sabato 30 ottobre 2021

Remi

 


"IL RAGAZZO E' MORTO, NON LO DEVONO SAPERE".  IL 26 OTTOBRE 2014 REMI', UN ECOLOGISTA FRANCESE DI 21 ANNI, VENNE AMMAZZATO DALLA POLIZIA CON UNA GRANATA MENTRE MANIFESTAVA CONTRO UNA DIGA CHE AVREBBE DISTRUTTO UN INTERO ECOSISTEMA


Remì era nato a Tolosa il 31 agosto del 1993, ed era stato cresciuto con un amore sconfinato per l'ambiente. I genitori erano ecologisti e gli trasmisero la passione per queste tematiche, che approfondì tramite l'attivismo ed anche gli studi, iniziando un corso di laurea in biologia.

Tutto comincia quando la Francia inizia a valutare la possibilità di costruire una diga sul fiume Tescou nel dipartimento della Garonne, nella Francia meridionale. Un progetto che avrebbe portato vantaggi ai grandi proprietari terrieri dell'area facilitando l'irrigazione dei latifondi agricoli portando, allo stesso tempo, danni consistenti ad un ecosistema variegato e all'espulsione dalle terre di decine di piccoli contadini della zona.

L'ennesima "grande opera" a vantaggio dei soliti la cui costruzione venne decisa dall'alto e senza alcuna partecipazione dei diretti interessati. Il progetto inizia ad essere discusso nei primi anni di questo decennio e subito partono le proteste dei piccoli agricoltori e delle associazioni ambientaliste. La tensione diventa sempre più alta nel corso degli anni e raggiunge il culmine nell'ottobre del 2014 quando migliaia di manifestanti si accingono ad occupare l'area dove dovrebbero sorgere i primi cantieri. 

Il governo socialista di Hollande reagisce inviando migliaia di agenti a presidiare la zona. Nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre gli scontri raggiungono l'apice. Remì era con un gruppo di amici e si avvicinò ai poliziotti urlando contro la repressione in atto. Anche qui le fonti variano: secondo le forze dell'ordine il ragazzo stava lanciando addirittura una bomba molotov contro gli agenti. Bombe che non sono mai state ritrovate. Fatto sta che gli agenti decisero di reagire utilizzando granate di vario tipo, comprese quelle stordenti. Una di queste raggiunse Remì, incastrandosi tra la sua schiena e lo zaino. L'esplosione gli dilaniò la schiena e lo uccise praticamente sul colpo. 

Quando i poliziotti non lo videro rialzarsi provarono a trascinarlo via lasciando una scia di sangue per terra. Le parole dell'ufficiale di polizia presente al momento della morte si commentano da sole: "Non devono sapere". Le indagini sull'accaduto passarono, come solito, sul corpo della vittima. Era ubriaco. Era un violento. Era un sociopatico. E lo Stato francese nel frattempo, nel gennaio 2018, ha assolto i poliziotti responsabili.

Ma la lotta contro la diga avrà in fine successo: il progetto verrà annullato circa un anno dopo la morte di Remì. Una lotta ed una vittoria che ha portato e porterà il suo nome, una vittoria pagata col sangue di un ragazzo che aveva deciso di lottare per l'ambiente e per i diritti di tutti.


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