Quel pomeriggio di inizio 1993, tornato a casa dopo scuola intorno alle 16, mi misi in salotto a godermi lo speciale su Tele+2 dedicato alla WWF Royal Rumble 1993.
Come l'anno precedente, Dan Peterson ci aveva informato che la Rissa Reale sarebbe stata trasmessa in uno speciale di circa 2 ore comprendente la rissa (che per la prima volta assumeva un valore aggiunto, in quanto al vincitore era assegnato di diritto il match contro il campione del mondo nel main event di Wrestlemania IX) e l'incontro per il titolo assoluto tra il campione Bret Hart e lo sfidante numero uno Razor Ramon.
A differenza però dell'anno prima i partecipanti alla battaglia reale non erano quelle super stelle che affollavano il quadrato della Knickerboker Arena. Tuttavia, la Royal Rumble era un appuntamento immancabile per ogni superfan di wrestling, per cui, munito della mia comoda sedia e con una tazza di cameo ciobar fumante alla mano, mi misi davanti alla TV a godermi lo spettacolo.
Molti nomi erano a me all'epoca sconosciuti, altri erano un gradino sopra i jobber che lottavano ogni giorno nelle puntate di "Wrestling Spotlight" (oggi diremmo "mid-carder"), ma per fortuna c'erano Ric Flair e The Undertaker ad alzare l'asticella della spettacolarità. La rissa procedeva in maniera frettolosa ma comunque divertente, finché - rimasto solo Undertaker sul quadrato in attesa di nuovi contendenti - apparve un personaggio che mi lasciò a bocca aperta.
Si trattava di un gigante, alto quasi 2.50 metri, vestito con una bizzarra tenuta in cui erano dipinti i muscoli, adornata da un folto finto pelo irsuto. La mostruosa creatura era accompagna dal petulante manager Harvey Wippleman e, una volta sul ring, si mise faccia a faccia con il becchino.
La visione era alquanto straniante, da sempre eravamo abituati a vedere in Undertaker l'uomo più alto sul ring, ma questo nuovo lottatore lo superava di molto, costringendolo per la prima volta a guardare dal basso verso l'alto l'avversario. Taker provò subito a rifilare qualche colpo, ma il gigante, quasi immune ai suoi attacchi, nel giro di qualche secondo eliminò dalla competizione uno dei favoriti alla vittoria.
Dan Peterson ci informò subito di conoscere quel nuovo protagonista "è il gigante da Las Pampas, Argentina", forte del suo famoso background nel mondo del basket. Qualche giorno dopo venni a conoscenza del suo nome: Giant Gonzalez
Jorge Gonzalez (questo il suo vero nome) era nato con una forma di acromegalia che lo rendeva altissimo, ma anche molto fragile. Peterson lo conosceva perché era stato cestista per la nazionale Argentina prima e poi, con il draft del 1988, nella NBA con gli Atlanta Hawks.
Ma ben presto un infortunio al ginocchio (probabilmente una prima avvisaglia della sua fragilità) lo costrinse a smettere di giocare e con la necessità di trovarsi un altro lavoro. Ma la sua fortuna fu che il boss della squadra era anche un grande appassionato di wrestling... il suo nome era Ted Turner, proprietario allora della World Championship Wrestling.
Gonzalez iniziò quindi a comparire negli show WCW con il nome di El Gigante, senza nessun tipo di allenamento se non una rapida infarinatura, e senza parlare granché in inglese. Ma era il periodo delle gimnick strane ed assurde, ed un gigante di quasi 3 metri (come veniva annunciato) era sicuramente molto in linea con le esigenze dell'epoca.
Tra il 1990 ed il 1992 Gonzalez combattè contro grandi nomi del quadrato come Ric Flair e l'altrettanto gigantesco Sid Vicious, senza però attrarre particolarmente la folla.
Tuttavia, nella rivale World Wrestling Federation, si cercavano sempre nuovi avversari temibili per colui che a tutti gli effetti era diventata ormai l'attrazione principale di ogni spettacolo: The Undertaker.
Con André the Giant ormai ritirato (e purtroppo prossimo a scomparire), Hulk Hogan quasi fuori dai giochi e Ultimate Warrior scomparso, le scelte per competere contro The Phenom erano diventate sempre meno ed obbligate, arrivando persino a mettergli contro un ormai invecchiato Kamala, il gigante dell'Uganda, che ormai aveva superato da tempo i fasti che lo avevano reso avversario terribile agli occhi di ogni wrestler. Bisognava cercare qualcosa di nuovo, e Gonzalez era perfetto per il ruolo.
Beh, quasi.
Recentemente Undertaker ha dichiarato che i match contro Gonzalez (a Wrestlemania IX, Summerslam ed i vari house show) sono tra i peggiori della sua carriera, oltre che estremamente pericolosi. Gonzalez non aveva imparato praticamente niente dalla sua esperienza in WCW e lo scuoteva a destra e a manca, facendo pregare il becchino ogni sera di non uscire con le ossa rotte per via di qualche colpo "non convenziale".
Sembra anche che a Wrestlemania IX i colpi del gigante argentino fossero portati molto ad effetto, tanto che Calaway dovette intervenire in maniera diretta con colpi ben assestati, per fargli capire che non gradiva certo quel trattamento da cocktail shakerato.
Alla fine, dopo qualche match contro i jobber di turno ed un paio di incontri sicuramente non all'altezza delle (quali?) aspettative, la parabola di Giant Gonzalez giunse ben presto al termine. Ricopiando un modello preso pari pari dal match tra i Demolition ed i Colossal Connection a Wrestlemania VI, al termine di una sonora sconfitta e dopo aver subito le ire del suo manager Wippleman spazientito dagli scarsi risultati del suo assistito, Gonzalez, ribellandosi, passò dalla parte dei buoni per qualche settimana, per poi finire nel dimenticatoio.
Nel frattempo le sirene della settima arte suonarono alle porte del gigante da Las Pampas, che si cimentò in brevi apparizioni televisive. Nel 1994 partecipò infatti ad alcune puntate di Baywatch e della serie cult Thunder in Paradise con Hulk Hogan. La sua partecipazione a quest'ultimo non fu tra l'altro un caso, essendo Hogan molto vicino alla firma con la WCW. Si parlò infatti di un ritorno nella federazione di Atlanta con una nuova, sfavillante gimnick: lo Yeti.
Nel 1995 l'immortale Hulk Hogan si stava scontrando contro le forze malefiche del Dungeon of Doom di Kevin Sullivan, e Gonzalez sarebbe stata una ottima aggiunta alla banda di freak che si era creata per distruggere la Hulkamania.
Ma alcune complicazioni dovute al diabete costrinsero Gonzalez a rimandare e poi rinunciare al tanto voluto ritorno, e lo Yeti fu interpretato da un altro lottatore (Ron Reis), peraltro senza alcun successo se non quello dubbio di entrare nella categoria delle cose peggiori mai viste nella illustre storia del pro wrestling americano.
Gonzalez lottò ancora qualche match in Giappone (uno persino contro The Great Muta), ma poi la sua sofferente situazione fisica lo costrinse su una sedia a rotelle ben presto, in un peggioramento sempre maggiore delle sue condizioni di salute.
Infine, nel 2010, si spense.
La sua carriera è durata veramente molto poco e con pochissimi attimi degni di nota. Ma quel pomeriggio, davanti alla TV, il gigante da Las Pampas riuscì seriamente a terrorizzare noi ragazzi. E quel pensiero, quella "gioia di aver paura", rimane forse il suo ricordo più importante, che lo legherà per sempre nei ricordi di ogni appassionato italiano di wrestling.
Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo
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