Stuprate dal regime. Il dramma di 50mila donne siriane
Secondo un rapporto della Rete euromediterranea dei diritti dell'uomo, lo stupro di guerra, in questi tre anni di conflitto siriano, avrebbe colpito 50.000 donne, nel silenzio assordante della comunità internazionale.
-M.F.- Un recente rapporto della Euro Mediterranean Human Rights Network(EMHRW) ha documentato gli stupri subiti dalle donne in Siria nell'ambito di incursioni nei villaggi e nelle prigioni da parte delle forze fedeli al regime di Bashar al Assad.
Non è il primo rapporto sull'argomento, già a novembre del 2013, infatti, sempre l'Ong EMHRW aveva diffuso un rapporto secondo il quale dal 2011 a oggi in Siria sarebbero state stuprate più di 6.000 donne. Questi numeri sono solamente quelli ufficiali, ma come sottolinea il rapporto della Rete euromediterranea dei diritti dell'uomo, le donne costrette a subire, e che hanno subito ogni tipo di violenza e in particolar modo, violenza sessuale, dal 2011 a oggi, potrebbero essere oltre 50.000.
Un numero impressionante, che fa accapponare la pelle, ma ciò che fa più male, oltre alle botte e agli stupri è che queste donne, spesso e volentieri, si ritrovano da sole, si chiudono nel silenzio e non raccontano ciò a cui sono state sottoposte, perché hanno paura. Paura di essere ripudiate dalla propria famiglia. Alcune di loro, però hanno alzato la testa e hanno raccontato la loro terribile esperienza.
Una delle vittime delle shabiha, le milizie civili filo-governative, racconta di aver subito l'elettrochoc in bocca, il dolore era così forte da farla svenire e una volta ripresi i sensi "tre uomini mi hanno stuprata ripetutamente".
Un'altra giovane racconta di essere stata chiusa in una stanza, denudata e poistuprata con l'uso di manganelli elettrici.
E poi, frustate con cavi d'acciaio, topi nella vagina, manganelli elettrici nell'ano, mozziconi di sigaretta spenti addosso. Questi i metodi di tortura usati contro le donne siriane dall'inizio del conflitto.
Un'altra giovane racconta di essere stata chiusa in una stanza, denudata e poistuprata con l'uso di manganelli elettrici.
E poi, frustate con cavi d'acciaio, topi nella vagina, manganelli elettrici nell'ano, mozziconi di sigaretta spenti addosso. Questi i metodi di tortura usati contro le donne siriane dall'inizio del conflitto.
La difficoltà, però, sta nel dimostrare questi ignobili gesti, nel raccogliere prove e testimonianze, nel dimostrare (o smentire) il coinvolgimento di Damasco in una brutalità simile. Sembra non avere dubbi Sema Nassar, una delle autrici del report dell'EMHRW diffuso in novembre: "le donne sono il primo bersagli del regime. Lo confermano le numerose vittime dei cecchini, tra cui si registrano anche donne in gravidanza. Queste vengono inoltre utilizzate come scudi umani, come successo nel quartiere Ashria di Homs nel febbraio del 2012, quando l'esercito ha costretto donne a camminare davanti alle truppe".
La violenza sessuale sembra così un'arma di guerra ben organizzata dal regime, come ha sostenuto il dirigente dell'opposizione siriana Burhan Ghalioun intervistato da Le Monde.
Gli operatori delle Ong internazionali cercano di raccogliere storie e testimonianze nei campi rifugiati organizzati nei Paesi con cui confina la Siria, ma non è facile; e lo stupro è proprio tra i motivi di fuga dei siriani dal loro Paese, perché è un tabù e al posto di essere accolte e curate, le donne, vengono ripudiate dalla loro famiglia e, a volte, anche condannate a morte.
Anche il presidente della Lega siriana dei diritti umani, Abdel Karim Rihaoui, sostiene che le donne stuprate nelle carceri di Assad dall'inizio della rivoluzione siano 50 mila e a queste andrebbero aggiunte le vittime dei raid nei villaggi, dei rapimenti e tutti i casi non documentati.
Ma gli stupri come punizione non sono una prerogativa solo dell'esercito di Assad; sono, infatti, stati accertati anche casi di ribelli che hanno violentato donne di soldati del regime e, secondo alcuni rapporti dal campo, gli uomini di al Qaeda oltre a stuprare le donne dei nemici di religione drusa e cristiana le obbligano a convertirsi all'islam per avere salva la vita.
Nonostante questa brutale realtà venga raccontata, nonostante le Ong di tutto il mondo abbiano cercato di portare il problema alla ribalta, il silenzio internazionale è ancora troppo assordante. Il fenomeno, ad esempio, non è stato nemmeno lontanamente sfiorato durante i colloquio di Ginevra II.
http://www.articolotre.com/2014/03/stuprate-dal-regime-il-dramma-di-50mila-donne-siriane/
Nessun commento:
Posta un commento