Di Nicolò Giraudo
La scena si svolge nell'antica Roma, un crocevia di potere e ambizione dove il giovane Ottaviano, futuro Augusto, avrebbe segnato l'inizio di un nuovo era.
A soli vent'anni, Ottaviano si trovava al centro di un'audace mossa politica che avrebbe definito il suo destino e quello di Roma. Con una strategia audace e calcolata, avanzò verso la città eterna alla testa delle sue legioni, una forza tanto imponente quanto fedele, pronta a sostenerlo nella sua ascesa al potere.
Il gesto di inviare i soldati a chiedere per lui il consolato al Senato era di per sé un'affermazione di forza e determinazione. Ma fu l'atto di Cornelio, il centurione alla guida della delegazione, a rappresentare al meglio la tensione e la gravità del momento.
Di fronte a un Senato esitante, temeroso di concedere tanto potere a un uomo così giovane, Cornelio non esitò a dimostrare la serietà delle loro intenzioni. Gettando indietro il suo mantello per rivelare il suo gladio, pronunciò parole che avrebbero risuonato attraverso i secoli: “Se non lo farete [console] voi, questa [spada] lo farà”.
Questo gesto non era solo una minaccia; era un simbolo del cambiamento inesorabile che stava per avvenire. Cornelio, con il suo atto, non solo rappresentava la volontà di Ottaviano e delle sue legioni, ma anche l'irruzione di una nuova era di potere imperiale che avrebbe visto Roma trasformarsi da Repubblica a Impero sotto la guida di Augusto.
La Curia, luogo di consigli e decisioni, quel giorno fu testimone di un momento di svolta: l'astuzia politica di Ottaviano, la fedeltà e la forza delle sue legioni, e la determinazione incrollabile di uomini come Cornelio, avrebbero portato alla nascita dell'Impero Romano.
Scripta Manent
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