Giovanni Zizolfi, eroe sconosciuto, fece finta di essere umbro, di Gubbio. Era un ragazzo siciliano, in realtà. E se l’avesse detto, i tedeschi non l’avrebbero preso. Perché come rappresaglia per due tedeschi morti proprio a Gubbio, i nazisti volevano uccidere quaranta egubini.
Preferì non rivelare la sua origine, quando venne rastrellato. Se l’avesse fatto, un’altra persona sarebbe stata uccisa al suo posto. E Giovanni, carabiniere, era un bravo ragazzo e voleva invece il contrario: che ammazzassero lui al posto di tutti gli altri. Provò per questo ad addossarsi la colpa di quell’attentato, ma non riuscì a convincere l’ufficiale tedesco.
Rimase però muto sulla sua origine. Non era riuscito a salvare trentanove persone addossandosi una colpa non sua, ma almeno una riuscì a farla risparmiare dalla furia tedesca, dando la sua vita in cambio. Una qualsiasi, una persona che neppure conosceva.
Era il 22 giugno 1944 quando morì assieme alle altre trentanove persone. Donne, uomini della città che lo aveva adottato.
E quando finita la guerra il padre venne a recuperare la salma su a Gubbio, volle lasciarla lì. Gli egubini li avevano seppelliti tutti assieme, i martiri. E oggi Giovanni riposa ancora lì.
Nel ricordo suo e delle altre trentanove vittime egubine, umbre, italiane, il ricordo di tutti noi. Del loro sacrificio e dell’eroismo di Giovanni, che merita di essere onorato.
Leonardo Cecchi
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