lunedì 30 giugno 2025
Tiger Mask
Tutti noi "ragazzi degli anni 80" (ma non solo!) conosciamo le vicende di Naoto Date, il bambino fuggito dall'orfanotrofio durante una gita allo zoo e che viene preso in forza alla malefica "Tana delle Tigri", per poi diventarne, una volta tornato a casa e rimesso la testa a posto, il loro più acerrimo nemico. Se qualcuno ha bisogno di "rinfrescarsi" la memoria di questo stupendo anime vi invito allora ad inscrivervi alla favolosa pagina Uomo Tigre fanpage .
Sappiamo anche che la New Japan Pro-Wrestling 【Official】, per sfruttare il successo del cartone animato, affibbiò il personaggio dell'uomo dalla maschera di Tigre al giovane lottatore acrobatico Satoru Samaya, rimasto impresso nella nostra mente grazie alle telecronache di Tony Fusaro"il fantastico mondo del catch" .
Oggi Sayama ha ben 68 anni, e pur rimanendo nei nostri cuori l'originale "Tiger Mask", il suo personaggio è ancora vivo e vegeto nel Sol Levante. Ma quante maschere di Tigre sono esistite? Che ci crediate o no, ben 4 sono i successori "ufficiali" del Maestro Sayama, ma vi sono un'infinità di epigoni, maschere non ufficiali ed avversari che potrebbero riempire un'intero roster di "felini"!
Dopo Sayama, nel 1984 i diritti di sfruttamento del personaggio passarano dalla NJPW alla rivale 全日本プロレスofficial , che affibbiò la maschera all'altrettanto eccezionale Mitsuharu Misawa. Ma 6 anni dopo, nel 1990, passando dalla categoria pesi leggeri a quella dei massimi, abbandonò la maschera per essere solo sé stesso.
Nel 1992 la maschera tornò nella mani della New Japan, che la affidò a Koji Kanemoto. Purtroppo la sua versione di Tiger Mask è forse la più sfortunata, dovuto principalmente alla incredibile popolarità negli anni 90 di un'altro lottatore mascherato, Jushin "Thunder" Liger. Nel 1994, addirittura, cedette la maschera in un incontro proprio contro Liger, un vero e proprio "smacco" alla fama dell'Uomo Tigre.
Ma dal 1995 la musica cambia con Yoshihiro Yamazaki, che ne interpreta magnificamente la quarta incarnazione, la prima direttamente allenata dall'originale Tiger Mask Sayama, e l'unico che sia mai approdato in terra italiana durante un tour NJPW del 2005, con tanto di incontro con un fan d'eccezione come il calciatore Alessandro Del Piero
Dal 2010, la quinta incarnazione è affidata ad un lottatore di arti marziali miste, Ikushisa Minowa, anche lui allenato da Sayama.
Ma se pensate che sia finita qui, beh, siete molto lontani dalla verità: innanzitutto, sulla scia del successo del nuovo anime dedicato alla maschera di tigre, Tiger Mask W, Kota Ibushi ne indossa le vestigia (a dir la verità, abbastanza ridicole rispetto alla maschera originale di Sayama) in un paio di match.
Dal 2018 Sayama ha anche sdoganato "Shinsetsu Tiger Mask", un suo nuovo allievo che porterà avanti la leggenda della Tigre.
Per una tigre buona, c'è sempre una tigre cattiva: la sua nemesi, Black Tiger, è stata quasi sempre interpretata da wrestler stranieri, a rimarcare come Tiger Mask sia un simbolo vivente del Giappone contro il nemico straniero. Il primo è la leggenda inglese "Rollerball" Marc Rocco (l'unico, se non erro, ad essersi battuto con Sayama) ed in seguito da Eddie Guerrero . Dal 2009, però, sono atleti del Sol Levante ad indossare la maschera della tigre nera: primo fra tutti Tatsuito Takaiwa e poi addirittura il massiccio Tomohiro Ishii.
Seguono poi le incarnazioni femminile della maschera di Tigre, approvate da Sayama: prima fra tutti Candy Okutsu (metà anni 90) e poi da Asuka (no, non la lottatrice WWE).
Basta così? Ma nemmeno per idea!
Tiger Mask IV per un certo periodo nella Michinoku Pro Wrestling si è scontrato con un suo doppione malvagio, Takeshi Ono.
Altri due fuoriusciti dal dojo di Sayama interpretarono i personaggi di Super Tiger e Tiger Shark nella promotion fondata dal primo Uomo Tigre, la Real Japan Pro Wrestling. Persino una stella della WCW e WWE come Ultimo Dragon, che era cresciuta idolatrando proprio Sayama, ha vestito i panni tigrati di "The Tiger", per poi mischiare la sua gimmick con quella del suo idolo dando vita a "Tiger Dragon".
E ancora, nella Osaka Pro Wrestling abbiamo avuto Tigers Mask, opposto a Black Tigers, mescolando la gimmick originale con spunti provenienti dal mondo del baseball, mentre nella violenta FMW di Onita il wrestler Ricky Fuji, influenzato dal suo periodo nella Canadian Stampede degli Hart, creò il Canadian Tiger.
Ancora qualche piccola curiosità: andando a ritroso nel tempo, nel 1971 un'altra tigre era apparsa sul quadrato, ovvero Samson Kutsuwada, che la interpretò in un tour nella Corea del Sud della Japan Pro Wrestling Alliance.
Altri Tiger Mask apocrifi sono stati interpretati da Ken Peale, Tommy Gilbert e Treach Phillips jr. negli USA.
E in Italia? Anche noi abbiamo avuto la nostra piccola dose di emozioni dalla Tana delle Tigri: nel 2003, durante un tour itinerante nei centri commerciali italiani della Italian Championship Wrestling apparve il personaggio di La Tigre, vincitore del torneo "Il Ritorno della Tigre". Suo avversario prediletto, il mastodontico Raiss, che per un certo periodo fu pensato persino come designato per un gimmick da "Grossa Tigre", ma poi fu deciso di cambiare il suo personaggio in "Mastino".
Recentemente, una delle riproduzioni originali della maschera di Sayama è stata venduta nel programma televisivo del canale NOVE "Cash or Trash", a dimostrazione di come il personaggio di Tiger Mask, nonostante i tanti anni di vita, sia ancora tra i più longevi della storia di questa disciplina.
#tigermask #uomotigre #anni80 #nostalgia80 #tvanni80 #tv80 #tonyfusaro #catch #wrestling #puroresu #satorusayama #tanadelletigri #cashortrash #la9 #maestrozamo
Giuseppe Girolamoq
Il ragazzo nella foto si chiamava Giuseppe Girolamo. Tredici anni fa, lavorava come batterista sulla Costa Concordia.
Nato ad Alberobello, aveva 30 anni.
La notte della tragedia, cedette il proprio posto sulla scialuppa di salvataggio a due fratellini, alla loro mamma, Antonella Bologna, e al loro papà.
Fu un gesto di generosità e altruismo estremi, perché Giuseppe non sapeva nuotare ed era consapevole che quell’atto gli sarebbe costato la vita.
Immaginate anche solo un momento quello che provò Giuseppe prima di decidere quel che decise, ben sapendo che il suo altruismo lo avrebbe condotto alla morte...
Ragazzi come lui sono eroi che non si possono non omaggiare. Men che meno dimenticare...
EROE ITALIANO🙏❤️🇮🇹
Tajani è un collezionista di figure di merda
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ci ha regalato una delle figure più imbarazzanti della storia recente persino per gli standard di questo governo.
In pratica Tajani ha twittato tutto fiero che - testuale - il blu della bandiera dell’Unione europea richiama “il manto della Madonna, con le 12 stelle delle tribù d’Israele disposte in cerchio”.
Peccato che non ne abbia beccata mezza.
Uno.
Il blu non c’entra nulla col manto della Madonna né con alcun riferimento bliblico ma solo col colore del cielo.
Due.
Il numero 12 non c’entra nulla con le tribù di Israele, ma rappresenta la perfezione e l’interezza dell’Unione.
Infine.
Le stelle disposte in cerchio simboleggiano l’armonia e la solidarietà tra i popoli.
In sole sei righe è riuscito a inanellare tre gaffe da matita blu.
Sarebbe bastato fare una ricerca di cinque secondi su Wikipedia per evitare una tale figura barbina. Ma lui no.
Leggere un ministro della Repubblica che reinterpreta a suo piacimento la realtà secondo improbabili letture mistiche, sacre e pure filo-israeliane (ovviamente) non è una materia da meme su cui farsi una risata.
È lo stato assoluto e vergognoso della nostra politica e della nostra diplomazia.
Abbiamo un ministro degli Esteri che non conosce neanche la bandiera dell’Europa.
E si propone come paciere tra Iran, Usa e Israele.
Basta! Basta! Basta, per carità!
Mi vergogno di essere associato a questa gente.
Lorenzo Tosa
Nuova truffa novax su Facebook
www.personeincammino.it
Associazione Persone In Cammino di danneggiatidavaccinianticovid che fa controlli incrociati sui lotti e ha team di medicieticiche ci segue e studia da tre anni. Studi scientifici su oltre tremila persone compresi bimbi cn efettiavversi. Non siamo fakenews purtroppo. Mail alla quale inviare lotti e anamnesi personeincammino@libero.it o info@personeincammino.it o testimonianza a ingridbusonera@quotidianoweb.it. siamo in tantissimi e i lotti segnalati e inseriti nel ns database superano i 380. Non esitate a chiamare se non state più bene dagli atti d amore.
Associazione Persone In Cammino metter il like per seguire gli eventi e gli studi scientifici di Imbio di Milano.
Associazione Persone In Cammino
domenica 29 giugno 2025
Emanuele Cosmai & Patrizia Firrao
Questa famiglia bellissima non c'è più.
"Patrizia dimmi tu che sei già lassù, spiegami, cos’è il destino?" ha scritto un'amica.
Nel pomeriggio di ieri si è verificato un grave incidente fra un tir e un'automobile. Morti sul colpo Emanuele Cosmai, cinquantasettenne e la moglie Patrizia Firrao, di 58. Con loro in auto viaggiavano una delle figlie e un'amica, una collega dell'altra figlia, che presta servizio nell'Arma. La famiglia si trovava a Roma per la laurea della figlia e dalla capitale aveva appena imboccato l'autostrada per tornare a Bisceglie, in Puglia, dove viveva.
Si trovavano all'altezza della diramazione Roma Sud, al chilometro 570 circa dell'A1 quando c'è stato il terribile schianto. Nello schianto sono rimaste ferite gravemente anche le altre persone che si trovavano a bordo dei mezzi. Sul luogo sono immediatamente arrivati anche gli elisoccorsi per trasportare nelle strutture ospedaliere le persone coinvolte. Ferite la figlia neolaureata e l'amica. Si trovano entrambe in condizioni critiche. Oltre a loro, trasferito in ospedale in condizioni gravi anche il camionista alla guida del tir.
Pagina inutile degna di Zuckerberg
Ecco cosa scrive l'admin di questa pagina denominata Pagina Inutile, inutile in tutti i sensi in effetti. Cosa ancor più inquietante quella pagina di merda ha 177.454 followers.
La ritrovata serenità di Asia Argento dopo 4 anni di sobrietà 🥰
Alexia BugLady è il passo con cui viene pagata con la stessa moneta che usa lei, datosi che, chi non è conforme alla sua pervertita e contorta visione della vita, il Pippo Franco qui presente epiteta con grossolane parole tutti coloro che ritiene indegni, quando lo scambio d'opignoni è alla base della democrazia parola di cui essa gusta ogni volta di riepircisi quel tumulo che essa chiama bocca, la sfrutta in ogni dove e per ogni occasione ma non ne conosce il significato intrinseco, quindi non vedo dove siano in difetto chi la mette in pubblico ludibrio.
La mia risposta:
Pagina Inutile pervertito ci sarai tu. Ma i tuoi ti fanno stare su Facebook da sola?
Per me l'admin di questa pagina di merda o è scemo o èha otto anni.
Fenix
Forza Palestina ♥️🇵🇸
Il giornale Haaretz, uno dei maggiori quotidiani israeliani, elogia i palestinesi:
"Il sogno israeliano è finito. I palestinesi sono uno tra i migliori popoli a difendere la loro patria".
E dopo un lungo articolo che parla dei tanti pregi conclude:
"Anche dopo mille anni, ammesso che Israele ci sarà tra dieci anni, vedremo il palestinese, a dorso del suo cavallo, marciare verso Tel Aviv".
Forza Palestina ♥️🇵🇸
Matteo Ferrara & Melissa Rea
Un carabiniere e la sua ragazza, morti in strada. A questo si è assistito sull'Appia, non distante dal mare. Il destino ha chiamato entrambi. Si stavano recando in spiaggia e si è trasformata in tragedia. Un tremendo incidente stradale ha tolto la vita a Matteo Ferrara, 23 anni, e alla sua fidanzata Melissa Rea, 22.
Matteo, residente a Rongolise di Sessa Aurunca, aveva seguito le orme del papà, come il fratello, ed era entrato nell'Arma. Prestava servizio alla stazione di San Giuliano Milanese. Era tornato a casa in licenza, per trascorrere del tempo con i suoi familiari e con la sua Melissa, anche lei di Sessa Aurunca, della frazione Piedimonte. Stamattina Matteo era andato a prenderla con il suo scooter. Direzione le spiagge del litorale.
I due stavano percorrendo la provinciale che conduce all’Appia, e di lì alle spiagge del litorale, quando un’auto, una Fiat Punto, nello svoltare all’interno di un distributore di carburante, gli ha tagliato la strada. L’impatto è stato terrificante. Matteo e Melissa sono finiti sul selciato. Una caduta che non gli ha lasciato scampo. Sono morti sul colpo, uno accanto all’altra. Inutili i tentativi di soccorso. All’arrivo delle ambulanze il cuore dei due ragazzi aveva già smesso di battere. I corpi di Matteo e Melissa sono stati posti a disposizione dell’Autorità giudiziaria, che con ogni probabilità disporrà l’accertamento medico legale.
“Erano due meravigliose anime, innamorati e pieni di vita. Le comunità di Rongolise e Piedimonte piangono i loro figli, così come un intero territorio” hanno detto di loro.
sabato 28 giugno 2025
Lalo Schifrin
"Bruce voleva conoscermi. Quando dovettero scegliere il compositore per Enter the Dragon, fece il mio nome. Conosceva bene il mio lavoro.
Appena arrivai, si alzò in piedi e disse: 'Tocca.' indicando i suoi addominali. Era ferro puro, mi disse che ad Hong Kong si allenava nel suo Dojo al ritmo della colonna sonora di Mission: Impossible in sottofondo. Aveva trasformato la mia musica in parte della sua disciplina quotidiana. Per colpa sua decisi di praticare arti marziali anch’io. Arrivai fino alla cintura nera.
Scrissi una suite difficilissima da eseguire, sia per l’orchestra che per il direttore. Non tagliai le parti complesse: le lasciai, le studiai, e le suonai come erano nate. Bruce meritava precisione e potenza.
In un certo senso non volevo la solita musica 'cinese da film'. Volevo qualcosa di autentico, profondo, moderno… come Morricone aveva fatto con i film western. Bruce Lee meritava un suono che fosse moderno, potente, ma anche rispettoso delle sue radici." -Lalo Schifrin
In memoria di Lalo Schifrin ❤
(21 Giugno 1932 - 26 Giugno 2025)
#brucelee
Il caratteraccio di Bruce Lee
TED THOMAS: Nel film The Big Boss, il personaggio che interpreti è mite e reticente, timido, che si tiene lontano dai litigi per via della promessa fatta alla madre. Sei così anche nella realtà, o è solo il ruolo del tuo personaggio?
BRUCE LEE: È solo un personaggio. Come persona, è una cosa che sto imparando nella mia vita, giorno dopo giorno, fatta di auto-esame per gestire la rabbia. A dire il vero ho un brutto carattere, anzi, violento. Il personaggio che interpreto è diverso da me."
-Intervista radiofonica di Ted Thomas a Bruce Lee 🎙
Anno 1971 📅
#brucelee
Auguri Ilaria
Mi avete sentita tante volte raccontare di quando è iniziata la seconda parte della mia vita e un po’ tutti sapete che tutto è cominciato nel giorno più terribile: quello in cui ho visto mio fratello per l’ultima volta. Un cadavere martoriato sul tavolo dell’obitorio. MIO FRATELLO.
Di quei brevi ma, al tempo stesso, interminabili istanti, ricordo bene le urla di disperazione dei miei genitori.
La prima parte della mia vita finiva lì. Avevo 36 anni.
Ne è iniziata subito un’altra, che mi ha travolta come uno tsunami.
Ci ripenso spesso a quei momenti, e ogni volta mi ripeto che la differenza l’ha fatta un’intuizione – quella stessa notte – più delle mie due cugine che mia. Serviva un avvocato bravo: quello del caso Aldrovandi.
Tutto il resto è storia.
Una storia fatta di anni e anni di sacrifici, segnata da enormi sconfitte in nome di una “verità ufficiale” che era già stata scritta alle nostre spalle da coloro che, ai vertici dell’Arma, avevano stabilito a tavolino che Stefano Cucchi – e tutta la sua famiglia – potevano essere sacrificabili in nome di un presunto e malinteso interesse superiore.
Una storia che abbiamo vissuto e scritto insieme.
Ti ho visto arrabbiarti, lanciare la toga e non arrenderti.
Mi hai vista fragile, cadere e rialzarmi.
Eppure non ci siamo mai fermati, forti anche di quel grande amore che ci teneva uniti.
Amore, si. Perché a volte anche dal dolore può nascere qualcosa che ti cambia la vita per sempre.
Infondo tu sei il regalo di mio fratello, ciò che Stefano mi ha mandato per sentirmi meno sola su questa terra senza d lui.
Abbiamo combattuto, da soli contro tutto e tutti.
Sembrava impossibile. Eravamo come Davide contro Golia.
E quante volte abbiamo pianto, per poi asciugarci le lacrime a vicenda e trovare la forza di andare avanti, nonostante tutto. Quante volte!
Le condanne per la cosiddetta scala gerarchica sono state confermate, pochi giorni fa.
Te lo dicevo, Fabio, ricordi? “Abbiamo vinto!”. E tu mi guardavi come se fossi impazzita.
E questa vittoria – anche se suona brutto chiamarla così – possiamo dire che è davvero tutta nostra. Perché non abbiamo mai smesso di crederci che la Verità e la Giustizia prima o poi sarebbero arrivate.
Oggi ho 51 anni. Tiro le somme e dico che, anche se mi è costato tanta fatica e tante rughe, rifarei tutto ciò che ho fatto.
E adesso inizia la terza parte della ma vita, della nostra vita insieme.
Quella in cui potremo finalmente pensare al futuro, il nostro futuro.
E, chissà, magari un giorno ci sposeremo e vivremo per ogni giorno insieme la serenità che, fino ad ora, il tempo ci ha negato.
Ilaria Cucchi
In effetti lavorano troppo...
La destra di governo vorrebbe instaurare la settimana corta, abolendo il venerdì lavorativo.
No, non per gli italiani, cosa avete capito?
Non certo approvando la proposta della sinistra per ridurre la settimana lavorativa a 32 ore, sul modello della Spagna di Sanchez, figuriamoci.
No.
Il ministro per i Rapporti col Parlamento, il melonianissimo Luca Ciriani, ha proposto la settimana corta per ministri e deputati, spostando le interpellanze al giovedì perché - tenetevi forte - “è difficile garantire il venerdì la presenza di ministri e sottosegretari”.
È difficile convincerli a lavorare, poverini, ergo diamogli festa.
Non so se è chiaro il livello di sfacciataggine e ipocrisia che sono riusciti a raggiungere: bocciano in malo modo la settimana corta per chi guadagna un quinto o un sesto dei loro stipendi, in compenso se la fanno loro, alla faccia di tutti i lavoratori italiani che al venerdì la presenza la garantiscono eccome, pena il licenziamento.
Il problema non è la “settimana corta”.
Il problema è l’ipocrisia fuori scala di gente che è arrivata lì straparlando di “popolo” vs “élite”.
Dimenticandosi di dire che le élite sono loro.
Lorenzo Tosa
Nicola Dal Maso
Un giovane papà è scomparso all'alba, per un malore, mentre portava a spasso il cane. Una morte improvvisa e sconvolgente per amici e familiari. Il ragazzo si è sentito male, si è accasciato e ha perso conoscenza, morendo sul ciglio della strada nel piazzale del distributore di benzina dietro casa.
A chiamare i soccorsi alle 7 del mattino è stato un automobilista che stava viaggiando lungo via Cesare Battisti a Costabissara, in provincia di Vicenza, ha visto un Golden Retriever che vagava in agitato e ha notato il corpo senza vita di Nicola Dal Maso, 35 anni, di Thiene.
Il giovane era disteso sull’asfalto, coperto di brina. Il decesso, per arresto cardiaco doveva essere avvento da circa un'ora. aveva un figlio, era uscito molto presto perché alle 8 avrebbe dovuto cominciare il suo primo giorno di lavoro in un’azienda che si trova nella zona e ci sarebbe dovuto arrivare in bicicletta. Dal Maso quando si è sentito male si trovava a pochi metri dall’appartamento dove era andato ad abitare da meno di un anno. Dal Maso si era trasferito nella nuova abitazione arrivando da Villaverla dopo aver trascorso un periodo difficile «Sapevamo che viveva da solo. Noi lo vedevamo poco, ma quando usciva ci salutava sempre ed era educato.
Quando sono uscita per andare a lavoro ho visto le Forze dell’ordine e il telo che copriva il corpo, ma mai mi sarei immaginata fosse lui. A dirmi cos’era accaduto è stato mio marito. Siamo sconvolti e ci dispiace che una persona così giovane sia morta all’improvviso» ha detto una vicina.
Rima Hassan
Sì, è vero. Rima Hassan, eurodeputata francese del partito La France Insoumise, è stata detenuta da Israele dopo essere stata intercettata insieme ad altri attivisti della Freedom Flotilla, una missione umanitaria diretta a Gaza. La sua detenzione è stata denunciata come illegale poiché la nave è stata bloccata in acque internazionali e gli attivisti sono stati portati con la forza in Israele .
### Il silenzio dell'Unione Europea
Nonostante Hassan sia un'eurodeputata in carica, l'Unione Europea non ha preso una posizione forte e pubblica per condannare la sua detenzione. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha dichiarato di essere in contatto con le autorità israeliane per garantire la sicurezza di Hassan, ma non ci sono state dichiarazioni ufficiali di condanna né richieste esplicite per il suo rilascio immediato . Questo silenzio è stato criticato da molti, tra cui gruppi politici di sinistra, Verdi e attivisti per i diritti umani, che lo hanno definito ipocrita e complice delle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele .
### Le accuse di doppi standard
Alcuni osservatori hanno sottolineato che se un'eurodeputata fosse stata detenuta dalla Russia o da un altro paese considerato avversario dall'UE, la reazione sarebbe stata molto più dura, con sanzioni e condanne pubbliche. Invece, nel caso di Israele, l'UE ha preferito mantenere un profilo basso, nonostante le prove di maltrattamenti e detenzione arbitraria .
### La posizione di Hassan e degli attivisti
Rima Hassan ha rifiutato di firmare un documento in cui avrebbe dovuto ammettere di essere entrata illegalmente in Israele, sostenendo che la sua missione era umanitaria e legittima. La sua detenzione è diventata un simbolo della lotta per i diritti dei palestinesi e della resistenza contro l'occupazione israeliana .
In sintesi, sì, Rima Hassan è detenuta illegalmente da Israele, e l'Unione Europea, nonostante le sue responsabilità verso un suo membro, ha scelto di non alzare la voce in sua difesa.
Nuovo.esame per scovare ol cancro
Un team di ricercatori coreani ha sviluppato un test che potrebbe riscrivere le regole della diagnosi oncologica. Niente aghi, niente biopsie: basta un campione di urina e pochi minuti per individuare alcuni dei tumori più difficili da diagnosticare.
Il segreto è in minuscole molecole chiamate metaboliti tumorali, che vengono rilevate da una striscia intelligente abbinata a un sensore ottico ultra-sensibile e a un algoritmo di intelligenza artificiale. Nei primi test su casi di tumore alla prostata e al pancreas, la precisione è arrivata al 99 %.
Il dispositivo è economico (costa meno di un caffè), portatile e non richiede personale specializzato. Secondo i ricercatori, può essere usato ovunque: in ospedale, in farmacia o perfino a casa. Il sogno? Un futuro in cui ogni visita annuale includa uno screening anticancro istantaneo.
Al momento lo studio si sta ampliando a tumori del polmone e del colon. I dati sono ancora preliminari, ma se venissero confermati, saremmo davanti a una svolta epocale nella diagnosi precoce.
#testurinariononcologico #diagnosiprecocedelcancro #ricercacoreana #intelligenzaartificialemedica #tumorepancreasprostata
Alessandro Scanagatti
Lo costringevano a portare ai forni non solo i suoi compagni morti, ma anche quelli moribondi, ancora in vita. Un ragazzo, raccontò anni dopo Alessandro, aveva il padre accanto, deportato anche lui, che piangeva disperato perché voleva prendere il suo posto.
Furono centinaia le persone che Alessandro Scanagatti dovette portare ai forni, a Mauthausen. Era un ragazzo, aveva 17 anni quando venne internato. Catturato in Italia perché partigiano, fu prima torturato a San Vittore e poi spedito nel lager. Lì lo picchiarono, gli spaccarono il naso con il calcio di un fucile. Poi lo assegnarono alle barelle: doveva portare i morti ai forni crematori, ma a volte i tedeschi gli davano anche i moribondi, gente che finiva bruciata viva.
Alla liberazione del campo, Alessandro pesava 26 kg. Come lui, tanti altri.
Per decenni non è mai riuscito a parlare di ciò che ha visto e vissuto in quegli anni. Voleva scacciarne persino i pensieri, i dettagli. Tutti tranne uno: il numero 126425, la sua matricola. Quando correva a portare i suoi compagni morti, la doveva ripetere ai tedeschi che lo fermavano di continuo.
Poi, passati anni, ha deciso di aprirsi. Da lì, il tenere viva le memoria, le manifestazioni, le interviste, i 25 aprile mai mancati.
Si spegneva in questo giorno, 3 anni fa, a 95 anni, dopo una vita di lotte e di dolore.
A lui, al ricordo di un uomo che ha lottato e ha vissuto tanta tragedia, l’ultimo saluto
Leonardo Cecchi
Monia Delpero
Mi chiamavo Monia Delpero.
Avevo 19 anni. Una vita davanti.
La sera del 13 dicembre 1989 ho salutato mia mamma e le ho detto: “Torno presto”.
Non sono più tornata.
Ad aspettarmi c’era il mio ex fidanzato. Avevamo avuto una storia breve, sei mesi. Ma per lui non era finita.
Mi ha chiesto un incontro. Dovevo restituirgli delle foto.
Mi fidavo. Avevamo la stessa età. Pensavo che bastasse essere gentili per non morire.
Mi ha strangolata con le sue mani.
Poi mi ha messa in un sacco della spazzatura e mi ha buttata sotto un ponte, a Manerbio, vicino a casa.
Il mio corpo è stato ritrovato tre giorni dopo.
Tre giorni in cui lui partecipava alle ricerche. Faceva finta di preoccuparsi. Di piangere.
Ma sapeva già dov’ero.
Ha confessato. È stato condannato.
10 anni e 8 mesi, ma in carcere ci è rimasto poco più di cinque.
Il giorno del mio funerale era già ai domiciliari.
In carcere ha avuto il tempo di laurearsi.
Poi è uscito, si è sposato, ha avuto due figli. Un maschio e una femmina.
Chissà se un giorno le dirà: “Stai attenta agli uomini come me”.
Non ha mai chiesto scusa.
Nemmeno i suoi genitori, che vivono a pochi chilometri dalla mia mamma.
Mia madre si chiama Gigliola Bono.
Da 36 anni combatte perché la nostra famiglia sia riconosciuta come vittima dello Stato, come lo sono le famiglie delle vittime di mafia o terrorismo.
Ma nel 1989 non c’erano leggi. E oggi che le leggi ci sono, dicono che è “troppo tardi”.
Che la norma non è retroattiva.
Che Monia può aspettare.
Che sua madre può pagare 15 mila euro di spese legali, e aspettare altri 13 mesi perché la Cassazione “ha rinviato d’ufficio”.
Ma io non posso aspettare.
Io non posso più vivere.
E mia madre, da quel giorno, non vive più la sua vita. Vive quella che il mio assassino ha scelto per lei.
Mi chiamavo Monia Delpero
e aspetto giustizia
da 36 anni.
Questo post fa parte di un progetto che si chiama “Era mia figlia” ed è coperto da copyright. Si può condividere riportando il nome dell’autore.
Irene Vella
#stopfemminicidio #femminicidio #nonunadimeno #verità #giustizia #moniadelpero #cronaca #cronacanera #facciamorumore #mamme #eramiafiglia #irenevella
Rick Hurst
«Non mi sembra giusto che Rick Hurst sia morto questo pomeriggio. Quando succede qualcosa di così inaspettato, è più difficile da accettare», ha scritto Ben Jones, il collega che in Hazzard era Cooter Davenport. Jones ha raccontato che in più di quarantacinque anni di amicizia Rick è sempre stato capace di strappargli un sorriso. E dietro al comico professionista c’era una persona con un cuore enorme.
Rick Hurst, conosciuto dal grande pubblico per il ruolo del vice sceriffo Cletus Hogg in Hazzard, è morto all’età di 79 anni, come ha confermato la moglie Candace Kaniecki. La notizia è arrivata con sorpresa: nessuno si aspettava la sua scomparsa e le cause non sono state rese note.
Nato a Houston nel 1946, Hurst ha attraversato la televisione anni ’70 e ’80 con apparizioni in serie diventate cult, da Sanford and Son a Happy Days, passando per La casa nella prateria, MASH e tante altre. Ma è stata Hazzard a renderlo un volto popolarissimo anche per le generazioni cresciute davanti alla CBS tra il ’79 e l’85.
Dopo Hazzard ha continuato a lavorare tra piccole parti in film famosi e altre serie come La signora in giallo, Melrose Place e Karate Kid 3.
#RickHurst #Hazzard #BenJones
venerdì 27 giugno 2025
HAARETZ: “L’IDF HA SPARATO DELIBERATAMENTE AI PALESTINESI IN FILA PER GLI AIUTI UMANITARI”
In un articolo pubblicato oggi, Haaretz rivela che soldati e ufficiali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno ricevuto ordini espliciti di sparare su civili palestinesi disarmati in attesa di aiuti umanitari a Gaza, anche senza minacce evidenti.
Testimonianze di soldati descrivono un uso sistematico della forza letale contro folle di civili, con centinaia di morti in vari incidenti. I comandanti avrebbero giustificato tali azioni considerando i civili in aree di combattimento come potenziali sospetti, senza prove concrete di pericolo. Un soldato ha dichiarato che questi ordini rappresentano un crollo dei codici etici delle IDF, descrivendo scene in cui donne e bambini sono stati colpiti intenzionalmente.
L'articolo cita casi specifici, come sparatorie vicino a convogli umanitari, dove i soldati hanno agito seguendo direttive di aprire il fuoco su chiunque si avvicinasse troppo. Le indagini interne delle IDF sono state criticate per la loro lentezza e per non aver affrontato adeguatamente la gravità degli eventi.
La procura militare ha richiesto una revisione per valutare se tali azioni costituiscano crimini di guerra. L’articolo sottolinea il trauma psicologico dei soldati coinvolti, alcuni dei quali hanno espresso rimorso per aver eseguito ordini considerati moralmente sbagliati.
Tramite Giubbe Rosse
Elisa Campeol
Sul greto bianco del Piave, all’Isola dei Morti, la luce di giugno è verticale. Elisa Campeol, 35 anni, ha appena chiuso il bar di famiglia a Pieve di Soligo (Treviso), sistema il suo lettino pieghevole sulla ghiaia, chiude gli occhi, respira il fiume.
È mercoledì 23 giugno 2021: una pausa di sole, niente di più.
Il rumore dell’acqua si mescola alle note lontane di una radio, qualche turista parcheggia le biciclette, i pioppi tremano: tutto pare ordinato, innocente. Elisa si sdraia e immagina una ricetta nuova da raccontare ai suoi: chiudere prima la sera, tornare a casa con la luce ancora alta. Non sa che il tempo sta per bucarsi.
A Pieve di Soligo tutti la conoscono: dietro il bancone sorride, sistema brioche, ascolta confidenze che non le pesano. In testa ha un sogno, aprire un centro olistico, far sentire gli altri a casa. Crede che la gentilezza praticata ogni giorno ricostruisca il mondo.
Sullo stesso sentiero, qualche passo più in là, cammina Fabrizio BIscaro. Trentotto anni, un coltello da cucina nello zaino, un ronzio di voci che non tace. Non conosce Elisa, non cerca nulla. Il pensiero – lo dirà più tardi – lo divora: «Devo vedere il sangue».
Quando la raggiunge la lama cade e risale, più di venti volte. Elisa tenta di alzarsi, le braccia diventano scudi inutili. Lui le recide un lobo, lo infila in tasca. Poi parte verso la caserma di Valdobbiadene, il trofeo che gocciola. «L’ho uccisa io», dice all’appuntato.
Sul fiume resta resta la borsa intatta: non è rapina, non è vendetta.
È un cortocircuito – diranno gli psichiatri – un vuoto che sfonda gli argini. Il padre, tra i sassi, sussurra: «Perché lei?».
Il processo arriva lento. In aula le foto tremano tra le mani dei giudici. La pm chiede ergastolo. I periti parlano di disturbo grave, ma la sequenza dei gesti pesa più di ogni referto.
Il 2 febbraio 2024 la sentenza: venticinque anni. Fabrizio Biscaro ascolta come se il vetro lo separasse dal resto. La madre di Elisa trattiene le lacrime, poi la frase scarnifica l’aria: «Era giusto dare l’ergastolo, l'ha massacrata».
Fuori, sul Piave, l’acqua passa sopra le pietre. Qualcuno poi si ferma, lascia un fiore, parla a voce bassa con Elisa. Che non può più sentire.
Ricky Gervais
"Ogni giorno mangio pizza e bevo birra. La gente mi dice: 'dovresti smetterla, vivresti 10 anni in più.' Si ma sarebbe noioso e terribile. lo voglio bere e mangiare troppo., E poi morire!
Non mi preoccupa la morte. Tanto quando sei morto, tu non sai di esserlo, ed è la cosa più bella della morte. È come essere stupido: è doloroso solo per gli altri!"
Il comico #RickyGervais compie oggi 64 anni 😂
Carlo Verdone su Alvaro Vitali
Un funerale. Una folla. Un solo volto del cinema: Carlo Verdone.
“Sono io che devo ringraziarlo. Perché anche quando il corpo era stanco, fragile, segnato, Alvaro ha voluto esserci. Mi ha donato il suo volto, la sua amicizia vera, la sua dedizione commovente. Ha dato anima al mio racconto, lo ha reso più umano, più bello. Lo amavo fin da ragazzo, da quando lo vidi nei film di Fellini: per me è sempre stato un punto fermo, un riferimento silenzioso.
Alvaro non è stato solo Pierino. È stato molto di più. Un attore autentico, con una maschera che raccontava mille storie, anche quando non parlava. Fellini lo aveva scelto perché sapeva leggere oltre le apparenze. E lui, con Fellini, aveva un rapporto profondo, quasi quotidiano. Mi ha raccontato serate, cene, risate. E oggi, quei ricordi sono tutto ciò che resta.
Ma il cinema dimentica. Il pubblico dimentica. Dopo un po’ si spengono i riflettori, anche per chi ha regalato luce. Eppure, chi ha servito quest’arte con amore, anche solo per un frammento, non dovrebbe essere lasciato solo.”
Oggi, ai funerali di Alvaro Vitali, tra le lacrime e il silenzio di chi lo ha amato davvero, c’era un solo volto noto. Solo uno, tra la folla: quello di Carlo Verdone. Nessun altro attore. Nessun altro compagno di scena. Nessun regista. Solo lui. In piedi, in silenzio, con gli occhi pieni di gratitudine e dolore.
Sandro Benvenuti
Firenze — Da lunedì 17 giugno non si hanno più notizie di Sandro Benvenuti, 21 anni, residente a Firenzuola.
È stato visto l’ultima volta mentre prendeva un’auto di trasporto privato (probabilmente un Uber) all’Osmannoro, diretto verso l’Ikea di Sesto Fiorentino.
Il giovane, alto circa 1,70 m, carnagione chiara, capelli e occhi castani, ha un tatuaggio raffigurante una rosa con spine e il nome “Rossella” sull’avambraccio destro.
Chiunque avesse informazioni utili contatti il numero Unico di Emergenza 112.
Serve l'aiuto di tutti 🙏🏻🙏🏻🙏🏻
giovedì 26 giugno 2025
Decreto sicurezza demolito
Una sberla epocale.
La Corte di Cassazione ha appena fatto a pezzi il Decreto Sicurezza di Salvini, Meloni e Piantedosi.
Non una critica, non un appunto. Una demolizione punto per punto.
Lo ha fatto con una relazione durissima, la n. 33/2025, che di fatto denuncia l’incostituzionalità della legge approvata dal governo e che getta le basi per la bocciatura definitiva da parte della Corte Costituzionale.
La Cassazione scrive che il decreto è un minestrone pericoloso che mette insieme mafia, canapa, migranti, cortei, agenti segreti e donne rom incinte.
Che il Governo ha adottato un decreto senza che ci fossero necessità e urgenza.
Che le nuove norme penali sono entrate in vigore senza nemmeno dare il tempo ai cittadini di conoscerle.
Che il decreto rischia di colpire non chi commette un reato, ma chi dissente nei cortei o attraverso la resistenza passiva nelle carceri o nei Cpr.
Che la possibilità che i servizi segreti - sì, proprio loro - possano “dirigere” organizzazioni terroristiche a scopo preventivo è preoccupante.
Follie su follie.
Ora la parola finale passa alla Corte Costituzionale. E se c’è ancora uno Stato di diritto, sarà lei a demolire, una volta per tutte, questo mostro giuridico.
Abolizione del suffragio universale
Bezalei Smotrich
Quest'uomo, Bezalel Smotrich, è uno dei ministri del governo israeliano. Ha minacciato le dimissioni perché sono entrati a Gaza alcuni generi alimentari e qualche sacca di sangue. Netanyahu lo ha accontentato e ha chiuso tutto di nuovo. Devono morire tutti i palestinesi, grandi e piccoli, uomini e donne, anziani e ragazzi.
Intanto, il mondo supporta solo Israele e dimentica Gaza. Il mondo asseconda Trump che è nelle mani di Netanyahu.
In Italia, invece, abbiamo problemi più importanti, ad esempio il terzo mandato per i presidenti di regione e l'aumento dei consiglieri regionali anche nelle regioni in cui la popolazione diminuisce.
Quando la scuola funziona
A casa non aveva nessuno cui lasciarla. La studentessa di 18 anni che doveva fare l'esame di maturità non ci ha pensato due volte: ha preparato carrozzina e biberon e si è presentata, puntualmente, in aula, per l’esame di maturità, assieme alla sua bambina di due mesi. Professori e bidelli, superati i primi momenti di stupore, hanno dapprima preso la neonata dalle braccia della ragazza-madre, poi l’hanno coccolata mentre la studentessa prendeva posto assieme ai compagni della quinta classe dell'istituto.
E mentre i commissari d’esame distribuivano i compiti, la bambina si è addormentata ed ha trascorso gran parte del tempo della prova di maturità, nella carrozzina attrezzata con tanto di pannolini e biberon. La dirigente scolastica, insieme agli altri professori, si sono subito messi a completa disposizione della studentessa per permetterle di sostenere la prova in tutta tranquillità.
Quanta cialtroneria in Italia
Toh, chi l’avrebbe mai detto.
C’è voluta una super-perizia per stabilire l’ovvio: il sangue comparso magicamente sulla statua della Madonna di Trevignano è solo ed esclusivamente di Gisella Cardia, l’auto-proclamata veggente a cui negli ultimi due anni decine di televisioni hanno dedicato trasmissioni, articoli, inchieste.
E oggi quelle stesse testate titolano stupefatte: “Nessun miracolo”.
Come se ci volesse l’esame del DNA per stabilire un tale livello di cialtroneria e circonvenzione di incapaci.
Abbiamo speso soldi, tempo, energie, palinsesti, sottratto minuti preziosi a questioni molto più serie per occuparci di una madonnina che sanguinava soldi.
Non solo mi auguro che ne risponda la diretta interessata.
Da Barbara D’Urso a Bruno Vespa, a tutti i giornalisti veri o presunti, chiunque abbia dato credito e spazio a questa cialtronata in cambio di un pugno di share o di click è pregato di restituire la tessera (ammesso che ne abbiano una) e chiedere scusa.
Siamo un Paese senza speranza.
Lorenzo Tosa