COMPLOTTO VOLANTE! – QUATTRO PERSONE SONO FINITE A PROCESSO PER L'ASSURDA TEORIA MESSA IN PIEDI DA DUE LOBBISTE AMERICANE, VICINE AL PARTITO REPUBBLICANO, SECONDO CUI L’AZIENDA ITALIANA “LEONARDO” AVREBBE MANIPOLATO IL VOTO AMERICANO DEL 2020 TRAMITE I SATELLITI MILITARI - OLTRE ALLE DUE SONO FINITI A PROCESSO PER DIFFAMAZIONE ANCHE UN "FACILITATORE" TORINESE E UN LEGALE, ANCHE LUI ITALIANO - LA RICOSTRUZIONE DI COME HANNO CREATO LA FAKE NEWS...
Estratto dell’articolo di Marco Carta, Giuseppe Scarpa per www.repubblica.it
Hanno cercato di manipolare le ultime elezioni Usa. Hanno tentato di farlo dall’Italia due potenti e ricche lobbiste americane vicine al partito repubblicano. Le due cittadine statunitensi avrebbero commissionato documenti falsi a un avvocato italiano, documenti fatti poi circolare con astuzia sul web per destabilizzare l’opinione pubblica americana.
Questa la fake news: Leonardo, la principale società di difesa spaziale italiana, ha modificato grazie alla sua tecnologia satellitare l’esito delle elezioni americane del 2020 facendo perdere Trump. Leonardo avrebbe agito sui sistemi di spoglio elettronico trasferendo voti da Trump a Biden. Su questo caso, ed è questa la grande novità, c’è un’indagine della procura di Roma approdata a processo.
Il processo è per diffamazione nei confronti di Leonardo e di fronte al giudice sono finite le due lobbiste americane, l’avvocato italiano e il braccio destro del legale. La vicenda è complessa e va raccontata dal principio anche perché del caso si è occupato il Congresso Usa e l’Fbi.
Ma ecco la storia: due lobbiste americane, un facilitatore torinese e 300mila euro di consulenze ad un legale siciliano. E, infine Leonardo, accusata (falsamente) di aver interferito nelle elezioni Usa. Sullo sfondo i sostenitori dell’ex presidente degli Stati Uniti che assaltano Capitol Hill al grido di Italy did it.
Quella dell’Italygate non è semplicemente una delle tante teorie complottiste della galassia Qanon che hanno inquinato il dibattito pubblico mondiale. Ma uno spaccato sul sistema degli affari e degli interessi che da Washington arriva fino al nostro Paese. I protagonisti sono quattro e sono a processo a Roma per aver diffamato Leonardo Spa, ecco i loro nomi: Maria Strollo Zack, a capo dell’organizzazione Nation In Army, dell’imprenditrice multimilionaria Michele Roosevelt Edwards e del suo braccio destro in Italia Carlo Goria e dell’avvocato Alfio D’Urso. I quattro avrebbero offeso la reputazione di Leonardo Spa per aver diffuso una fake news «attraverso la rete internet».
Al centro della bufala c’è «un General affidavit a firma di D’Urso con il quale lo stesso attestava falsamente che tale D’Elia Arturo, dipendente della Leonardo, avrebbe dichiarato all’autorità giudiziaria di Napoli di aver partecipato, utilizzando la dotazione tecnologica messagli a disposizione dalla Leonardo nella città di Pescara, ad una campagna di «hackeraggio» volta ad alterare il risultato delle elezioni presidenziali americane nel 2020». La vicenda che ieri mattina è stata ricostruita in aula di fronte al giudice monocratico di Roma è solo in parte nota.
Secondo questa teoria, completamente inventata, l’ordine sarebbe partito dall’ambasciata americana di via Veneto, con il consenso dell’ex presidente Obama e dell’ex premier italiano Matteo Renzi. Ideatrice e mandante della campagna di fake news #Italygate e #Italydidit - come ricostruito in una delicata indagine dal Cnaipic della polizia postale - sarebbe stata Maria Strollo Zack lobbista vicina all’area trumpiana e a capo dell’organizzazione Nations in Action.
È lei infatti ad affidare l’incarico all’avvocato catanese Alfio D’Urso di redigere la dichiarazione giurata (“affidavit”) con la quale conferma la cospirazione. Il 10 gennaio D’Urso pubblica un video, che lo ritrae nell’atto di dare lettura del proprio “affidavit” in cui sostiene di aver avuto mandato da D’Elia, che nel dicembre del 2020 era stato arrestato dalla procura di Napoli con l'accusa di aver trafugato 10 gigabyte di dati da Leonardo e informazioni tra il 2015 e il 2017.
L’hacker smentisce subito di aver dato qualsiasi incarico a D’Urso. Ma la teoria del complotto è ormai virale. Per questo quando Leonardo presenta un esposto alla procura di Napoli, la polizia postale inizia le indagini. “Abbiamo analizzato i metadati del documento scritto ed è emerso che era stato prodotto con la licenza Microsoft in uso a Michele Roosevelt Edwards”.
alfio d urso e l hacker di leonardo arturo d elia
[…] “In una lettera in inglese Maria Strollo Zack ringraziava D’Urso e lo pregava di registrare un video che lo riprenda nell’atto di leggere l’affidavit che hai creato per noi”. Nel laptop di D’Urso viene trovato anche il contratto di consulenza da 100mila euro annuali proprio con l’organizzazione della lobbista trumpiana.
L’accordo prevede “la preparazione di opinioni e documenti richiesti dalla Nations in Action per la propria attività in Italia”. I poliziotti della postale trovano un’altra ricca parcella dell’avvocato catanese. Altri 200mila euro, provenienti da USAerospace, per la consulenza nella trattativa per l’acquisto di Alitalia. Il dettaglio è decisivo, perché la società spaziale americana è diretta concorrente di Leonardo. In uno dei tanti messaggi diffusi sul sito dell’organizzazione di Maria Strollo Zack si chiedeva la risoluzione di ogni rapporto economico con Leonardo e il sequestro di tutti i beni.
Per questo gli investigatori inizialmente ipotizzano il reato di aggiotaggio. Il complotto dell’Italygate assume i contorni più oscuri. I lobbisti americani nell’ingraziarsi Trump, sostenendo la presunta frode elettorale che avrebbe fatto vincere il suo concorrente Biden, cercano allo stesso tempo di penalizzare una competitor dell’USAerospace, Leonardo appunto. […]
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/complotto-volante-ndash-quattro-persone-sono-finite-processo-379014.htm
Bush71
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