Lo spettro è partito, il Paysandu respira
L’hotel uruguaiano libero dopo 64 anni
Viaggio nel paese del calcio. Dietro, sotto, di lato e all’ombra dei Mondiali
INVIATA A RIO
La strada è stretta, parte dalla spiaggia di Flamengo e sale su fino a che Rio diventa in salita e si inerpica verso Cosme Velho. Bandiere del Brasile, tante, e quel che resta dell’Uruguay al numero 23: indirizzo del Paysandu, l’hotel degli spettri.
Era l’albergo che ospitava l’Uruguay nel 1950. Tranquillo, appartato, si è ritrovato legato alla storia in un abbraccio mortale e non ne è più uscito. A guardarlo sembra si sia fermato allora. Edera sul muro, vecchia insegna e giusto qualche traccia della modernità a obbligo di legge: l’estintore, la targa con le stelle, tre e un po’ cadenti. Dettagli di un presente triste e dietro il passaggio diretto agli Anni Cinquanta. Non esci da un legame così senza danni collaterali.
I proprietari si sono ben guardati dal collezionare ricordi, anzi dietro il bancone del bar ci sono le foto dei successi brasiliani, trionfi della Selaçao. Non c’è nessuno che possa raccontare aneddoti e in un altro momento non sarebbero state neppure ammesse domande, meglio l’oblio. Meglio stare incastrati in un’altra epoca senza dover riavviare il nastro della vergogna: l’Uruguay che esce in fila dalla hall. Il pullman che aspetta per portarli al Maracanà e il rientro in trionfo. Nessuno ha dormito quella notte in Brasile ma al Paysandu stavano già dentro un incubo. Marchiati.
Gli uruguaiani hanno scelto la via della memoria, nostalgici e scaramantici si sono accampati qui per il Mondiale in corso e di colpo il Paysandu si è rianimato. Camere piene, eccitazione, movimento: sempre Uruguay però finalmente vivacità e incassi. Per un attimo il Paysandu ha flirtato con il nemico poi ha temuto il peggio. Il Brasile ha rischiato l’eliminazione mentre loro erano al completo: solo uruguaiani. Non avrebbero retto a una coincidenza così. Sono sopravvissuti appesi ai rigori, devoti alla Colombia.
Oggi è partito un altro autobus, stavolta solo tifosi, i rari gruppi organizzati che si sono fermati qui dopo la disfatta. L’Uruguay ha lasciato il Maracanà, ma il fantasma del 1950 resterà lì fino a che il Brasile non riuscirà a scacciarlo. Però il Paysandu è libero. Stamattina pulizie, finestre aperte. L’albergo ricomincia a respirare. Magari lo si restaura un po’, una verniciata per tornare nel 2014.
http://www.lastampa.it/2014/06/29/sport/speciali/mondiali-di-calcio-2014/rio-grande/lo-spettro-partito-il-paysandu-respira-lhotel-uruguagio-libero-dopo-anni-qnDIcNn3pEms5RLLhKyrCN/pagina.html?ult=1
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