di UAAR
Rese note le motivazioni della sentenza con la quale la Corte Costituzionale il 20 giugno scorso ha rigettato la questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice tutelare del tribunale di Spoleto. Oggetto del contendere, l’articolo 4 della legge 194, che consente alla donna l’interruzione di gravidanza. Il caso, quello di una minorenne che si era rivolta al consultorio per poter scegliere di abortire senza consultare i genitori. E il magistrato si era rivolto alla Consulta facendo leva su una recente sentenza della Corte di giustizia europea contro i brevetti sugli embrioni per farne valere l’intoccabilità.
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Si tratta di un pronunciamento importante perché riconferma il diritto all’autodeterminazione della donna, anche minore, su un tema così delicato. Una libertà che oggi, dopo decenni di lotte per l’emancipazione femminile, viene in questi ultimi anni fortemente limitata proprio dalla pesante infiltrazione del clericalismo negli ospedali. Dove ormai la percentuale dei medici obiettori ha raggiunto livelli altissimi e i pochi che acconsentono all’aborto sono in calo.
Per questo, bisogna ancora vigilare per garantire il pieno esercizio delle donne per avere accesso all’interruzione di gravidanza e alla contraccezione, spesso negate nel nome dell’obiezione di coscienza su cui insiste molto in Italia la Chiesa cattolica. E risvegliare la consapevolezza su questo tema tra le più giovani. Anche l’Uaar, come ha fatto durante il tam tam della campagna #save194, continuerà a fare la sua parte per salvaguardare il diritto delle donne di scegliere.
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