Oscar
Fioriolli, non dimenticate mai questo nome. Nella nota diffusa dopo la
conferma definitiva delle condanne pronunciata dalla Cassazione contro i
vertici investigativi del ministero dell’Interno, il capo della Polizia
Antonio Manganelli dichiarava con parole che si volevano rassicuranti
per i citadini :
«Ora, di
fronte al giudicato penale, è chiaramente il momento delle scuse. Ai
cittadini che hanno subito danni ed anche a quelli che, avendo fiducia
nell’Istituzione-Polizia, l’hanno vista in difficoltà per qualche
comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed
efficienza. Per migliorare il proprio operato, a tutela della
collettività, nell’ambito di un percorso di revisione critica e di
aperto confronto con altre istituzioni, da tempo avviato, la Polizia di
Stato ha tra l’altro istituito la Scuola di Formazione per la Tutela
dell’Ordine Pubblico al fine di meglio preparare il personale alla
gestione di questi difficili compiti. Il tutto per assicurare a questo
Paese democrazia, serenità e trasparenza dell’operato delle forze
dell’ordine, garantendo il principio del quieto vivere dei cittadini».
A dirigere
questa scuola, nata con decreto del capo della Polizia il 24 ottobre
2008 e operativa dal 1° dicembre successivo «con l’obiettivo – come recita il comunicato del ministero degli Interni
– di formare personale specializzato capace di intervenire con
professionalità in caso di eventi che possono degenerare dal punto di
vista dell’ordine pubblico, come manifestazioni, cortei ed eventi
pubblici, per garantire ancor meglio la sicurezza di tutta la
collettività», è stato chiamato il prefetto Oscar Fioriolli.
Chi è questo
grande esperto a cui il capo della Polizia ha attribuito il compito di
formare dirigenti, funzionari e agenti di Ps affinché ricorrano a
condotte più “professionali” durante manifestazioni, cortei ed eventi
pubblici per evitare quanto accaduto a Genova nel 2001?
Fioriolli è stato questore ad Agrigento, Modena, Palermo, Genova (subito dopo il G8) e poi a Napoli. Risulta anche indagato
in una inchiesta sugli appalti Finmeccanica condotta dai pm della
procura di Napoli e in una indagine portata avanti dalla procura
genovese su una strana vicenda di consulenze per auto blindate richieste
da un dittatore della Guinea Conakry e rapporti con un faccendiere
siriano che gli avrebbe elargito una somma di 50 mila euro. Questi
scarni cenni biografici tuttavia ci dicono ancora molto poco del ruolo
avuto da un funzionario che è stato nel cuore del dispositivo
antiterrorismo del ministero degli Interni in anni cruciali (dalla metà
degli anni 70 in poi).
Per conoscere
qualcosa di più del suo passato dobbiamo ricorrere alla testimonianza di
un suo collega: l’ex commissario della Digos e poi questore Salvatore
Genova, che lo descrive (cf. l’Espresso del 6 aprile 2012;vedi anche la testimonianza video) mentre all’ultimo piano della questura di Verona conduce l’interrogatorio di Elisabetta Arcangeli, una sospetta fiancheggiatrice delle Brigate rosse arrestata il 27 gennaio 1982.
«Separati
da un muro, perché potessero sentirsi ma non vedersi, ci sono Volinia e
la Arcangeli. Li sta interrogando Fioriolli. Il nostro capo, Improta,
segue tutto da vicino. La ragazza è legata, nuda, la maltrattano, le
tirano i capezzoli con una pinza, le infilano un manganello nella
vagina, la ragazza urla, il suo compagno la sente e viene picchiato
duramente, colpito allo stomaco, alle gambe. Ha paura per sé ma
soprattutto per la sua compagna. I due sono molto uniti, costruiranno
poi la loro vita insieme, avranno due figlie. È uno dei momenti più
vergognosi di quei giorni, uno dei momenti in cui dovrei arrestare i
miei colleghi e me stesso. Invece carico insieme a loro Volinia su una
macchina, lo portiamo alla villetta per il trattamento. Lo denudiamo,
legato al tavolaccio subisce l’acqua e sale».
Era in corso il
sequestro del generale americano James Lee Dozier, vicecomandante della
Fatse (Comando delle Forze armate terrestri alleate per il sud Europa)
con sede a Verona, da parte delle Brigate rosse-partito comunista
combattente. Sempre secondo la testimonianza fornita da Salvatore
Genova, nel corso di una riunione convocata dall’allora capo dell’Ucigos
Gaspare De Francisci presso la questura di Verona, presenti Improta, il
poliziotto cui De Francisci aveva affidato il coordinamento del gruppo
di super investigatori, Oscar Fiorolli, Luciano De Gregori e Salvatore
Genova, si decise il ricorso alle torture. A svolgere il lavoro sporco
venne chiamato insieme alla sua squadretta di esperti “acquaiuoli”
(profesionisti del waterboarding, la tortura dell’acqua e sale) Nicola Ciocia, alias professor De Tormentis,
funzionario proveniente dalla Digos di Napoli, già responsabile per la
Campania dei nuclei antiterrorismo di Santillo, in forza all’Ucigos. De
Francisci fece capire che l’ordine veniva dall’alto, ben sopra il capo della polizia Coronas. Il semaforo verde giungeva dal vertice politico, dal ministro degli Interni Virginio Rognoni.
Via libera alle «maniere forti» che in cambio forniva anche chiare
garanzie di copertura. Fu lì che lo Stato decise di cercare Dozier nella
vagina di una sospetta brigastista.
Giovanni Coronas, Gaspare De Francisci e Umberto Improta
sono morti nel frattempo. Un giardino in ricordo di Improta, capo della
squadra di investigatori che praticarono le torture sistematiche
impiegate da varie squadre di poliziotti in un arco di tempo che riveste
almeno 11 mesi, è sorto non lontano da piazza san Giovanni, a Roma, tra
via dell’Amba Aradam e via della Ferratella in Laterano.
Salvatore
Genova è in pensione ed è l’unico che ha deciso di raccontare la verità.
Nicola Ciocia, il mago del waterboarding, vive nascosto in una casa del
Vomero a Napoli. Non ha più il coraggio di uscire di casa, braccato dai
fantasmi del suo passato di aguzzino. L’ex guardasigilli Virginio
Rognoni mantiene profilo basso, mostra di ricordare con difficoltà
sperando di non essere coinvolto nella riapertura del caso; Oscar
Fioriolli è invece ancora al suo posto di dirigente della scuola di
polizia. Una scelta davvero rasicurante: l’uomo giusto al posto giusto!
Sentito al
telefono da Piervittorio Buffa, il giornalista che è riuscito a sfilare
organigrammi e nomi degli autori delle torture dalla bocca di Salvatore
Genova, che fino ad allora aveva solo denuciato i fatti senza mai
indicare i corresponsabili (una prima volta nel 2007 davanti a Matteo Indice del Secolo XIX, poi nel libro di Nicola Rao, Colpo al cuore,
Sperling & Kupfer 2011, infine in una puntata di Chi l’ha visto?),
Oscar Fioriolli ha rifiutato qualsiasi incontro per chiarire il ruolo
avuto in quelle vicende e negato le circostanze riferite da Genova.
Gratteri,
Luperi, Calderozzi, Mortola, Ferri, ed altri funzionari sono stati
dimessi dai loro incarichi per le loro responsabilità accertatenel
tentativo di depistare e coprire il massacro perpetrato all’interno
della scuola Diaz.
Oscar Fioriolli, chiamato in causa con una testimonianza dettagliata per il ruolo avuto nelle torture e in una violenza sessuale, praticate durante gli interrogatori contro persone accusate di appartenere alla Brigate rosse, è sempre al suo posto.
tratto da insorgenze
www.osservatoriorepressione.org
L'articolo è una libera espressione dell'autore e Grognards non risponde per nessun motivo di quanto scritto. Resta incondizionato il nostro appoggio ai tutori dell'ordine.
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