giovedì 7 dicembre 2023

Portale della Vita, Battistero di Parma

 


“Ex oriente lux, ex occidente lex”


Portale della Vita, Battistero di Parma

Edificato a partire dal 1196 e compiuto nel 1260, il battistero parmense, consacrato a San Giovanni Battista, è quasi interamente realizzato in marmo rosa di Verona. I lavori subirono una brusca interruzione a causa dell'assedio di Parma da parte delle armate imperiali di Federico II di Svevia, dal 1247 al 1248. Ulteriori rallentamenti al compimento dell'opera furono dovuti al blocco di approvvigionamento del pregiato marmo rosa a causa dei forti contrasti politici con Ezzelino da Romano, signore di Verona, in quanto ghibellino e fedelissimo di Federico II. La definitiva consacrazione avvenne nel 1270. Di aspetto sorprendentemente slanciato a mo' di torre, è formato da quattro ordini di loggette poggianti sopra le grandi arcate del pianterreno che si aprono, su tre degli otto lati, in sontuosi portali ornati di meravigliosi bassorilievi. Quest'ultimi, come quasi tutto il complesso decorativo scultoreo, sono opera della scuola di Benedetto Antelami. Ne risulta un'opera sbalorditiva per la minuziosità e la raffinatezza che la rendono senza dubbio tra le più significative della scultura romanica, nel periodo storico che vide la transizione tra il Romanico ed il Gotico. Le lunette sopra i portali sono caratterizzate da bassorilievi raffiguranti differenti tematiche che alludono alla redenzione dell'uomo. Per la particolare simbologia contenuta nella lunetta che lo sovrasta, il portale detto della Vita risulta indubbiamente il più interessante dei tre portali di ingresso del battistero. Al centro è raffigurato l'Albero della Vita, tra i cui rami un giovane si arrampica per raggiungere un favo di miele, simboleggiante la dolcezza dei piaceri terreni. Ma, inesorabilmente, dal basso si erge minaccioso un drago, raffigurazione del Peccato e della Morte, mentre due animali indefiniti, forse cani oppure orsi, che rappresentano il giorno e la notte, rodono le radici dell'albero. Ai lati le doppie rappresentazioni del Sole, su di una biga trainata da cavalli e della Luna, il cui carro è viceversa trainato da buoi. Il complesso iconografico rimanda alle leggendarie figure di Barlaam e Iosafat, protagonisti di una sorta di rielaborazione cristiana della storia di Buddha. Difatti i nomi di entrambi sono riconducibili a titoli a lui attribuiti: Barlaam deriva dal termine sanscrito "bhagavan", ossia "il sublime", mentre Iosafat rimanda a "bodhisat", "l'illuminato". Figlio del re indiano Abenner, Barlaam è un giovane principe allevato negli agi, lontano dalle preoccupazioni politiche. Il padre è infatti timoroso che possa avverarsi la profezia che vedrebbe Barlaam un giorno rinunciare alla vita mondana. Ma gli sforzi risultano del tutto inutili. Fatale risulta l’incontro del ragazzo con l’anacoreta Iosafat. Grazie agli insegnamenti del mistico, Barlaam abbandona per sempre il proprio palazzo e i piaceri terreni per convertirsi al cristianesimo, intraprendendo un lungo percorso ascetico. La leggenda di Barlaam e Iosafat, originaria del Medio Oriente ma influenzata dalla mitologia indiana, si diffuse rapidamente in tutta Europa grazie alla rielaborazione in lingua greca attribuibile a Giovanni Damasceno o, secondo altri studiosi, a Eutimio il Grande, monaco del monte Athos. I due personaggi vennero idealizzati al punto da essere santificati. Sono infatti citati nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze e in diverse agiografie del XIII secolo. Di tutto l'apparato scultoreo esterno al Battistero, risulta di grande interesse lo Zooforo, sorta di fregio che si sviluppa su tutto il perimetro nella parte inferiore dell'edificio. E' costituito da una sequenza di ben settantanove formelle, sempre realizzate dalla bottega dell'Antelami, raffiguranti creature zoomorfe, reali e fantastiche su ispirazione dei bestiari medievali. L'interpretazione di queste figure chimeriche e ambigue non è sempre molto esaustiva ma, in linea di massima, esse sono da intendersi come allegorie delle passioni umane, dei vizi, ma anche delle virtù, che caratterizzano la natura dell'uomo, nell'eterna conflittualità tra il Bene ed il Male.

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