La nipote Anita: 'E' diritto degli italiani sapere se e' sepolto li''
La tomba di Garibaldi a Caprera
Caprera
Una statua dedicata a Giuseppe Garibaldi
di Daniela Giammusso"A settembre apriremo la tomba di Garibaldi e scopriremo se davvero lì, a Caprera, riposa ancora il suo corpo imbalsamato". A dare l'annuncio è Anita Garibaldi, battagliera pronipote dell'eroe dei due mondi e presidente dell'associazione a lui intitolata, insieme a Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, che già si è occupato del ritrovamento dei resti Caravaggio e ora della Monna Lisa ritratta da Leonardo. La decisione arriva dopo "due anni di attesa" e con il consenso di gran parte degli eredi, oltre che una raccolta di firme da Massimo D'Alema a Stefania Craxi, nonostante il patrocinio dell'allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi fosse arrivato già nel 2010. "Non abbiamo proceduto per non essere accusati di speculazione in pieno festeggiamento per i 150 anni dell'unità d'Italia", spiega Vinceti, anche se in realtà la querelle sui resti del generale parte sin da quando si spense a Caprera, il 2 giugno 1882.
"Il mio bisnonno fu imbalsamato e sepolto lì contro il suo volere - spiega la signora Anita -. Ho visto io stessa il testamento. Voleva essere cremato in un terrazzino poco sotto, dove aveva raccolto legni profumati. Sognava che ogni italiano prendesse un po' delle sue ceneri per seminarle nelle varie parti del paese e dar vita così alla nuova Italia". E se l'aneddotica racconta dell'imbalsamazione tardiva e di ben cinque tentativi falliti prima di riuscire a chiudere la tomba, a complicare le cose ci si misero la ragion di Stato, oltre che di famiglia, tra chi voleva rispettare le sue ultime volontà e chi, come l'allora presidente del Consiglio Francesco Crispi, chiese l'imbalsamazione, magari per traslare la salma a Roma, al Pantheon o al Campidoglio, come si conveniva ai grandi eroi del paese. Centotrent'anni dopo la tomba è ancora lì. "E la salma?", chiedono gli eredi.
"Mio padre mi disse che nel 1932 la vide, seppure con un braccio malmesso", dice Anita, raccontando però delle molte opposizioni alla riesumazione e di telefonate di minaccia arrivate "anche questa notte alle tre. Io non ho paura. Tutti hanno diritto a prendersi cura delle salme dei proprio antenati - incalza -. E' stato fatto anche per Padre Pio, Carducci e Mazzini. Perché noi no?". Il dubbio è, appunto, che "Garibaldi lì sotto non ci sia". L'equipe di Vinceti composta da antropologi e imbalsamatori è pronta a operare e, se necessario, a confrontare il dna dei resti con quello di Claudio Garibaldi, diretto discendente del generale. "La sovrintendenza di Sassari - dice Vinceti - prenderà atto del patrocinio del ministro, da cui dipende. Non so cosa troveremo. Presumo le spoglie di Garibaldi, ma se si verificasse una questione, non piccola, di sottrazione sarà atto dovuto coinvolgere la Procura".
Che la tomba sia stata manomessa negli anni, per Anita non v'é dubbio. "Ma tutto il mondo ha diritto di sapere se lì c'é Garibaldi o un pastorello sardo - commenta -. Se poi non vi fosse proprio nulla vorrebbe dire che qualcuno ha esaudito le sue volontà". Altrimenti, conclude Vinceti, "stiamo preparando un sondaggio agli italiani: volete lasciarlo lì o cremarlo come era suo desiderio?". (ANSA)
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