Appena arrivato in Italia Socrates fece capire a tutti di quale pasta era fatto.
Quando venne presentato ai tifosi della fiorentina, presso lo Stadio Comunale, scatenò il delirio tra la folla alzando il pugno chiuso in segno di saluto.
Il presidente della Viola, Ranieri Pontello, vicino alla DC, gli chiese il perché del gesto e se sapesse che quello era il saluto dei comunisti in Italia. Lui rispose che il gesto gli ricordava Smith e Carlos a Messico ‘68 e che ignorava che in Italia fosse un simbolo dei comunisti, ma la cosa gli piaceva. La stessa sera Socrates disertò una festa di gala e poi si recò a un dibattito organizzato in una vicina Casa del Popolo.
La vicinanza ad ambienti popolari e politicizzati aiutò Socrates ad ambientarsi in città. Le sue prese di posizione a favore dei lavoratori e contro le diseguaglianze fecero crescere rapidamente la sua fama, già radicata grazie all’esperienza della Democrazia Corinthiana, ovvero la modalità del tutto innovativa e rivoluzionaria con cui i giocatori e i dirigenti del Corinthians avevano gestito dalla fine degli anni ‘70 il club. Tutte le decisioni vengono prese in gruppo, nello spogliatoio. In quel gruppo tutti hanno diritto di voto e ogni voto vale quanto gli altri, da quello del presidente a quello del magazziniere. La squadra non giocava per vincere, ma per divertirsi e divertire i propri tifosi e soprattutto per dimostrare che era possibile un’alternativa alla dittatura brasiliana.
Quando Socrates fu acquistato dalla Fiorentina trovò un ambiente profondamente diverso. Lo spogliatoio, all’epoca diviso in due fazioni distinte, era indifferente se non ostile alla sua volontà di politicizzare l’attività sportiva e infastidito dal suo modo di stare in campo. Allo stesso tempo i sistemi di allenamento e la disciplina gli impedivano di vivere il calcio come aveva sempre fatto: prima di tutto, un divertimento, fatto anche di diversi eccessi.
I risultati sul campo del dutur - soprannome affibbiato per i suoi studi in medicina - furono deludenti, viceversa fuori fu amato da tanti fiorentini. Incredibile resta, tra i tanti gesti, quello della terzultima di campionato quando, infortunato, Socrates vide metà della partita tra i tifosi della Fiesole.
Alla fine della stagione lasciò la Fiorentina per tornare in Brasile, al Flamengo. L’Italia, le frizioni nello spogliatoio, la distanza dagli affetti, una situazione sentimentale complessa lo riportarono a casa.
In Italia non era riuscito ad ambientarsi e diffondere la sua idea di calciatore disimpegnato negli allenamenti e impegnato fuori dal campo, ma restava comunque grande l’affetto che buona parte della città gli aveva riservato.
Uno dei nostri poster è dedicato proprio a Socrates. Lo trovi al link nel primo commento.
Cronache Ribelli

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