George Weidenfeld: “Il jihadismo
è più pericoloso del nazismo”
Editore e filantropo
Pranziamo nel soggiorno del bellissimo appartamento di George Weidenfeld al Chelsea Embankment, con vista sul Tamigi. Lord Weidenfeld, che in autunno festeggerà il suo 95° compleanno a New York e a Berlino, conduce una conversazione affascinante. Come sempre è preoccupato dal tema della pace e da Israele, dove va spesso. Parla di una conferenza di Henry Kissinger che ha seguito alla Royal Academy e della successiva cena offerta da lord Rothschild a Spencer House. Kissinger è uno tra gli amici di più vecchia data di Weidenfeld: s’incontrarono a Londra quando erano ventenni.
«Henry era un giovane professore ad Harvard e io un giovane editore», dice Weidenfeld, che ha pubblicato il primo libro di Kissinger. Ultimamente è spesso a Berlino ed è molto vicino alla famiglia Springer. Nel loro quartier generale vorrebbe organizzare una conferenza con i principali «combattenti per la pace». Parliamo di Gerusalemme, dell’importanza della Chiesa cattolica, non solo come religione ma anche come una straordinaria organizzazione che dura da 2 mila anni. A suo parere cattolici ed ebrei sono per natura i migliori amici. Weidenfeld ha dedicato la vita alla cultura, alle scienze umane, alla politica e alla pace. Mi dice: «Di recente sono stato scelto come vice presidente onorario del Congresso Ebraico Mondiale. Il presidente è Ronald S. Lauder e David de Rothschild è presidente dei governatori. Ecco, prima di tutto vorrei parlarle delle mie tre forme di lealtà fondamentali».
Sì, mi dica.
«La prima è verso la mia famiglia e la tribù ebraica e ciò significa che sono un attivista sionista. Il mio secondo atto di fedeltà è per la Gran Bretagna: ha salvato me e i miei genitori dai nazisti e mi ha dato l’opportunità di una carriera meravigliosa. In terzo luogo devo fedeltà alla grande civiltà europea: la letteratura, la filosofia e la musica. Ho un forte attaccamento emotivo a quella che chiamo la “vera Germania”. Nel periodo peggiore della mia vita non ho mai condannato la vera Germania o l’Italia a causa del fascismo o del nazismo. Credo che il modo in cui la Germania ha saputo ricostruirsi per diventare il Paese leader dell’Europa sia uno dei successi più grandi. E questo grazie a individui come Adenauer, Brandt, Kohl, Schmidt e Merkel».
Secondo lei, oggi quali sono i principali problemi?
«Lo jihadismo e la lotta all’intolleranza. È più pericoloso del nazismo, del fascismo o del comunismo».
Perché?
«Un soldato delle SS o un addetto ai Gulag giustificavano la loro crudeltà in nome di Hitler o Stalin. Uno jihadista pensa di avere Allah dalla sua parte. E’ molto difficile da combattere. E’ crudele ed è internazionale. E non colpisce solo i cosiddetti Paesi della Primavera araba, ma anche l’Africa o Boston o Londra. Dev’essere combattuto in modo sistematico. Dev’essere visto come nemico dell’umanità e punito di conseguenza».
Che cosa sta succedendo con la Russia? E l’America è debole?
«Stiamo risentendo del fatto che il Presidente degli Usa riscuote successi in politica interna, ma ha fallito in politica estera. Attribuisco a lui alcuni dei disastri in Siria e l’inetta gestione dei rapporti con Putin. L’accordo tra Obama e Putin per la localizzazione e la distruzione di gas tossici è un affare immorale. I colloqui di pace con l’Iran, poi, hanno innalzato il leader russo a una sorta di Bismarck dei nostri tempi. Per quanto riguarda l’Iran, è ingenuo da parte di Obama credere che una teocrazia rinunci a uno dei suoi obiettivi più importanti, come la realizzazione della bomba atomica. Se, da un lato Obama è l’uomo che ha catturato e ucciso Bin Laden, dall’altro ha aperto la strada alla vittoria di Assad e ha complicato la strada per fermare la bomba iraniana».
E per quanto riguarda l’Europa?
«Non c’è dubbio che Putin tenga aperte le sue opzioni e stia testando il terreno. Se percepisce che l’Occidente ha una politica rigorosa e solida può sempre tirare il freno, se, invece, l’Occidente mostra mancanza di volontà e nervosismo, può optare per un indirizzo più bellicoso. Ma aggiungo che l’Occidente dovrebbe organizzare una grande conferenza, mettendo tutte le carte in tavola, con i pacifisti più militanti, per discutere i rapporti con la Russia».
E il suo lavoro? Fa ancora l’editore?
«Vado in ufficio ogni giorno. La nostra azienda è parte del Gruppo Hachette ed è entrata in una nuova era globale grazie a tanti successi. Io sono il presidente non esecutivo e ciò significa produrre idee per nuovi libri. Sono anche un direttore dell’Enciclopedia Britannica, che mettiamo online».
E il suo impegno accademico?
«E’ una parte molto importante del mio lavoro. A Oxford abbiamo creato la Blavatnik School of Government, simile alla Kennedy School of Government di Harvard. Poi ci sono le borse di studio Weidenfeld, grazie alle quali invitiamo studenti provenienti dall’Asia centrale, dall’Europa Orientale e dal Medio Oriente a trascorrere due anni a Oxford».
Traduzione di Carla Reschia
http://www.lastampa.it/2014/06/29/cultura/george-weidenfeld-il-jihadismo-pi-pericoloso-del-nazismo-YAeudK7EEvMu9Gvv14B52L/pagina.html?ult=3
Nessun commento:
Posta un commento