come contadini, pastori e taglialegna a seconda delle stagioni.

Tutta la valle parlava della stazza e della forza fisica dei fratelli Ugo. Si raccontava che Battista, quando andava alle elementari, fosse così imponente da non essere in grado di sedersi nei banchi come gli altri suoi compagni e che dovesse perciò usare il tronco adattato di un castagno. Da ragazzo poteva portare da solo sulle sue spalle un carro pesante 400 chili e passeggiando sotto i portici di Cuneo era costretto a camminare curvo per non battere la testa. I compaesani restavano a bocca aperta quando si accendeva un sigaro sfregando il fiammifero sui balconi posti a tre metri da terra.

Invece le fattezze da corazziere di Paolo mandarono in visibilio il medico della leva che esclamò visitandolo: “Sarebbe una bella guardia al Palazzo Reale di Roma!”. Ironia della sorte, il fratello Giuseppe fu riformato per insufficienza di statura. Era alto soltanto un metro e cinquanta e i tempi del re Sciaboletta (Vittorio Emanuele III) erano ancora lontani!

Fu nell’autunno del 1891 che la vita dei colossi piemontesi subì una svolta. Battista fu mandato dal padre oltre le Alpi, in Francia, per lavorare come boscaiolo a Barcellonette. Lì venne notato dal proprietario di un circo itinerante che gli propose di unirsi al carrozzone prospettandogli guadagni e notorietà. Battista accettò. Il suo nome e le sue origini furono francesizzati: diventò Baptiste Hugo, nativo di Saint-Martin-Vésubie, piccolo centro delle Alpi Marittime. Ebbe così iniziò la sua vita di fenomeno da baraccone in giro per la Francia.

Il pubblico accorreva a frotte per vederlo, tanto che furono stampate numerose cartoline ricordo che lo rappresentavano nelle situazioni più disparate. Per pochi centesimi le persone potevano portarsi a casa l’immagine di questa creatura incredibile. Ogni tanto Battista ritornava a casa ed era una festa. Un calzolaio di Cuneo gli chiese uno dei suoi stivali, con suola di 42×17 centimetri, da esporre nella vetrina della sua bottega. Alcuni suoi famigliari, fieri di questo parente così strano da essere addirittura diventato famoso, aprirono a Pratolungo la Trattoria del Gigante, di cui oggi rimane soltanto l’insegna sbiadita dal tempo.


Nel 1905 Paolo decise di unirsi a Battista nella vita circense. Insieme i due fratelli, ribattezzati Géants des Alpes, Giganti delle Alpi, furoreggiarono in Europa riempiendo le piazze delle città e i salotti delle ricche famiglie che vedevano in loro niente più che un divertissement fuori dall’ordinario. Ma furono soprattutto le tasche degli impresari che si riempirono di denaro: a Battista e Paolo restava poco di quei grandi guadagni. Nonostante ciò, i fratelli Ugo potevano comunque spedire soldi alla famiglia, avere bei vestiti e orologi al polso grossi come sveglie da comodino. Comprarono anche una casa a Maisons-Alfort, paese distante meno di dieci chilometri dalla sfavillante Parigi. Spesero tutti i loro risparmi per adattare questo nido alle loro esigenze, ma ai due ex montanari pareva lo stesso di vivere in un sogno.

Il sogno si interruppe il 15 febbraio 1914, quando Paolo morì a soli 26 anni dopo una breve malattia. Battista organizzò il funerale e una fotografia apparsa su un quotidiano francese lo raffigura mentre segue mesto la carrozza funebre che trasportava l’enorme feretro. Paolo fu sepolto nel cimitero di Maisons-Alfort, in una tomba speciale di due metri e mezzo per cui Battista dovette pagare un sovraprezzo (le tombe ordinarie erano di due metri) e che oggi non esiste più. Scaduta la concessione, le spoglie di Paolo sono state trasferite nell’ossario generale.

A 38 anni Battista, con il morale a pezzi ma con un nuovo contratto in tasca, andò in America per entrare a far parte nientemeno che del Circo Barnum&Bailey di New York, celebre per i suoi spettacoli di “curiosità umane” – la definizione che Barnum prediligeva per descrivere le attrazioni del suo circo. A loro volta le “curiosità umane”, ritenendo il termine freak altamente offensivo, si autodefinivano “prodigi”, come se il modo di chiamarli potesse restituire loro un po’ della dignità sottratta dalla quotidiana e degradante esposizione per il divertimento di un pubblico pagante. Battista riprese questa vita, ma costretto a indossare costumi alla Tarzan, che non riusciva a digerire perché lo facevano sentire troppo ridicolo, lontano dalla sua terra e dai suoi affetti, cominciò a lasciarsi andare.

Morì il 23 aprile 1916 all’ospedale Willard Parker di Manhattan. Il giorno successivo apparve la notizia sul New York Times: vi si affermava che il gigante era morto di nostalgia per la sua assolata Italia. Ancora oggi il cimitero di Green-Wood a Brooklyn custodisce la sua tomba, anche se per molto tempo si credette che il corpo fosse stato trafugato dai nativi indiani, suoi amici e compagni di disavventure sotto il tendone, per seppellirlo nelle loro terre.

Cosa resta oggi dei fratelli Ugo, i due Giganti delle Alpi?

Dal 2012 nei pressi del forte di Vinadio il visitatore è accolto da due sculture colorate, una rosa shocking e l’altra verde mela, omaggio a Battista e Paolo. Sono i Giants, due installazioni contemporanee in acciaio e fibra di vetro opera dell’artista scozzese David March. La storia di Battista e Paolo è stata narrata da scrittori come Alberto Revelli, Nico Orengo, Adriano Restifo, Paolo Balmas.

Ma soprattutto rimangono i ricordi affettuosi dei valligiani, tramandati di generazione in generazione, e le fotografie d’epoca che ritraggono i due fratelli vestiti con eleganza e circondati da amici, ammiratori e colleghi. I loro occhi sono lo specchio della loro indole semplice e genuina, a dispetto di tutte le difficoltà e le malinconie di una vita da freak.

Facebook 

Renata Fonte

 


L'ammazzarono con tre colpi di pistola. Tornava da un consiglio comunale a Nardò, era sera. I sicari le si pararono davanti mentre stava per entrare in casa e la crivellarono di colpi.


Renata Fonte era stata la prima donna italiana a ricoprire la carica di Assessore alla Cultura e all’Istruzione. Madre di due figlie, da anni era impegnata in politica. A livello nazionale per i diritti delle donne, a livello locale per proteggere la sua terra dalla mafia.

Proprio per questo aveva proposto un piano regolatore decente per Porto Selvaggio, un’area splendida in Puglia. Aveva capito che la mafia ci avrebbe messo le mani sopra, e così aveva iniziato a battersi per una modifica al piano regolatore che evitasse la speculazione.


La mafia la intercettò prima della riunione che avrebbe approvato la sua modifica. Era la sera del 31 marzo quando la uccisero.


Renata Fonte morì quella sera. Oggi, a distanza di quasi quarant’anni, Porto Selvaggio è uno dei più bei parchi naturali d’Italia. Protetto, come Renata Forte avrebbe voluto. Uccisero lei, ma fallirono nell’obiettivo.


In questo giorno, anche quest'anno a lei va il nostro ricordo. A lei a tutti coloro che si sono battuti contro le mafie.

Leonardo Cecchi 

Facebook 

LA CONSOLAZIONE DI CRISTO

 


Non è mio ma valeva la pena condividerlo.


LA CONSOLAZIONE DI CRISTO


Durante una drammatizzazione della Via Crucis, dove gli attori fingevano di torturare colui che impersonava Cristo, un cane randagio è intervenuto per difenderlo.


No, non è un simpatico siparietto. È la dimostrazione che la nobiltà d'animo non va insegnata e non ha bisogno di religioni, tantomeno di codici morali imposti.


L'esempio, l'amore di quell'animale mette molto più in basso di lui buona parte di quella Società umana che lo considera un reietto e che, in genere, quando assiste alla violenza filma con il cellulare per poi scappa.


Quel cane è il simbolo vivente della pace e della giustizia: in una parola, la Pasqua!


Auguri a tutti!

Facebook 

𝐌𝐚𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐎𝐝𝐝𝐨

 


"Dovevo tornare al Milan da due anni. A Gennaio del 2007 mi chiamò Galliani e mi disse: “Massimo guarda abbiamo concluso l’affare e domani sera hai un aereo prenotato per Milano”. 

Il giorno dopo alle 7:30 mi chiamò di nuovo, dicendomi: “mi dispiace ma la trattativa è saltata”. Quell’anno Pasquale Foggia, un giocatore del Milan era in prestito alla Lazio, con i biancocelesti che  avevano pagato 300.000 €, per quel prestito. 

Lotito durante la notte pensò di riprendersi la metà di quei 300.000 € oltre a quello che il Milan avrebbe pagato per il mio cartellino, disse a Galliani di volere almeno 150.000 euro. 

Galliani perse la pazienza e fece saltare la trattativa dicendo a Lotito di essere stufo. 

Io mi arrabbiai molto, volevo tornare al Milan, chiamai Lotito per convincerlo e alla fine lui richiamò Galliani, e gli disse: “facciamo così, non mi dai indietro i 150.000 € di Foggia, ma se dovessi vincere la Champions League mi dai tutti i 300.000 euro”. 

Galliani da superstizioso pensò che quella proposta fosse di buon auspicio, poi com’è andata lo sapete tutti: vincemmo la Champions League e Lotito si prese Foggia e i 300.000 euro". 


🎙 | 𝐌𝐚𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐎𝐝𝐝𝐨

Facebook 

Lucio Battisti, 1976

 


«Non è che voglia fare il prezioso, ma non ho cambiato idea circa il modo di offrirmi al mio pubblico. Continuo a credere fermamente di essere soprattutto un prodotto discografico. La gente è abituata ad aspettarsi da me dei dischi, non degli show. E in fondo devo ammettere che questo mi fa comodo, perché mi evita di logorarmi con un'attività stressante. Conosco dei miei colleghi che hanno l'esaurimento nervoso permanente, perché passano la vita correndo da un posto all'altro, facendo in continuazione delle serate. Io la vita preferisco godermela, dedicando alla musica tutto me stesso, ma... entro certi limiti ragionevoli. Non mi va di fare il girovago» 

– Lucio Battisti, 1976

Facebook 

MARLON BRANDO RIFIUTO’ L’OSCAR PER “IL PADRINO” E DENUNCIO' IL RAZZISMO NELL'INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA: PIU’ CHE CORLEONE, CUORE DI LEONE.

 


Era il 27 marzo del 1973.

In quegli anni i nativi americani erano arruolati esclusivamente come comparse. I ruoli principali nei western venivano affidati ai visi pallidi. Non erano solo ignorati, erano soprattutto non rispettati. La critica si scagliò contro di lui, ma Brando riuscì a chiedere giustizia dal pulpito del leggero mondo dello spettacolo, a una cerimonia seguita da 85 milioni di persone.


La notte del 27 marzo 1973 a salmodiare il the winner is per Brando c'erano Roger Moore e Liv Ulmann. Lui con lo smoking di 007 ancora addosso, lei impigliata in una tenda verde. Quando chiamarono Don Vito, al suo posto si alzò un' attrice vestita da nativa americana, Sacheen Littlefeather, che arrivò al podio sotto lo sguardo di milioni di spettatori. I presentatori uscirono di scena come in un carillon e la giovane iniziò a parlare: “Rappresento Marlon Brando, che mi ha incaricato di dirvi che non può accettare questo generoso premio a causa del trattamento oggi riservato agli indiani d’America nell’industria del cinema”.

Sacheen non potè, però, finire il discorso : «La comunità cinematografica è responsabile di aver descritto l'indiano come un selvaggio, ostile, simbolo del male. E' già abbastanza difficile per i bambini crescere in questo mondo. Quando i bambini indiani vedono la loro razza dipinta come nei film, le loro menti vengono ferite in modi che non possiamo immaginare».

Facebook 

sabato 30 marzo 2024

Sarà vero?



Questo grafico mostra inequivocabilmente il ruolo antropico nell'aumento delle temperature globali, la curva bianca nel plot. 


Infatti, quando i soli fattori naturali, come l'attività solare e quella vulcanica o i moti astronomici alla base dei cicli glaciali, sono considerati nei modelli climatici, quello che si ottiene è la curva blu. In sostanza, le temperature globali non sarebbero aumentate nel lungo periodo, con una normale variabilità associata per lo più ad un paio di eruzioni vulcaniche (vedi El Chichon e Pinatubo) e alla cosiddetta variabilità interna del sistema, tra cui le oscillazioni accoppiate atmosfera/oceano che prendono il nome di El Nino Southern Oscillations (ENSO), di cui il Nino è la famosa fase "calda". 


Al contrario, quando consideriamo i fattori antropici, gas serra su tutti (curva rossa), quello che vediamo è che i modelli riescono a riprodurre molto bene l'andamento delle reali temperature (curva bianca). Questa accordanza è ovviamente ben spiegata dalle leggi della fisica e della chimica su cui i modelli climatici si basano. Esistono diversi studi che attraverso l’utilizzo di modelli di varia natura, dai classici modelli climatici [1-6] a quelli a rete neurale [7], o statistici [8-11], convergono alle medesime conclusioni. Ulteriori conferme del ruolo antropico ci vengono dagli studi paleoclimatici, i quali mostrano il ruolo fondamentale che hanno avuto i gas serra, CO2 in primis, nell’evoluzione climatica del nostro Pianeta [11-14]. 


Cambiamenti che, solitamente, sono sempre avvenuti su scale di migliaia se non milioni di anni.  I dati empirici confermano che l’effetto serra è stato amplificato negli ultimi decenni, come ci indica il raffreddamento della stratosfera [15] e un aumento di radiazione infrarossa di ritorno sulla superficie terrestre [16] con un’alterazione del bilancio energetico terrestre ormai evidente [17]. Un effetto serra amplificato, infatti, determina una minore quantità di calore, sotto forma di radiazione infrarossa, che raggiunge la stratosfera (andando verso l’alto, il secondo strato della nostra atmosfera dopo la troposfera), raffreddandola.


 La radiazione infrarossa in più torna in parte verso la superficie e alcuni studi hanno infatti misurato tale aumento.


Purtroppo, nel 2024, dobbiamo ancora assistere all’esposizione di tesi alternative datate o rigettate, a voce di sedicenti esperti, che non hanno mai pubblicato in materia o le cui teorie presentano forti debolezze da un punto di vista fisico, in nome dell’audience e delle vendite [18]. Ma quello che ci dice un’intera comunità scientifica [19] è ormai chiaro da anni.


Roberto

Grafico di Galselo Wrapsy

Facebook 

Nati perdenti

 


Facebook 

Classico genio di Facebook

 


Facebook 

Grande Carnesecchi

 


Nel 3 a 0 dell'Atalanta sul campo del Napoli c'è anche lo zampino di questo ragazzo di 23 anni. 

Sempre più protagonista in questa stagione. 


E questa è la foto emblematica della parata sulla deviazione di Osimhen. Preso in controtempo, ha effettuato un balzo incredibile, togliendo il pallone dalla r



ete. 


Marco Carnesecchi, semplicemente Mostruoso ❤️


📷 Dazn

Facebook 

Satoru Sayama

 




LA STORIA


Satoru Sayama nasce a Shimonoseki, in Giappone, nel 1957. Inizia a praticare il wrestling e il judo nella High School (categoria 70-75 Kg.), dove già fa intravedere le sue enormi capacità atletiche. Nel 1975, all'età di 17 anni, entra a far parte del tour di promozione della New Japan Pro-Wrestling, ed il 28 Maggio 1976 avviene il suo debutto all'interno della federazione, il risultato non gli fu favorevole ma si poteva già intravedere che Satoru avrebbe avuto una grande carriera. Nelle sue prime apparizioni Sayama combatte senza maschera, e il 14 Novembre 1977 la sua carriera subisce una svolta, infatti in un match contro Mark Costero, uno dei maestri americani delle arti marziali, scopre nuove tecniche di lotta e decide così di imparare il Muay-Thai e tutte le tecniche delle arti marziali, questo è il primo passo di Satoru verso la scuola che deciderà di aprire in futuro, lo "Shoot-Wrestling". Nel maggio 1978 comincia a disputare incontri in Messico nella EMLL, dove notoriamente il modo di combattere è altamente spettacolare, ed è qui che il 9 Settembre 1979 conquista il suo primo titolo, l'NWA World Middleweight, sconfiggendo Ringo Mendoza. Il suo regno finisce sei mesi più tardi con la sconfitta subita contro El Satanico, Satoru risulterà comunque uno dei pochi wrestlers stranieri apprezzati in quel paese. Nel 1980 Sayama si trasferisce in Inghilterra dove disputa incontri sotto il nome di Sammy Lee, anche qui riesce a conquistare moltissimi fans grazie alla sua tecnica perfetta; successivamente all'avventura britannica frequenta in Florida la "Karl Gotch Gym" dove apprende altre tecniche di lotta, in particolare quelle che constringono l'avversario ad abbandonare il match. Il 13 Aprile 1981 fa la sua prima apparizione come Tiger Mask, famoso eroe dell'omonimo cartone animato giapponese (creato da Ikki Kajiwara e Naoki Tsuji) trasmesso anche in Italia con il titolo "Uomo Tigre" e "Uomo Tigre II - Il Campione" , dove affronta Dynamite Kid in un incontro dalle mille emozioni che vede come vincitore il wrestler giapponese, è bastato solo questo incontro per far diventare, in breve periodo, Sayama il più popolare ed amato wrestler in Giappone; ed è grazie a lui e alla sua spettacolarità che molta gente che prima non seguiva il wrestling dopo aver visto un suo incontro è diventata fanatica di questo sport, questo è il periodo più fortunato per la New Japan Pro-Wrestling capitanata da Antonio Inoki. Una curiosita' non da poco e' rappresentata dal fatto che al momento del suo ingresso sul ring per il primo match mascherato contro Dynamite Kid, buona parte del pubblico invece di inneggiare il nome di Tiger Mask, gridava il suo vero nome, Sayama, il tutto e' derivato dal fatto che alcuni giornali avevano gia' dato risalto alla creazione del personaggio Tiger Mask rendendo noto anche chi lo interpretava, rovinando cosi' da subito l'alone di mistero, che invece in Italia e' rimasto intatto ed ha contribuito ad accrescere ancora di piu' la caratura di questo grande atleta.

Nel 1981 Tiger entra nel cuore dei tifosi, affrontando e sconfiggendo i vari gaijin che gli si presentavano di fronte, subì un piccolo stop l'8 dicembre contro El Canek, quando pareggiò per count-out e si ruppe un piede. Al suo ritorno sul ring il 1° Gennaio 1982 conquista il suo primo WWF Junior Heavyweight Title sconfiggendo nella finale per l'assegnazione della cintura il suo rivale di sempre Dynamite Kid. Il 4 gennaio viene insignito dalla Tokyo Sports del premio "Most Popular Wrestler of The Year 1981". Il suo regno di campione WWF Junior non dura a lungo, infatti il 6 Maggio viene dichiarato vacante il titolo per infortunio, dopo un match finito con un double count-out contro Black Tiger. Il 25 Maggio dello stesso anno Sayama conquista anche l' NWA World Junior Heavyweight Title sconfiggendo Les Thornton, ed il giorno successivo conquista per la seconda volta il WWF Junior Heavyweight Title, sconfiggendo Black Tiger nella finale del torneo per l'assegnazione del titolo, Tiger Mask è il primo wrestler della storia ad essere in possesso delle cinture NWA e WWF contemporaneamente. Il 4 gennaio 1983 Tiger viene insignito dalla Tokyo Sports dei seguenti riconoscimenti: "Wrestler of The Year 1982" e "Best Technical Wrestler 1982". Il 3 Aprile 1983 è costretto ad abbandonare i due titoli in seguito ad un infortunio procuratogli da Dynamite Kid in un incontro di coppia svoltosi il 1° Aprile a Tokyo. In seguito i titoli NWA e WWF furono dichiarati vacanti e rimessi in palio fra Kuniaki Kobayashi e Dynamite Kid ma il match finì con un no-contest; il 21 Aprile Sayama riuscì a tornare sul ring, ed incontrò Dynamite Kid in un incontro valido per il titolo NWA Junior, che risultava ancora vacante ma anche questo match finì con un no-contest. Il 2 Giugno, in un incontro molto duro, Tiger Mask riconquista la corona di campione NWA Junior a scapito di Kuniaki Kobayashi, e neanche due settimane dopo riconquista anche il titolo WWF Junior in un incontro disputatosi in Messico contro Fishman. In questo periodo Sayama combatte in tutto il mondo e riesce a diventare uno dei lottatori più amati nel mondo del wrestling. Quando la sua carriera sembrava arrivata al top, decide di lasciare la NJPW (8 Agosto 1983) con la motivazione di voler combattere realmente degli incontri senza dover fingere per fare spettacolo, ma tra gli altri motivi sembra che ci siano stati anche problemi di natura economica e i difficili rapporti con la primadonna della NJPW Antonio Inoki. Nello stesso anno Satoru si sposa con una sua connazionale. Il 28 Giugno 1984 entra a far parte della Universal pro-Wrestling Federation, molti wrestlers lo seguiranno nella nuova fedrazione; nella UWF è costretto dalla NJPW a cambiare il suo nome, quindi si fa chiamare prima The Tiger e successivamente Super Tiger, vestendo anche maschere differenti da quella originale di Tiger Mask. Il suo esordio avviene il 24 luglio 1984 contro Mach Hayato. Nella UWF Super Tiger inventa un nuovo modo di fare wrestling chiamato "Shoot Wrestling", questo tipo di lotta era molto più realistico del wrestling classico e consisteva nell'utilizzare tecniche del Muay Thai, i suplex della greco-romana e tecniche per far cedere l'avversario, tutto questo era l'ideale per Sayama. Ma questa sua innovazione non fu approvata dagli altri wrestlers che lo constrinsero al ritiro. I seguenti dieci anni Sayama li spende cercando di far riconoscere lo "Shoot Wrestling" come un nuovo sport, chiamato "Shoot Fighting" o "Shooting"; su di esso scrive anche un libro, intitolato "Kayfabe -Pro Wrestling is a fake. Shoot Fighting no."(Pro Wrestling è un trucco.Shoot Fighting no.), nel quale rivela alcuni trucchi che imparano i lottatori per aumentare lo spettacolo, da questo momento Sayama sarà considerato un "traditore" dagli altri wrestlers e dai giornalisti specializzati. Quindi dal 1984 al 1995 Satoru insegna lo "Shootfighting" nella sua palestra chiamata "Tiger Gym".


I fans giapponesi andarono alla ricerca di un altro wrestler in grado di sostituire Sayama nei loro cuori, ma non ci riuscirono, anche se le federazioni giapponesi cercarono di rimpiazzare il personaggio promuovendo ben tre nuovi Tiger Mask dal 1984 al 1999, ma nessuno di loro riuscì a diventare popolare come l'originale (il riferimento è relativo a quando Misawa e Kanemoto erano mascherati). Il ritorno di Sayama sul ring avviene alla fine del 1995 grazie all'invito di Antonio Inoki. Al suo ritorno si fece chiamare "Tiger Mask The First" e combatte' anche per delle federazioni indipendenti giapponesi (Michinoku, UWFi e Tokyo Pro-Wrestling). Sayama fece il suo ritorno effettivo nella Tokyo Pro-wrestling promotion nel 1996 a Yokohama. Yoji Anjo (futuro compagno di Tag Team) è stato un discepolo di Sayama mentre egli lottava nella UWF; la Tokyo Pro-wrestling chiese a Sayama e Anjo di combattere in team, la nuova squadra sconfisse in un mini torneo due team: il primo composto da Takashi Ishikawa e Yoshihiro Takayama e il secondo da Abdullah The Butcher e Daikokubo Benkei, conquistando il titolo TWA di coppia. Questo titolo è conosciuto come "Belts of Three-hundred million yen" (la cintura da tre milioni di yen), è stata la prima volta che Sayama ha conquistato un titolo dei pesi massimi. Purtroppo la federazione si sciolse a fine anno, privando naturalmente i campioni del titolo conquistato. Nel novembre del '96 in una card della UWF Tiger Mask affronta con successo Cobra, colui che prese il suo posto nella NJPW, come figura carismatica della categoria Junior. E' nel 1997 che avviene il suo ritorno nella NJPW, federazione di Antonio Inoki, dove è costretto per l'ennesima volta a cambiare nome in Tiger King, vista la presenza di Tiger Mask IV nei circuiti giapponesi; nell'Aprile del '97 il Tokyo Dome fece risultare il tutto esaurito per l'evento del secolo che avrebbe visto affrontarsi per la prima volta Antonio Inoki e Tiger King, l'incontro si risolse a favore di Inoki e lo spettacolo offerto fu uno dei migliori degli ultimi tempi.


Negli ultimi anni Sayama si è dedicato molto ai suoi allievi riuscendo a promuovere ad ottimi livelli Tiger Mask IV nella Michinoku Pro Wrestling di Great Sasuke, nella quale ha anche combattuto per un breve periodo, il vero lancio di Tiger Mask IV è avvenuto nel 1996 al "Rikidozan Memorial Show", quando Sayama e il suo allievo si affrontarono pareggiando per tempo limite l'incontro. Inoltre sembra che Sayama abbia allenato e lanciato anche la versione femminile di Tiger Mask, cioè Tiger Dream (vero nome Candy Okutsu) che ha avuto grandissimo successo nella ARSION (una delle più note federazioni di wrestling femminile). Nel '98 andò in aiuto di Antonio Inoki nel lancio della nuova federazione, UFO (Universal Fighting-arts Organization), il primo show si svolse al Ryogoku Kokugikan (Sumo Hall) il 24 Ottobre 1998. Nell' UFO, Sayama, torna a calcare il ring in modo abbastanza costante, nell'unico PPV disputato venne però sconfitto per sottomissione dall'astro nascente Alexander Otsuka. Come sempre Inoki e Sayama presero strade diverse per differenze di opinione, fatto già accaduto ai tempi in cui vestiva i panni di Tiger Mask.  Negli ultimi mesi Sayama ha fondato una nuova federazione chiamata "Seikendo" ("Seiken" significa "to control some area in street-fighting"), questa nuova idea di Satoru è stata realizzata anche grazie all'aiuto di Victor Quinones (WWF/IWA) e Yuji Shimada (Battlarts). Il Seiken è un nuovo tipo di arte marziale inventata dallo stesso Sayama simile allo Shooto (Shooting). Similare alla kick-boxing dove vengono utilizzate, però, anche tecniche di wrestling e sottomissioni. Sayama ha anche disputato due match nella sua nuova federazione sotto le vesti di Tiger Mask, dove ha sconfitto Asian Couger (7:04) il 10 Luglio 1999 all' Asahikawa City Gym di Hokkaido e Taka Michinoku (13:56), il 22 Luglio, al Kushiro Welfare Annuity Gym sempre ad Hokkaido. Il suo ultimo match di rilievo l'ha disputato l'11 Marzo 2000 al Rikidozan Memorial Show, dove è stato sconfitto da Yoshiaki Fujiwara.


Sayama nonostante tutti gli screzi avuti con vari wrestlers (in particolare con Antonio Inoki) è una persona molto modesta e calma nella vita privata. Tiger Mask è sicuramente il wrestler più spettacolare della storia, il maestro dell'acrobazia, lui stesso ha affermato di essersi ispirato al wrestler messicano Mil Mascaras. Ovunque ha combattuto ha fatto sempre risaltare la sua elasticità dei movimenti e la perfezione di ogni sua azione; famosa la sua rivalità con Dynamite Kid (Tom Billington) per la conquista dei titoli juniores NWA e WWF, che ha letteralmente lanciato la categoria dei pesi leggeri, dopo di lui sono venuti fuori i vari Jushin Liger, Great Sasuke, Ultimo Dragon e altri ancora, probabilmente senza Sayama questi grandi wrestlers non avrebbero avuto la grande esposizione che hanno avuto. Un vero delitto è stata la congiura che l'ha costretto a rimanere lontano dal wrestling per quasi dieci anni.


 


TITOLI E TORNEI


[Satoru Sayama]

9 Settembre 1979 Sconfigge Ringo Mendoza e conquista il suo primo titolo, l' NWA World Middleweight Title.


[Tiger Mask]

1° Gennaio 1982 Sconfigge Dinamite Kid, vincendo così il torneo per l'assegnazione del WWF Junior Heavyweight Title.


25 Maggio 1982 Sconfigge Les Thorton e conquista l' NWA World Junior Heavyweight Title.


26 Maggio 1982 Sconfigge Black Tiger( Mark Rocco) per l'assegnazione del WWF Junior Heavyweight Title. 


2 Giugno 1983  Sconfigge Kuniaki Kobayashi e conquista il suo secondo NWA World Junior Heavyweight Title.


13 Giugno 1983 Sconfigge Fishman e conquista per la terza volta il WWF Junior Heavyweight Title.


25 Agosto 1996  Sconfigge, in coppia con Yoji Anjoh, Abdullah The Butcher e Daikokubo Benkei e conquista il TWA Tag Team Title.

Facebook 

Sardegna: il piede di Zeus

 


Fra le varie leggende sulle origini della Sardegna ce n’è una che è particolarmente suggestiva: è la leggenda di Ichnusa, il racconto tramandato dai greci su come è nata l’isola di Sardegna. Questa storia ha inizio in un tempo non ben precisato, sicuramente molto molto lontano, prima ancora che sorgesse in Sardegna la civiltà nuragica. In quell’epoca, come in ogni età antica che si rispetti, la situazione sulla Terra era idilliaca, tutti andavano d’amore e d’accordo, ogni tanto fra gli dei e gli uomini nasceva qualche scaramuccia, ma nulla che il latte e il miele non potessero sanare. Un giorno però quel gran donnaiolo di Zeus si indispettì non poco per colpa di un marito che gli aveva tirato una scarpa mentre, sotto forma di uomo, scappava dalla finestra della stanza della moglie. Così, giudicando irreparabile l’affronto, decise di vendicarsi sui poveri abitanti della Terra, come sempre. Essendo Zeus veramente un gran testardo, non volle sentire alcuna delle ragioni di coloro che si opponevano al suo progetto di rappresaglia: allagare tutta la Terra e annegare così l’intero genere umano. L’indomani, ancora bollente di rabbia, Zeus chiamò a raccolta tutte le nuvole del cielo e fece piovere così tanto che l’acqua raggiunse persino il portone di casa sua sull’Olimpo, costringendo Hera a chiudere le fessure coi sacchi di sabbia. Ma, ad un certo punto, nel tripudio di acqua, lampi, tuoni e onde altissime, la situazione quasi gli sfuggì di mano e, per evitare di essere trascinato egli stesso nei gorghi, Zeus dovette poggiare il suo piedone sulla Terra. Alla fine del diluvio, Zeus tornò soddisfatto sull’Olimpo, ma, levando il piede, si accorse di aver lasciato fra le acque un’enorme impronta. Decise allora che, in onore del suo divin piedone, quell’isola in mezzo al mare avrebbe preso il nome di Ichnusa, da ichnos che in greco significa orma.

Ecco spiegato perchè, anticamente, i greci e i popoli del mare chiamavano Ichnusa quella che oggi è la Sardegna.

Mitologia greca 

Facebook 

Il sacrificio della mitologia, Ifigenia.

 


Nei miti e nelle antiche tradizioni  accade spesso che una divinità sottoponga l'uomo a prove durissime, sia per conoscere veramente la sua fede sia per punirlo se ha commesso una colpa. Nel mito greco l'episodio più famoso che riguarda una prova di questo tipo vede protagonista Ifigenia, figlia primogenita di Agamennone, capo della spedizione greca nella guerra di Troia. La flotta greca è ferma al porto di Aulide perché i venti contrari ne impediscono la partenza. Ormai tutti i re con le loro navi erano radunati in Aulide da più di tre mesi, e per il persistere della bonaccia non si poteva partire. Agamennone, impaziente, accorato, spiava il mare, i venti, ma purtroppo non spirava il minimo soffio d'aria! Chiamò allora l'indovino Calcante perchè gli dicesse che cosa poteva fare. E l'indovino gli ricordò che alcuni anni prima aveva offeso gravemente la dea Artemide: avendo trafitto con un bel colpo un cervo, si era vantato d'essere un cacciatore pià bravo della dea stessa della caccia.E ora Artemide pretendeva, se si voleva far partire la flotta, che Agamennone le sacrificasse sull'altare la propria figlia Ifigenia. Figuratevi l'angoscia del povero padre! Ma non c'era verso: Ifigenia doveva essere sacrificata; così voleva Artemide, così vollero anche i re convenuti in Aulide. Bisognò far venire da Micene la bella Ifigenia: la fanciulla non si sgomentò, non tremò, non cambiò colore, anzi disse d'essere contenta di spendere la vita per il bene della Grecia e per l'onore di suo padre; e volle salire da sola, a cuore fermo, sull'altare. Ma, mentre il sacerdote immergeva già il coltello nel petto di ifigenia, l'altare venne circondato da una densa nebbia, e, quando questa si ritirò, invece del corpo insanguinato della giovinetta, si trovò sull'altare il corpo di una cerbiatta.

Artemide aveva avuto pietà dell'intrepida ragazza e l'aveva sostituita con la cerbiatta, portando via ifigenia viva in Tauride, dove il re del luogo, Toante, la fece sacerdotessa della dea che l'aveva salvata. Ed ecco che subito sorse da terra un venticello che andò a mano a mano crescendo, e la flotta greca potè finalmente togliere gli ormeggi, spiegare le vele e salpare per la Troade.

Mitologia greca 

Facebook 

Venus e Cupido di Guido Reni al museo d'arte di Toledo.

 


Facebook 

Xabi Alonso



30 vittorie 

5 pareggi

0 sconfitte. 


Una Bundesliga ad un passo con 10 punti di vantaggio sul Bayern Monaco. 

Una "maledizione" che potrebbe rompersi.  

Un gioco moderno ed efficace. 

Tante offerte dall'estero, dal Bayern Monaco al Liverpool. 


Ma lui ha scelto di restare al Bayer Leverkusen anche nella prossima stagione. Perché vuole continuare a crescere. Per migliorarsi. 

Nel calcio di oggi dove i giovani allenatori spesso non hanno l'umiltà di crescere con calma, Xabi Alonso decide di andare controcorrente. 


Per fare il grande passo c'è sempre tempo ❤️

Facebook 

Sabrina Salerno

 


Facebook 

Il bordo vertiginoso delle cose

 


“Qualcuno si chiede per quale motivo si studi la filosofia, cioè una disciplina che in apparenza non ha alcuna utilità pratica. Ebbene la filosofia serve a non dare per scontato. Nulla.


La filosofia è uno strumento per capire quello che ci sta attorno, per capire quello che ci sta dentro probabilmente è più efficace la letteratura,  ma capiamo davvero quello che ci sta attorno se non diamo per scontate le verità che qualcun altro ha pensato di allestire per noi.”


Gianrico Carofiglio, Il bordo vertiginoso delle cose

Facebook 

Manuel Rui Costa

 


Oggi i calciatori sono dei burattini in mano ai procuratori. “Io voglio 10 milioni”. Ma come si può fare un investimento simile? Vuol dire che si dovrebbe aumentare l’ingaggio di tutta la squadra. Il mondo del calcio deve darsi una bella ridimensionata, con ingaggi fissi. Tu sei il più forte del mondo? L’hai dimostrato sul campo? Ok, 10 milioni, perché sei Messi o Ronaldo. Il resto deve adeguarsi, con stipendi sostenibili per le società. Vedo ragazzi salire dalla primavera alla prima squadra, e dopo mezza stagione fatta a buoni livelli, bussano alle società battendo cassa. “Sto giocando bene, voglio 2 milioni a stagione, altrimenti vado via”. Cosa? Per un paio di goal e due buone giocate? Non esiste una cosa del genere. Ci sono ragazzini di 24 anni che prendono 7/8 milioni, questa non è una cosa normale. Diamoci una regolata, altrimenti il calcio è destinato a finire presto.


Buon compleanno a Manuel Rui Costa

Facebook 

Carl Friedrich Gauss, il Principe dei Matematici

 



Le origini di Carl Friedrich, che in molti oggi chiamano il Primcipe dei Matematici, sono tutt’altro che regali. Nacque in povertà a Braunschweig, in Germania, il 30 aprile del 1777 da un padre scrupolosamente onesto, grossolano e severo, che scoraggiò in tutti i modi il desiderio del figlio di dedicarsi agli studi. La madre, invece, fu sempre la sua più grande sostenitrice anche se, ogni tanto, anche lei dubitava del talento del figlio. Una volta chiese a un suo compagno di studi Wolfgang Bolyai (discreto matematico anche se il cognome Bolyai trova più successo nel figlio János), se Gauss sarebbe stato in grado di conclurdere qualcosa. A questa domanda Bolyai esclamò “Sarà il più grande matematico di tutta Europa”. La predizione si rivelò azzeccata.


Se mai si dovesse affibbiare a qualcuno il termine “enfant prodige” nessuno lo meriterebbe più di Gauss. Il suo prodigioso talento nel calcolo mentale si manifestò prima dei tre anni, quando corresse il padre che stava compilando il foglio delle paga settimanale per i suoi operai. Più avanti affermò, scherzando, di aver imparato a contare prima di parlare.


Siamo stati fortunati a godere del suo talento dato che un incidente gli costò quasi la vita nei suoi primissimi anni di vita: una piena aveva fatto straripare il canale che fiancheggiava la casa dove viveva la sua famiglia e giocando vicino all’acqua Gauss ci cadde dentro rischiando di annegare; solo l’intervento di un operaio nelle vicinanze gli salvò la vita. La Matematica deve molto a quell’uomo

.

Forse l'aneddoto più famoso legato a Gauss è quello del calcolo della progressione aritmetica. 


A sette anni iniziò a frequentare la scuola locale dove il maestro non godeva di una buona nomea: era molto esigente e spesso terrorizzava gli alunni. Un giorno, nel tentativo di tenerli occupati per tutta la mattinata, assegnò l’esercizio di sommare i primi cento numeri e di posare la lavagnetta sul proprio banco quando si era arrivati alla soluzione. Quasi immediatamente Gauss posò la sua lavagnetta dicendo “Ligget se” (Fatto) e passò le successive ore a guardarsi intorno. Quando l’insegnante controllò la sua lavagna vide scritto solo il risultato (ovviamente esatto) 5050, senza alcun conto. All’epoca dell’accaduto Gauss aveva dieci anni e (forse) fece uso della formula n(n+1)/2 per il calcolo della progressione aritmetica, senza che nessuno gli spiegò questi argomenti. Il maestro fu talmente tanto meravigliato che cambiò i suoi atteggiamenti (almeno nei confronti di Gauss) comprando, di sua tasca, il miglior manuale di matematica disponibile e lo regalò al giovane genio. Altra figura chiave della sua vita fu proprio l’assistente dell’insegnante, tale Johann Bartles. I due studiavano insieme, si confrontavano e si aiutavano a vicenda, facendo nascere un rapporto di amicizia che durò per tutta la vita di Bartles. Quest’ultimo aveva anche rapporti con persone influenti di Braunschweig, tra cui il duca Carlo Guglielmo Ferdinando che, nel 1791, si decise a finanziare gli studi del giovane matematico.


In parallelo Gauss portava avanti anche un’enorme passione, che era quella delle lingue; impararle era per lui un passatempo e con l’avanzare dell’età diceva che questo studio era ottimo per mantenere lo spirito agile. Padroneggiava perfettamente le lingue classiche e a sessantadue anni si mise, da autodidatta, a studiare il russo arrivando a tenere una corrispondenza scientifica con i colleghi russi nella loro lingua madre. Sembra che tentò di imparare anche il sanscrito ma lo abbandonò poco dopo perché lo riteneva noioso. La filologia tentò di sedurre Gauss riuscendo quasi a portarlo lontano dalla strada della matematica.

Storie Scientifiche 

Facebook 

Poi proviamo Morona 😎

 


Facebook 

Tappeto volante

 


“Nella capitale di un regno della Cina, ricchissimo e molto esteso, il nome del quale ora non ricordo, viveva un sarto che si chiamava Mustafà, senz’altra distinzione se non quella che gli dava la sua professione. Il sarto Mustafà era molto povero e il suo lavoro gli procurava appena quanto era necessario per mantenere se stesso, sua moglie e un figlio che il cielo gli aveva dato. Il figlio, che si chiamava Aladino, era stato allevato con trascuratezza ed era un monellaccio.” 

Inizia così la versione "cinese" e probabilmente originale della fiaba di "Aladino e la lampada meravigliosa", fiaba che noi conosciamo all'interno della raccolta di fiabe orientali e che siamo abituati a veder contestualizzata a Baghdad. Anche in questa antica versione c'è il genio, anzi ce ne sono tre, c'è l'anello magico, e c'è il tappeto volante. La provincia cinese è quella dello Xinjiang, dalle cui oasi: Khotan, Kashgar e Yarkand uscivano tappeti meravigliosi, i quali confluivano poi a Samarcanda, nome quest' ultimo con il quale i mercanti attribuivano ogni manufatto annodato proveniente da quelle province e di cui la città di Samarcanda era divenuta centro di raccolta e smistamento. 

Antonine Galland apprese di questa favola in uno dei suoi viaggi, da un cristiano maronita di nome Hanna Dyab, originario della città di Aleppo, in Siria. 

È pertanto plausibile che il tappeto volante originale di Aladino fosse uno sfavillante manufatto di "Samarcanda" e non un tappeto di area mediorientale.

Facebook 

Gaizka Mendieta Zabala, tra i più grandi bidoni del nostro calcio, compie 50 anni.

 


"Non sono venuto con l’idea di andar via tra due o tre anni. Resterò a Roma almeno cinque anni"


Così, Gaizka Mendieta, al suo arrivo alla Lazio nell'estate del 2001. 


Proveniva da quel magico Valencia di Hector Cuper, anche lui nel frattempo sbarcato in Italia, sponda Inter. 


Insieme, avevano appena perso una finale di Champions alla Scala del Calcio, contro il Bayern Monaco.


Mister 93 miliardi di lire, tuttavia deluse amaramente.


20 presenze, innumerevoli sostituzioni e nessuna rete.


A fine anno il passaggio al Barcellona, pure lì lasciò dopo una sola stagione e disputò 5 stagioni al Middlesborough, prima del ritiro nel 2008.


Ora fa il Dj, sicuramente in maniera migliore di quanto abbia saputo rendere sul rettangolo verde, dalla Lazio in poi.


Gaizka Mendieta Zabala, tra i più grandi bidoni del nostro calcio, compie 50 anni.


Auguri!

Facebook 

Bellissima casa 🏡

 


Facebook 

ROY HODGSON

 



Il mister Bean delle panchine parla sei lingue ma non è mai riuscito a farsi capire. E' buono, della bontà affettata che hanno certe ziette inglesi, eppure è riuscito a far incazzare il giocatore più buono del mondo: chissà cos'è scattato nella testa argentina di Javier Zanetti il 21 maggio 1997, quando l'Inter perse la finale di coppa UEFA contro lo Schalke 04 ai rigori e lui aggredì il suo allenatore, quel Roy Hodgson che lo guardava allibito ed imbarazzato, per Zanetti of course. Sembrava una lite da bar: invece era San Siro e c'era la diretta tv. Inglese di Croydon, periferia di Londra, il buon vecchio Roy del circolo Pickwick ha la faccia di uno che ha iniziato ad invecchiare a 15 anni. Beve cappuccini e fuma sigari Avana, tutto ciò insieme e non gli fa onore. Ama l'arte contemporanea, gioca a golf, adora i film di Fellini, frequenta musei con la moglie Sheila, preferisce le pinacoteche ai pub dei Navigli: un tipo da plaid, più che Playstation. Però autoironico: Aldo, Giovanni e Giacomo lo prendono per il culo in tv e lui ci ride sopra. "What is this, mr. Hodgson?" E giù risate. Un gentleman, un tipo d'altri tempi in un mondo di iene: questo fa innamorare Moratti. All'Inter, dopo un allenamento, ha la genialata di buttare lì: ma a voi non fa impazzire l'arte figurativa di Dennis Hopper? "I love this works" e stira molto la elle. Alla Pinetina, in quell'istante, capiscono che con lui non vinceranno niente. Viene in Italia tre volte: andata e ritorno all'Inter più l'Udinese. Se ne va tutte e tre le volte, dopo tre fallimenti. Se ne va da signore, salutando tutti, ringraziando per il buffet e accompagnando l'uscita con un inchino.


(Di lui voglio ricordare anche altre due cose: la smerdata che subì dal grande Maurizio Mosca quando gli chiese conto della cessione di Roberto Carlos e l'eliminazione dell'Inghilterra ai mondiali ad opera principalmente della Costa Rica)


Facebook 

Rodrigo Taddei

 


"Nel mio ultimo anno di contratto con la Roma, proposi un rinnovo di anno in anno anche al minimo sindacale pur di restare. 

A fine stagione andai a parlare con il presidente Pallotta e lui mi disse: “Tranquillo Rodrigo, il contratto è pronto”. 

Ma dopo due settimane di silenzio, andai dal Direttore sportivo Sabatini e lì accusai il colpo. Non volle più firmare il contratto. 

Fu un vero shock per me e per la squadra, tanto che Totti, De Rossi e De Sanctis andarono da lui a chiedere spiegazioni. 

Non ci fu verso. 

Quando dissi a Sabatini che Pallotta mi aveva promesso il rinnovo, lui mi disse che il Presidente contava poco e che lui voleva ringiovanire la squadra. Mi arrivarono altre proposte dalla Serie A ma non le accettai: non sarei riuscito a giocare contro la mia Roma. 

Per me è sempre stato più di un club, è un amore e tiferò sempre per vederla vincere”.


[Rodrigo Taddei]


Fonte: Corriere dello Sport

Facebook 

Da Casadei a Baldanzi e Pafundi: l’Italia del futuro è già in ritardo

 



La Repubblica (M. Crosetti)

È uno strano futuro, sembra nato già vecchio. Lo attraversano tanti calciatori italiani a cui si impedisce la gioventù, quella cosa fatta di molte occasioni sbagliate in attesa di diventare, possibilmente, adulti. All’età in cui i nostri figli vanno al liceo, quegli altri vanno al Real Madrid. Mentre i ragazzi italiani di belle speranze svernano in panchina, in tribuna o all’estero, il 16enne Lamine Yamal, spagnolo del Barcellona, è già una star da 200 milioni di euro.


Campioni come Jude Bellingham, Jamal Musiala e Florian Wirtz oscillano ormai tra i 20 e 21 anni, età che ai calciatori italiani sembra proibita. Sul futuro siamo in ritardo, lo abbiamo preso in giro. Basti l’esempio di Simone Pafundi, del quale l’ex ct Mancini disse: “È un talento incredibile, per me c’è Pafundi e poi tutti gli altri”. Ebbene, per giocare è andato al Losanna.

Facebook 

Radja Nainggolan

 


Ti aspettavi un inizio cosi di De Rossi?: "Si me lo aspettavo perché oltre al rapporto che ho con lui, sono molto obiettivo. Lui come visione di calcio ha quello di Spalletti a cui aggiunge le sue idee. Ora la Roma gioca un bel calcio, gioca molto meglio rispetto a quando c'era Mourinho. Mourinho è un grande allenatore perché ha vinto tanto in carriera, ma non era l'allenatore adatto per come giocava la Roma. Sono andato a vedere Roma-Salernitana alla prima giornata di campionato, mi sono addormentato sul 2-2. Non faceva un tiro in porta, un'azione bella. Adesso Pellegrini è un altro giocatore. Ci sarà un motivo se ora i giocatori sono più produttivi e vincono partite in maniera molto convincente. Questo è merito di De Rossi. Daniele, conoscendo anche molti i giocatori, li ha utilizzati per le loro qualità e funzionano molto meglio. Non solo Pellegrini, ma anche Paredes. Anche lui non si esprimeva al meglio delle sue qualità".


Su Dybala: "De Rossi quando è arrivato ha detto che è l'unico giocatore che può restare libero in campo perché fa la differenza. Certo che vorrei Dybala nella mia squadra ma per quante partite ce l'avrei a disposizione? È una domanda che ti faresti sempre. Adesso Dybala sta giocando tutte le partite e viene gestito in un altro modo. Sono cose importanti per un giocatore. Ora viene gestito alla perfezione. In una grande squadra bisogna avere 15-18 titolari. Adesso la Roma può permettersi di far giocare anche un altro giocatore al suo posto. C'è Azmoun ad esempio".


Rimarresti alla Roma fossi in Lukaku?: "Per come sono fatto io, per l'opportunità che mi ha dato la Roma, rimarrei un altro anno. La Roma ha preso Lukaku l'ultimo giorno di mercato, con un contratto pesante, una squadra già fatta. Senza di lei sarebbe rimasto al Chelsea senza giocare. Io un riconoscimento verso la Roma lo farei. Lui è un personaggio diverso, dovrà ancora raccontare la sua storia dell'addio all'Inter. Lo sento spesso, ma non parliamo di calcio. Non so cosa farà, ma al posto suo un riconoscimento alla Roma lo darei".


Ancora su Lukaku: "L'attaccante ideale con cui ho giocato è stato Dzeko. Fa giocare bene la squadra, sa fare assist, gioca di sponda e per un centrocampista è importante. Lukaku è migliorato tanto a livello tecnico, ma non è un giocatore pulitissimo. Lukaku, però, lo vedevo sempre dopo l'allenamento che calcolava ogni angolo dell'area di rigore e sa come deve calciare. Ha 49 di piede, ma la mette sempre dentro. Quando ha l'occasione fa gol. Dzeko ha bisogno di più occasioni, ma fa fare anche 15-20 gol ai suoi compagni".


In che squadra giocheresti oggi?: "Nella Roma di De Rossi ci giocherei molto volentieri perché conosco le sue idee" 


Radja Nainggolan

Fonte: forzaroma.info

Facebook 

Franco Tancredi a Rete Sport

 


Su Svilar: "È stato bravissimo ha parato rigori non facili: sono contento perché sta sfruttando a pieno le opportunità che gli ha dato De Rossi. Per capire se ha la stoffa del grande portiere andrebbe visto in allenamento, però, al momento ha colto al volo l’opportunità e non è facile fare il numero uno della Roma. Svilar è un portiere che sta maturando ma adesso dovrà dare continuità in una squadra che deve tornare a giocare la Champions League: dovrebbe rischiare di più nelle palle alte perché ha le caratteristiche giuste per dominare l’area di rigore"


Il portiere più forte che ha allenato: "Buffon che è stato il più forte al mondo"


Un portiere sul quale la Roma dovrebbe investire per sostituire Rui Patricio: "A me piace molto Vicario. Al momento un portiere con ottime prospettive è Carnesecchi: sarebbe il migliore da affiancare a Svilar"


L' aneddoto del passato: "Cercavo sempre di giocare il primo tempo sotto la Curva Sud perché Liedholm era molto scaramantico e mi aveva dato questa indicazione. Un’apoteosi stare vicino alla gente romanista"


Franco Tancredi a Rete Sport

Facebook 

venerdì 29 marzo 2024

Mark Renton (Ewan McGregor) - "Trainspotting"

 


"La verità è che sono cattivo, ma questo cambierà, io cambierò, è l'ultima volta che faccio cose come questa. Metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l'ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l'apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d'ufficio, bravo a golf, l'auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai".


Mark Renton (Ewan McGregor) - "Trainspotting"

Facebook 

 

In quella nota come la Guerra Segreta, gli Stati Uniti of America attaccarono il Laos senza neppure disturbarsi a firmare una dichiarazione di guerra.


Gli USA scagliarono su questa terra più ordigni che in tutta la Prima e la Seconda Guerra Mondiale messe assieme.

Il piccolo Paese asiatico fu bombardato spietatamente e senza interruzioni tutti i giorni per 9 anni di fila. 

270 milioni di bombe a grappolo furono lanciate sulla popolazione Laotiana, in media una ogni otto minuti. Tutte le scuole, gli ospedali e buona parte delle abitazioni fu rasa al suolo dagli americani.


Ancora oggi il Laos è il Paese con il maggior numero di ordigni inesplosi pro capite. 

È incalcolabile il numero dei morti, dei feriti e dei menomati che le bombe a stelle e strisce hanno fatto e continuano a fare a questo popolo umile e gentile.


Il Governo Socialista Laotiano ha creato delle cooperative tra i sopravvissuti, persone senza gambe e senza braccia, che attraverso il lavoro e la vocazione collettiva di questa società hanno ritrovato la propria dignità. 

Raccolgono i frammenti delle bombe nordamericane trasformandoli in monili, collanine, portachiavi, oggetti d'artigianato, che vengono venduti nei tanti mercatini che affollano le varie città.


Trascendendo così a nuova vita ciò che era stato progettato per recare morte.


Roberto Vallepiano

Plaza de la Revolution, La Habana 🇨🇺🇵🇸

 


Facebook 

FRANCESCO COCO

 


“Un giorno Capello mi prese da parte e mi disse guardandomi dritto negli occhi: “Se diventi un professionista, mi taglio le palle”.

Poi un anno dopo mi mise lui in prima squadra e mi fece diventare un calciatore professionista. Lo fece per motivarmi.

La gran parte delle mie migliori partite le ho giocate senza dormire il giorno prima perché ero fuori con gli amici a far festa e a bere.

Avevo fiducia totale nelle mie doti calcistiche e fisiche nella vita di tutti i giorni, questa cosa mi ha portato a pensare che avessi il diritto di non essere sempre professionale. 

Due giorni prima di Milan-Barcellona, dove segnai anche un gol, mi ricordo che uscii fino alle 7, sono tornato a casa, ho preso la borsa, mi sono lavato i denti e sono partito per la Spagna. Ero ancora ubriaco. Eppure poi giocai una delle partite più belle della mia carriera.

Io ho sempre avuto i capelli lunghi e mi hanno sempre rotto le palle per questo motivo. Poi un giorno è arrivato Berlusconi in persona a tagliarmi la frangia.

Oggi i calciatori arrivano con la borsa all’allenamento, prima era una cosa non ammissibile. Se lo facevi ti etichettavano come un ribelle

Passato all'Inter, alla prima partita a San Siro sentii un boato enorme: "milanista di merda!" rivolto verso di me dai miei stessi tifosi. 

Capii subito di aver fatto una stupidaggine a firmare".


FRANCESCO COCO ricorda il suo passato rossonero ed il passaggio, con qualche rimpianto, all'Inter

Facebook 

Wladimiro Falcone a Dazn

 


"Da piccolo recitai con Verdone, con cui condivido la fede romanista. Sono nato e cresciuto a Roma in una famiglia romanista, era inevitabile. Pensa che quando gioco contro la Roma a casa mi tifano contro. La Roma è la mia squadra del cuore, affrontarla ogni volta è un'emozione speciale".


Ricordi cosa disse su di te Mourinho dopo un Roma-Lecce? "Sì che ogni volta che gioco contro la Roma meriterei il premio Yashin. Avendo sempre detto di essere della Roma, quando gioco contro devo dare sempre più del massimo perchè al primo errore ci potrebbe essere chi punta il dito".


A che portiere ti ispiri per parare i rigori? "Qualche anno fa ti avrei detto Handanovic. ne parava tanti, aveva una grande spinta nelle gambe. In questo momento mi verrebbe da dirti Svilar, ultimamente ne ha parati un po' perciò in Serie A ti dico lui".


Wladimiro Falcone a Dazn

Fonte: forzaroma.info

Facebook 

𝗥𝘆𝗮𝗻 𝗚𝗶𝗴𝗴𝘀

 


”La squadra più forte mai affrontata? Io direi quel Milan composto da tanti grandissimi calciatori. Ricordo un Manchester United - Milan di Champions League. Ferguson per giorni ci aveva parlato di quella squadra, ma noi eravamo abituati ad affrontare squadre eccellenti. 

Arrivò poi il giorno della gara e nel riscaldamento cominciai a vedere uscire dal tunnel degli spogliatoi, Cafu, Maldini, Gattuso, Pirlo, Crespo, Nesta, Seedorf, Kakà. 

Non avevano un punto debole. 

Guardai negli occhi Roy Keane, che mi disse: “Non ho mai visto tanti campioni tutti insieme, questi fanno paura”.

Vinsero 0-1 con gol di Crespo.

Sembrava una squadra creata per quelle partite che si fanno per beneficenza. In Inghilterra si chiamano ‘Globetrotting team’.

Facevano veramente paura”.


🎙 | 𝗥𝘆𝗮𝗻 𝗚𝗶𝗴𝗴𝘀

Facebook 

Dedicato ai tonti di Facebook

 


Non dimenticare che domani entra in vigore la nuova regola di Facebook secondo la quale Mark Zuckerberg può intrufolarsi nella tua cucina di notte e mangiare quello che vuole dal tuo frigorifero.


 Per impedirgli di farlo, copia e incolla questo messaggio sul tuo feed di Facebook:


 "Non autorizzo Mark Zuckerberg a intrufolarsi in casa mia e a mangiare qualsiasi cosa nel mio frigorifero. Con questa dichiarazione, avviso Facebook e Mark Zuckerberg di lasciare stare il mio latte, uova, burro, formaggio, verdure, panini, sottaceti e avanzi di pizza."


 Dopo aver copiato e incollato questo messaggio, la luce del tuo frigorifero lampeggerà tre volte e poi diventerà blu 🔵.  Sei a posto.  Mark non potrà mangiare il tuo cibo.


Sveglia!

Noncielodikono!

Facebook 

giovedì 28 marzo 2024

TRUFFE, ERRORI E LITI IN CONDOMINIO

 




Gabriele Oriali insegue Johan Cruijff

 


Facebook 

Joker

 


"Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io cosa ottieni: ottieni quel cazzo che ti meriti!"


Il messaggio sociale che si nasconde dietro a questo film è impressionante. Sfido chiunque, o perlomeno chi lo ha capito sul serio, a dire di non aver provato una strana sensazione dopo aver visto questo film per la prima volta, e parlo di una sensazione di profonda tristezza, disagio, disgusto, amarezza interiore che si è perfettamente legata ad un'empatia fortissima nei confronti di Arthur Fleck. L'accusa pesantissima che Todd Phillips ha mosso nei confronti della società moderna con questo incredibile film è da applausi, perchè quello che vediamo nel lungometraggio non è altro che quello che si può vedere e riconoscere concretamente nella vita reale, ad ogni angolo della strada. Il dolore altrui è un qualcosa che troppo spesso viene sottovalutato, scavalcato in punta di piedi per non farsi sentire e vedere, nonchè giudicato, a causa di un pregiudizio e di un egoismo sfrenato che ognuno di noi, chi più chi meno, esercita nel quotidiano verso chi non sta bene, e questo perchè la verità fondamentalmente è una sola: a noi del prossimo non ce ne frega assolutamente un cazzo.


Ben venga il termine "capolavoro" per questo film, perchè con tutta onestà penso che ci vorrebbero molti più prodotti cinematografici come questo, ovvero pellicole con la capacità di smuovere sul serio la coscienza delle persone, e già solo per essere riuscito in questo, "Joker" lo è di fatto un capolavoro.


❤️


#Joker (2019)

Facebook 

Zibi Boniek

 


“Ogni volta che la ripenso mi sembra ancora più incredibile. Era una partita da vincere 9-1, perdemmo per 2-3. Compromettemmo il tricolore che sentivamo già sulla maglia”


Zibi Boniek

Facebook 

Giuseppe Taglialatela

 

"Maradona mi ha praticamente adottato. Grazie a lui ho avuto il primo contratto importante della mia vita.

Era il sabato prima della partita contro il Parma, noi eravamo a tavola e si parlava dei nostri guadagni.

Lui mi fece questa domanda e io risposi che prendevo sessanta milioni di lire.

Lui mi disse: "Al mese?"

"No Diego, magari... all'anno!"

Lui si alzò e si arrabbiò come un pazzo.

Chiamò il Direttore Luciano Moggi e fece il diavolo a quattro.

Io volevo nascondermi dalla vergogna: "mamma mia, che ho combinato!"


Dopo poco arrivò Moggi e Maradona gli disse:

"Luciano cosa fai col ragazzo? L'abbiamo cresciuto e gli dai così poco? Non va bene!"

Diego si arrabbiò e se ne andò con Moggi che gli correva dietro, per cercare di dargli spiegazioni.

Io non sapevo più cosa fare, quel sabato sera non dormii proprio.

Fortunatamente la partita contro il Parma la vincemmo 4 a 2 con doppietta di Careca e Maradona, allora io ero contento e pensai:

"Va beh non è successo niente. Sicuramente tutto si è risolto per il meglio."


Il martedì arrivai a Soccavo e dopo l'allenamento venne da me Carmando e mi disse:

"Ti aspetta il Direttore sopra."

Pensai: "Eccolo là, ora mi caccia sicuro."



Perché prima ti cacciavano eh? Prima comandavano le società, non è come oggi che comandano giocatori e procuratori.

Aprii la porta dell'ufficio del Direttore e lui mi disse:

"Siediti."

"Firma."

Mi triplicò il contratto e me lo rinnovò per altri tre anni.

Questo era Diego Armando Maradona."


[Giuseppe Taglialatela]

Facebook 

Alcode Cervi

 


Quando tornò a casa dalla prigione, scoprì di aver perso tutti i figli, sette. La moglie, Genoeffa, venne poi a mancare poco dopo di crepacuore per lo strazio subito dai suoi figli.


I nazifascisti gli avevano portato via tutto. La casa bruciata, la famiglia sterminata. Tutto perché Alcide Cervi era un partigiano e in Emilia aiutava chi cercava aiuto, supporto. Dava riparo e rifugio a chi fuggiva dalle rappresaglie.


Resistette, tirò avanti nonostante lo strazio. Perché “con quattro donne e undici nipoti piccoli…dovevo campare ancora qualche anno, avere ancora forza di lavorare”. A settant’anni, vedovo e con quella tragedia alle spalle, si rimise a lavorare, a fare il contadino, e si prese cura di tutti. Tutti i suoi nipoti rimasti orfani, le nuore rimaste vedove.


Se ne andò solo quando il suo compito ebbe termine. Era il 27 marzo del 1970, aveva ormai raggiunto 95 anni. Al funerale parteciparono 200mila persone.


A un giorno dalla sua scomparsa, ricordiamo allora Alcide Cervi. Uomo, italiano, partigiano la cui memoria non va dimenticata.

Leonardo Cecchi 

Facebook 

I CINESI FANNO I MISTERIOSI SUL COVID MA VANNO A CACCIA DI ALIENI

 

I CINESI FANNO I MISTERIOSI SUL COVID MA VANNO A CACCIA DI ALIENI – UN TEAM DI SCIENZIATI CINESI È CONVINTO DI AVER CAPTATO SEGNALI DALLO SPAZIO GRAZIE AL "FAST", L’ENORME RADIOTELESCOPIO DAL DIAMETRO DI 500 METRI: “ABBIAMO RILEVATO POSSIBILI TRACCE TECNOLOGICHE DI UNA CIVILTÀ ALIENA IN UN SEGNALE RADIO DALLO SPAZIO” – MA SONO SEGNALI EXTRATERRESTRI OPPURE SOLTANTO SEMPLICI INTERFERENZE? IL TEAM DICE CHE BISOGNA CONTINUARE A INDAGARE E POI AGGIUNGE UN TOCCO DI DRAMMATICITÀ CITANDO STEPHEN HAWKING CHE AVEVA SCONSIGLIATO AGLI UMANI DI…

 

Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”

 

radiotelescopio fast 7 radiotelescopio fast 7

Forse, gli extraterrestri ci hanno mandato un messaggio e in futuro potremmo avere bisogno del loro aiuto. Non è l'ennesimo copione hollywoodiano, ma la considerazione di un rispettato scienziato di Pechino.

«Abbiamo rilevato possibili tracce tecnologiche di una civiltà aliena in un segnale radio dallo spazio». Così gli astronomi cinesi che lavorano con il radiotelescopio Fast, il più grande, potente e sensibile mai costruito sulla Terra, hanno descritto il loro rilevamento di una serie di impulsi arrivati da una remota galassia.

alieni alieni

 

Fast è l'acronimo di «Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope», ha un piatto unico da 500 metri di diametro, una superficie che potrebbe accogliere comodamente una quarantina di campi da calcio. Questo occhio puntato sull'universo (soprannominato Sky Eye dalla comunità scientifica) è nel Guizhou, provincia sudoccidentale cinese, è stato costruito spianando una montagna.

Tra le missioni affidate ai tecnici del mega-radiotelescopio c'è la Seti, sigla che sta per «Search for ExtraTerrestrial Intelligence». Ricerca di intelligenza extraterrestre.

 

radiotelescopio fast 6 radiotelescopio fast 6

Fast è attivo dal 2016 e nel 2020 ha raccolto due serie di «fast radio burst», «raffiche radio veloci e ripetute che si ritiene provengano da una fonte a circa tre miliardi di anni luce dalla Terra» (così scrisse l'agenzia Xinhua ). All'inizio di quest' anno un nuovo «segnale ripetuto da una fonte radio costante», formato da «impulsi elettromagnetici a banda stretta» è stato captato dall'osservazione e ascolto di esopianeti (i corpi celesti che orbitano intorno a una stella in sistemi simili a quello solare). «Viene da una nano-galassia povera di metalli», hanno scritto nel loro studio appena pubblicato su Nature gli scienziati cinesi.

 

Tracce aliene? O semplici interferenze radio? Dobbiamo indagare ancora e ci vorrà molto tempo, ha detto il professor Zhang Tongjie, che guida il progetto Fast e dirige il team di ricerca extraterrestre al dipartimento di astronomia della Normale di Pechino.

disco volante disco volante

 

Zhang ha voluto aggiungere un tocco di drammaticità alla ricerca scientifica: ha ricordato che il grande Stephen Hawking aveva sconsigliato agli umani di prendere iniziative avventate nella ricerca di contatti con ipotetici extraterrestri, per non correre il rischio (l'incubo fantascientifico) di scatenare conflitti universali per il controllo delle risorse indispensabili alla sopravvivenza (del genere umano e di quello alieno): «Gli indiani che accolsero Colombo non finirono bene», ammonì Hawking.

radiotelescopio fast 3 radiotelescopio fast 3

 

Ma l'astronomo cinese sostiene che l'universo è abbastanza vasto per tutti, umani ed extraterrestri e dimostrando di avere anche uno spirito da poeta romantico osserva: «Immaginate di navigare in un mare tempestoso e scuro e di scorgere una luce flebile in lontananza, forse da un'altra nave sperduta tra le onde. La prendereste a cannonate o cerchereste di entrare in contatto per unire le forze e aiutarvi reciprocamente?».

 

alieni alieni

Conclusione del professor Zhang: «Ecco la mia teoria sul mare scuro e profondo, sulla nostra ricerca di altre civiltà aliene. Potremmo non essere più in grado di sopravvivere sulla nostra Terra, un giorno... potremmo aver bisogno di extraterrestri». Prima di immaginare che Xi Jinping tenga una teleconferenza di fratellanza con gli alieni, bisogna capire quale sia la fonte dei radio impulsi da un'altra galassia lontana tre miliardi di anni luce.

radiotelescopio fast 1 radiotelescopio fast 1 radiotelescopio fast 4 radiotelescopio fast 4 radiotelescopio fast 5 radiotelescopio fast 5 alieni 2 alieni 2 alieni 3 alieni 3 radiotelescopio fast 2 radiotelescopio fast 2 

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/cinesi-fanno-misteriosi-covid-ma-vanno-caccia-alieni-ndash-314208.htm