lunedì 29 luglio 2013

Astronauta: “Togliere il silenzio sugli Ufo”

L’astronauta americano, Edgar Mitchell esce allo scoperto: “Non se ne parla, perché c’è una enorme quantità di denaro in ballo”.
ufo
ROMA (WSI) -”Il silenzio sugli Ufo deve terminare”. Così l’astronauta americano Edgar Mitchell, ha dichiarato in una recentissima intervista suBloomberg.
L’eroe americano che detiene il record di di passeggiate sul suolo lunare, non è nuovo a simili esternazioni e non è il solo astronauta ad averlo fatto, essendo in buona compagnia anche con i rivali ex cosmonauti sovietici. La cosa nuova è che per la prima volta Mitchell tira in ballo uno dei problemi centrali della questione Ufo, se non il principale. “C’è una enorme quantità di denaro in ballo”.
Il ragionamento è molto semplice. Visto l’enorme gap tecnologico tra i nostri velivoli e gli Ufo, certamente, chi venisse in possesso di eventuali tecnologie “particolari”, nel caso poi riuscisse realmente a comprenderle e svilupparle, deterrebbe una supremazia mondiale sulle altre economie, basate sulle residuali energie fossili o nucleari. Per questo Mitchell cita il caso Roswell, del luglio del 1947, ricco di incredibili contraddizioni ed omissioni e testimonianze dove dalla sera alla mattina la presunta caduta di un disco volante, annunciata a mezzo stampa e via radio al mondo viene frettolosamente trasformata in esperimento militare fallito del Progetto Mogul, pallone atmosferico per il monitoraggio delle attività atomiche dell’Unione Sovietica. Come se il miglior personale militare statunitense di stanza nella base militare di Wright Patterson, dove era allocata l’unica squadriglia di bombardieri per il trasporto di bombe nucleari esistente al mondo, non fosse in grado di distinguere la differenza tra un pallone sonda e una struttura volante precipitata a terra di origine non terrestre.
Inoltre quale miglior alibi per mascherare un esperimento militare super segreto, raccontare di una improbabile caduta di un disco volante. Le istituzioni militari Usa nel corso dei decenni hanno più volte modificato la versione dell’incidente, accentuando il sospetto che qualcosa di strano sia veramente accaduto lì a Roswell, perché dopo quasi sette decenni non è più ragionevolmente giustificabile il silenzio su un incidente che avrebbe visto esposte tecnologie militari ormai obsolete.
Invece ammettere la realtà degli Ufo significherebbe accettare l’esistenza di macchine o tecnologie a noi superiori che svolazzano indisturbate sui cieli del pianeta. Già, ma queste macchine stanno a testimoniare l’esistenza delle stesse.
Come curiosamente ha fatto Massimo Adinolfi su L’Unità, nella edizione domenicale del 21 luglio, commentando in prima pagina l’intervista di Mitchell, il giornalista ha scritto: “Rovesciamo la domanda. Anziché chiederci se esistano gli alieni, domandiamoci perché non dovrebbero esistere”.
Ottimo ragionamento, una piccola rivoluzione concettuale, senza scomodare Copernico, ma che ha reso efficacemente il problema. Noi siamo una civiltà con appena 15mila anni di sviluppo tecnologico, immersi in un sistema solare di soli 5 miliardi di anni collocati in un universo di 15miliardi di anni. Bene, allora cosa potrebbe fare una civiltà extraterrestre o extra galattica, con milioni o miliardi di anni di sviluppo tecnologico superiore al nostro?
Noi saremmo forse come gli indios dell’Amazonia atti ad osservare i Jumbo747 volare sopra le nostre teste, senza possibilità alcuna di poter replicare tali tecnologie, per un gap tecnologico di soli duemila anni. E se il gap fosse superiore, cosa riusciremmo noi a far volare? Eccoci invece oggi ad osservare e ragionare sul fenomeno Ufo, fenomeno estremamente raro ma presente e reale. Osservato e documentato da astronomi e scienziati, monitorato e fotografato, da civili, militari in servizio e che ci relega in confronto a tali Oggetti Volanti Non Identificati alla stessa stregua degli indigeni.
Alcuni scienziati hanno provato a ragionare schematizzando in chiave di potenzialità delle eventuali civiltà extraterrestri, come La classificazione delle civilizzazioni galattiche su basi scientifiche che è stata proposta per la prima volta dal radioastronomo Iosif Shklovskii, ricercatore dell’Istituto di Astronomia Stenberg dell’Università di Mosca seguita poi da Kardashev e da ultimo da Michio Kaku.
Oggi, le scoperte dei pianeti extrasolari ed extragalattici hanno portato al calcolo della presenza di ben 60 miliardi di pianeti abitabili nella nostra galassia. Già ed essendo molto più antichi perché non abitati? Sempre secondo la nostra logica, pensiamo ancora di trovare le prove con strumenti tipo Seti, cioè l’ascolto di segnali radio di natura Extraterrestre e già Rubbia aveva sentenziato su questo, sostenendo il rischio di non comprendere messaggi trasmessi in modi a noi sconosciuti, proprio quando noi nel giro di alcuni decenni abbiamo già dismesso per le comunicazioni diversi sistemi di telecomunicazione. A Roma lo Swich off ha spento o dismesso i tradizionali canali televisivi analogici. Il sistema Morse, dismesso.. Probabilmente noi saremmo ciechi e sordi come gli indigeni delle foreste, circondati da civiltà avanzate come in Europa, Asia Africa, Oceania o Americhe e convinti di essere soli perché non raggiunti da messaggi tramite tam tam o segnali di fumo. Magari siamo attualmente difronte a tecnologie più evolute di millenni e forse non siamo in grado di intercettare e comprendere un eventuale messaggio o segnale intelligente proveniente da ET.
Oggi con le nuove e più libere tecnologie date dai social media, abbiamo iniziative sporadiche come l’invio di messaggistica spaziale tramite il Canberra Deep Space Comunication Complex – tramite SMS: HelloFromEarth; poi alla iniziativa del National Geographic – Twitter: Chasing Ufo, fino all’ultimissima: #earthcalling l’hashtag alieno per twittare verso Gliese 526. Ma queste sono iniziative mediatiche che secondo gli organizzatori, promosse per la sensibilizzazione del tema Ufo-ET.
Tutto in realtà, tranne che un serio progetto di ricerca, magari gestito dalle Nazioni Unite, come richiesto nella ultima conferenza organizzata a Washington, la UFO, Citizen Hearing on Disclosure del 29 aprile 3 maggio 2013. Lì il buon Mitchell in videoconferenza aveva anticipato quello che poi sarebbe apparso nell’intervista su Bloomberg. “Togliere il silenzio sugli Ufo”.
Vladimiro Bibolotti
As

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