"Appena messo piede nel suo ufficio Guardiola scrisse tre nomi nella lista dei calciatori da cedere: Ronaldinho Deco ed Eto'o, non di certo gli ultimi arrivati.
Mi convocò qualche giorno dopo e mi disse che mi volevano in Uzbekistan, mi avrebbero pagato 26 milioni di dollari l' anno ed avrei fatto bene ad accettare.
Gli dissi che sarei rimasto a Barcellona a tutti i costi e lui iniziò a farmi una specie di guerra psicologica. Ci trovavamo a Houston per preparare la stagione e negli spogliatoi disse che il numero 9 sarebbe passato ad Henry e io avrei preso il 14.
Fu una totale mancanza di rispetto. Mi fece giocare 40 minuti complessivi contro Chivas e NY Red Bull ed ebbe la sfortuna di vedermi segnare complessivamente 6 reti. Negli allenamenti mi voleva insegnare ad attaccare. Una volta feci un movimento per far spazio a Messi che arrivava da dietro, e in quell'occasione segnò.
Ma Guardiola fischiò scuotendo la testa chiedendomi cosa stessi facendo e dove stessi andando.
Gli dissi che un centrocampista come era stato lui, non poteva insegnare ad attaccare a Samuel Eto'o.
La stagione finì col Triplete e divenni anche Pichici per la sua gioia. Poi andai all'Inter e quando sfidammo il Barça raggiunse l'apice.
Eravamo tutti nel tunnel e nemmeno mi guardò, tirò dritto. A fine gara venne da me a stringermi la mano. Aspettò le telecamere per compiere quel gesto e passare bene. Henry che era nel tunnel come tutti vide la scena e si mise a ridere dietro di lui.
Probabilmente il desiderio di vittoria di Pep lo costrinse a non rispettare diverse situazioni".
SAMUEL ETO'O
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