La conferenza di De Rossi chiude momentaneamente il cerchio su questa vicenda che ha quasi monopolizzato la comunicazione negli ultimi giorni.
Abbiamo letto tutto e il contrario di tutto per quasi una settimana, nel solito contesto di volubilità che ha sempre permeato l'etere romano (social compresi), con giudizi estremi in base alle notizie che mano a mano venivano fuori.
In tutto questo marasma di fatti e opinioni contrastanti, però, di punti fermi ce ne sono:
- Il calciatore ha il diritto di fare le sue scelte di calcio e di vita, assumendosi però le responsabilità e le conseguenze che ne derivano
- La società ha il diritto ad agire di conseguenza, anche mettendo fuori rosa il calciatore laddove lo ritiene opportuno...tenendo conto dei rischi potenziali a livello economico.
- Il rendimento del calciatore negli ultimi 2 anni è stato molto al di sotto della sufficienza, nonostante di opportunità per mettersi in mostra ne abbia avute anche col precedente allenatore...e se fosse partito per 10/11 milioni, di certo non si poteva gridare allo scandalo, anzi, sarebbe stata una buona operazione in uscita (se consideriamo l'ingente esborso che c'è stato in questa sessione esitva).
- il rendimento in Nazionale è una cosa, quello con la nostra maglia, un'altra.
E se questo potenziale rimane inespresso quando gioca qui per svariati motivi, fare un'esperienza fuori può essere propedeutico per rilanciarsi soprattutto in un campionato come quello olandese (vedasi trasferimento rifiutato al PSV).
- ogni cessione (come ogni acquisto) ha la sua percentuale di rischio e se ragionassimo sempre con la retorica del "potremmo pentircene", praticamente non esisterebbe più mercato.
Fatte queste considerazioni la situazione che si è delineata è ormai molto chiara, sebbene non definitiva.
Al netto del fatto che Zalewski sia un prodotto del vivaio e un patrimonio, di fronte a un rifiuto di rinnovo e i rifiuti a due trasferimenti (Galatasaray e PSV), l'atteggiamento della società in questo caso è si forte, ma comunque legittimo.
Ora testa al campo nella speranza che più avanti si trovi una soluzione che possa accontentare tutte le parti in causa, in un senso o nell'altro.
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