-R.C.- Si anticipano le sentenze, si condanna senza conoscere la vergogna:di nuovo in trincea una certa antimafia.
Ovviamente nel mirino Massimo Ciancimino, la cui figura viene sbeffeggiata con stucchevole retorica, “pupo senza pupari”, si legge sulle pagine di una testata vessillo berlusconiano, ma oramai la questione non ha più un colore politico.
Ciancimino rinviato a giudizio per calunnia nei confronti di De Gennaro e Narracci, non si fa cenno che il giudice ha derubricato l’aggravante mafiosa, accusa che in un dibattimento non avrebbe retto, oltre che rasentare il ridicolo.
Si cerca di affondare chi ha meno tutele in quello che viene sarcasticamente definito “la madre di tutti i processi”, la trattativa Stato-mafia.
Segnali inquietanti già in passato, revoche dei domiciliari a collaboratori di giustizia, testi nel processo. Ad un altro importante collaboratore, proprio in questi giorni, è giunta notizia che lo Stato intende sfrattare la famiglia da un’abitazione di sua proprietà, quando anni fa, l’ex uomo d’onore aveva concordato con l’autorità giudiziaria che i familiari potessero continuare a vivere in quella casa in cambio della sua piena collaborazione.
Ciancimino teste inattendibile manipolato da pochi pm della procura di Palermo, che stanno anche tentando “il colpo grosso al Quirinale” per risollevare le sorti di un’inchiesta che “si sta afflosciando”.
Questa la tesi dei latori un una verità assoluta, che raccontano anche di furibonde liti tra magistrati durante le riunioni della Dda.
Una levata di scudi, quella di una certa stampa, immediatamente successiva alla notizia che il legale di Riina, potrà interrogare Giorgio Napolitano, in qualità di teste, nelle sale damascate e inviolabili del Quirinale.
E Ciancimino non è passato di moda, mentre nel frattempo ritorna in auge Antonio Ingroia, senza più la toga di magistrato, colui che non si era preoccupato delle “prove fasulle e delle balle su balle” inventate dal figlio di don Vito.
Un attacco micidiale al “pupo” al “piccolo imbroglione”, golosamente cooptato dai salotti televisivi che per anni “hanno pompato le sue menate”.
E si scade, per delegittimare Ciancimino, nel gossip più becero e vergognoso, il privato. Una vicenda strettamente personale, relativa alla separazione tra Massimo e la moglie Carlotta, una disavventura che può capitare ad ogni coppia, e che riguarda esclusivamente la loro sfera, tantopiù se di mezzo c’è un minore.
Lecito prendere le distanze da “un mezzo minchione”, meno lecito scavare nel fango o inventarlo per screditare.
Non si sa ancora se “Massimuccio racconta balle”, lasciamo che sia la giustizia a stabilirlo, a scoprire se c’è qualcuno che lo manovra, ma da qui ad adombrare che la mafia con i colletti bianchi, la massoneria, la politica, potrebbero essere nulla in tutto questo, ce ne passa.
Prima di parlare di “brutta figura di ordinaria giustizia”, lasciamo che sia la giustizia stessa a provare a difendersi, poi sputeremo tutte le sentenze del caso, o taceremo per sempre.
http://www.articolotre.com/2014/10/dellantimafia-gossippara-non-si-sentiva-la-mancanza/
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