Intorno al 368 d.C. il poeta romano Ausonio scrisse un poemetto che lui stesso definì "sgraziato, rozzo e di nessuna importanza".
Il poemetto, intitolato "L'enigma del numero 3", sottolineava con toni scherzosi l'importanza del numero 3 in vari ambiti, come la mitologia, la geometria e il mondo naturale.
Ausonio inviò il poemetto all'amico Simmaco, invitandolo a non prenderlo troppo sul serio, in quanto lo aveva scritto di getto in un momento di ebbrezza:
"Ti ho mandato questi versi frivoli, più insignificanti delle ciance siciliane, affinché tu li legga quando non hai nulla da fare, in modo da evitare di non avere nulla da fare. [...] Sappi che questi versi, cominciati a colazione, sono stati portati a termine prima dell'ora di pranzo, vale a dire mentre stavo bevendo e un po' prima che tornassi a bere. Il tuo giudizio dovrebbe quindi tenere conto di tale circostanza e dell'argomento trattato. Anzi, sarebbe meglio che tu stesso leggessi il testo in uno stato di allegria ed ebbrezza: è ingiusto infatti che un poeta un poco brillo abbia come critico un lettore astemio".
Nessun commento:
Posta un commento