martedì 28 giugno 2022

Yusupha Joof

 


Yusupha Joof aveva trentacinque anni. Lavoratore, brava persona, si spaccava la schiena nei campi, nei nostri campi, probabilmente per una miseria o, come tanti altri, persino sotto ricatto.


Stanotte è morto bruciato vivo, in Puglia. Viveva in una baraccopoli, stipato con decine di altri braccianti. In condizioni miserevoli, vergognose, da farci dubitare che si parli di Europa, Italia, XXI secolo. A causa di un piccolo incendio, la sua baracca è andata a fuoco ed è morto tra le lamiere che sono diventate un forno.  


Yusupha è l'ennesima vittima di un sistema marcio, quello del caporalato basato sullo schiavismo. Gente sfruttata come bestie da soma e costretta a vivere in ghetti, a gelare d'inverno e bruciare d'estate. Strumentale solo a far guadagnare di più alcuni proprietari terrieri e aziende agricole che con gente disperata hanno l'occasione di ammortizzare i costi d'impresa, lucrando sulla sofferenza altrui e avvalendosi, spesso, di minacce, botte, persino torture. 


Lo sfruttamento, in Italia, riguarda tutti.

Perché a chi ti mette nei campi per pochi euro che tu sia bianco, nero, fucsia o lillà non gliene frega niente. Ciò che guardano è la fragilità. 


Sradicarlo si può, basta fare controlli a tappeto, continui, sistematici. E se ti trovo con dei braccianti presi con caporalato, tu un'azienda non la apri per un secolo.

Leonardo Cecchi 

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