martedì 30 settembre 2014

Caltagirone Bellavista in tribunale respinge le accuse: “Non sono un pirata nè un ladruncolo”

caltagirone-Redazione-  «Non sono un pirata. Non sono un ladruncolo. Non merito di essere definito così, un disonesto palazzinaro di borgata, dopo oltre mezzo secolo di lavoro. Non è giusto».
Parla a ruota libera il costruttore Francesco Caltagirone Bellavista nella maxi aula 3 del Palazzo di Giustizia di Torino, dove il tribunale lo sta processando per lo scandalo del Porto di Imperia.
Sono le sue ultime «dichiarazioni spontanee» e ne approfitta per respingere le accuse e per togliersi qualche sassolino. Su Caltagirone Bellavista pesa una richiesta di condanna a otto anni di carcere per quella che il pm Giancarlo AvenatiBassi ha definito «una truffa pazzesca», la vicenda di una infrastruttura costata uno tsunami di denaro e che non solo non è completata, ma «non è nemmeno collaudabile e non potrà entrare nel patrimonio dello Stato».
L'imprenditore, chiamato in causa nella veste di dominus della società costruttrice,Acquamare, non ci sta.
«Questo processo – osserva – è stato condotto in maniera encomiabile dai giudici del tribunale. Il dibattito in aula si è correttamente incentrato sui fatti e adesso la sentenza dovrà stabilire se i reati ci sono o non ci sono. Ma allora che bisogno ha avuto il pubblico ministero, durante la requisitoria, di dare un'immagine così negativa della mia persona? Io ho cominciato a lavorare a vent'anni e a 23 mi ero già messo in proprio. Dopo oltre mezzo secolo di vita professionale sono incensurato».
Caltagirone dedica gran parte dell'intervento al tentativo di rintuzzare l'accusa di avere deliberatamente mandato a scatafascio l'operazione Porto di Imperia dopo aver raccolto milioni a palate.
«Avevamo chiesto – dice – un finanziamento per finire le opere a terra. Avevamo proposto la ristrutturazione del debito. Avevamo presentato i ricorsi contro la decadenza della concessione. Poi, però, io e altri fummo arrestati. E l'azienda venne decapitata».
Al giorno dell'arresto, il 5 marzo 2012, Caltagirone dedica un ricordo al vetriolo: «Mi aveva chiamato il sindaco, che era un ex uomo di Scajola, per discutere qualche questione. Andai a trovarlo. E venni fermato un minuto e mezzo dopo …». L'imprenditore se la prende anche con gli inquirenti di Imperia: «Da un ordine di custodia ci si aspettano accuse chiare, limpide. Ma allora perchè il pm Torino, a processo in corso, le ha dovute cambiare?».
«Il carcere è sofferenza – chiosa ancora Caltagirone – ma non potersi difendere mentre altri distruggono tutto è una sofferenza ancora più grande».

http://www.articolotre.com/2014/09/caltagirone-bellavista-in-tribunale-respinge-le-accuse-non-sono-un-pirata-ne-un-ladruncolo/

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