1. C’ERA UN VOLTA FORZA GNOCCA. AH, CHE TEMPI! E CHE GNOCCHE! DA MARA CARFAGNA A LAURA RAVETTO, DA IOLE SANTELLI A MARIA ROSARIA ROSSI, PASSANDO PER LA CURVACEA CECCACCI RUBINO CHE AVEVA GIRATO UN FILMETTO CON TINTO BRASS: INDIMENTICABILI - 2. MA OGGI C’È IL PD SECONDO MATTEO. E C’È UNA MUTAZIONE PSICO-SOCIO-ANTROPOLOGICA. E TOCCA OCCUPARSI DI UN FENOMENO NUOVO E INQUIETANTE: LA GNOCCA DEMOCRATICA - 3. FINITA L’EPOCA TRISTE DELLE BINDI E DELLE BINETTI, OGGI SONO LE ‘GNODEM’ AD OCCUPARE LA SCENA. GENERALMENTE GIOVANI, GENERALMENTE MAGRE, LE GNOCCHE DEMOCRATICHE SONO DOTATE SOPRATTUTTO DI CAVIGLIE DI FERRO, INDISPENSABILI PER ARRAMPICARSI SU TACCHI COSÌ ALTI CHE FORSE MANCO LA SANTADECHÈ HA MAI OSATO CIMENTARCISI - 4. LE VEDI, LE TAPINE, ARRIVARE A MONTECITORIO ALLA CHETICHELLA, DOTATE DI BANALI BALLERINE E DI GRANDI SPORTE SOTTO IL BRACCIO, DA CUI POI CAVANO I LORO TACCHI MICIDIALI. E VIA CHE ESCONO DAL BAGNO: ALMENO 12 CENTIMETRI PIÙ ALTE. L’ART. 12 (DI TACCO) -
DAGOREPORT
C’era un volta Forza Gnocca. Ah, che tempi! E che gnocche! Ma quelli erano i tempi del bel Silvio che fu, quando bastava piazzarsi in Transatlantico per godersi un sublime via vai. C’era una deputata iper-popputa, ma magra magra, che caracollava leggiadra su un tacco 12? Potevi anche giocartici la pensione della nonna: era di Forza Italia, tendenza Gnocca. Da Mara Carfagna a Laura Ravetto, da Iole Santelli a Maria Rosaria Rossi, passando per la Ceccacci Rubino che aveva girato un filmetto con Tinto Brass: indimenticabili.
Ma oggi c’è Matteo. E c’è il Pd secondo Matteo. E c’è una mutazione psico-socio-antropologica della Gnocca. Quindi tocca accantonare momentaneamente la politica per occuparsi di un fenomeno del tutto nuovo e inquietante: la Gnocca Democratica.
Finita l’epoca triste dei TeoDem e delle Paole Binetti, tramontati i LibDem, oggi sono le GnoDem la forza (renziana) emergente del Pd. Generalmente giovani, generalmente magre, generalmente deputate, col capello (in genere) abbastanza sciolto, le Gnocche Democratiche sono dotate soprattutto di caviglie di ferro, indispensabili per arrampicarsi (e resistere giornate intere) su tacchi così alti che forse manco la Santanchè ha mai osato cimentarcisi.
Infatti le vedi, le tapine, arrivare a Montecitorio alla chetichella, dotate di banali ballerine e di grandi sporte sottobraccio, da cui poi cavano i loro tacchi micidiali. E via che escono dal bagno: almeno 12 centimetri più alte.
Esponenti più in vista di Gnodem: Madama Boschi, ovviamente, ala ministeriale; la new entry in segreteria Pd Sabrina Capozzolo (da Agropoli, Salerno, classe 1986), neo responsabile delle Politiche agricole; Daniela Sbrollini, pugliese trapiantata a Vicenza, vicepresidente della commissione affari sociali (incredibili i suoi zatteroni dotati di strass);
la marchigiana ex bersaniana Alessia Morani, fino all’altro giorno responsabile della Giustizia in segreteria e poi deposta a favore di David Ermini (infatti il tacco, come l’entusiasmo, le è subito visibilmente parecchio calato); la filosofa deputata Michela Marzano, candidata da Bersani ma poi convertita al renzismo (molto ammirate le sue chanelline blu elettrico, comprate a Parigi).
Tacco alto di rigore (versione zeppa o plateau) anche per la dalemiana Silvia Velo, procace farmacista di Campiglia Marittima, classe 1967; per la new entry Maria Chiara Gadda, ingegnere da Tradate (Varese), (sandalo nero un po’ stile dominatrix); per Simona Malpezzi da Cernusco sul Naviglio (classica, elegante).
Pietà, invece, per la negatissima Cristina Bargero da Casale Monferrato, classe 1975, che si esibisce in versione punta stretta, plateau, lacci e palese mal di piedi: è evidente che sui tacchi, lei, non riesce proprio a camminarci.
Ma come sottrarsi al nuovo pensiero unico imperante nel Pd renziano, l’articolo 12 (di tacco)? Con e senza plateau, in versione zattera, zatterone, o trampolo assassino, per emergere dalla massa delle semplici DoDem (donne democratiche) e forse attirare lo sguardo di un segretario che si narra un po’ malandrino, ecco qui: la scarpa ha da essere altissima.
Soprattutto in questi giorni in cui si vota per la consulta, e nella noia siderale delle camere riunite è tutto un confrontarsi, tra le signore, di vestitucci e di scarpe. Centrodestra contro centrosinistra. Camera contro Senato. Le GnoDem sbaragliano tutte. Quante alle altre…
DAGO-GRADUATORIA PROVVISORIA.
Scarpa più leggendaria: la sfoggia Rosanna Scopelliti, deputata, Ncd. Suola rossa. Tacco a stiletto. Le GnoDem, invidiose e/o scandalizzate, sostengono sia di Christian Louboutin e che costi minimo minimo, ma proprio minimo, 800 euro. Lo stipendio mensile di un addetto (precario) a un call center.
Scarpa meno leggendaria: la ciocia, ovviamente senza tacco, della senatrice M5S Bulgarelli.
Tacco alto più inutile (nel senso che non si nota proprio): quello della senatrice Stefania Pezzopane, Pd, venere abruzzese molto tascabile.
Tacco più appariscente: grosso e dorato, appartiene al sandalo (luccicante) della senatrice Spilabotte, nuova femme fatale del Pd di palazzo Madama.
Premio spiaggia: alla vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, in versione sandalo bianco.
Premio signorina Silvani: alla senatrice Pelino, Fi, quella dei confetti, che in effetti assomiglia davvero alla mitica capufficio di Fantozzi e porta chanel nere e calze velate, anche con questo caldo, ma di uno sbagliato color carne.
Menzione d’onore: alle forziste Bernini, Rizzotti, Giammanco, Calabria. Si vede che sul tacco ci sono nate e cresciute. La classe non è acqua.
Tacco zero: Marianna Madia. Ballerine forever.
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