lunedì 23 settembre 2024

Che sia questa l'alba di una grande Roma

 



Il Romanista (A.Di Carlo)

Il punto più difficile della gestione Friedkin, una Roma auto-decimata e apparentemente senza direzione. Si sfrutti ora il tempo per farla tornare grande


Via Lukaku, Spinazzola, Rui Patricio, ripartiamo dai giovani. Ma senza Bove. Però con Dybala. No, Dybala va via, in Arabia. Anzi resta. Allora va via Zalewski. No, Zale resta ma non rinnova. Fuori rosa, ma a breve rientra. Prendiamo Danso, no alla fine non lo prendiamo. E allora arrivano Hummels e Hermoso, forse Djidji, chi lo sa.

Ma nel frattempo gli expected goals non sono abbastanza, via De Rossi e dentro Juric per centrare la zona Champions. Deciso dai Friedkin, con la regia di Lina Souloukou. Che si è dimessa. E chi è rimasto a Trigoria? Juric, Ghisolfi e Lombardo. Che qualcuno scenda dall'ottovolante e prema il tasto "OFF" dal frullatore dov'è finita dentro la Roma. 


Calma, respirate tutti, fate chiarezza e ripartite, ripartiamo. Perché il vuoto che avvolge da qualche settimana la Roma è preccupante, ma potrebbe esser anche l'occasione perfetta per pianificare un grande futuro. Il contratto di Juric non stimola certe promesse di un matrimonio matrimonio (speriamo di sbagliarci), sembra solo la toppa per prender tempo e rimandare scelte più importanti tra qualche mese. Ed ecco allora l'occasione da non sprecare, quella di ricostruire la Roma, una grande Roma. 


E se la presidenza Friedkin deciderà di continuare a guidare il club con voglia e ambizione (le ultime voci dagli States non promettono nulla di buono), che si affidi le redini della società a figure competenti, di campo, che abbiano esperienza e che conoscano le sfumature del pallone che rotola. Un manager a tutto tondo, in grando di coadiuvare il lavoro di Ghisolfi e scegliere una guida alla quale affidare le future ambizioni della Roma in campo, se mister Juric non si rivelerà tale, altrimenti assecondarlo in maniera costante nel suo lavoro. Una figura forte, ahche dal punto di vista comunicativo, in grado di metterci la voce ma anche la faccia, non facendo sentire più nessuno troppo solo davanti a microfoni e taccuini. Un identikit credibile che conosca i sussurri e le vie di questa città e che possa condurci, senza più la minima esitazione, verso la posa della prima pietra di quell'impianto che un giorno sarà casa nostra. Con la speranza di non affidarsi a interpretatori di algoritmi o attenti lettori di cv, facendo la scelta più giusta. 


Non tutto è perduto, anche nei momenti più difficili l'importante è impostare la rotta verso il porto più sicuro. 

La Roma non finisce e non finirà mai, ma l'ultima versione che conosciamo ha perso troppi tasselli nelle ultime ore, tra tutti De Rossi, patrimonio inestimabile di questa società per storia e valori umani.

 

Sembra giunta l'ora di rimettere a posto ogni pezzo di un puzzle che, al momento, appare molto sfocato, ma con le giuste pedine potrebbe esser pronto a breve a ridisegnare il nostro futuro.  Che sia il momento di tornare a sognare. Che sia il momento di tornare a costruire una grande Roma.

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