Siria, padre Dall'Oglio rapito da filo-Al Qaida
Lo riferiscono attivisti. Farnesina avvia tutte le verifiche
Padre Paolo Dall'Oglio
(di Alberto Zanconato)
BEIRUT - Espulso lo scorso anno dalla Siria, dove aveva passato 30 anni, schieratosi apertamente contro il regime e attivo nella ricerca di una soluzione pacifica al conflitto, il padre gesuita italiano Paolo Dall'Oglio sarebbe stato rapito da un gruppo jihadista filo-Al Qaida della stessa opposizione. Questo, almeno, quanto hanno affermato parlando con l'agenzia Reuters attivisti presenti nella citta' di Raqqa, nel nord del Paese, controllata dagli insorti, dove il religioso sarebbe stato prelevato mentre camminava per strada.
La Farnesina per il momento si limita ad annunciare di aver avviato tutte le verifiche necessarie. Secondo le fonti citate dalla Reuters, responsabili del sequestro sarebbero miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, organizzazione affiliata ad Al Qaida e legata ad organizzazioni jihadiste in Siria che si battono contro il regime. Di sicuro c'e' solo che questa sera Padre Dall'Oglio non risponde ai suoi recapiti telefonici, come ha potuto verificare l'ANSA: ne' su quello siriano, dove una voce registrata dice che "l'apparecchio e' al momento spento", ne' su quello italiano, che non da' alcun segnale. Dopo la sua espulsione, nel giugno del 2012, Padre Dall'Oglio era tornato almeno una volta nei territori controllati dai ribelli nel nord del Paese. Non sarebbe la prima volta che religiosi cristiani finiscono ostaggi dei miliziani ribelli nel nord della Siria. Il 22 aprile scorso vicino ad Aleppo erano stati rapiti due vescovi ortodossi mentre facevano ritorno in quella citta' provenienti dalla frontiera turca, al rientro da una missione di cui non si e' saputo nulla. Si tratta del siriaco Yohanna Ibrahim e del greco ortodosso Boulos Yazij, che secondo fonti della chiesa greca ortodossa di Aleppo sarebbero stati prelevati da jihadisti ceceni. Una delle tante nazionalita' a cui appartengono i miliziani fondamentalisti affluiti in Siria per unirsi a quella che per loro e' una 'guerra santa' contro il presidente Bashar al Assad. Da allora nessuna notizia sulla loro sorte e' stata resa pubblica. Ma un 'movente' che potrebbe aiutare a capire l'azione contro i due prelati c'e': il sostegno, neppure troppo velato, che le chiese ortodosse continuano a dare al regime di Assad, temendo che se esso dovesse cadere si insedierebbe a Damasco un regime fondamentalista islamico sunnita. Difficile invece capire le ragioni che possano avere spinto degli oppositori al sequestro di padre Paolo, gia' impegnato per decenni nel dialogo tra cristiani e musulmani quando era in Siria e ora apertamente schierato su posizioni anti-regime. Solo il 24 luglio scorso il gesuita, originario di Roma, aveva rivolto una petizione personale a papa Francesco, chiedendogli di promuovere "un'iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria" al fine di assicurare "la fine del regime torturatore e massacratore" della famiglia Assad. Dalla Siria non si hanno più notizie neanche di un altro italiano, Domenico Quirico, l'inviato de La Stampa scomparso dal 9 aprile scorso. Il 6 giugno, in una breve telefonata alla moglie, Quirico ha reso noto di "stare bene": la prova che e' ancora vivo. Ma da allora è calato il silenzio.
(ANSA)
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