lunedì 10 maggio 2021

LA PARABOLA DEI “SANTI INQUISITORI”: DA EROI DI MANI PULITE A TUTTI CONTRO TUTTI

 

1. LA PARABOLA DEI “SANTI INQUISITORI”: DA EROI DI MANI PULITE A TUTTI CONTRO TUTTI. LE TOGHE DA ANNI SI SCANNANO A COLPI DI DOSSIER AVVELENATI, IN NOME DEL POTERE GIUDIZIARIO (DA CONSERVARE). A NARRARLO SONO OGGI LE TRAGICOMICHE VICENDE DI PALAMARA & DAVIGO  2. GIUSTO, COME CHIEDE IL PRESIDENTE MATTARELLA, FARE LUCE SUGLI ANNI DI PIOMBO, MA ANCHE LA STAGIONE DI TANGENTOPOLI HA AVUTO I SUOI MORTI E FERITI (PARTITI COMPRESI)
3. LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA AUSPICATA SIN DAL 1991 DAI POTERI MARCI E DAI LORO GIORNALONI NON HA MAI FATTO NASCERNE UNA SECONDA ED E' TUTTA ANCORA DA RACCONTARE

 

GHERARDO COLOMBO - ANTONIO DI PIETRO - PIERCAMILLO DAVIGO GHERARDO COLOMBO - ANTONIO DI PIETRO - PIERCAMILLO DAVIGO

DAGONOTA

Il Puffo della Lomellina che voleva rivoltare l’Italia come un calzino, è finito nelle maglie (bucherellate) della giustizia. Anche se Piercamillo Davigo ha sempre negato di aver proferito quella frase che transita ancora su web, ma resta ormai solo una (tragica) boutade dei tempi (drammatici) di Mani pulite: “Non esistono innocenti; esistono solo colpevoli non ancora scoperti”.

 

L’ultimo dei mohicani di quel pool che aveva fatto sognare gli italiani nell’anno della “rivoluzione italiana”. Con l’annunciato arrivo della seconda Repubblica. Mai nata e senza alcun fondamento istituzionale nonostante continui a impregnare – grazie soprattutto all’uso indiscriminato dei media -, la nostra vita politico-istituzionale. In realtà, secondo i politologi Nadia Urbinati e David Ragazzoni, si tratta di “una imago sine re, un guscio vuoto (…) una giustificazione ideologica per intervenire nel modello istituzionale…”.

 

de benedetti gianni agnelli de benedetti gianni agnelli

“RIVOLUZIONE ITALIANA”, UNA ROZZA BALLA     

Una “macchina” trasversale a tutte le forze politiche, manovrata dai giornaloni dei poteri marci posseduti ai tempi dalla premiata ditta Agnelli&De Benedetti che aveva il monopolio dell’informazione su carta.

 

I due quotidiani-corazzata, allora diretti da Eugenio Scalfari (“la Repubblica”) e da Paolino Mieli (prima “La Stampa” poi il “Corriere della Sera”) il cui declino di copie vendute collima con la rivoluzione (mancata) e l’attacco indiscriminato alla Casta (ovviamente spregevole). Esclusi ovviamente i cosiddetti poteri vili: magistrati e giornalisti. Entrambi mai pentiti della balla giornalistica più rozza dell’ultimo mezzo secolo.

Gianni Agnelli con De Benedetti Gianni Agnelli con De Benedetti

 

IL POOL MANETTARO TRA SOMMERSI E SALVATI

Con l’Avvocato e l’Ingegnere (in scia si mise pure Berlusconi con le sue tv d’assalto) che truccavano i conti delle loro aziende e speravano di farla franca nei tribunali in quanto concussi dai tangentari e non parteci della corruzione (miliardaria), come ben presto fu dimostrato in alcune aule di tribunale lontane da quel palazzaccio di Milano assurto a simbolo di Mani pulite.

 

enrico cuccia cesare romiti enrico cuccia cesare romiti

Cesare Romiti fu inquisito (e condannato) a Torino; Carlo De Benedetti fermato e rilasciato a Roma. Nella prima fase di Tangentopoli, però, nessun proprietario di giornali fu sfiorato dal grande ripulisti manettaro.

 

Senza il consenso dei media – un consenso senza se e senza ma, l’operazione Mani pulite non avrebbe avuto la sua vergognosa spettacolarizzazione da circo Barnum con gli imputati fatti sfilare ammanettati (caso Enzo Carra) e messi alla berlina anche dentro le aule del tribunale. E poi i politologi à la carte continuano a domandarsi dove nasce un certo populismo.

 

E’ IL FALSO IN BILANCIO A CREARE TAGENTOPOLI

“Ma non è Tangentopoli a creare il falso in bilancio, sono i bilanci falsi a creare Tangentopoli”, aveva aggiustato il tiro nel 1996 il professor Guido Rossi facendo strame dell’azione storta di bonifica intrapresa nel paese dal pool guidato da Saverio Borrelli.

CESARE ROMITI E GIULIO ANDREOTTI CESARE ROMITI E GIULIO ANDREOTTI

 

Per aggiungere: “L’urgenza non è tanto uscire da Tangentopoli, l’Italia deve prima uscire da una situazione in cui truccare i bilanci è un costume diffuso. La mancanza di trasparenza nel sistema economico – concludeva – è ancora più grave, per i danni che arreca al paese, della corruzione politica”.

   

Il teorema romitiano (non soltanto il suo) delle grandi imprese vittime della concussione crollò in una procura (Torino) mentre a Milano la Fiat trattava sotto banco con il pool di mani pulite per avere un lasciapassare che salvasse gli interessi dell’azienda e al fine di evitare l’arresto dei suoi massimi dirigenti (compreso il suo).

 

ROMITI E IL GIRO DELLE SETTE CHIESE

ANTONIO DI PIETRO E BETTINO CRAXI ANTONIO DI PIETRO E BETTINO CRAXI

Romiti andò a cercare conforto anche presso il cardinale Martini e al cappellano di San Vittore dov’era rinchiuso il manager della Cogefar, Enzo Papi, pronto a confessare le tangenti del gruppo dopo una lunga carcerazione preventiva. E nelle stanze culturali del “Corriere della Sera”, diretto dallo storico (senza storia) Mieli, fu redatto un suo memoriale-pentimento (due paginoni) che gli consentì di lasciare la prigione.

 

“Ho moltissima stima del dottor Di Pietro e gli auguro di procedere fino alla fine con la sua decisione con cui ha cominciato la sua opera”, dichiarava l’Avvocato nella primavera del 1992 “scudato” dalle procure con la sua nomina a senatore a vita ricevuta (per grazia ricevuta) nel 1991 da Francesco Cossiga, che già allora aveva intuito quel devastante ciclone giudiziario.

bettino craxi francesco cossiga bettino craxi francesco cossiga

 

E al ristorante milanese “Savini”, Cesare Romiti apparecchiava una colazione con l’intero establishment economico-finanziario con il capo del pool, Saverio Borrelli, convitato d’onore. ‘’Sembrava un generale che passa in rassegna le truppe, salutò tutti con un cenno di capo e con un militaresco colpo di tacco”, ha ricordato l’ex vice direttore del “Corriere”, Giulio Anselmi a Marco Damilano in “Eutanasia di un potere” (Laterza).

 

1991 LA SPALLATA DEI POTERI MARCI

guido rossi guido rossi

La “spallata” dei poteri marci ai partiti aveva avuto un prologo nel 1991 (referendum Segni in primis), ma questa è una storia ancora tutta da raccontare senza evocare golpe giudiziari o trame internazionali. A trent’anni da Mani pulite ancora non s’è sciolto il nodo su quella slavina (primo obiettivo abbattere Bettino Craxi) che dopo averla promossa finì per travolgerli.

 

E senza nemmeno estirpare la malapianta della corruzione, che, a sentire il professor Guido Rossi, aveva radici profonde nei loro bilanci taroccati. La stessa magistratura di Milano, incoraggiata a svolgere il lavoro sporco con il concorso codino dei media, dopo aver fallito l’operazione di bonifica è finita anch’essa - dopo gli applausi -, nel pozzo nero del discredito (o della vergogna).

 

luca palamara ospite di giletti luca palamara ospite di giletti

Nelle procure, nel Csm e nell’associazione magistrati (Anm) i membri togati da anni si scannano al loro interno come i vecchi partiti correntizi a suo tempo decapitati dalla mannaia giustizialista. A narrarlo sono oggi le tragicomiche vicende della coppia di togati Palamara & Davigo.

 

MUOIA SANSONE-DAVIGO CON TUTTI I FILISTEI

Già, il Puffo della Lomellina coccolato dai grillini. All’inizio della sua carriera aveva preso per buona la favoletta degli imprenditori (buoni) concussi dai tangentari (cattivi), adesso è costretto a sedersi, sia pure da pensionato accidioso, dall’altra parte della barricata.

PIERO AMARA PIERO AMARA

 

Cioè tra i sospettati dai suoi ex colleghi di aver diffuso carte secretate sull’avvocato Piero Amara. Lui il Javier della bassa nella parte del Corvo che farebbe uscire anche ai giornali considerati amici (il Fatto e la Repubblica) - grazie alla manina della sua segretaria, Marcella Contrafatto, (nomen omen?) -, il dossier che il procuratore capo Greco, da amico trasformato in nemico, avrebbe lasciato a bagnomaria nei suoi forzieri.

 

Tutto, ovviamente, è ancora da provare. Un incartamento riservato (e avvelenato), che puzza tanto di vendetta proprio nei confronti di Greco e con l’unico scopo di alzare un polverone su quel che resta del pool una volta.  Il più amato dagli italiani come recitava lo slogan di una cucina. Insomma, una sorta di muoia Sansone con tutti i filistei gridato da Davigo, l’ultimo dei mohicani del pool.

 

IL JAVER DELLA BASSA E LA MATTANZA DEL POOL

piercamillo davigo al tg2 2 piercamillo davigo al tg2 2

Proprio lui, il grande inquisitore che col suo decalogo giustizialista sciorinato in tv negli anni ha voluto compilare, dissimulandosi in una sorta di Daniel Defoe alle anguille, il suo personale Inno alla Gogna. Ma quella lirica lo scrittore inglese la stese dopo aver ricevuto una ingiusta condanna dal tribunale per aver scritto un “sedizioso pamphlet”.

francesco greco francesco greco

 

E non amministrando giustizia in quella tonnara giudiziaria guidata da Saverio Borrelli - e garantita pure dal Quirinale di Scalfaro -, in cui si contano 4.526 persone arrestate prima del giudizio, 25.400 avvisi di garanzia, oltre mille tra parlamentari, consiglieri e politici coinvolti in Mani pulite e decapitati ben prima di un processo degno.

 

il pool di mani pulite: di pietro, greco, davigo il pool di mani pulite: di pietro, greco, davigo

Senza lasciare nell’oblio i suicidi eccellenti di Moroni, Gardini e Cagliari. “I suicidi? Ho imparato che le sue conseguenze, come per i delitti, ricadono su quelli che li commettono non su quelli che li scoprono”, ha tagliato corto più o meno così, Davigo in una delle sue ultime comparsate televisive.

 

IL GELIDO PUFFO DELLA LOMELLINA INCIAMPA SULLA LOGGIA UNGHERIA

Piercamillo Davigo, i cui meriti passati non vengono negati al di là degli eccessi procedurali, sembra uscito dalle pagine del mistery di Durrenmatt “La promessa”. Qui il protagonista, il commissario Matthai, gelido e inflessibile, “crede nell’innocenza di un colpevole e cerca un assassino che non può esistere”.

 

davigo di pietro colombo davigo di pietro colombo

È la storia di una ossessione che si conclude con l’Amara (Piero) considerazione finale dell’autore che “niente è più crudele di un genio che inciampa in qualcosa di idiota”. E tale appare la “pratica” sospetta che rivela l’esistenza pure di una fantomatica Loggia Ungheria. Dopo la P2, P3 e P4 non potevamo privarci della setta magiara!

 

“Punire senza legge, senza verità, senza colpa”, è il sottotitolo di un volumetto scritto a tesi dal giurista Filippo Sgubbi (“Il diritto penale”, il Mulino) in cui l’autore mette sott’accusa, in pratica, l’intera architettura dell’operato del pool milanese (carcerazione per far confessare gli accusati), pur meritevoli di aver scoperchiato il vaso di Pandora della corruzione dilagante da anni e sotto i loro occhi: “I giudici sono chiamati a decidere (…) senza una verità oggettiva e sicura (…) Ma l’incuranza per la verità e la mancanza di criteri oggettivi sui cui fondare  le decisioni accentua  i conflitti e la rinuncia alla verità trasforma la decisione in una questione di mero potere”.

piercamillo davigo a dimartedi' 1 piercamillo davigo a dimartedi' 1

 

“BUD “PALAMARA E “DANNY” DAVIGO

E cosa ci raccontano le ultime vicende che toccano anche i piani alti dell’istituzione giudiziaria (leggi Csm, Anm e il capo dello Stato Mattarella) con protagonisti gli attori maldestri di una commedia all’italiana dal titolo “La parabola dei Santi Inquisitori” con protagonisti “Bud” Palamara e “Danny” Davigo? Del resto i miti, osservò Albert Camus, sono fatti e resistono solo se l’immaginazione li anima.  Per dirla con le parole del politologo Otto Kirchheimer: “la giustizia politica è la forma che la politica assume nei momenti di passaggio (…) E, comunque, anche chi vince non può sfuggire a certi limiti (…) deve procurarsi sempre, attraverso la legalità, una legittimazione”.

 

mattarella mattarella

ADESSO MATTARELLA ROMPA IL SILENZIO

Quel riconoscimento che oggi non può essergli (ri)accordato senza che non rinunci al potere (o alla supplenza) che ha conquistato nell’ultimo trentennio. Tocca allora ai partiti e al premier Draghi rioccupare un ruolo di garanzia tra i due poteri autonomi. In cui il primo, il diritto penale “totale”, come osserva ancora il giurista Filippo Sgubbi, è spesso “invocato in ogni situazione come intervento salvifico e, soprattutto, quale preteso rimedio - politicamente e mediaticamente remunerativo - a vari mali sociali”.

 

GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO

Giusto, come chiede il presidente Mattarella, di fare piena luce sugli anni di piombo, ma anche sulla stagione di Mani pulite che ha decapitato il sistema dei partiti andrebbe acceso un lumino per rivisitare un periodo che, abusivamente, avrebbe segnato addirittura la fine della prima Repubblica”.   

DAVIGO - COLOMBO - DI PIETRO DAVIGO - COLOMBO - DI PIETRO LIBRO DAVIGO COLOMBO LIBRO DAVIGO COLOMBO Piercamillo Davigo Piercamillo Davigo di pietro colombo davigo di pietro colombo davigo 

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/parabola-ldquo-santi-inquisitori-rdquo-eroi-mani-pulite-269647.htm

Fanno anche preparazione atletica insieme?

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante 6 persone, persone in piedi e il seguente testo "Ora provate a dire che il campionato olandese non è interessante... MANDE MAKERS KEUKENS 川 Oirec" 

https://www.facebook.com/779707045486581/photos/a.779720825485203/2547589458698322/

Due senza impegno...!

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "CIAO.... tuo CERCHIAMO QUALCUNO SERIAMENTE INTERESSATO A FARE UNA COSA A TRE. NOI SIAMO UN UOMO E CERCHIAMO DUE DONNE. CHIAMARE SENZA IMPEGNO 329" 

https://www.facebook.com/casiumanicercasi/photos/a.284628375794306/816081712648967/

In Afghanistan una bomba fa esplodere un autobus, 11 morti

 


Ventotto le persone rimaste ferite

  

Una bomba posizionata sul ciglio di una strada nella provincia di Zabul, in Afghanistan, ha colpito un autobus durante la notte uccidendo almeno 11 persone e ferendone 28. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Interni, Tareq Arian. L'attacco è stato messo a segno poche ore prima che i talebani annunciassero un cessate il fuoco di tre giorni per Eid al-Fitr, la festa che si celebra questa settimana per la fine del Ramadan.  

(ANSA)

Il cuoco Mario Romani trovato morto in casa: «Forse un malore». Il giallo delle stanze a soqquadro

 

Un cuoco di 42 anni, Mario Romani, è stato trovato morto stamattina nella sua casa in via Cornalias 68, nel quartiere di Is Mirrionis a Cagliari: l'uomo era riverso a terra in cucina. Al momento non sono chiare le cause della morte: si attende l'esame da parte del medico legale Roberto Demontis che è già arrivato sul posto.

 

A fare scattare l'allarme è stato il fratello che entrato in casa ha scoperto il cadavere. Alcune stanze dell'abitazione erano a soqquadro, proprio per questa ragione i carabinieri del Comando provinciale non escludono alcuna ipotesi, tra cui quella di una rapina. Sul posto ci sono i carabinieri del Ris di Cagliari, il Nucleo investigativo e i colleghi della Compagni di Cagliari. Sul posto anche il magistrato di turno Nicola Giua Marassi. 

 

Nessun segno di violenza

 

Sul corpo del cuoco non ci sono evidenti segni di violenza sul corpo di Mario Romani: nessuna ferita sul volto e nemmeno ecchimosi. È quanto si apprende dopo l'esame esterno del corpo effettuato sul posto dal medico legale Roberto Demontis. L'uomo potrebbe essere morto per un malore e poi caduto a terra all'indietro. La porta di casa non ha segni di effrazione, ma alcune stanze erano molto in disordine, motivo dei sospetti dei carabinieri.

 

Il cadavere è stato trasferito al Policlinico di Monserrato dove sarà eseguita l'autopsia. Solo gli accertamenti medico legali chiariranno il giallo. L'appartamento al terzo piano della palazzina in cui abitava il 42enne è stato provvisoriamente sequestrato per consentire ai carabinieri del Nucleo investigativo e del Ris di eseguire ulteriori accertamenti mirati ad escludere l'ipotesi, che ancora non è stata scartata completamente, dell'omicidio.

https://www.leggo.it/italia/cronache/cagliari_cuoco_mauro_romani_morto_omicidio_rapina_ultime_notizie_oggi_10_maggio_2021-5950776.html

L’AFFASCINANTE STORIA DEL PUNTO - UN LIBRO RIVELA COME I SEGNI DI PUNTEGGIATURA SI SONO SVILUPPATI NEL CORSO DI MIGLIAIA DI ANNI

 

L’AFFASCINANTE STORIA DEL PUNTO - UN LIBRO RIVELA COME I SEGNI DI PUNTEGGIATURA SI SONO SVILUPPATI NEL CORSO DI MIGLIAIA DI ANNI - DALLA NASCITA DEL PUNTO INTERROGATIVO NELL'ANTICO EGITTO ALLA "E" COMMERCIALE TROVATA SUI GRAFFITI DI POMPEI, MA ANCHE LA CHIOCCIOLA UTILIZZATA NEL 1536, IL TRATTO DI UNIONE INTRODOTTO DA GUTENBERG E MOLTI ALTRI– ECCO LE ORIGINI DI ALCUNI DEI SIMBOLI DI PUNTEGGIATURA PIU’ POPOLARI…

 

Victor Hugo Victor Hugo

In una storia apparsa per la prima volta nel “Manuale delle Curiosità Letterarie” di William S. Walsh (1892), si racconta che Victor Hugo avesse partecipato a una delle corrispondenze letterarie più concise della storia: Alla pubblicazione di “Les Misérables” nel 1862, Hugo era alla disperata ricerca di sapere come fosse andato il suo libro, così inviò al suo editore un telegramma con sopra scritto “?” L’editore, soddisfatto che il libro avesse venduto più di 6.000 copie nei primi giorni, rispose con un semplice “!”

 

I simboli permettono di trasmettere concetti in modo succinto, invadono i margini delle nostre tastiere e plasmano la nostra comprensione del mondo esterno. Senza punteggiatura o simboli matematici, ogni testo sarebbe una serie infinita e ininterrotta di lettere e numeri.

 

La storia di questi caratteri è fatta di alti e bassi, da manoscritti religiosi a documenti aziendali, dallo sviluppo della stampa alla nascita dei mass media.

 

latino senza spazio o punteggiatura latino senza spazio o punteggiatura

Inizialmente era lo scriba, non l’autore del testo, a scegliere un simbolo. Allo stesso modo, durante lo sviluppo della stampa era il compito del tipografo selezionare quale simbolo utilizzare.

 

Nel mondo letterario erano spesso gli editori e i revisori a formare il modo in cui il testo raggiungesse il pubblico, con il dispiacere di scrittori come Mark Twain, che nel 1897 scrisse: “Mi arrendo. Questi stampatori non prestano attenzione alla mia punteggiatura. Nove decimi del lavoro e la vessazione sottoposti dai signori Spottiswoode & Co. Consistono nell’abbattere la loro punteggiatura ignorante e senza senso e nel restaurare la mia.

 

Non tutti i simboli hanno un percorso lineare dalla loro invenzione all’uso nel linguaggio comune. Alcuni, come il “Punto d’ironia”, un punto interrogativo capovolto utilizzato per identificare domande retoriche, proposto da Henry Denham nel 1580, non è riuscito a prendere piede. Alcuni sono coesistiti per centinaia di anni, altri, come # e @, hanno perso i loro significati originali e sono stati riutilizzati per altri scopi, a dimostrazione del fatto che non si può sopprimere un buon simbolo.

punti di separazione ottavo secolo punti di separazione ottavo secolo

 

Lo spazio

 

Il latino era originariamente scritto in lettere maiuscole senza spazio tra le parole. Nell’ottavo secolo, gli scribi inglesi e irlandesi iniziarono a copiare dei testi con dei punti per demarcare la fine di una parola e l’inizio di un’altra. I punti vennero poi con uno spazio per rendere il latino più comprensibile ai non nativi.

 

Il punto

 

Per risolvere il problema persistente di capire come separare idee o demarcare la fine di un pensiero, alcuni monaci iniziarono ad utilizzare 3 punti (due sotto e uno sopra) per indicare la fine di una frase. Fu Isidoro di Siviglia (560-636) a popolarizzare il punto unico, anche noto come distinctio finalis.

 

La virgola

 

Aldo Manuzio Aldo Manuzio

La virgola fu inizialmente utilizzata per aiutare la lettura ad alta voce di testi religiosi. Gli scribi utilizzavano un punto sopra la parola per indicare dove il lettore avrebbe dovuto respirare. Più tardi, nel 12esimo secolo, Boncompagno da Signa iniziò ad utilizzare una barra obliqua.

 

Con la nascita della stampa ci furono un numero di simboli differenti a competere per il ruolo di virgola. William Caxton, creatore della prima stampa in Inghilterra, inclinò leggermente la barra obliqua, mentre Aldo Manuzio, lo stampatore più popolare di Venezia, preferì utilizzare un simbolo nuovo: la virgola semicircolare.

 

Il simbolo fu talmente popolare che si espanse velocemente al nord e iniziò ad apparire su stampe inglesi a partire dal 1520.

 

Il punto interrogativo

 

Una delle teorie più popolari è che sia originato nell’antico Egitto, dove si utilizzava la forma della coda di un gatto incuriosito.

punti interrogativi egitto punti interrogativi egitto

 

Un’altra teoria è che derivi dal latino, dove gli scribi utilizzavano la versione abbreviata di “quaestio” (domanda) alla fine di una frase per indicare una domanda.

 

 Nel tempo “quaestio” venne abbreviata un “qo”, poi la “q” venne sovrapposta sopra la “o”, fino a diventare il punto interrogativo moderno. Nessuna delle due teorie è sostenuta da fonti testuali.

 

I due punti

 

the arte of english poesie di george puttenham the arte of english poesie di george puttenham

La parola inglese “colon” (utilizzata per indicare i due punti) deriva dal greco “kolon”, che significa arto. Questa origine indica come i due punti fossero utilizzati per separare le sezioni di una frase.

 

George Puttenham fu il primo ad utilizzare la parola “colon” nella lingua inglese nel suo libro “The Arte of English Poesie” del 1589 per indicare la durata della pausa quando si legge in prosa, con la virgola che indicava una pausa breve e i due punti una pausa più lunga.

 

Il punto esclamativo

 

Le origini di questo simbolo non sono chiare, ma la teoria più popolare è che sia originata dai monaci e il loro modo di proclamare gioia nei testi sacri. La parola “gioia” in latino si scrive “io”, che era solitamente scritta in stampatello con la “I” sopra la “O”. Si dice che questa abbreviazione di “IO” si trasformò lentamente nel “punto di ammirazione”, utilizzato per indicare stupore.

 

Il “Dizionario dell’uso dell’inglese contemporaneo” scritto da H.W. Fowler nel 1926 avverte che: “fatta eccezione per la prosa, il punto esclamativo dovrebbe essere utilizzato con parsimonia.”

 

johannes gutenberg johannes gutenberg

Allo stesso modo, Elmore Leonard asserì che gli scrittori dovrebbero usare il punto esclamativo solo due o tre volte per ogni 100.000 parole. Nonostante ciò Leonard stesso era solito utilizzare il punto esclamativo circa 49 volte per ogni 100.000 parole.

 

Il tratto d’unione

 

Nel 1962 la NASA stava progettando il lancio di una sonda interplanetaria diretta su Marte, la Mariner 1. Purtroppo, un trattino fu omesso dai codici che determinavano la sua velocità e traiettoria, causandone l’esplosione al lancio. Arthur C. Clarke l’ha chiamato “il trattino più caro della storia”

 

L’origine del tratto di unione risale a Johannes Gutenberg, padre della stampa moderna. Nello stampare i suoi primi libri, Gutenberg voleva creare pagine che assomigliassero il più possibili ai testi prodotti da uno scriba. Tradizionalmente, i monaci tendevano a variare lo spazio tra le lettere per poter rientrare ordinatamente dentro i margini delle pagine dei manoscritti.

 

Per replicare questo effetto, Gutenberg introdusse il tratto d’unione per legare insieme parole che venivano interrotte e riprese nella linea seguente.

 

Il cancelletto

cancelletto telefoni anni 60 cancelletto telefoni anni 60

 

Il cancelletto (anche conosciuto come hashtag) origina dall’abbreviazione utilizzata nel medievo per la parola “libra pondo” per indicare un’unità di peso. Inizialmente si utilizzava l’abbreviazione “lb”, ma veniva spesso confusa per il numero 16. Di conseguenza, nel 14esimo secolo si iniziò ad utilizzare una linea attraverso le due lettere per indicare un’abbreviazione, che nel tempo si trasformò nel moderno #.

 

Il simbolo divenne popolare negli anni ’60 quando venne utilizzato dalla Bell Laboratories per agire da tasto di funzione nelle tastiere dei telefoni. A quei tempi il cancelletto non aveva un significato ben specifico, ma venne selezionato perché era un simbolo familiare e già incorporato nelle tastiere delle macchine da scrivere.

 

La chiocciola

 

primi utilizzi della chiocciola primi utilizzi della chiocciola

Il primo utilizzo della chiocciola è stato trovato in una lettera scritta nel 1536 da Francesco Lapi, un mercante fiorentino. Lapi utilizzò la @ come abbreviazione di “amphorae”, un’unita di misura usata nel trasporto di vino, grano e spezie che venivano portate dentro anfore di terracotta.

È stata successivamente utilizzato dai commercianti per indicare un prezzo, come per esempio “15 mele @ 15 centesimi.”

 

La e commerciale

 

e commerciale su graffiti a pompei e commerciale su graffiti a pompei

I primi esempi dell’utilizzo della e commerciale vennero rinvenuti su dei graffiti trovati sui muri di Pompei. Sebbene fosse molto popolare, il simbolo non aveva nome fino al 19esimo secolo. Il nome inglese “ampersand” deriva dal latino “per sé”, utilizzato per indicare una lettera singola, che nel tempo si trasformò nel termine moderno.

 

Il simbolo della sterlina

 

Il museo della Bank of England ha un assegno datato 1661 con il simbolo della sterlina che venne elaborato dalla lettera L attraversata da una riga per indicare che si trattasse di un’abbreviazione della parola “libra”, anch’essa un’abbreviazione del termine “libra pondo” utilizzato nell’antica Roma come unità di peso.

assegno con simbolo sterlina assegno con simbolo sterlina

 

Questo sistema è stato utilizzato per creare i simboli di altre valute, come ad esempio lo Yen giapponese (creato da una Y attraversata da due linee orizzontali) o quello dell’Euro.

 

Lo stesso vale per i centesimi americani (una C con due linee verticali) ma non per il simbolo del dollaro, che molti storici pensano sia originato dal simbolo del Peso spagnolo. Nello scrivere le valute, i mercanti utilizzavano una P maiuscola sovrapposta a una s, che venne in seguito semplificata utilizzando il “pilone” della P sopra la S: $.

 

L'uguale

 

il simbolo uguale nella whetstone of witte il simbolo uguale nella whetstone of witte

Tradiziozalmente in Europa la maggior parte dell'aritmetica veniva scritta in latino, con "è uguale a" generalmente scritto come "aequales" o talvolta abbreviato in "aeq".

 

Nel 1557 il matematico gallese Robert Recorde scrisse: "Per evitare la ripetizione fastidiosa delle parole “è uguale a” io utilizzo due linee parallele. Niente può è più uguale di questi due trattini.” Queste linee parallele furono utilizzate nel suo libro di algebra e aritmetica “The Whetstone of Witte.”

 

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/rsquo-affascinante-storia-punto-libro-rivela-come-segni-266239.htm

 

 

 

ORA CAPIAMO COSA SIGNIFICA ESSERE CLANDESTINI - L’ITALIANA LAURA, 20 ANNI, RACCONTA L’INCUBO DI ESSERE STATA RESPINTA DA LONDRA PER LE REGOLE POST BREXIT

 

ORA CAPIAMO COSA SIGNIFICA ESSERE CLANDESTINI - L’ITALIANA LAURA, 20 ANNI, RACCONTA L’INCUBO DI ESSERE STATA RESPINTA DA LONDRA PER LE REGOLE POST BREXIT: VOLEVA LAVORARE IN UN PUB E IMPARARE L’INGLESE MA L’HANNO BLOCCATA E SPEDITA INDIETRO SU UN AEREO - LE È ANDATA PERSINO BENE, PERCHÉ DECINE DI EUROPEI VENGONO FERMATI ALLA FRONTIERA, PRIVATI DEL CELLULARE, TRATTENUTI NEI CENTRI DI IMMIGRAZIONE...

  

Cristiana Mangani per “Il Messaggero

 

BREXIT BREXIT

Laura, 20 anni, proveniente da Mantova, è l'ultima nell' ordine. Quante volte la mamma le aveva raccontato l'esperienza di lavoro in Inghilterra. E lei voleva ripeterla, voleva andare a Londra per lavorare in un pub. Ma quando si è presentata all'ufficio di frontiera è stata bloccata e subito ricollocata su un aereo che l'ha riportata in Italia. «Sono stata trattata come una clandestina», si sfoga.

 

Il Regno Unito, dall'inizio dell'anno, è fuori dall'Europa, e i confini sono più che blindati. A Laura è andata bene, perché è ritornata a casa senza altre conseguenze. Il governo Tory di Boris Johnson sta facendo sul serio sulle sbandieratissime restrizioni ai confini nei confronti dei nuovi arrivi dai Paesi Ue, Italia compresa.

 

boris johnson e l'accordo sulla brexit boris johnson e l'accordo sulla brexit

E ne descrive i metodi il sito Politico.Eu in una inchiesta giornalistica, nella quale svela come le autorità di frontiera di Londra - dall'entrata in vigore definitiva del divorzio da Bruxelles - abbiano bloccato, trattenuto fino a 7 giorni in centri per l'immigrazione e rimpatriato nei Paesi d'origine almeno una trentina di cittadini europei, tra cui tedeschi, greci, italiani, romeni e spagnoli: quasi tutti giovani che avevano tentato di entrare nel Paese all'avventura, in cerca di lavoro, senza avere il visto necessario o lo status di residenza prolungata garantito (con tutti i diritti pre Brexit) ai soli vecchi residenti che si sono iscritti nel registro digitale del cosiddetto EU Settlement Scheme.

brexit brexit

 

Si tratta di numeri che l'Home Office, il dicastero dell'Interno britannico guidato dalla ministra-falco Priti Patel, per ora non conferma in attesa dell'elaborazione di dati ufficiali aggregati, non senza aggiungere per bocca di un portavoce di non voler entrare nel merito di vicende «individuali». Ma che neppure smentisce, lasciando intendere che le nuove regole sono note e legittime.

 

I RACCONTI

È una rivoluzione radicale alla quale molti devono ancora abituarsi. Gli europei fermati alla frontiera britannica vengono lasciati senza cellulare o altri mezzi per comunicare con l’esterno.

 

FRONTIERA UK 4 FRONTIERA UK 4

Sono praticamente sequestrati all'interno di centri di immigrazione (e di asilo politico), e possono usare solo un telefono pubblico che è nella struttura. I loro racconti sono finiti anche sui social.

 

Il 26enne greco Sotiris Konstantakos ha descritto condizioni al limite, con temperature fredde e sbarre alle porte e alle finestre, da dove non si può uscire, a parte i momenti di socializzazione con gli altri fermati. Per diversi diplomatici europei si tratta di una reazione «sproporzionata».

 

FRONTIERA UK 3 FRONTIERA UK 3

Da gennaio scorso, i ragazzi e le ragazze che hanno provato a trovare accesso dichiarando apertamente di voler cercare lavoro - di solito in attività poco qualificate e temporanee, alla pari o low skilled - senza tuttavia disporre delle condizioni richieste dalla normativa fresca di attuazione, sono stati respinti.

 

FRONTIERA UK 2 FRONTIERA UK 2

Gli schemi post Brexit consentono l'ingresso libero sull'isola fino a 90 giorni solo per turismo o motivi analoghi. Un po' come accade se si vuole fare un viaggio negli Stati Uniti.

 

La durata della detenzione dei fermati - in aeroporto per chi è potuto ripartire più in fretta, in centri ad hoc, tipo ostelli sorvegliati, per chi ha dovuto attendere - si viene spiegata in parte con gli ostacoli dell'emergenza Covid, che si traducono in meno voli disponibili per i rimpatri.

 

FRONTIERA UK FRONTIERA UK

Le ambasciate e i consolati europei stanno intanto offrendo consulenza legale e intervenendo per cercare di abbreviare il periodo di stop, sebbene non tutte le persone coinvolte abbiano chiesto assistenza.

 

Fonti diplomatiche hanno osservato come non si tratti di casi clamorosi o di sorprese, tenuto conto che il governo Johnson aveva ampiamente pubblicizzato e rivendicato il previsto giro di vite, con l'introduzione dei visti di lavoro per i nuovi immigrati nonché di un severo sistema a punti - analogo al modello australiano - stando al quale il flusso (turisti esclusi) viene ora regolato sulla base di qualifiche, conoscenze linguistiche e caratteristiche dei candidati all' ingresso, oltre che del possesso di contratti di lavoro già firmati. Ciò non toglie il malcontento per l' atteggiamento draconiano del Regno.

 

CODE FRONTIERA UK 2 CODE FRONTIERA UK 2

POSSIBILI REAZIONI

Un atteggiamento che non è materia di negoziato con Bruxelles, visto che la stretta ai confini è stato uno degli argomenti fondanti della Brexit; e che Johnson e i suoi non a caso hanno tenuto fuori dall'accordo sulle relazioni future sottoscritto con l'Ue, l'immigrazione o la mobilità delle persone.

 

CODE FRONTIERA UK CODE FRONTIERA UK

Ma che potrebbe essere affrontato a livello bilaterale; e in caso di mancato alleggerimento della pressione far scattare - se converrà - la reciprocità di misure altrettanto rigide verso i sudditi di Sua Maestà in arrivo nel continente.

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ora-capiamo-cosa-significa-essere-clandestini-rsquo-italiana-laura-20-269583.htm

 

L’EFFETTO PLACEBO NON È UN EFFETTO PATACCA

 

L’EFFETTO PLACEBO NON È UN EFFETTO PATACCA – UNA FINTA PILLOLA NON CURA MA APPAGA, LAVORANDO SU SINTOMI MODULATI DAL CERVELLO: È IN GRADO DI REGOLARE LA PRESSIONE, CALMARE IL BATTITO CARDIACO, TRATTARE L'INSONNIA E ALLEVIARE IL DOLORE – IL FUNZIONAMENTO RIMANE UN MISTERO, MA OCCHIO PERCHÉ È L'INTERO RITUALE AD ATTENUARE LA PERCEZIONE DEL MALANNO: IL PAZIENTE DEVE ANDARE IN CLINICA, FARSI ESAMINARE E…

 

Matteo Grittani per “la Repubblica – Salute”

 

placebo 4 placebo 4

Nel 1996 un gruppo di 56 studenti di Psicologia dell'università del Connecticut prese parte a uno studio per testare un antidolorifico rivoluzionario: il Trivaricane. Gli sperimentatori accolsero i ragazzi con tanto di camice, applicarono a ognuno la nuova pomata su uno dei loro indici lasciando l'altro libero e poi esercitarono su entrambe le dita una lieve pressione con piccole pinzette. Tutti i ragazzi riportarono meno dolore sull'indice trattato: il Trivaricane sembrava promettere bene.

 

placebo 7 placebo 7

Nulla di strano, se non che il potente farmaco altro non era che un intruglio a base di iodio, acqua e olio di timo senza alcuna azione analgesica. A ingannare il gruppo di futuri psicoterapeuti fu uno dei meccanismi neurobiologici meno compresi della medicina: l'effetto placebo. Il meccanismo è noto alme-no dalla fine del '700, quando il medico britannico John Haygarth scoprì di poter curare i sintomi dei suoi pazienti con finti medicamenti.

 

Un placebo non abbassa il colesterolo, non ferma le metastasi, ma appaga (placebo è "piacerò", dal latino piacere), cura lavorando su sintomi modulati dal cervello; è in grado di regolare la pressione, calmare il battito cardiaco, trattare l'insonnia e soprattutto alleviare il dolore.

placebo 6 placebo 6

 

Come agisca è ancora oggi poco chiaro: «È come se il cervello suggerisse al corpo di sentirsi meglio», spiega Ted Kaptchuk, direttore del programma Placebo Studies alla Harvard Medical School. Ma non basta una pillola identica a quelle vere per renderlo efficace: il paziente deve andare in clinica, farsi esaminare dal medico e quindi ricevere la "medicina". Insomma, è l'intero rituale ad attenuare la percezione del malanno.

 

placebo 5 placebo 5

Ma è tutto merito dell'immaginazione, o ci sono anche cause fisiologiche? Responsabile del fenomeno sarebbe una complessa serie di reazioni che vanno dall'incremento dei livelli di endorfine e dopamina - i neurotrasmettitori "del buonumore" - al mutamento dell'attività celebrale in alcune aree dell'en-cefalo. Quali? I neuroscienziati Ulrike Bingel e Tor Wager sono riusciti a circoscrivere il meccanismo a due zone in particolare: il talamo e i gangli della base.

 

I ricercatori hanno "fotografato" il metabolismo cerebrale di 600 individui, mappando le aree del cervello che si attivano con l'effetto placebo. I risultati dell'analisi pubblicata sulle pagine di Nature Communication dimostrano che i trattamenti placebo riducono l'attività nella corteccia insulare posteriore, un'area tanto sconosciuta quanto cruciale perché "crea" le informazioni del dolore e le invia all'amigdala.

placebo 3 placebo 3

 

«L'idea del dolore è costruita dal cervello in zone coin-volte nella motivazione e nei processi decisionali», precisa Wager. «Grazie a queste anali-si - sostiene Bingel - sarà possi-bile sfruttare meglio i benefici dell'effetto placebo, anche se c'è ancora molto lavoro da fare». Nonostante un grado di cono-scenza del corpo umano mai così accurato, rimangono oggi (quasi) intatti il fascino e l'insondabilità del suo organo più complesso.

placebo 2 placebo 2 placebo 12 placebo 12 placebo 10 placebo 10 placebo 11 placebo 11 placebo 13 placebo 13 placebo 14 placebo 14 placebo 15 placebo 15 placebo 18 placebo 18 placebo 16 placebo 16 placebo 17 placebo 17 placebo 19 placebo 19 placebo 8 placebo 8

 

https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/rsquo-effetto-placebo-non-effetto-patacca-ndash-finta-268582.htm