-Barbara Vigorito- La settimana scorsa abbiamo parlato delle paure in generale e tra esse ne ho elencate 7 che di solito sentiamo più forti.
Oggi mi piacerebbe prendere in considerazione la paura di perdere l'amore. Prima di fare ciò vi chiedo però se avete fatto la vostra meditazione questa mattina o ieri sera… In caso voleste iniziare e non sappiate come fare e voleste approcciarvi a questa pratica, ho pensato per voi ad una sessione in cui possiamo farla insieme.
Ho la possibilità di accogliere solo 15 di voi, se foste interessati scrivetemi, la data è il 13 di ottobre e la seduta sarà gratuita… Avete paura che alla fine vi venda qualcosa? chissà come si chiama questa paura… La paura di essere fregati?… No non è così. Voglio regalarvi un'ora del mio tempo. Perchè lo faccio? Perchè ho la mia filosofia in merito e magari potrebbe essere un argomento per uno dei prossimi articoli. Per il momento sappiate che il 13 ottobre a Venaria Reale (To) in Via Cavallo 18 alle ore 21 ci sarà questa possibilità. Per quelli di voi che fanno fatica ad accettare un regalo e si sentono in debito, potete fare una donazione: in soldi se volete ad una associazione di vostra scelta, oppure una torta, un centrino qualsiasi cosa vogliate voi e che vi dia la sensazione di esservi sdebitati. Mandatemi una mail per iscrivervi a info@jpccounselingconsulting però affrettatevi perchè ho solo 15 posti.
MOMMINA – Fui imprigionata nella più alta casa del paese. Serrata la porta, serrate tutte le finestre, vetrate e persiane: una sola, piccola, aperta alla vista della lontana campagna e del mare lontano. Di quel paese, alto sul colle, non potevo vedere altro che i tetti delle case, i campanili delle chiese: tetti, tetti che sgrondavano chi più e chi meno, tesi in tanti ripiani, tegole, tegole, nient’altro che tegole. Ma solo la sera potevo affacciarmi a prendere un po’ d’aria a quella finestra.
(Si sentono cinque tocchi di campana, velati, lontani. Le ore. Compare, fosco, Rico Verri. Ha il cappello in capo; il bavero del soprabito alzato, una sciarpa al collo. Guarda la moglie, là sempre immobile sulla sedia; poi guarda sospettoso la finestra).
VERRI – Che stai a far lì?
MOMMINA – Niente. Ti aspettavo.
VERRI – Eri alla finestra?
MOMMINA – No.
VERRI – Ci stai ogni sera.
MOMMINA – Questa sera, no.
VERRI – (Dopo aver buttato su una sedia il soprabito, il cappello, la sciarpa).
Non ti stanchi mai di pensare?
MOMMINA – Non penso a nulla.
VERRI – Le bambine sono a letto?
MOMMINA – Dove vuoi che siano a quest’ora?
VERRI – Te lo domando per richiamarti all’unico pensiero che dovresti avere: quello di loro.
MOMMINA – Ho pensato a loro tutta la giornata.
VERRI – E ora a che pensi?
MOMMINA – (Comprendendo la ragione per cui con tanta insistenza le rivolge quella domanda, prima lo guarda con sdegno, poi, rimettendosi nell’atteggiamento d’apatica immobilità, gli risponde)
D’andare a buttare a letto questa mia carne sfatta.
VERRI – Non è vero! Voglio sapere a che pensi! A che hai pensato tutto questo tempo; aspettandomi? (Pausa d’attesa, poiché lei non risponde). Non rispondi? Eh sfido! Non me lo puoi dire! (Altra pausa). Dunque confessi?
MOMMINA – Che confesso?
VERRI – Che pensi a cose che non mi puoi dire!
MOMMINA – Te l’ho detto a che penso: d’andare a dormire.
VERRI – Con questi occhi, a dormire? Con questa voce…? Vuoi dire, a sognare!
MOMMINA – Non sogno.
VERRI – Non è vero! Sogniamo tutti. Non è possibile, dormendo, non sognare.
MOMMINA – Io non sogno.
VERRI – Tu menti! Ti dico che non è possibile.
MOMMINA – E allora sogno; come vuoi tu…
VERRI – Sogni, eh?… Sogni… Sogni, e ti vendichi! – Pensi, e ti vendichi! – Che sogni? Dimmi che sogni!
MOMMINA – Non lo so.
VERRI – Come non lo sai?
MOMMINA – Non lo so. Lo dici tu che sogno. Tanto pesante è il mio corpo e tanto stanca mi sento, che cado, appena a letto, in un sonno senza sogni. E’ forse Dio che m’aiuta così!
VERRI – Dio? T’aiuta Dio?
MOMMINA – Sì, a farmi sopportare questa vita, che aprendo gli occhi mi parrebbe più atroce, se per poco nel sogno mi fossi illusa di averne un’altra! E ancora ancora, pensare, può dipendere dalla volontà; ma sognare (se sognassi) sarebbe senza volerlo, dormendo; come potresti impedirmelo?
VERRI – (Smaniando, agitandosi, lui, adesso, come una belva in gabbia). E’ questo! E’ questo! Serro porte e finestre, metto sbarre e spranghe, ma il tradimento è qua, dentro di lei, in questa sua carne che pensa, sogna e ricorda. Posso spaccarle la testa per vederle dentro, ciò che pensa?
MOMMINA – Ma che vuoi che abbia più dentro, con l’anima spenta, che vuoi che ricordi più?
VERRI – Non dire così! Non dire così! Lo sai che è peggio quando dici così!
MOMMINA – Ebbene, no, non lo dico, non lo dico, stai tranquillo!
VERRI – Anche se t’accecassi, ciò che i tuoi occhi hanno veduto, i ricordi che hai qua negli occhi, ti resterebbero nella mente; e se ti strappassi le labbra, queste labbra che hanno baciato, il piacere, il sapore che hanno provato baciando, seguiteresti sempre a provarlo, dentro di te, ricordando, fino a morirne di questo piacere! Non puoi negare; se neghi, menti; tu non puoi altro che piangere e spaventarti di quello ch’io soffro insieme a te, del male che hai fatto, che ti hanno indotto a fare tua madre e le tue sorelle; e lo sai, lo vedi ch’io ne soffro fino a diventarne pazzo; senza colpa, per la sola pazzia che ho commessa, d’averti sposata.
MOMMINA – Pazzia, sì, pazzia; e sapendo com’eri, non dovevi commetterla…
VERRI – Com’ero io? ah sì? Com’ero io, dici? Sapendo com’eri tu, dovresti dire: la vita che avevi fatta con tua madre e le tue sorelle!
MOMMINA – Sì, sì, anche questo, anche questo! Ma pensa che t’accorgesti pure ch’io non approvavo la vita che si viveva a casa mia…
VERRI – …se l’hai vissuta anche tu!…
MOMMINA – …per forza! Ero là…
VERRI – …e solo quando conoscesti me, non l’approvasti più…
MOMMINA – … no, anche prima, anche prima! Tant’è vero che tu stesso mi credesti migliore… VERRI – Tanto che ti sposai! – Certo che ti credetti migliore! – Ma tua madre, le tue sorelle, e quella Totina poi, che s’è pure messa a cantare! Nei teatri – di provincia, s’intende, – viene a cantare pure qui, dove lo scandalo diventa più grosso, con quella madre e quelle sorelle!
MOMMINA – (A sé) Totina canta nei teatri.
VERRI – E ti senti tutta rimescolare? Il teatro, eh? Quando cantavi anche tu. La più bella voce era la tua! Pensa che altra vita! Cantare in un gran teatro… La tua passione, cantare.. Lumi, splendori, deliri…
MOMMINA – Ma no…
VERRI – Non dire no! Lo stai pensando!
MOMMINA – Ti dico di no!
VERRI – Come no? Se fossi rimasta con loro… fuori di qua… Che altra vita sarebbe la tua…
MOMMINA – Ma me lo fai pensare tu! Che vuoi che pensi più io?
VERRI – Ti piglia l’affanno?
MOMMINA – Ho il cuore che mi salta in gola…
VERRI – Eh sfido! Ecco qua, l’affanno…
MOMMINA – Tu vuoi farmi morire!
VERRI – Io? Le tue sorelle, quella che fosti, il tuo passato che ti fa saltare il cuore in gola!
MOMMINA – Per carità… te ne scongiuro… non respiro più…
VERRI – Ma lo vedi ch’è vero quello che ti dico?
MOMMINA – Abbi compassione…
VERRI – Tu, certe cose… certe cose… le prime, con me… se veramente, come mi dicesti, le avessi fin’ora ignorate… non avresti potuto farle…
MOMMINA – No, no, ti giuro, mai, mai prima che a te, mai!
VERRI – Ma abbracci, stringimenti, quel Pomàrici, sì, le braccia, le braccia, come te le stringeva? così? così?
MOMMINA – Ahi, mi fai male!
VERRI – E quello ti faceva piacere, eh? E la vita, la vita, come te la stringeva? Così? Così?
MOMMINA – Per carità, lasciami! Io muoio!
VERRI – (Acchiappandola con una mano alla nuca, furibondo). E la bocca, la bocca? Come te la baciava, la bocca? Così?… Così?… Così? (E la bacia, e la morde, e sghignazza, e le strappa i capelli, come impazzito; Mentre Mommina, cercando di svincolarsi, grida disperatamente finché si accascia senza forze al suolo).
VERRI – (Si rimette la sciarpa, il soprabito e il cappello, poi la guarda) Non pensava a niente. (Esce).
Perdonatemi, non ho saputo resistere a scrivervi per intero questa scena di "Questa sera si recita a soggetto" di Pirandello… Può essere che la redazione me la tagli un po' ma spero vivamente di no… Avevate pensato fosse mia? Magari… Se vedeste a teatro quest'opera vi tremerebbero le vene dei polsi per l'emozione, la passione, la disperazione. Parlavamo della paura di perdere l'amore, una delle manifestazioni è la gelosia, quella di Verri è patologica derivante forse da una cultura siciliana dell'epoca forse anche dal senso di inadeguatezza nei confronti di Mommina. La paura di perdere l'amore ha radici profonde nell'infanzia. Chi di voi ha questa paura sa quanto sia ancora più probabile perdere l'amore per davvero ed è un'altra profezia che autoavvera. Se non elaborata e superata, essa può portare ad un vero e proprio circolo vizioso. Sono geloso/a frugo in tutte le tasche, faccio domande all'altro esasperanti, urlo, piango, metto le mani addosso, ho la certezza del tradimento… Ma cosa succede all'altro? si esaspera e dopo un po' non ce la fa più e se ne va. E tu pensi "vedi che avevo ragione? se n'è andato/a"… Ma la prossima volta sarà peggio e il risultato finale sarà sempre lo stesso. Ricordate la canzone di Patty Pravo "Pazza idea?" ascoltatela ve la linko qui di seguito.
Quindi come si può fare per superare questa paura? Bisogna deciderlo. Troppo facile? Sì se si sa come fare e si ha la giusta consapevolezza e la presa di responsabilità delle nostre azioni sì è facile. E' dura? Si paga un prezzo per questa decisione? Ancora sì, perchè ci sono delle cose che fanno male ma la consapevolezza, se siamo uomini e donne che crediamo di avere potere su noi stessi, ebbene questa consapevolezza possiamo trovarla. Quest'oggi non mi dilungo oltre perchè Pirandello ha occupato un po' del mio spazio ed io sono onorata di averglielo ceduto. La prossima volta riprendiamo da qui e vi spiego passo passo il mio pensiero in merito sperando di portarvi maggior coscienza e un po' contribuire a migliorare il vostro sentire nell'ambito della paura di perdere l'amore. Per intanto vi saluto e vi invito a scrivermi o su info@jpccounselingconsulting o su Articolotre. Non dimenticate di meditare e se volete farlo insieme ricordatevi la data del 13 ottobre e prenotatevi. A presto. Buona giornata da me e da "La Chiameremo Anna…" Vi lascio a Patty Pravo.
http://m.youtube.com/watch?v=VybuZK2Mofs
http://www.articolotre.com/2014/09/la-paura-di-perdere-lamore/
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