Primo trapianto al mondo staminali salva-fegato
Da feto.In Italia operato uomo 72 anni in fase terminali cirrosi
ROMA - Per la prima volta al mondo cellule staminali salva-fegato
prelevate da un feto sono state trapiantate in un uomo con cirrosi
epatica allo stadio avanzato.
L'intervento e' stato eseguito in Italia, nel Policlinico Umberto I di
Roma, nell'ambito di un protocollo di ricerca che comprende 20 pazienti,
tutti nello stadio avanzato della malattia. Le cellule del fegato
infuse nel paziente sono state prelevate da un feto abortito
terapeuticamente a causa di una malformazione. Le cellule del fegato
infuse nel paziente sono state prelevate da un feto abortito
terapeuticamente a causa di una malformazione. L'intervento e' stato
eseguito circa una settimana fa con il coordinamento di Domenico Alvaro,
Eugenio Gaudio, Pasquale Berloco e Marianna Nuti. Dal fegato del feto,
dal peso 10-15 grammi, sono state isolate le cellule che servono a
rigenerare il fegato, in tutto circa 50 milioni.
''Sono cellule staminali pluripotenti'', ha spiegato Alvaro. Sono cioe'
staminali in grado di maturare dando origine a cellule adulte di tipo
molto diverso. Cellule di questo tipo, ha aggiunto, non danno alcun
rischio di rigetto e non richiedono percio' che i pazienti debbano
seguire cure immonosoppressive, volte cioe' a ridurre le difese
immunitarie perche' queste non attacchino le nuove cellule. Una volta
prelevate dal feto, le cellule immature sono state infuse nel fegato del
paziente. ''L'obiettivo - ha spiegato Alvaro - e' ripopolare in questo
modo il fegato del paziente, in modo da ottenere aree di fegato
funzionanti, che dovrebbero essere in grado di sostenere il fegato
malato''. Saranno necessari circa due mesi per ottenere questo
risultato. Se la risposta sara' positiva, la nuova tecnica permettera'
di attendere il trapianto di fegato alle persone con la cirrosi epatica
allo stadio avanzato, che hanno solo pochi mesi di vita.
''Sostenere pazienti in lista attesa per il trapianto e' il nostro primo
obiettivo - ha detto ancora Alvaro - e in futuro la stessa tecnica
potrebbe essere utilizzate nei pazienti con l'epatite fulminante e nei
bambini colpiti da malattie metaboliche''. (ANSA)
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