Gli negarono persino il prete per confessarsi. Aveva ventitré anni Albino Badinelli, ma sembrava ancora un bimbo.
Lo ammazzarono comunque. Lo ammazzarono perché si era fatto avanti per salvare venti ostaggi e un intero paese, Santo Stefano D’Aveto, che i nazifascisti minacciavano di bruciare se gli sbandati non si fossero presentati in caserma.
Albino Badinelli, carabiniere, non ci aveva pensato due volte. Al babbo e alla mamma, a cui era enormemente legato, aveva detto "Devo presentarmi prima che venga ucciso qualcuno, perché non avrei più pace. Io devo essere il primo!".
E così fu. Si presentò in caserma e il comandante, quel 2 settembre del 1944, lo fece fucilare. Due colpi al cuore e uno alla testa. Gli tolse tutto, anche il diritto a confessarsi che pure lui, molto credente, gli aveva chiesto.
Nonostante questo, Albino li perdonò tutti: “Perdonali, perché non sanno quello che fanno”, furono le sue ultime parole.
Alla sua memoria, al ricordo di questo ragazzo che salvò venti persone e un intero paese pagando con la sua vita, anche quest'anno il pensiero di tutti.
Leonardo Cecchi
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