Angelo Chessa ha passato trent’anni a cercare la verità. Trenta lunghi anni di lavoro costante, a volte sfiancante. Sempre riservato, mai sopra le righe.
Era il figlio del comandante della Moby Prince, la nave dove nel 1991 morirono 140 persone a causa della collisione con una petroliera. Con loro, morirono anche il padre e la madre.
Alle imperizie, indagini svolte male, ambiguità e opacità che molto all'italiana volevano addossare tutte le colpe, dalla prima all'ultima, al padre, Angelo ha risposto non mollando mai. Voleva ottenere la verità, piena verità, per tutte le famiglie delle vittime e per la sua, di famiglia.
Ha continuato a cercarla nonostante una brutta malattia lo avesse travolto, negli ultimi anni.
La stessa malattia che ieri lo ha infine portato via, a 56 anni.
Angelo Chessa, riportano le testimonianze dei suoi amici, era una brava persona. Un medico chirurgo stimato di grande generosità e bontà d’animo. Un uomo che credeva nelle Istituzioni ma anche nel valore della verità, che ha cercato a lungo.
A lui, un esempio di determinazione e forza, il saluto di tutti noi.
Leonardo Cecchi
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