mercoledì 31 luglio 2013

L'ultimo saluto alle 38 vittime del pullman

Giornata di lutto nazionale. Vescovo di Pozzuoli, mai più altri incidenti. Tre filoni di indagine: su condizioni autista, mezzo e strada


 La disperazione dei parenti delle vittime

 Bus in scarpata: oltre quattromila a funerali vittime


 Il Premier Letta ai funerali

  Bus in scarpata: oltre quattromila a funerali vittime













 Le 38 bare nella camera ardente

 Il dolore dei parenti

 La disperazione delle vittime dell'incidente

 La commozione del sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia

 Lacrime e dolore

 La disperazione delle vittime dell'incidente

 Bus in scarpata: cominciato trasferimento salme a Pozzuoli

 Bus in scarpata: lacrime e dolore

 Avellino, il luogo della tragedia

 Il luogo della tragedia

 I rottami del bus

 Una combo di immagini del bus finito nella scarpata

 In attesa di notizie all'Ospedale pediatrico Santobono di Napoli

MONTEFORTE IRPINO (AVELLINO) – Quando si è schiantato contro il guardrail, il bus della morte viaggiava "presumibilmente" a 100-110 chilometri orari. Ma prima di subire il guasto al motore, l'autista teneva una velocità nei limiti consentiti dalla legge: e ha tentato di evitare il disastro appoggiandosi barriera di protezione per fermare il mezzo. Gli inquirenti che indagano sulla strage sulla A16 costata la vita a 38 persone, cominciano ad avere un quadro più chiaro di quel che è accaduto l'altra sera sul viadotto tra Monteforte Irpino e Baiano. E non è un caso che l'attenzione di polizia stradale e pm si stia concentrando in particolare su due aspetti: il guasto subito dall'autobus; la tenuta e lo stato di manutenzione del guardrail. Lo ha ribadito anche stamattina il procuratore di Avellino Rosario Cantelmo, spiegando che l'indagine punta ad accertare se il "veicolo era inefficiente" e se "la strada è stata manutenuta in condizioni inadeguate" .
Che il pullman perdeva pezzi prima di finire giù dal viadotto, è ormai un fatto accertato. Dicono alcuni dei sopravvissuti allo schianto, sentiti oggi dalla polizia stradale: "Abbiamo sentito un tonfo, un rumore molto forte. Poi l'autista ha tentato di accostare al guardrail per fermarsi ma non ce l'ha fatta". Anche altri testimoni che erano in auto e sono già stati sentiti, hanno raccontato di un "rumore fortissimo, quasi uno scoppio", e di aver visto "volare dei pezzi". Le persone che hanno assistito alla scena hanno anche detto di aver visto l'autobus "sbandare" e l'autista fare una manovra per cercare di fermarlo. Saranno le perizie già affidate ai tecnici a dare le risposte definitive, ma il quadro è sempre più chiaro.
E a partire da oggi potrebbe chiarirsi ancora di più, con l'inizio degli interrogatori degli indagati, accusati per il momento di omicidio colposo e disastro colposo. Gli accertamenti condotti finora hanno anche consentito di stabilire che "molto probabilmente" i pezzi di motore trovati sulla A16 appartengono al bus. Dalle immagini delle telecamere fisse dell'autostrada, tra l'altro, è emerso che prima del passaggio del mezzo la sede stradale era 'pulita'. E secondo i tecnici la rottura della trasmissione potrebbe aver avuto un duplice effetto, quello di far saltare sia i freni sia il freno motore, trasformando l'autobus, in un tratto in discesa, in un mezzo completamente senza controllo. E rendendo vano anche l'ultimo e disperato tentativo dell'autista. Se si rompe l'albero di trasmissione infatti, dicono i tecnici, non c'è più "collegamento" tra motore e ruote e, di conseguenza, non c'è più alcuna azione frenante del motore. Inoltre, un albero di trasmissione rotto agisce come un' elica impazzita che potrebbe aver tranciato i tubi dell'aria che consente il funzionamento dei freni veri e propri. Altrettanto importante è il capitolo che riguarda le condizioni della strada e del guardrail e che conduce direttamente al ruolo di Autostrade per l'Italia. Che oggi, con una nota, ha voluto sottolineare due concetti: l'azienda "continuerà a collaborare attivamente" con i pm per accertare la verità, le barriere "erano concepite per ammortizzare al meglio gli urti delle autovetture, che costituiscono la stragrande maggioranza degli urti".
E, in ogni caso, se fossero state più rigide avrebbero potuto provocare danni maggiori in caso di impatto. I magistrati però vogliono vederci chiaro su una serie di aspetti. Quell'autostrada, innanzitutto, è stata costruita oltre 40 anni fa e attraversa un territorio montuoso: due caratteristiche che richiedono parecchi interventi di manutenzione. Sono stati fatti? E se sì, sono stati fatti a regola d'arte? L'altro punto su cui si concentra l'attenzione degli inquirenti è la barriera new jersey travolta dal pullman lanciato a velocità elevata. Quel guardrail, spiegano gli esperti, è stato installato negli anni 90 ed è il più sicuro in circolazione: una barriera in calcestruzzo e acciaio in grado di sopportare un urto di un mezzo fino a 38 tonnellate lanciato ad una velocità di 65 km orari e con un'angolazione di 20 gradi. In ogni caso, il pm ha già affidato l'incarico ad un ingegnere di verificare lo stato del cemento e dell'intera struttura crollata, poiché la normativa su questo punto è molto chiara: quel tipo di barriera era dunque quella obbligatoria per legge sui viadotti? E se sì, dopo i necessari interventi di manutenzione - l'ultimo che ha riguardato il viadotto dove si è verificato l'incidente è del 2009 - è stata montata in maniera corretta?

(ANSA)

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