Memoria Aveva cento anni, fu partigiano e parlamentare con il Pci. Dagli anni '80 ha cominciato a occuparsi dei cosiddetti «misteri italiani»
È morto Sergio Flamigni, aveva compiuto cento anni lo scorso ottobre. Commissario politico di una brigata Gap attiva in Romagna durante la Resistenza, funzionario alla sezione «Affari dello stato» del Pci, il «ministero degli Interni» di Botteghe Oscure, deputato in tre legislature e senatore in altre due. Negli anni ’70 la sua attività politica si è concentrata in particolare sulla pubblica sicurezza. Dal decennio successivo cominciò a dedicarsi all’argomento che lo renderà celebre: i misteri italiani.
È del 1988, per le Edizioni Associate, la prima stampa di «La tela del ragno. Il delitto Moro» (con introduzione di Luciano Violante), volume da cui discendono pressoché tutte le dietrologie sul sequestro e l’omicidio del presidente della Democrazia cristiana da parte delle Brigate rosse. Per Flamigni dietro quella vicenda c’era di più: una complessa trama di servizi segreti, ingerenze straniere e trame atlantiche. Niente di tutto ciò è mai stato accertato a livello giudiziario, né l’autore ha mai dato particolare importanza alle pur numerose testimonianze dei coinvolti, ma il filone ebbe comunque molto successo, tanto da scaturire diversi seguiti a sua stessa firma e un imprecisabile numero di epigoni.
Altro classico del genere, pubblicato da Kaos nel 2004, è «La sfinge delle Brigate Rosse», dove Flamigni sosteneva che Mario Moretti fosse un infiltrato, forse dei servizi italiani o forse di quelli stranieri, all’interno dell’organizzazione. Nemmeno qui, però, i processi hanno mai attestato nulla del genere. Negli ultimi anni il suo lavoro ha dato parecchi spunti alla seconda commissione parlamentare su Moro, che negli otto volumi più allegati di relazione finale non è venuta a capo del mistero, pur lanciando diverse teorie del complotto (senza prove). In fin dei conti, la più grande eredità di Flamigni è tutta qui: le sue convinzioni hanno avuto e hanno ancora un’enorme influenza sugli studiosi della lotta armata. Non solo chi ha abbracciato certi teoremi, ma anche chi ha speso molto del proprio tempo a confutarli.
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