Quello che è successo a Viareggio è una delle vicende di cronaca più tragiche (e politicamente drammatiche) degli ultimi tempi.
La tragedia accade quando un uomo senza fissa dimora, Said Malkoun, tenta una rapina. È sera, si avvicina a una donna di 65 anni, Cinzia Dal Pino, titolare di un vicino stabilimento balneare, e se ne va a piedi col bottino.
Solo che la donna non si limita a chiamare la polizia. Prende il suo Suv, raggiunge l’uomo, lo investe e lo schiaccia contro una vetrina, facendo per quattro volte marcia indietro con una violenza inaudita.
Poi scende, recupera la borsetta e lo lascia lì agonizzante. Malkoun morirà poco dopo, a nulla serviranno i tentativi di rianimarlo.
Ma la cosa drammatica accade dopo.
Nonostante le immagini chiarissime, sconvolgenti, la Lega riesce nella rara impresa di prendere le parti della donna invocando una inesistente legittima difesa e pretendendo che le sia evitata l’accusa di omicidio.
Solo la Lega poteva arrivare a tanto, stuzzicando gli istinti più bassi e comuni del suo elettorato: il Far west armi (o Suv) in pugno purché la vittima sia nera, straniera, povera. O tutte e tre le cose insieme.
La vita umana - qualunque vita - vale cento volte di più di qualsiasi borsetta.
E questa non è legittima difesa. Non è nemmeno una difesa. Si chiama vendetta.
Più precisamente ancora: omicidio volontario.
Chiunque la difenda è complice. Oltreché politicamente irricevibile e umanamente raccapricciante.
Tosa
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